“We can be heroes, just for one day” è una frase tratta dalla canzone “Heroes” che compose l’immenso David Bowie nel lontano 1977 e che diventò presto uno dei singoli più venduti ed apprezzati nella carriera del Duca Bianco; questa frase da quel giorno entrò nella vita di tutti come un “qualcosa in cui credere”, ognuno di noi infatti, ognuno in una maniera diversa, può diventare o quanto meno pensare di poterlo essere, eroe per un giorno.

In gara 4 fra Nashville Predators e San Jose Sharks, l’eroe, l’uomo copertina, è Mike Fisher, 35enne centro canadese, meglio noto ai meno appassionati di hockey come il marito di Carrie Underwood (stella della musica country americana vincitrice dell’edizione 2005 di American Idol), che dopo 111 minuti e 12 secondi di battaglia illumina la notte del Tennessee, catturando il puck sul rebound che Martin Jones concede su un tiro non irresistibile scagliato dallo slot da Mattias Ekholm prima di infilarlo alle spalle dello sconsolato goalie, che lascia tutte le luci dei riflettori al #12 di casa, che, sommerso dai compagni, esulta fra le urla di gioia di una Bridgestone Arena esausta dopo oltre 5 ore di hockey ed il suono assordante della goal horn di casa.

4-3 Nashville e serie riportata in parità dopo le prime due gare viste in terra californiana, chi l’avrebbe mai detto?

  • GARA 4: Sharks @ Predators 3-4 (3OT)

Partiamo subito dicendo che se Fisher è l’eroe di questa gara per aver realizzato la rete che ha deciso la sfida, c’è un altro tassello fondamentale che ha permesso di poter costruire la vittoria in casa Nashville: sto parlando del goalie Pekka Rinne, assolutamente determinante nei tempi supplementari con degli interventi strepitosi che non hanno consentito alla truppa di coach DeBoer di poter espugnare il ghiaccio nemico e rientrare in California con la grande chance di poter chiudere il discorso di questa entusiasmante serie.

E’ stata una partita con un’altalena di emozioni, vietata ai deboli di cuore e coach Peter Laviolette a fine gara sottolinea come “sia fondamentale aver vinto questa sfida, sia per quello che i miei ragazzi hanno messo sul ghiaccio, sia per lo scenario che si sarebbe creato in caso di sconfitta; saremmo andati sotto 3-1 nella serie, senza più possibilità di sbagliare; ora invece siamo 2-2 e si ricomincia da capo in una mini serie al meglio delle 3, chi arriva primo a 2 vince, possiamo farcela, i ragazzi se lo meritano”.

Le parole del coach daranno sicuramente ulteriore slancio ad una squadra che sin qui a questi playoff ha dimostrato di potersela giocare contro tutto e tutti, nonostante l’inferiore abilità tecnica rispetto agli avversari già denotata al primo round contro gli Anaheim Ducks.

I numeri invece sottolineano quanto epica sia stata questa gara, dove gente come Roman Josi e Shea Weber hanno sopportato sulle gambe l’acido lattico versato dopo quasi 50 minuti passati sul ghiaccio (49:42 per l’esattezza quelli di Josi, 49:07 quelli di Weber) e l’elemento cardine della difesa di San Jose, ossia Brent Burns ha registrato 54 shifts per la bellezza di 47:35 giocati in cui ha messo a referto due goal sui venti tiri indirizzati verso la porta di Rinne ed ha bloccato ben 7 conclusioni avversarie.

Questa immagine che andiamo a proporvi racconta di come ci si senta dopo un turbine di fatica ed emozioni durato più di 5 ore.

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Ryan Johansen e Filip Forsberg non riescono nemmeno a reggersi in piedi dopo essersi alzati dalla panchina per esultare al goal di Fisher all’overtime! Questo è ciò che accade quando le tue gambe non reagiscono più ai comandi del tuo cervello, questo è ciò che accade quando hai dato tutto e di più per la tua squadra. Chapeau.

Brevemente vado a citarvi in sequenza ciò che abbiamo visto durante i 60 minuti regolamentari: dopo soli 41 secondi Colin Wilson porta in avanti i padroni di casa sfruttando come nel goal vittoria un rebound concesso da Jones sempre su tiro dalla blu di Ekholm, deja vu.

Passano tre minuti e Brent Burns sorprende Pekka Rinne (e noi tutti) trovando lo spiraglio giusto per infilare il puck con un tiro improvviso riportando la gara in parità fra il silenzio di tomba dell’Arena.

Si viaggia a ritmi elevatissimi e bastano 6 minuti a Nashville per riportarsi avanti, questa volta a sfruttare un rimbalzo di fronte la gabbia difesa da Jones, e poco aiutata dalla difesa di San Jose, è il futuro eroe di serata Mike Fisher che riporta in avanti i suoi a metà del primo periodo insaccando a porta spalancata il puck vagante dopo la conclusione ribattuta dal goalie di James Neal.

