DALLAS COWBOYS
La banda di Jerry Jones proviene da una stagione assai deludente, conclusa con un bilancio di 7 vittorie e 10 sconfitte, vale a dire il peggiore degli ultimi cinque anni, quando Mike McCarthy aveva esordito sulla sideline texana. A fine campionato il proprietario ha annunciato il termine del contratto per l’head coach, trovando in Brian Schottenheimer il suo sostituto, chiudendo così un ciclo che ha condotto a 49 affermazioni contro 35 sconfitte, un bilancio non certo negativo dal punto di vista della costanza nella regular season, ma insoddisfacente nella lettura in chiave playoff, dove Dallas è riuscita a imporsi solamente contro Tampa Bay nel gennaio del 2023, per poi perdere tutte le tre partite disputate in postseason. E’ rimasta dunque vana la rincorsa al tanto agognato Super Bowl che Jones vuol maniacalmente raggiungere da metà degli anni novanta, senza però mai più superare l’ostacolo dei Divisional Playoff. Sarà ancora lui, assieme al capo dello staff degli scout Will McClay, a premere i bottoni nella stanza del Draft, riservandosi, come sempre, l’ultima decisione su ogni scelta.
I Cowboys si preparano all’appuntamento con la manifestazione che quest’anno avrà sede a Green Bay con un numero importante di lacune da colmare a roster, puntando molto sul rientro del quarterback Dak Prescott dopo l’infortunio che ha senz’altro contribuito alla regular season assai avara in termini di vittorie, tentando di ristabilire una posizione rilevante all’interno di una Nfc East con la quale devono ricucire le distanze nel più breve tempo possibile. I Philadelphia Eagles si ripresenteranno ai nastri di partenza in qualità di campioni in carica, i Commanders hanno sorpreso tutti e cercheranno di eseguire di stabilirsi al top della Conference, e questo significa che Dallas è a oggi considerata la terza squadra divisionale in termini di proiezione futura.
La più recente sessione di free agency ha portato a rimpolpare il backfield, per il quale sono giunte le firme di Javonte Williams e Miles Sanders, entrambi titolari di un accordo annuale che assapora molto di soluzione temporanea, dopo aver salutato Rico Dowdle, autore di un buonissimo campionato, ma oggi trasferitosi a Carolina. Solomon Thomas è arrivato per dare una mano a un reparto critico, quello di defensive tackle, laddove servono libbre in quantità per sopperire alla mancanza di contenimento contro le corse; Dante Fowler è tornato dopo l’anno di esperienza a Washington per portare pressione esterna, infine, tramite due trade, Jones ha ottenuto i servigi del linebacker Kenneth Murray Jr e del cornerback Kaiir Elam, essenziale per colmare il vuoto lasciato dal recupero di Travon Diggs, il cui percorso riabilitativo avrà un’estensione ancora non del tutto certa.
Interessante, con così tanti ruoli a cui pensare, pensare alle direzioni che verranno prese con le prime due scelte, la 12 e la 44, dovendo decidere se prendere il miglior talento disponibile, o fare attenzione a un ruolo specifico. Il nome che più spesso si è visto abbinato a Dallas è senz’altro quello di Ashton Jeanty, esplosivo e fisico running back di Boise State, il cui appaiamento non è certo scomparso a seguito delle firme di cui sopra. I Cowboys conoscono la sensazione di poter schierare un vero playmaker nella posizione, basti pensare al successo della scelta che all’epoca portò Ezekiel Elliott in Texas dando continuità al backfield per parecchi anni. Il potenziale di Jeanty è eufemisticamente intrigante, se non altro per le golose statistiche accumulate nello scorso torneo collegiale, nel quale ha praticamente trasportato il suo attacco ai playoff producendo quasi 200 yard di media a gara, segnando ben 29 mete. Senza dubbio più modeste sono le cifre registrate da Omario Hampton, specialista nel rompere placcaggi a North Carolina, l’alternativa nel caso in cui Jeanty venisse scelto prima, o i Cowboys decidessero semplicemente di privilegiare un’altra posizione al primo round, per quanto la rinuncia al miglior running back – se disponibile – prenderebbe assai poco senso, visto il forte bisogno di playmaking offensivo e il ritorno in auge di un ruolo che Saquon Barkley ha saputo ridefinire.
