Lei è lì che aspetta, bella come il paradiso, sogno di 30 franchigie, desiderio infuocato d’inizio giugno, almeno altre 4 partite e poi si rivedrà, la Stanley Cup è pronta per essere conquistata, sarà o dei giovani fulmini di Tampa Bay o degli esperti aquilotti di Chicago.

I Lightning sono stati paragonati ai primi Blackhawks vincenti nel 2010, i Triplets, la linea più offensiva di Tampa nei playoff hanno già fatto fuori 3 delle 6 Original Six, le squadre pioniere della Nhl, ora si trovano davanti Chicago, altra Original Six ma anche legittima dinastia degli ultimi 5 anni, alla loro terza finale di Stanley Cup dopo le vittorie del 2010 e 2013. Tampa è la squadra più giovane della lega, qualcosa che somiglia ad una minaccia futura nell’era Salary Cap.

Una squadra, quella dei Blackhawks, che ricorda invece i Red Wings di fine millennio, guarda caso guidati da un immenso capitano, quel Steve Yzerman ora General Manager dei Lightning. La lettera C sulla maglia di Chicago ce l’ha Jonathan Toews,  Capitan Serious, ma anche ragazzo vincente che spesso passa sotto tono proprio per la poca esposizione mediatica, nella città del vento però vale Michael Jordan, come Kane vale Pippen e Keith un certo Dennis Rodman, esperienza e carisma uniti ad una classe infinita.

Nella Nba resiste ancora quel 72-10 che è vanto per una generazione di tifosi Bulls, in Nhl la Stanley Cup allo United Center non si vedeva dal 1961, poi sono arrivati i fantastici 3, oltre ovviamente all’ex Paperino, Marian Hossa.

A narrarla cosi sembra una finale scontata, ma molti non sanno che in Nhl vige un’incoerenza che fa del pianeta di puck e ghiaccio qualcosa di stupendo e indescrivibile, ma bando alle ciance, fiato ai tamburi ed eccoci:

Chicago @ Tampa Bay – Gara 1

Stamkos (11 gol contro Chicago in 9 partite in carriera) guida la baraonda all’Amelie Arena, musica degli Ac-Dc che carica l’ambiente, l’ingaggio iniziale è con la prima linea dei Blackhawks, quella formata da Saad-Toews-Kane, Keith e Hjalmarsson a difesa di Crawford mentre i Lightning rispondono con la terza linea formata da JT Brown-Paquette-Callahan, Hedman e Stralman a difesa di Big Ben Bishop.

Il primo pericolo arriva dopo 17 secondi ma Killorn non aggancia il disco davanti a Crawford.

AvrĂ  tempo per rifarsi.

L’irruenza della giovane squadra di casa e un ambiente carico a mille fa volare i Lightning, dopo 4 minuti il rigenerato Filppula conquista il disco e lo passa a Stralman, tiro, disco che s’impenna e Alex Killorn che al volo lo devia col bastone, gol, gol, gol, rete pazzesca di Killorn e boato immenso dell’Amalie Arena!

Dopo il bellissimo vantaggio dell’1 a 0 Tampa prova ad accelerare, il piccolo Tyler Johnson vuol proseguire i suoi magnifici playoff tentando di far gol anche a Corey Crawford ma la difesa degli Hawks riesce a limitarlo.

Di power play se ne vedono 2 durante i primi venti minuti, out Shaw per Chicago e Garrison per i Lightning ma con l’uomo in più solo Patrick Kane impensierisce Bishop.

La gara sale d’intensità nella seconda frazione di gara, 28 secondi e Killorn regala la superiorità numerica ai Blackhawks, quasi a provocare da subito la grande franchigia della Western Conference che non riesce a superare Bishop ma l’esperta linea di Hossa e Richards inizia a prendere confidenza con la rete.

Brad Richards è un volto conosciuto da queste parti, l’unica Stanley Cup vinta dalla giovane franchigia di Tampa è arrivata grazie ai suoi 26 punti nel 2003/04 contro i Calgary Flames, punti che gli hanno fruttato la vittoria del Conn Smithe Trophy, ora con Chicago gioca in linea con Marian Hossa, uno che anni fa portava quasi sfortuna perdendo le finali consecutive 08-09 con Penguins e Red Wings ma una volta sollevata la prima Stanley Cup è stato amore a prima vista, altro che Paperino.

Le occasioni migliori le ha comunque Tampa, Stamkos prova da distanza ravvicinata a superare Crawford ma il goalie nato a capodanno del 1984 dice di no.

Chicago è una squadra consapevole di una forza incredibile, più volte in stagione e nei playoff ha tenuto i nervi saldi in una conference altamente competitiva, lascia sfogare i Lightning e poi colpisce a due passi dal trionfo.

Vittoria che sembra messa in cassaforte quando a 8 minuti dalla fine Ryan Callahan viene dimenticato solo contro Crawford, ma il giocatore operato di appendicite in postseason scaglia contro Crawford, qualcosa sta cambiando.

Un minuto dopo a far male è la linea che meno ti aspetti, e lo fa per ben due volte, nella prima Duncan Keith apre per Teuvo Teravainen, disco nel traffico e pareggio, gol dell’1 a 1 e arena leggermente raffreddata, conscia che si arriva in zona Blackhawks, quella tra minuti finali e supplementari.

A colpire per la seconda volta è Antoine Vermette, sempre terza linea, Hedman consegna male un disco per JT Brown, puck perso su cui irrompe l’innesto invernale ex Phoenix, tiro e gol di Vermette, disco nel sette e tanti saluti ai sogni di Tampa Bay, 2 a 1 a meno di due minuti dalla fine della partita.

Per Vermette è l’ennesimo gol pesantissimo dopo la rete nei supplementari di gara 4 contro i Ducks, al secondo overtime.

Il risultato non cambierà più nonostante gli sforzi di capitan Stamkos, Tampa perde dopo aver limitato a 13 tiri Chicago nei primi 40 minuti, la profondità dei Blackhawks ha però fatto la differenza, Crawford salva 22 volte la sua porta, Bishop prende gol dopo 113 minuti di gabbia inviolata (ultimo a batterlo Brassard in gara 6 contro i Rangers) ma la squadra di casa esce sconfitta nella prima battaglia, non ancora nella guerra.

Se ne vedranno delle belle.

Prossimi appuntamenti:

Chicago @ Tampa Bay gara 2, 6 giugno

Tampa Bay @ Chicago gara 3, 8 giugno

Tampa Bay @ Chicago gara 4, 10 giugno

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