Finalmente, dopo 4 anni (playoff 2012 contro San Jose), i Saint Louis Blues regalano una grande gioia ai tifosi del Missouri, riuscendo finalmente a vincere una serie di playoffs. Non è stata un’impresa facile per due semplici motivi: il primo era l’avversario, cioè i Chicago Blackhawks, detentori della Stanley Cup, e il secondo è stata questa serie che si è trascinata fino alla partita delle partite cioè Gara 7, che i tifosi neutrali adorano per il solo e semplice fatto che si giochi, ma che ai tifosi coinvolti provoca emozioni e patemi che eviterebbero volentieri. E questa Game 7 non ha deluso le aspettative…

 

Potere ai cinici

Quello che è servito a Chicago l’anno scorso per vincere il titolo, lo ha messo sul ghiaccio St.Louis in questo primo turno di playoff. Sto parlando ovviamente del cinismo, cioè la capacità di segnare quando più fa male.

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Eccolo il momento decisivo: è l’8° minuto del terzo periodo e le due squadre sono sul 2-2 e nessuna delle due ha il predominio del gioco. Ma ad un certo punto Fabbri pennella un ice-cross pass per Troy Brouwer che colpisce di prima intenzione a botta sicura ma prende il palo, gli ritorna il disco, controllo alla buona, nel frattempo l’intervento di Keith è tardivo e il #36 ex Washington (e Chicago) insacca a porta vuota. Festa grande allo Scottrade Center che per la prima volta ha il sentore che questa è la volta buona.

I Blackhawks però non demordono, e assediano i Blues nella loro zona scatenando Kane e le due prime linee. Ma come in tutta la serie il goalie di St.Louis Elliott non ne fa passare una. Però a tre minuti dalla fine ne fa passare una, ma per sua fortuna il tiro scagliato dalla linea blu da Seabrook si stampa prima su un palo e poi sull’altro. Chicago non alza formalmente bandiera bianca, ma è come se lo fosse, perchè questo doppio palo dà a Toews e compagni la sensazione che non sia serata. E infatti la sirena decreta la fine delle ostilità e la vittoria della serie per i Saint Louis Blues.

Nello scorso articolo abbiamo citato i turning point delle prime tre gare, e anche in gara 4, 5, 6 e 7 non son mancati.

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Dopo aver perso gara 3 allo United Center Chicago ritorna tra le mura amiche decisa a farla pagare a St.Louis in Gara 4. Ma i piani iniziali sono fatti per essere smentiti e infatti i Blues chiudono il primo periodo in vantaggio del sopra inquadrato Vladimir Tarasenko, ben servito da Lehtera al 14°. I Blackhawks si ricordano però di essere i campioni e ribaltano la situazione prima con Andrew Shaw e poi con Duncan Keith in powerplay. Ma chi di PP ferisce, di PP perisce perchè lo zarino Tarasenko colpisce di nuovo in superiorità numerica per il 2-2, sfruttando la penalità inflitta a Ladd. Come se non bastasse al 1° del terzo periodo Keith finisce in panca puniti per una trattenuta, e per la legge del powerplay St.Louis torna di nuovo in vantaggio con Jaden Schwartz. A far disperare ancora di più i fan dei Blackhawks ci pensa Alex Steen, che al 4° ruba il disco a Gustafsson e solo soletto infila Crawford (protagonista di una rissa con Fabbri nel secondo periodo) per il 4-2 Blues. Chicago sembra frastornata e non riesce a sbrogliare la matassa di una St.Louis che ha il completo pallino del gioco a questo punto. Deve scoccare il 14° per vedere ancora Keith in rete con l’ennesimo slapshot dalla linea blu. Partita riaperta sul 3-4 ma Shaw decide di fare un regalo agli avversari e farsi mandare in panca puniti al 17° per un interference evitabilissimo. Come se non bastasse proferisce parole all’arbitro che è meglio non ripetere (verrà squalificato per gara 5).