Da non escludere è la presa in considerazione di linea offensiva, in netto calo qualitativo dopo essere stata tra i reparti più solidi dell’ultima decade, e la difesa, per aggiungere talento tanto nel mezzo, quanto all’esterno: la decisione presa per il primo giro condizionerà senz’altro la direzione del secondo. Di conseguenza, i prospetti di maggior valore da prendere in considerazione alla 12 diventerebbero Will Campbell, offensive tackle da LSU, anche qui con un forte dubbio sulla sua possibile presenza a quel turno di scelta, o Tyler Booker, guardia da Alabama, la cui disponibilità appare più realistica con un profilo che pare meglio adattarsi alle strette esigenze di squadra, potendo fornire una protezione interna essenziale per tenere Prescott al sicuro, fattore di cui oggi Dallas non dispone.
Qualora si guardasse invece all’impellenza difensiva, sarà difficile ignorare la valutazione di Kenneth Grant, esplosivo atleta di 330 libbre he a Michigan ha contribuito a distruggere parecchi giochi offensivi grazie all’abilità di battere l’avversario con il primo passo, o Walter Nolen, che sarebbe un miracolo da trovare alla 44, in quanto adatto a confrontarsi con i raddoppi anche se più leggero di Grant, grazie alla sagacia nel disfarsi dei blocchi. L’altra posizione oggetto di attenzioni è senza dubbio quella di cornerback, vista la già accennata situazione medica di Diggs e la partenza di Jourdan Lewis, in attesa di sapere se Elam possa davvero essere il giocatore giusto da affiancare a DaRon Bland nella coppia titolare di defensive back esterni. La posizione potrebbe essere seriamente presa in considerazione qualora Jahdae Barron fosse ancora in giro, nell’incertezza che Will Johnson, altro componente della difesa di Michigan, possa valere una chiamata così alta. In questo scenario Dallas sposterà sicuramente la decisione sul running back ai giri successivi, magari valutando TreVeyon Henderson di Ohio State, aggiungendo un linebacker e un edge rusher, per completare il quadro dei ruoli più urgenti da sistemare, a meno che non si decida di considerare un wide receiver di talento da affiancare a CeeDee Lamb. In tale caso, Matthew Golden e Luther Burden sono i nominativi di cui prendere nota.
NEW YORK GIANTS
Per i Giants, parlare di crisi di risultati non rende totalmente l’idea della difficoltà in cui versa la franchigia, rendendola sicuramente considerabile tra le peggiori dell’intera Nfl. C’è dunque parecchio da riprendere per mano, la scorsa stagione si è conclusa con un altro risultato disastroso, 3-14, andato progressivamente a peggiorare quanto ottenuto da Brian Daboll nel triennio trascorso a capo dello staff di allenatori newyorkese, dopo i playoff conquistati al suo primo anno di esperienza. Ha fatto notizia la fine dell’era Daniel Jones, una fine ingloriosa, costituita da un taglio a stagione in corso lasciando scoperto il ruolo più importante del gioco, che i Big Blue hanno intanto riempito firmando i veterano Russell Wilson e Jameis Winston, nessuno dei quali, tuttavia, costituisce la soluzione a lungo termine che serve per cominciare a ricostruire un attacco che per produttività è stato il penultimo di lega.
Da qui parte il grande dilemma del Draft, del quale New York detiene la terza scelta assoluta, la quale prenderà direzioni diverse a seconda di ciò che potrà accadere prima. Con una posizione così alta diviene infatti difficile ignorare il talento disponibile a discapito dei ruoli maggiormente bisognosi, pertanto la dirigenza potrebbe ritrovarsi ad affrontare decisioni fondamentali, in attesa di capire gli eventi che porteranno alla sua selezione. Tradotto in soldoni, uno dei primi tre maggiori talenti finirà matematicamente nella Grande Mela, ma quale? Tutto verte su Tennessee e Cleveland, con le obbligatorie variabili del caso. Ovvio che l’oggetto del maggior interesse dei Giants sarebbe Cam Ward, il miglior quarterback della nidiata, ma i movimenti sinora effettuati dai Titans per la ricerca di un possibile sostituto per Will Levis sono stati assenti, facendo intuire che l’ex regista di Miami sarà esattamente la loro selezione. Oppure saranno così tanto attratti da Abdul Carter – sempre che i sospetti sul suo problema al piede si dissolvano – lasciando Cleveland nel fragore dell’indecisione tra Ward e Travis Hunter? Quel che è certo, è che a uno di questi ragazzi verrà consegnata la jersey blu, determinando in seguito quali posizioni andranno coperte con le chiamate successive.
