David Legewand esulta dopo aver condannato alla sconfitta la squadra della sua città natale...

Fuori Vancouver, prima classificata in regular season. Fuori Pittsburgh, che non riesce nella storica impresa di recuperare e ribaltare il passivo di 0-3 accumulato dopo gara-3. Eliminati anche i campioni 2010 di Chicago.

Ma la vera notizia è che i Predators sono arrivati per primi a staccare il biglietto per la semifinale di conference, dopo avere steso ancora una volta e definitivamente i Red Wings 2:1, in gara-5.

Per l’ironia della sorte che spesso accompagna gli sport di squadra in ogni parte del mondo, il “killer” dei bianco-rossi, colui che ha spento la luce, è proprio un nativo della “Hockey Town”. Anche se accasato da 13 anni nel Tennessee. Naturalmente si tratta di David Legewand, che dopo 13 secondi dall’inizio del terzo drittel ha mandato in visibilio la Bridgestone Arena, che per la prima volta saluta l’eliminazione dei Red Wings ad opera dei beniamini di casa.

E il goal di Legwand è il frutto del lavoro corale di chi, fino ad ora ha fatto la differenza tra i Preds. Ovvero Bourque e soprattutto Radulov, il cui ritorno a Nashville alla vigilia della post season ha forse dato quella marcia in più alla squadra che potrebbe consentirle, a questo punto di entrare nella storia.

I Preds si sono potuti sedere ad aspettare gli eventi, consapevoli della propria forza ma anche consci della maggiore esperienza di chiunque si troveranno ad incrociare nel prosieguo del cammino verso la finale di Conference. Magari non proprio dei prossimi avversari, quei Phoenix Coyotes che sono l’altra grande sorpresa da questa parte del tabellone: anche loro, come i Preds hanno eliminato con pochi complimenti una nobile decaduta come Chicago.

E anche il team dell’Arizona arriva alla semifinale sull’onda dell’entusiasmo, in mezzo a un pubblico che, complice una stagione dall’andamento molto particolare e incerto, ha scoperto le gioie dell’hockey proprio in questo 2012.

Insomma la semifinale di Conference vede contrapposte due “No Hockey Towns”, parafrasando il titolo nobiliare che, in realtà appare un po’ appannato in casa Red Wings. E che a Detroit si parli già di rifondazione è confermato dalle speculazioni sulla possibilità che Lindstrom non sia sul ghiaccio all’inizio della prossima stagione, ponendo così fine a una carriera fatta di record e di tante “prime volte” per un giocatore europeo in Nhl.

Ai quattro titoli nella Lega americana, si aggiungono infatti i traguardi raggiunti come primo giocatore europeo a vincere il Norris Trophy e il Conn Smythe Trophy e il primo europeo a guidare una squadra alla vittoria della Lega. Ma anche il più vecchio giocatore a mettere a segno il suo primo hat trick, all’età di 40 anni suonati.

E in attesa di una decisione da parte del capitano, conviene guardare al futuro. E il futuro è Nashville, più che mai.

Con un goalie paratutto come Pekka Rinne nessun traguardo è precluso. Ma attenzione all’altra sorpresissima di questa stagione: già stasera si comincia con gara-1 contro Phoenix. Per Radulov e soci non c’è tempo per allentare la presa.

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