La felicità dei Rangers, la delusione dei Capitals

La fine della Lega a stelle e strisce per come l’avevamo conosciuta, almeno per quanto riguarda gli ultimi anni.

In queste semifinali di Conference abbiamo visto uscire anche l’ultima delle protagoniste delle stagioni più recenti, quei Philadelphia Flyers che, nel primo turno erano stati capaci di annichilire il volo dei Pinguini.

Fuori Phila, in corsa rimane ancora una nobile del passato, quei New York Rangers che, pur mantenendo sempre un profilo societario medio-alto nell’ultimo mezzo secolo, sono riusciti ad alzare una sola Stanley Cup dal secondo dopoguerra in avanti.

Sono ancora dentro i New Jersey Devils che, dopo tre titoli tra la fine degli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio, non avevano certo brillato nelle stagioni più recenti, e anche in questa regular season avevano chiuso con un non entusiasmante sesto posto di Conference, approfittando della stagione deludente di Buffalo e Washington. Per non parlare di Los Angeles Kings e Phoenix Coyotes, le due outsider definitive di questa stagione all’insegna del ricambio.

I Rangers rimangono favoriti numero uno a tutti gli effetti, ma le tossine di una stagione vissuta costantemente da protagonisti potrebbero giocare brutti scherzi. Già dalla prima partita di stasera in casa con i Devils. Los Angeles sta dimostrando di essere in grande spolvero, e dopo avere centrato i playoff per il rotto della cuffia, al momento attuale appare sinceramente inarrestabile. Anche il primo match della finale di Conference non ha avuto storia e i Coyotes sono stati schiantati sul ghiaccio amico dell’Arizona.

Ma tornando ai Rangers, alle fatiche di una annata senza cali di tensione si sono aggiunte quelle per riuscire ad avere ragione prima degli Ottawa Senators e poi anche dei Washington Capitals, eliminati solo con gara-7.

NY-Caps è stato l’unico confronto che ha avuto bisogno dello spareggio. E il compito dei bianco-rosso-blu non è stato per niente agevole anche nell’ultimo decisivo scontro, davanti al pubblico amico.

In realtà, le cose sembravano essersi messe per il meglio dopo la zampata dalla sinistra di Brad Richards, lesto a raccogliere un assist di Hagelin e a giovarsi di un velo di Marian Gaborik davanti a Holtby.

Il raddoppio era arrivato nel terzo periodo per mano di Del Zotto. Ma 38 secondi dopo Roman Hamrlik aveva accorciato le distanze, costringendo i beniamini di casa a rimanere con il fiato sospeso fino alla fine. E con molti brividi e qualche patema non preventivato, i ragazzi di Tortorella riescono comunque ad approdare alla loro prima finale di Conference dal 97.

La serie con NJ non può non riportare alla mente l’ultimo trionfo dei Rangers, che nel ’94 ricondussero la Stanley Cup nelle vie della Grande Mela dopo più di mezzo secolo, eliminando proprio i Devils.

Questa volta, sarà il trio Richards-Gaborik-Hagelin a guidare l’assalto alla coppa di Lord Stanley. Senza dimenticare il contributo di Del Zotto, per il quale nel post partita di gara-7, coach Tortorella ha speso parole di elogio, sottolineandone l’apporto offensivo e difensivo ugualmente prodigioso in quest’annata.

Ora, nessuno pensa di sottovalutare New Jersey, vista anche la facilità con cui si è sbarazzata di Philadelphia. Il 4:1 della serie mette in evidenza come il gioco roccioso del team della Pennsylvania si sia infranto senza troppi complimenti contro il muro della difesa dei Devils: contro i Penguins, i Flyers avevano segnato 30 goal con una media superiore ai 27 tiri a partita. Con i rossoneri sono passati solo 11 volte facendo crollare drasticamente la media-tiri.

Sembra proprio la difesa, il segreto di questo NJ delle meraviglie, che approda alla finale di Conference per la prima volta dal 2003. Il fighettume della tifoseria newyorkese resta avvisato: non ci sono mai vittime sacrificali in finale.

E non ci saranno vittime predestinate dalle parti di Newark.  Richards non pensi di fare passerella sulla strada della finalissima di Stanley Cup. O qualcosa potrebbe davvero andare storto.

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