Ward e Hunter corrispondono perfettamente all’identikit di necessità del roster, il primo per regalare un possibile quarterback del futuro, il secondo perché potrebbe essere finalmente la soluzione di qualità per il problema delle secondarie, del tutto prive di una star, con l’intrigante idea di poter giocare qualche snap in attacco al fianco di Malik Nabers, creando grossi grattacapi alle difese. Ward, che l’anno scorso non sarebbe stato considerato così in alto, ha dalla sua tratti fisici molto interessanti e capacità di lettura da affinare parecchio, non un prodotto finito, ideale quindi per una situazione che vede due veterani già in sella. Da Wilson, rispetto al quale ha più statura, avrebbe molto da imparare a livello di leadership, potendo già contare su un bel braccio potente con possibilità di creare il big play, presentandosi con tratti che lo avvicinano molto più al classico passatore da tasca che non al risolutore atletico su corsa, per quanto la mobilità non sia un problema. In maniera simile a Russ, è capace di allungare l’azione e aiutare la protezione guadagnando qualche secondo, lancia molto bene in verticale e in situazioni di stabilità precarie, anche se urge rifinitura per tutte quelle coperture mascherate dalla difesa, aspetto che al college non ha sempre letto correttamente, e imparare il complesso progresso di letture professionistico, aspetti che potrebbe tranquillamente sviluppare osservando da fuori.
L’operazione quarterback potrebbe svolgersi con modalità differenti, ma costi da valutare. Potrebbe formarsi l’idea di una lieve discesa per poter prendere Shedeur Sanders, che secondo gli scout non vale le prime tre posizioni, e nel contempo accumulare altre cartucce da investire, così come valutare Jaxon Dart, il quale sta però vivendo il classico pompaggio pre-Draft causato dalla continua (e disperata…) richiesta nel ruolo, causando una sua possibile salita al tardo primo giro. Fosse disponibile alla 44, il ragazzo di Ole Miss che ha cancellato Eli Manning dal libro dei record d’ateneo, sarebbe una possibilità troppo ghiotta per lasciarla andare; se invece il general manager Joe Schoen valutasse la crescita a lungo termine sarebbe senz’altro da considerare Jalen Milroe di Alabama non prima del terzo round, tenuto conto della doppia selezione che New York avrà a disposizione in quel giro.
Molto cambierebbe se fosse Abdul Carter a cadere dritto tra le braccia dei Giants, dando loro la possibilità di schierare un talento potenzialmente distruttivo in una posizione di non stretta necessità, ma che ha visto Kayvon Thibodeaux esibirsi non sempre al meglio delle sue qualità, o perlomeno di farlo con la costanza richiesta: se non altro, una rotazione di edge che comprenderebbe anche Brian Burns comincerebbe a rendere i discorsi difensivi più interessanti. Le variabili per le selezioni centrali sono invece più d’una, nel senso che la squadra di Daboll ha bisogno di ricostruire parte di entrambe le linee – il lato destro per l’attacco e la zona centrale per la difesa – aggiungendo giocatori di qualità. In entrambe le situazioni ci starebbero considerazioni di trade down, trovando ugualmente disponibile un giocatore come Armand Membou, ideale per coprire sia la posizione di tackle che di guardia, oppure un defensive tackle come Mason Graham, il quale costituirebbe una gran coppia assieme a Dexter Lawrence tentando di rimediare alle oltre 2.400 yard concesse su corsa nel 2024. Al di là delle ipotesi che prendono corpo a seconda delle combinazioni di chiamata, le due linee saranno oggetto di stretta osservazione da parte di Schoen, il quale sa che per rifondare è obbligatorio costruire in trincea. Con le scelte 44, 69 e 99 a disposizione, c’è da aspettarsi una nuova infusione di talento da ambo le parti.
