Persevare, sognare, amare lo sport, si combatte contro attacco e difesa e tutto va bene, ma quando la vita di colpo ti fa capire la sua durezza puoi solo accettare il destino, lottare e ricominciare a perseverare.

Dominic Moore è il vincitore del Bill Masterton 2014, uno dei premi più speciali della Nhl, lo vince chi è esempio di perseveranza, sportività e dedizione all’hockey, spesso va a chi combatte contro infortuni, malattie o chi è vittima di un destino beffardo e ingiusto, come nel caso di Moore.

Il suo angelo si chiamava Katie, studentessa appassionata d’arte conosciuta ai tempi dell’università di Harvard, laureata con lode ed eccellente anche nello sport, per Dom è colpo di fulmine, un amore di quelli che si trovano nelle fiabe e che decidi di non lasciare più.

Moore cresce proprio nella squadra di hockey di Harvard, sul ghiaccio raggiunge i 2 fratelli più grandi, Mark (classe 1977) e Steve (1978), lui è il piccolo della famiglia essendo nato nel 1980.

Per la prima volta l’hockey ad Harvard vede tre fratelli tutti insieme in squadra, evento rarissimo anche nei professionisti.

La chiamata della Nhl arriva 4 anni dopo il suo esordio, Mark ha solo assaporato la Nhl con i Penguins, scelta numero 179 del 97 e la sua carriera si sviluppa maggiormente nelle leghe minori fermato dagli infortuni, Steve viene ingaggiato dagli Avalanche nel 1998 e per Dominic l’esordio nel draft è del 2000, scelta numero 95 con la casacca dei Rangers.

Dominic non è un fenomeno in stile Crosby, è un buon gregario che lotta come centro e sopratutto è un girovago della Nhl, nei Rangers gioca 5 partite poi via di seguito Penguins, Wild Maple Leafs, Sabres, Panthers, Canadiens, Lightning e Sharks nel 2012.

L’unica certezza della sua vita è Katie, una donna dal carattere riflessivo e solare, abile nel fare forza a Dominic quando la vita gli riserva brutte sorprese, come quando il fratello Steve viene colpito con inaudita violenza da Todd Bertuzzi, corre l’anno 2004, con l’infortunio che chiude lì la carriera del giocatore degli Avalanche appena ventenne e causa secondo i Canucks, del ko inflitto a Naslund.

Dominic Moore invece prosegue, cambia casacca spesso ma alla fine ritrova il sorriso della sua amata che decide di sposare nel  2010 quando a 30 anni decide che Lei è la donna del “finchè morte non ci separi“.

Purtroppo hanno insegnato che la vita non è un sogno, che le fiabe esistono ma spesso si scontrano con una realtà nuda e cruda che non lascia speranze a motivazioni, Katie Moore quando il marito gioca negli Sharks accusa problemi di salute, incapacità di trattenere il cibo e da li biopsia e controlli specifici per capire meglio.

Il tutto mentre Dominic compra la casa dei sogni a Boston e programma con la moglie come arredarla, sono giovani e il futuro con la sua roccia che lo segue ovunque deve solo sorridere.

La diagnosi su Katie è impietosa, carcinoma epatocellulare fibrolamellare, una rara forma di cancro al fegato che spesso affligge i giovani e dal giorno successivo al referto medico s’inizia un trattamento aggressivo della malattia, per Moore il mondo crolla in quell’istante, nonostante i playoff da giocare lascia l’hockey, troppo importante stare affianco alla sua dolce metà.

Il resto è un calvario, Katie viene trasferita a Boston presso il “Cancer Institute Dana Farber” e nel mentre Dominic continua i lavori di restauro della loro casa dei sogni, riesce a terminare tutto per Agosto e da li in poi decide di dormire ogni notte in ospedale.

Voglio tornare a casa con lei“, dice Moore e nell’impossibilità di ciò si registra mentre attraversa la soglia di casa, cosi da dare ulteriori speranze alla moglie che vede il filmato.

Chi è abituato a lottare non accetta sconfitte, Katie è sempre più segnata dalla malattia ma non perde il suo spirito riflessivo e tenace, quasi in fin di vita stringe la mano al marito e non chiude gli occhi, ha paura di farlo perchè pensa che non riuscirà più a risvegliarsi, ed in questo è più forte anche dei sedativi che le danno per riposare.

Katie Urbanic Moore spira il 7 gennaio 2013, tre anni dopo il matrimonio, dopo una battaglia di 9 mesi, a soli 32 anni, per Dominic la partita è finita con una sconfitta.

Ogni giorno siamo grati di avere il rapporto che abbiamo, di puro amore, l’un per l’altro“, per Dominic non ci sono rimpianti, ma non c’è neanche l’hockey su ghiaccio, quello manca nella sua vita da 18 mesi.

Finchè non arrivano i Rangers.

29 maggio 2014, gara 6 della finale di conference, Montreal sotto 3 a 2 prova a espugnare il Madison, Lundqvist dà l’ennesimo saggio di prodezze e miracoli, poi attaccano i Rangers, Moore ha da poco preso il posto nella prima linea con Nash e Kreider a causa dell’infortunio di Stepan, cosi come ha sostituito degnamente Brassard out in gara 1, lui è un tuttofare e poi, poi finalmente arriva il momento che tutti vogliono, (magari i tifosi Canadiens un pò meno) un giocatore Rangers si trova smarcato davanti al rookie Tokarski, tiro, gol, boato, ad alzare le braccia al cielo è il numero 28, è Dominic Moore, ha appena segnato il gol che vale la finalissima di Stanley Cup.

Il resto è storia, manca il lieto fine alla storia di Moore con la Stanley Cup vinta da Los Angeles, d’altronde come insegna Dom la vita non è un sogno ma vale la pena sognare ugualmente, la consegna del Bill Masterton 2014 è il ringraziamento per la sua dedizione e lotta contro un destino crudele, la sua vittoria è la creazione della Katie Moore Foundation, nata per la ricerca contro tumori rari e vittime di commozioni cerebrali, la pagina iniziale del sito www.Katiemoore.org si apre con una foto di una ragazza bellissima in posa con le montagne come sfondo, è un angelo, è semplicemente la sua Katie, la dedica più dolce di Dominic al suo meritato trofeo, al suo meritato ritorno tra i guerrieri della Nhl.

Un sorriso che vale una Stanley Cup.

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