Il secondo periodo inizia come il primo, entrambe le squadre non badano troppo a difendere e le occasioni si susseguono rendendo protagonisti ambedue i goalie che chiudono la serranda a più riprese; Rinne però non può nulla a 5:51 dal termine quando in situazione di superiorità numerica Joonas Donskoi lascia partire una botta dalla blu che senza lo sfortunato tocco di Ryan Ellis avrebbe terminato la sua corsa ben distante dalla porta difesa dal forte portiere di Nashville ed invece si infila beffardamente alle sue spalle riportando la gara in perfetta parità.

Gli Sharks sentono il classico profumo di “momentum” quando nel terzo periodo prima difendono con i denti il terzo powerplay a sfavore e poi vanno a bersaglio nuovamente con Brent Burns che in situazione opposta (superiorità numerica a favore) buca il guantone di Rinne dalla distanza complice, anche in questo caso, una leggera ma decisiva deviazione di Roman Josi che mette fuori causa il proprio compagno.

Da quel momento in poi è un monologo gialloblu alla ricerca del pareggio, Ellis colpisce un palo clamoroso dalla distanza a Jones battuto, mentre a 4 minuti dalla fine James Neal capitalizza l’ennesimo rebound concesso dalla copertura di San Jose assai disattenta in questo frangente (in particolare Couture che dimentica completamente il proprio uomo) che si lascia sfuggire il #18 abile ad infilare il puck in rete dopo una ribattuta del goalie su un tiro dalla blu del solito Ellis (2 assist per lui e 43:56 disputati!); da quel momento in poi nessuno trova il coraggio di tentare l’ultimo assalto, rimandando così il verdetto ai supplementari.

  • OVERTIME THRILLING

Nashville non aveva mai vinto una gara ai playoff all’overtime; San Jose ha perso l’unica sfida di questa post season giunta ai supplementari; scoccava così il 61esimo minuto di gioco e le due squadre ripartivano non sapendo che avrebbero giocato quasi un’altra intera partita prima di trovare un vincitore ed un vinto.

La prima grande occasione arriva dalla mazza di Patrick Marleau, abile a sfuggire alla marcatura difensiva dei Predators, geniale nel trascinare Rinne fuori posizione con uno strepitoso wraparound alla gabbia ma poco fortunato nel non trovare la deviazione giusta per infilare il puck in rete non permettendosi così di chiudere la serata da eroe.

Passa un solo minuto e la fortuna bacia in fronte lo squalo della California quando Ryan Johansen batte Jones da due passi ma trova l’interno del palo sinistro che respinge senza illusioni la propria conclusione; è una lotta senza esclusione di colpi il primo overtime ed all’ottavo di gioco gli Sharks trovano il game winning goal con capitan Joe Pavelski, il quale non crede ai propri occhi quando l’arbitro dietro la porta non convalida la rete per una presunta interferenza ai danni del goalie Rinne.

Ecco il video dell’accaduto, a voi il giudizio.

La gara dunque prosegue e dopo un inizio di overtime assurdo per livello di intensità ed occasioni da goal perde un po di verve (nonostante un powerplay a favore di Nashville nel quale non succede quasi nulla) rimandando il verdetto al secondo tempo supplementare.

Pekka Rinne diventa insuperabile per gli Sharks, specialmente per Tomas Hertl incapace di battere il goalie nonostante due ghiottissime occasioni avute sulla propria stecca: la prima su un rebound vagante nato a causa della conclusione dalla distanza di Braun, la seconda con una conclusione ravvicinata indotta dall’assist illuminante di Thornton che non porta però al goal vittoria solo per la miracolosa risposta del portierone di casa.

Nashville sembra non averne più ed il terzo tempo supplementare, con giocatori che ciondolano faticosamente sul ghiaccio, vede Marleau andare nuovamente vicino al goal vittoria con un’azione fotocopia di quella vista nel primo periodo di overtime; proprio nel periodo migliore di San Jose Vlasic perde malamente un disco in zona neutra e ad avere il match point sulla stecca è Colin Wilson, il quale però si fa stoppare il backhand, che voleva trovare la via della rete passando per il five hole di Jones, dalla stecca del portiere che per un istante si prende le maledizioni del pubblico di casa.

Se Martin Jones fosse una bambola voodoo avrebbe gli aghi dei 20 mila sugli spalti infilati ovunque, ecco così che la iettatura funziona e 4 minuti dopo il #31 si lascia sfuggire malamente la conclusione di Ekholm facendo finire il disco sui pattini di Mike Fisher ed…il resto è già storia.

  • FLASHBACK GARA 3

  • Sharks @ Predators 1-4

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E’ buona abitudine in quel di Nashville distruggere un’auto con i colori e lo stemma della squadra avversaria alla prima gara playoff di ogni serie; ne sanno qualcosa gli Anaheim Ducks… stessa sorte toccherà a San Jose?