PHILADELPHIA EAGLES
World champs, baby! Partendo da tale presupposto risulta difficile avventurarsi nel predire quali vuoti possa mai avere la squadra più completa e profonda della Nfl, tuttavia i suoi buoni conti dovrà farli anche lo stimato Howie Roseman, l’architetto di questa era vincente targata Philadelphia. I roster professionistici si prestano infatti a repentini e numerosi cambiamenti, i contratti scadono, i giocatori invecchiano, e programmare anticipatamente diviene una pratica essenziale. Gli Eagles restano molto forti e favoriti per compiere un’altra cavalcata approfondita nei playoff, ma ciò non significa che debbano operare delle selezioni oculate per sopperire alle inevitabili perdite: certo, possedere un general manager che ha costruito una squadra da titolo operando principalmente dal Draft fa dormire sonni più che tranquilli, coltivando una certezza quasi automatica della capacità di trovare i rimpiazzi giusti per ogni ruolo, e crescere dei giovani che possano inserirsi favorevolmente in una cultura assai vincente. Basti porgere il pensiero per un attimo a Quinyon Mitchell e Cooper DeJean, un anno fa semplici matricole prive di esperienza e oggi titolari di una secondaria che ha appena vinto il Super Bowl.
Per iniziare a considerare le possibili vie decisionali di Roseman, è essenziale analizzare anzitutto le perdite, che hanno colpito in particolare la linea difensiva e la profondità nella rotazione dei defensive back. L’effetto-domino del nuovo contratto firmato da Zach Baun ha costretto a prendere una decisione sofferta, massimizzando il valore di mercato di C.J. Gardner-Johnson, imbastendo una trade con i Texans in cambio della guardia offensiva Kenyon Green, liberando quindi una manovrabilità salariale essenziale, se si guarda ai futuri rinnovi da concordare con il nucleo portante del roster. Unitamente al safety, Philadelphia ha perso, tra rilasci e free agency, quattro membri delle secondarie (Maddox, Slay, Bradberry, Rodgers), l’edge Josh Sweat, l’importante defensive tackle Milton Williams, e visto il ritiro di Brandon Graham, lasciando gli appena citati settori quali aree di intervento più urgenti.
Paiono non esserci dubbi circa il possibile utilizzo delle scelte 32, 64 e 96, posizioni con le quali Roseman avrà il compito di rinfoltire i ranghi. Il primo giro può facilmente risultare in un lancio della monetina tra safety e defensive end, data la soddisfacente quantità di talento possibilmente disponibile al termine della giornata iniziale del Draft, nonostante il primo degli appena citati ruoli non risulti tra le abitudini storiche di squadra nella filosofia manageriale nel contesto del round più alto. La posizione vede principalmente due prospetti idealmente consoni alla risoluzione del problema: il dubbio, semmai, è se uno tra Nick Emmanwori e Malaki Starks sia ancora in giro al momento della chiamata, e nel caso, se Roseman sarà disposto a salire per accaparrarsi uno dei due. Starks possiede il profilo più adatto, dal momento che gli Eagles sono impostati con un alto tasso di playmaking dei defensive back, nel senso che copre vaste porzioni di campo con rapidità, ha buone mani per l’intercetto, per quanto ne abbia lasciato cadere a terra qualcuno, e tempismo per deviare il passaggio; Emmanwori è invece più pesante, ottimamente strutturato, intimidatorio, e si muove con altrettanta fluidità.
C’è pure da dire che agli Eagles piace coltivare uomini di linea offensiva e la strategia ha sempre pagato, lasciando spazio a valutazioni inerenti alle posizioni di guardia e tackle. Nel primo caso c’è da occuparsi dell’assenza di Mekhi Becton, progetto di risanamento riuscito alla perfezione, che però ha lasciato la squadra tramite free agency, mentre nel secondo, seguendo le tracce degli scorsi Draft, ci si potrebbe muovere con qualche tempo di anticipo verso la sostituzione di Lane Johnson, di età non più verdissima, attuando lo stesso procedimento che ha portato da Jason Kelce a Cam Jurgens. E’ molto probabile che Phila lasci scorrere questa necessità al secondo round, a meno della presenza di qualche giocatore troppo interessante per essere passato via: i nomi più intriganti sono quelli di Grey Zabel, centro da North Dakota State, il quale ha giocato molto bene anche da tackle e potrebbe inserirsi nella folta competizione che il training camp ospiterà per la posizione di guardia, potendo giocare entrambe le posizioni; Kelvin Banks, Texas, porta con sé una simile versatilità, potendo occupare con efficienza tutte le posizioni a destra, coprendo adeguatamente dai rischi di infortunio – gli Eagles ne hanno fatto esperienza negli scorsi playoff con Landon Dickerson a sostituire Jurgens – e nel contempo sviluppandosi come potenziale successore del mitico Johnson.
