Chiamarlo polverone suona persino come un eufemismo. A qualche giorno dalla conclusione del Draft abbiamo provato a ragonarci sopra in più modi, per capire che cosa possa effettivamente essere andato storto. La notizia è ben nota, è stata ormai commentata in tutte le maniere possibili, e ha scosso gli Stati Uniti, compreso Donald Trump: Shedeur Sanders non è stato una prima scelta, anzi, è finito a Cleveland durante il terzo giorno della manifestazione, addirittura al quinto round. Nel grande palcoscenico delle selezioni collegiali, un evento che polarizza l’attenzione di qualsiasi appassionato di football, ogni anno arrivano delusioni e sorprese, vi sono giocatori chiamati in posizioni molto alte rispetto al valore assegnato loro dagli scout, e altri che devono attendere a lungo il fatidico momento, evitando di tradire troppe emozioni davanti alle telecamere se il telefono tarda a squillare, qualora presenzino nella fatidica green room, la stanza dell’attesa, dove i migliori prospetti trascorrono il tempo con famiglia, agenti e amici, prima di giungere dinanzi alla folla ad abbracciare Roger Goodell.

Di certo, Sanders non aveva programmato così la serata dello scorso giovedì, e nemmeno quella di venerdì. Se non altro, sabato si è fatto un liberatorio tuffo nella piscina di casa. Prima che la manifestazione avesse inizio, si sono spese tantissime parole sul quarterback uscente di Colorado, passando da valutazioni da primi cinque giocatori assoluti a un talento che al massimo poteva valere un secondo round, rendendo assai imprevedibile un possibile collocamento. La notizia sicura stava invece nell’esigenza latente che alcune squadre – come ogni anno – presentavano nel ruolo di quarterback, il quale può definire positivamente una decade o spegnersi sotto il peso della pressione dopo tre stagioni, promuovendo gli stessi Browns, i Giants, i Saints, i Raiders e gli Steelers come possibili destinazioni di approdo per il ventitreenne, sicuro delle proprie possibilità tanto da sfoggiare numerose certezze a riguardo.

Non è andata così.

Una dopo l’altra, le squadre Nfl hanno cominciato a snobbare il figlio di Deion Sanders, indimenticato campione di football e baseball, fino a pochi mesi fa allenatore di Shedeur e Shilo, l’altro pargolo di casa, prima a Jacksonville State e poi a Colorado. La posizione più in vista era senza dubbio la 21, turno di scelta degli Steelers, presi a giocare a poker con Aaron Rodgers in attesa che l’ennesimo ritiro spirituale ne caratterizzi le future decisioni, solo per sentire il nome di Derrick Harmon, defensive tackle di Oregon, un pezzo da affiancare a Cam Heyward per costruire il muro difensivo del futuro. Nemmeno il balzo dei Giants per rientrare nel tardo primo giro ha dato termine alla caduta di Sanders, ma qualcosina in più lo si sapeva a riguardo, dal momento che molte indiscrezioni davano Brian Daboll assolutamente convinto di voler prendere Jaxon Dart, così come poi è effettivamente accaduto. La notte di giovedì si è spenta senza ulteriori segnali di ricerca, dando quindi per scontato che il quarterback sarebbe stato l’affare del venerdì per qualcun altro.

Nulla di fatto.

Persino Cleveland, a un certo punto, pareva rinunciare a quella strada, chiamando a sorpresa Dillon Gabriel, regista proveniente da Oregon, più piccolo della statura media, ultra-produttivo a livello collegiale, sufficientemente atletico per creare giocate allungando le azioni, ma non sufficientemente preciso nel piazzamento del lancio, nonché in difficoltà quando si è trattato di passare l’ovale da un gioco rotto, complice una lettura del campo non propriamente rifinita. Sanders sarebbe arrivato ben cinquanta selezioni dopo, per molti una vergogna, per altrettanti un serio bagno di umiltà. Leggendo gli scouting report in giro per il web, e osservandolo in azione in partita, emerge il tratteggio di un giocatore non altrettanto atletico rispetto a molti dei pari ruolo che oggi fanno la differenza anche con le proprie gambe, certamente accorto nel distribuire i passaggi, in grado di creare big play di grande efficacia con l’ausilio di Travis Hunter, e molto tosto caratterialmente, dato che mai si è tirato indietro a seguito dei numerosi colpi riportati all’università, continuando a lottare a ogni snap.

Chiaro che questi non possano essere i tratti di un quinto giro, per quanto Shedeur mostrasse la tendenza a prendere eccessivi sack per colpa sua, ma di qualcuno che meritava una selezione tra il secondo e il terzo. In fondo, se Jalen Milroe, prospetto che definire grezzo ancora non rende l’idea, ha meritato la pick numero 92, il paragone con Sanders non regge più di tanto. La bocciatura di Sanders risiede quindi in altre motivazioni, su tutte l’overhype, il pompaggio mediatico, che si è creato soprattutto a causa di babbo Deion, immensa distrazione per chiunque avrebbe selezionato il figlio, nonché l’atteggiamento sfrontato di Shedeur nei confronti di interviste e allenamenti pre-Draft, mostrando un atteggiamento presuntuoso che di certo non ha giovato alla stima per lui provata da parte di general manager e coaching staff delle 32 franchigie Nfl.

Da qui, è partito il circo.