E quindi sfuma per Chicago l’ennesima possibilità di pareggiare partita e anche serie, che ora i Blues conducono 3-1. Per coronare la serataccia dei Blackhawks, si accende una rissa davanti alla gabbia di Elliott che coinvolge tutti i 10 giocatori in campo, in particolare Shaw, imbestialito per un contrasto con Parayko e per la chiamata di cui sopra.

 

In Gara 5 a St.Louis, i padroni di casa hanno la possibilità di chiudere la serie ma ovviamente le cose si complicano. Dopo il primo periodo (e metà del secondo) a reti inviolate i Blues beneficiano dell’ennesimo powerplay. Ma ad andare in rete per primi sono i Blackhawks all’11° con Marian Hossa che ruba il disco in zona neutra e segna senza problemi il suo primo gol in questi playoff, oltretutto in shorthanded. Ma nello stesso powerplay St.Louis non si smentisce e pareggia i conti con Jaden Schwartz dopo solo un minuto.

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Subita l’ennesima beffa Chicago non ci sta e scatena le sue prime due linee (rimescolate da coach Quenneville con Kane in I al fianco di Toews e Hossa) e bombarda di tiri la porta di Elliott. La pressione dà i frutti sperati perchè i Blackhawks si portano sul 3-1 prima con Artem Anisimov al 15° dopo un batti-e-ribatti e addirittura a 1 secondo dalla sirena con Artemi Panarin dopo un pregevole assist di Kane.

Come da copione il terzo periodo vede un calo di Chicago, che si fa schiacciare da St.Louis nella propria zona: Crawford Riesce a resistere ma non può nulla contro due deviazioni entrambe su tiro di Pietrangelo, prima deviato da Robby Fabbri al 7° e poi da capitan David Backes al 15°. Nei restanti 5 minuti poco da segnalare e quindi si va ai supplementari…

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Dico supplementari perchè non ne basta uno per chiudere la partita. Infatti dopo un primo OT equilibrato si resta ancora sul 3-3. In questi casi solo un guizzo di un campione può risolvere la contesa e infatti al 3° minuto del secondo OT Patrick Kane si risveglia dal torpore: in possesso del disco si libera di due difensori, tenta l’appoggio in rete ma il disco balla davanti alla linea di porta, l’#88 gira intorno alla porta e riesce a riprendere il disco e ad infilarlo praticamente a porta vuota. 4-3 Blackhawks, eliminazione evitata e serie riaperta.

Si ritorna in Illinois per Gara 6 e qui le parti si ribaltano perchè i Blues chiudono in vantaggio il primo periodo 3-1 con le reti del III linea Scottie Upshall, l’onnipresente Alex Pietrangelo e l’immancabile Tarasenko, che rispondono al gol iniziale di Andrew Ladd.

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Nel secondo periodo la strigliata del coach si fa sentire e i Blackhawks, sospinti dal loro pubblico, reagiscono come solo i campioni in carica sanno fare, cioè premendo sull’acceleratore e non lasciando respiro alla difesa di St.Louis. Al 4° sfruttano sfruttano il loro primo powerplay con Anisimov, poi dal 12° finalmente si vedono anche i comprimari perchè prima pareggiano con Trevor Van Riemsdyk e poi vanno sul 4-3 con Dale Weise (arrivato a febbraio) servito dal sempiterno Panarin al 16°.

Questa sera fuziona tutto per Chicago perchè riesce a resistere agli attacchi dei Blues con Crawford in splendida forma e la difesa attenta, e riesce anche ad allargare il divario con il gol in superiorità numerica di Shaw (rientrato dopo la squalifica) al 16° del terzo periodo e il gol a porta vuota di Hossa per mettere il lucchetto alla contesa. 6-3 il punteggio finale e serie sul 3-3: si vola di nuovo in Missouri per Gara 7!