Molti saranno, a ogni modo, i prospetti disponibili per la linea difensiva, altra area di primaria attenzione. Nonostante vi sia una grande richiesta, dato l’alto numero di squadre bisognose di un defensive tackle che limiti le corse, quest’anno sembra portare un ottimo numero di ragazzi di potenziale impatto, pertanto, sempre secondo lo svolgimento della parte precedente del tabellone, i pensieri potrebbero dividersi tra il centro della trincea e i vari edge che Philadelphia potrebbe scandagliare per trovare continuità dopo gli annuali dati ai free agent Josh Uche e Azeez Ojulari.
Trovare disponibile uno tra Derrick Harmon e Kenneth Grant sarebbe un gran colpo, data la capacità di rottura della tasca che Harmon ha dimostrato di possedere in un’annata dove ha fortemente inciso sui successi di regular season registrati da Oregon; Grant è invece un giocatore assai tecnico e pesante – 340 libbre – autore di 6.5 sack nelle ultime due stagioni a Michigan, fornendo quindi un altro ottimo pedigree collegiale. Nel gioco delle probabilità, appare più facile trovare disponibile Walter Nolen, il quale avrebbe molto senso per via di una duttilità che lo ha visto schierato da end nel 25% degli snap, e visto il vizio di far perdere terreno agli avversari con una discreta costanza. Infine, circolano spesso anche i nomi di Donovan Ezeiroaku e Mike Green, edge puri, per i quali sarebbe forse necessario saltare in avanti di qualche posizione, visto che coprirebbero sì le necessità degli Eagles, ma pure quelle dei Commanders, che scelgono poco prima.
WASHINGTON COMMANDERS
Autori di una stagione clamorosa per capacità di passare dai bassifondi al Championship della Nfc, i Commanders hanno sviluppato un’immagine completamente differente dal travagliato passato, inserendosi tra le future contender al titolo. Un ottimo lavoro di rifondazione da parte del general managers Adam Peters, la gestione tattica e motivazionale di Dan Quinn, e soprattutto la scelta di Jayden Daniels con la seconda assoluta del 2024, hanno attuato una metamorfosi imprevedibile, riportando improvvisamente Washington tra le squadre che contano. La finale di Conference persa contro gli Eagles ha però portato alla luce difetti che nemmeno il buon Daniels, con le sue puntuali giocate sotto pressione, è riuscito a nascondere.
Con due scambi di offseason, Peters ha trasformato ulteriormente un attacco che necessitava di maggior protezione per il quarterback e di un ricevitore maggiormente dinamico, un numero due affidabile per bilanciare la presenza di Terry McLaurin. A seguito delle trade iniziate l’anno scorso con Lattimore rimangono cinque selezioni, in un giro d’affari che ha comunque preservato i primi due round, andando ad acquisire Deebo Samuel e Laremy Tunsil, fornendo dunque un jolly offensivo capace di giocare più posizioni e motivato da un’annata nettamente sotto il par, nonché un left tackle forse un pò avanti con il chilometraggio, ma certamente di esperienza e capacità in grado di ancorare il lato sinistro della linea d’attacco. Il mercato ha riguardato anche le tre posizioni deboli della difesa, vale a dire linea difensiva, cornerback e safety, con gli arrivi di Jonathan Jones e Will Harris per le secondarie, Javon Kinlaw e Deatrich Wise Jr. per la delicata posizione di defensive tackle.
Tutto ciò ha lasciato scoperto uno dei ruoli più importanti del football moderno, quello di edge, dov’è probabile che i Commanders vadano a rivolgere la loro prima chiamata, la numero 29, in particolare dopo aver perso Donte Fowler e aver deciso di chiudere l’esperienza nella capitale dell’apprezzato veterano Jonathan Allen. Nonostante le aggiunte in free agency, le retrovie difensive restano scarsamente profonde e sotto esame, in particolare dopo la fallimentare annata vissuta da Marshon Lattimore tra problemi fisici e inconsistenza in campo, pagando dazio anche per le scellerate selezioni di rilievo effettuate dal regime Rivera per tentare, nel recente passato, di trovare un cornerback primario che fosse degno di una prima scelta. Un’altra area oggetto di ristrutturazione è certamente il lotto di running back, punto più debole del reparto offensivo, il quale avrebbe bisogno di un elemento in grado di accendere la corrente elettrica nei momenti di stasi, e in genere di un playmaker in grado di macinare yard in pochi secondi, visto l’alto numero di situazioni in cui i Commanders sono risultati prevedibili, e quindi troppo dipendenti dalle magie di Daniels.