Il famoso Mel Kiper Jr. si è addirittura definito disgustato per un trattamento del genere, sostenendo che i video analizzati dettagliavano le caratteristiche del miglior quarterback disponibile. Una dichiarazione folle per uno che si vanta di essere uno dei maggiori esperti di Draft nella storia giornalistica, se non altro perché le differenze nei rispetti di Cam Ward, prima scelta assoluta di una classe di quarterback non certo al livello di altri anni, le potrebbe osservare anche un neofita. Qualcuno, più saggio, ha fatto notare che probabilmente Sanders non aveva trattato il processo precedente al Draft con il dovuto rispetto, rifiutando alcune interviste con le squadre che non lo interessavano su caldo consiglio di papà, a quanto pare pure fallendo un quiz che un team gli aveva sottoposto – pare fossero proprio i Giants – per verificarne la preparazione tattica, nonché, a detta di qualche insider, pubblicizzando la sua figura con la personalità di chi si sente già arrivato, e che non ha bisogno di nulla per dimostrare di poter vincere tutto.

Saremo prevenuti noi, per carità, ma di certo la spintina di Deion, ha fatto più danni che altro.

Ciò che dispiace maggiormente, giunge da una parte delle reazioni dei media americani, che ne hanno fatto una questione persino razziale. Il caso-Sanders è stato paragonato a quello di Colin Kaepernick, escluso dalla lega dopo aver preso posizione contro la violenza della polizia nei confronti delle etnie diverse da quella caucasica. Qui si entra in un terreno a dir poco minato, in una questione sociale importante: in nessuna dimensione attuale e parallela c’erano 32 quarterback più forti di Kaepernick, alimentando fortemente i sospetti che uno di quei bastardi che si inginocchiavano dinanzi all’inno nazionale, così definiti dallo stesso Trump che oggi dà dell’idiota a qualsiasi addetto ai lavori Nfl per aver sottovalutato un chiaro talento professionistico come Sanders, sia stato volutamente e velatamente escluso dalla lega. La questione ha provocato tensioni, dibattiti, infinite discussioni sul fatto che si sia formata un’altra tacita alleanza per favorire la discesa di Shedeur, provocandogli appositamente danni finanziari e bloccando sul nascere lo sviluppo di una carriera promettente, dato che, da quinto giro, dovrà affrontare la classica competizione al training camp per tentare una difficile scalata a un posto da titolare in una quarterback room peraltro senza senso, che vede a oggi Flacco, Pickett, Gabriel, Sanders (e ci sarebbe anche quello a cui tanto piacciono i massaggi ma ancora si proclama innocente).

Probabilmente, in tempi dove anche i non intitolati hanno diritto di esprimere qualsiasi opinione, sarebbe necessario ragionarci un po’ sopra. Colpiscono in particolare le parole di Robert Griffin III, ex-giocatore e opinionista per la Espn, che ha corredato i suoi social con testi e video di forte indignazione, gridando allo scandalo e alla congiura, sostenendo che la Nfl stia nuovamente tentando di sabotare l’ennesimo ragazzo afroamericano. Persone come RGIII – che dalla brutta e cattiva Nfl qualche soldo l’ha preso – e colleghi vari, non hanno tuttavia pensato di corredare i loro pensieri riflettendo per un attimo sull’influenza negativa che Deion Sanders possa aver esercitato su tutta la vicenda – senza nulla togliere al lavoro svolto da capo-allenatore dei Buffaloes – invitando per esempio il figlio a schivare le squadre non desiderate, (supponiamo) a bucare le interviste, a comportarsi da sbruffone, com’è stato riportato da assistenti Nfl a condizione dell’anonimato, davanti a chi era pronto a tirare fuori qualche milioncino per assicurarsene i servigi. Una sensazione di nepotismo evidente, alla quale Griffin, Kiper, e tutti gli indignati (Stephen A. Smith, vabbè, avete capito…) non hanno nemmeno accennato, neanche dopo aver assistito a quella penuria mediatica che è stata il ritiro della maglia numero 12 presso l’università di Colorado, dopo mesi che Shedeur aveva terminato la carriera collegiale senza peraltro aver vinto nulla di rilevante. Una tremenda mancanza di rispetto per chi avrebbe meritato quel posto molto prima di lui, come se l’ingresso di Bronny in Nba non fosse già stato abbastanza da sopportare.

A ogni buon conto, Shedeur Sanders avrà la sua opportunità di giocare da professionista; solo, dovrà guadagnarsela con il sudore, e non con lo slogan Legendary che attorniava la sua possibile chiamata alta. Come detto in apertura, la sensazione è che possa diventare un quarterback titolare Nfl: per farlo, dovrà semplicemente cominciare ad avere rispetto per chi gli offre un lavoro e una paga assai profumata per giocare a football, nonché utilizzare vie più convenzionali, senza scorciatoie.

La presunzione di essere intoccabile ha già rovinato la carriera di tanti talenti straordinari, e non ha mai fatto distinzioni razziali. Una volta capito questo, auguriamo a Shedeur la miglior carriera possibile. Magari tenendo papà a debita distanza, che di LaVar Ball, al mondo, ce ne sono già abbastanza.

In bocca al lupo, ragazzo!

One thought on “Shedeur Sanders, la caduta, le discussioni, l’enorme tensione mediatica

  1. Trump ha fatto fallire una lega… pensasse a fare il politico…
    Quanto a questo montato, ben gli sta… il parallelo con Ck non si pone in quanto colin ha dimostrato qualcosa in NFL.
    Diciamolo chiaramente che la rovina sel figlio è stato il padre… e si merita di giocare in una delle peggiori squadre della lega… auguri

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