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I Blackhawks arrivano allo Scottrade Center con un vantaggio psicologico enorme, ma non hanno fatto i conti con dei Blues che hanno imparato dagli errori degli anni passati e decisi a vendere cara la pelle. Infatti al 1° minuto sono già in vantaggio con Jori Lehtera e allora Chicago comincia a premere su Elliott che si fa sempre trovare pronto. St.Louis quindi, dopo 10 minuti di assedio subito danno la zampata con il rookie Colton Parayko al 13° per il 2-0 che fa esplodere il pubblico del Missouri. I Blackhawks però riescono ad accorciare le distanze con il ritrovato Hossa al 16°, raccogliendo il minimo dal lungo assedio.

Il secondo periodo continua a sorridere a Chicago, che sfruttano la prima superiorità numerica a favore al 3° con Shaw (croce e delizia dei suoi) che devia in rete un rimbalzo concesso da Elliott. La partita continua su ritmi altissimi con continui ribaltamenti di fronte, ma i due goalie non soccombono e si va all’ultimo riposo sul 2-2.

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Di come è finita avete già letto a inizio articolo: emozioni a non finire, come si addice ad una Gara 7 e ad una Rivalry che si rispetti.

Grande merito agli uomini di Ken Hitchcock che non hanno mollato quando si faceva dura ed anzi rispondendo con punti sul tabellone quando più serviva.

“Allenare questi ragazzi, vederli giocare, preparare le tattiche con loro è un grande divertimento. Questo non è un traguardo, ma un trampolino di lancio”

Questo l’elogio del coach ai suoi ragazzi, che finalmente si sono meritati una qualificazione al secondo turno dopo 3 precoci eliminazioni nelle scorse stagioni (di cui una da Chicago nel 2014, quindi doppia libidine).

 

Elliott Power

Oltre alle grandi offensive di Tarasenko, Schwartz, Backes & C., i St.Louis Blues hanno messo sul ghiaccio una risorsa in più che pochi si aspettavano, meno che mai i Chicago Blackhawks. Sto parlando ovviamente del portierone Brian Elliott, partito come backup ad inizio stagione. Il 32enne Brian in 7 partite ha snocciolato questi numeri: 4W 2.40GAA .928SV% e ovviamente 1SO in Gara 1 dove si è pigliato la prima stella dell’incontro. A rovinare un po’ le stats c’è stata gara 6, dove però tutta la difesa dei Blues è andata in bambola. Il totale fa 246 saves in 7 incontri, con una media di 35 parate a partita (non male, eh?), merito anche di una difesa molto attenta per gran parte di questa serie.

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Nell’altra gabbia, nulla da obbiettare a Corey Crawford, che anzi ha evitato sconfitte più pesanti ai suoi compagni, non così perfetti sulle chiusure (Rozsival, Van Riemsdyk e Gustafsson tanto per fare tre nomi). I suoi numeri non sono esaltanti, ma neanche sconfortanti: 3W 2.55GAA .907SV%. Ma poteva andare molto, ma molto peggio.

 

Parola all’attacco

Per vincere ai playoff ci vuole una buona difesa e un buon portiere, ma anche le linee offensive devono fare il loro dovere altrimenti viene meno lo scopo primo dell’hockey, che è quello di segnare un gol in più dell’avversario. A St.Louis non hanno problemi di questo tipo perchè con 3G e 4A Schwartz è risultato il top scorer della serie insieme a Kane di Chicago. Certo, giocare in linea con Tarasenko (4G per lui) ha i suoi indubbi vantaggi.

Parlando dei Blackhawks, non c’è stato il solito apporto dalla I linea perchè capitan Toews e Hossa si sono svegliati troppo tardi. Ma il problema più grande di Chicago è stata la poca disciplina: troppe le penalità concesse agli avversari, soprattutto nei momenti chiave delle partite (vedi gara 4, condita da rissa finale).

Resta infatti il rammarico di essere usciti perdendo 4 partite con un solo gol di scarto, e dall’altra parte rinasce la convinzione che si riusciva sempre a sfruttare gli errori concessi dagli avversari, cosa che negli altri playoff succedeva raramente.

Alla prossima review con SaintLouis @ Dallas

#BecauseItsTheCup

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