Andiamo con ordine. Nonostante il raggiungimento del penultimo atto del campionato, Washington è stata carente in fase di difesa contro le corse, settore nel quale si è classificata al terz’ultimo posto Nfl. Per tutto l’anno si è parlato della grande capacità risolutiva del quarterback, ma se la squadra si è trovata a lottare per il risultato diverse volte negli ultimi minuti di partita, di certo parte del demerito va a un reparto difensivo che ha concesso 4.8 yard a tentativo. Dato che la maggior parte delle corse ha inflitto dolori assortiti uscendo all’esterno, è chiaro che il ruolo di edge assuma un’importanza imprescindibile, facendo ipotizzare molto chiaramente la direzione da prendere al primo giro. E’ essenziale sottolineare che l’identikit del defensive end ricercato potrebbe non necessariamente corrispondere a quello di Donovan Ezeiruaku, nonostante la sfolgorante produzione collegiale fatta di 16.5 sack e 21 placcaggi per perdita di terreno, o James Pearce Jr., esplosivo pass rusher i cui dubbi, secondo gli scout, starebbero proprio nella lettura sulle corse e la relativa capacità di produrre giocate sulla linea di scrimmage, il che, unito a un caratterino particolare, metterebbe in dubbio il suo valore di first rounder. Ai Commanders parrebbero meglio adattarsi le funzionalità di Landon Jackson, Arkansas, protagonista di un campionato corredato da 13 sack e costruito in maniera più compatta, o Nic Scourton, che non ha risentito del trasferimento da Purdue a Texas A&M (nel 2023 era stato il miglior pass rusher della Big Ten), continuando a giocare con aggressività e costanza. Ambedue i prospetti appena menzionati sono valutati tra i migliori 50 a disposizione, ma ci sono opinioni divergenti sul loro valore da primo giro, pertanto Peters potrebbe trovarsi a valutare una trade down, magari recuperando il terzo round investito negli scambi.
Fuori dai primi due turni sarà assai difficile trovare un defensive back in grado di giocare bene all’esterno, pertanto, con la scelta 58 si esaminerà la disponibilità di ragazzi come Maxwell Hairston, Kentucky, molto veloce e capace di giocare sia a uomo che a zona, oppure Azareye’h Thomas, di Florida State, meno rapido ma valido nello stringere la marcatura francobollata, un tratto ideale per la mole di press coverage utilizzata dal defensive coordinator Joe Whitt. Similmente, Trey Amos, Ole Miss, porta anch’egli un’ottima statura (6’1) e fisico ideale per contrastare il ricevitore sulla linea di scrimmage, rompendo il tempo della traccia. Le altre posizioni potenzialmente coinvolte potrebbero portare a valutare il versatile Grey Zabel, di North Dakota State, nell’ottica di inserirlo come guardia nella sostituzione temporanea di Sam Cosmi, ad oggi in recupero dalla rottura del crociato anteriore, come pure il rinforzo del gruppo di defensive tackle, per il quale Kenneth Grant di Michigan e Walter Nolen di Ole Miss potrebbero far molto comodo per entrare in rotazione.
Sistemata idealmente la difesa, Peters potrebbe infine portare a Washington un running back interessante con la selezione 128, sempre a meno che non si effettui qualche movimento per recuperare il terzo giro. Al quarto potrebbero essere disponibili Dylan Sampson, il quale ha guidato la Sec per yard su corsa sfiorando quota 1.500 con 22 mete, o Tahj Brooks, di Texas Tech (l’alma mater di Kingsbury), altro giocatore molto fisico cui piace correre grintosamente, ideale per accorciare le distanze dai primi down e rendere più imprevedibile la chiamata successiva, uno dei fattori che ha penalizzato l’attacco nel 2024. Il giocatore probabilmente più adatto allo stile di Washington sarebbe Quinshon Judkins, di Ohio State, 228 libbre, tanta velocità e aggressività per conquistare yard extra, ma sia per lui che per Cam Skattebo, rusher punitivo di Arizona State, sarà necessario utilizzare un giro ben più alto del quarto.
Davide Lavarra, o Dave e basta se preferite, appassionato di Nfl ed Nba dal 1992, praticamente ossessionato dal football americano, che ho cominciato a seguire anche a livello di college dal 2005. Tifoso di Washington Redskins, Houston Rockets, L.A. Dodgers e Florida State Seminoles. Ho la fortuna di scrivere per questo bellissimo sito dal 2004.