Gara 3 è stata una partita molto strana, dopo il primo periodo infatti si aveva la netta sensazione che una squadra avesse il pieno controllo della sfida e soprattutto della serie; San Jose infatti, oltre al goal tanto strano quanto bello di Patrick Marleau che con uno slalom all’Alberto Tomba dei bei tempi bucava la linea difensiva Weber-Josi e portava avanti gli Sharks dribblando il goalie come il miglior Leo Messi prima di depositare il puck in rete, sembrava in totale controllo del match, costringendo agli straordinari Rinne che in ogni modo tentava di tenere a galla i suoi.

Ma come spesso accade nell’hockey il “momentum” può generarsi da un istante all’altro, e da quell’istante cambiare le sorti dell’incontro, della gara, della serie e chi lo sa, della storia.

E’ così al secondo di gioco del secondo periodo Joonas Donskoi porta a casa una penalità di 4 minuti per un high sticking inflitto a Neal e manda così al mittente un invito con scritto: se ci sei, batti un colpo; il powerplay pressochè nullo di Nashville in questa post season trova finalmente la via del goal, e chi se non James Neal poteva proprio cambiare le sorti della gara? Bomba sotto la traversa su assist al bacio di Ekholm e risultato che torna in parità con la situazione psicofisica che cambia clamorosamente.

Roman Josi sfiora il vantaggio trovando il prodigioso intervento di Jones a dire di no alla propria precisa conclusione; capitan Shea Weber butta letteralmente giù la porta quando si ritrova nello slot a dover colpire con tutta la sua potenza un disco vagante che conclude rapidamente il suo viaggio in fondo al sacco della gabbia difesa inutilmente dal goalie che nemmeno vede partire il puck.

2-1 Preds e pubblico in estasi: abbiamo una serie.

Nashville non smette di giocare come in gara 6 e 7 contro Anaheim ma mantiene il pallino del gioco anche ad inizio terzo periodo e trova il meritato goal del doppio vantaggio con Colin Wilson, autentico animale da playoff, che sfrutta il fortunoso rimbalzo del puck nella balaustra retrostante la gabbia difesa da Jones per colpire a porta semivuota chiudendo il discorso in gara 3.

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Colin Wilson infila il puck in rete dopo che il tiro di Ellis colpisce la balaustra tornando fortunosamente dalle parti del #33 che non esita ad appoggiarlo in fondo al sacco portando i Preds sul 3-1 e chiudendo di fatto la gara

Gli Sharks si innervosiscono e subiscono anche la rete del 4-1 con Filip Forsberg che torna a farsi segnalare nel tabellino dei marcatori 7 gare dopo l’ultima volta con un preciso wrist shot che termina la sua corsa togliendo le ragnatele dall’incrocio dei pali della porta difesa da Jones.

E’ la prima sconfitta ai playoff ai tempi regolamentari subita da San Jose.

  • IL MEGLIO DEVE ANCORA VENIRE

Abbiamo ciò che speravamo, ossia una mini serie al meglio delle 3 sfide, 2 delle quali si disputeranno in terra californiana.

San Jose ai playoff ha disputato delle ottime partite fra le mura amiche (3 vittorie in 4 incontri, con il solo k.o subito all’overtime contro Los Angeles) ma a destare preoccupazione in casa Sharks sarà sicuramente il contraccolpo psicologico che una sfida tiratissima come quella disputata a Nashville in gara 4 possa, oltre che fatto girare le sorti dell’intera serie, aver creato dei seri dubbi e pensieri negativi nelle teste dei propri elementi.

Pekka Rinne a tratti sembra insuperabile e la linea Fisher-Neal-Wilson nelle due gare casalinghe ha messo a soqquadro ogni linea difensiva degli Sharks; starà ai veterani dover tirare fuori il meglio di se e cercare di trascinare chi potrebbe essere uscito molto frustrato da questa doppia delusione: Martin Jones e Tomas Hertl in primis, il primo ha sulla coscienza il game winning goal di Fisher oltre che una tutt’altro che perfetta reattività nei goal subiti su rebound, il secondo almeno un paio di occasioni buttate al vento in overtime.

Gli squali sono stati sfregiati dagli artigli di coloro che ad inizio serie sembravano poter essere una facile preda: riusciranno a cucirsi le ferite e portare a casa la Finale di Conference che in quel di San Jose manca dalla stagione 2010/11?


  • GARA 5: Predators @ Sharks sabato 7 maggio
  • GARA 6: Sharks @ Predators lunedì 9 maggio
  • EVENTUALE GARA 7: Predators @ Sharks giovedì 12 maggio

BUCKLE UP BABY BECAUSE IT’S THE CUP!!

One thought on “Cuore Nashville: serie in parità

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