caps2013urVincere due partite delle prime undici di campionato non è mai bello; se si considera che la stagione Nhl avrà quest’anno meno gare (causa serrata), ecco che lo scenario si complica non poco.

Se poi la squadra in questione sono i Washington Capitals di Alex Ovechkin, allora le tinte si fanno davvero nere.

I capitolini occupano malinconicamente l’ultima piazza non solo nella Eastern Conference, ma anche in tutta la Lega. I playoff, al momento, appaiono in miraggio, con appena cinque punti conquistati su ventidue disponibili.

Certo, dare per spacciata una squadra a metà febbraio è quantomeno prematuro. Ciononostante, i rossoblu dovranno davvero invertire la rotta se vogliono rientrare nelle migliori otto “orientali” che competeranno nel viaggio a tappe che conduce alle Stanley Cup Finals.

Tutto ciò mentre i Pittsburgh Penguins del ritrovato Sidney Crosby sono al comando di una Conference in cui la novità forse più rilevante (in positivo) è il buon momento dei Montreal Canadiens. La formazione del Quebec è la più vincente della Lega (24 titoli), ma non si laurea campione da esattamente venti anni.

Home (bitter)sweet Home

Quattro dei cinque punti conquistati sinora sono stati ottenuti al Verizon Center. Per la precisione, si tratta dei successi contro i Buffalo Sabres e i Philadelphia Flyers. Sarà un caso, ma entrambe le formazioni hanno nove punti all’attivo e sono fanalini di coda delle reciproche Division (Northeast e Atlantic).

Nove sono anche i punti dei Florida Panthers, prossimi avversari nel District of Columbia. Un successo, anche di misura (come quelli ottenuti sinora), potrebbe essere un segnale di una svolta. L’altro punto conquistato è stato ottenuto all’overtime nella gara (persa) sul ghiaccio dei New Jersey Devils.

Numeri contro

Il difficile momento dei Capitals può essere sintetizzato da alcune cifre: 41, come le reti subite sino adesso dalla coppia Neuvirth-Holtby. Una media di 3,73 a gara, la peggiore in tutta la Lega assieme a quella di Buffalo.

Concentrare le responsabilità sui goalie (entrambi sotto il 90% di parate) è riduttivo. Nonostante la giovane età (47 anni in due), i portieri hanno già accumulato oltre 20 gare di playoff e la passata stagione viaggiano entrambi abbondantemente sopra la soglia dei nove save su dieci: 91,2% per  Michal, 93,5% per Braden.

Sul “banco degli imputati” anche il reparto difensivo posto a loro protezione, forse ancora alla ricerca di un equilibrio perduto. L’anno scorso i Capitals concedevano appena 2,80 gol a incontro, quasi uno in meno ogni partita.

Veniamo adesso a un’altra cifra significativa: 44. Sono i tiri scagliati sinora da Alex Ovechkin, a fronte delle tre reti realizzate. Il capitano è di gran lunga il “tiratore principe” della squadra (Mike Green e John Carlson seguono a 28), ma anche uno dei più “improduttivi”, nonostante le quattro conclusioni di media a incontro. L’anno scorso un tiro su otto di AO andava a segno (12,5%); quest’anno la percentuale si è quasi dimezzata (6,8%).

Il risultato non migliora di molto se si tengono conto degli assist: appena quattro, contro i cinque di  Jason Chimera, i sette di Nicklas Backstrom e i nove di Mike Ribeiro. Il giocatore viaggia a una media di 0,62 a gara in carriera (escludendo la stagione in corso), ma la cifra quest’anno si è ridotta a 0,36.

Una terza, ultima cifra che fornisce il quadro dell’avvio di Washington è lo zero,come il numero di vittorie lontane da casa. I capitolini dividono il non invidiabile primato con i Minnesota Wilde e con i Phoenix Coyotes.

Due squadre, tuttavia, che riescono a far prevalere meglio il fattore “ghiaccio amico”, come dimostrano i nove e otto punti conquistati rispettivamente tra le mura di casa.

I Cats per la svolta?

Il “formato ridotto” della stagione prevede che i Capitals saranno padroni del loro destino, dovendo affrontare in pratica solo squadre dell’Eastern Conference.

Un vantaggio che può essere però un’arma a doppio taglio: in caso di vittoria si recuperano punti sugli avversari diretti; in caso però di sconfitta sono i secondi a trarne beneficio.

Ecco allora che doppi confronti come quello con la formazione della Florida assume un valore ancora maggiore. Vincendo sia la gara interna sia l’incontro sul terreno dei Panthers,Washington agguanterebbe i rivali in classifica.

Traguardo che potrebbe valere per la graduatoria ma anche per il morale di una squadra che dalla stagione 2007-08 ha sempre centrato i playoff, ma che non ha mai sollevato la Stanley. L’unica finale, nel 1998, è coincisa con un netto “cappotto” ricevuto dai Detroit Red Wings.

Il numero otto, prima scelta del 2004 e da sempre in DC, rischia di rimanere una “stella senza trofei”, così come la stagione dei Capitals potrebbe terminare a fine aprile.

È presto per fare i conti. Washington ha la stoffa per invertire la tendenza, ma dovrà lavorare sodo. La risposta, come sempre, la darà soltanto il ghiaccio.

2 thoughts on “Partenza Capitale

  1. La difesa continua a non funzionare, anche la scorsa notte 5 gol concessi ai Panthers, nonostante la vittoria arrivata solo all’OT

  2. direi che ad oggi e’ difficile fare pronostici su chi potra’ vincere le due conference

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