Pure in questo caso dovete concedere ai reparti di cui sto per parlarvi il beneficio del dubbio in quanto l’offseason, purtroppo, è ancora lunga e ogni front office dispone di tutto il tempo necessario per mettere sotto contratto un paio di veterani capaci di rivoluzionare un intero reparto.
Occorre precisare che il bacino di giocatori ancora firmabili non pulluli di talento, ma per quello che ci è dato sapere fra i free agent ci potrebbero essere individui capaci di riscrivere il destino della propria futura squadra, insomma, un inutile ragnatela di sofismi per ribadire – come ce ne fosse realmente bisogno – che a separarci dalla nostra meritata regular season ci sia ancora un’estate intera e che, di fatto, può succedere ancora di tutto.

“Uscire peggio” non è obbligatoriamente sinonimo di delusione o di rendimento da mani nei capelli, ma come avremo modo di vedere fra un paio di righe i reparti in questione sono stati sottoposti a salassi di talento così ingenti che con ogni probabilità presenteranno il conto una volta arrivati a settembre. O, in alcuni casi, la presenza in questo articolo è stata garantita dalla tediosa testardaggine con cui le necessità di alcuni reparti sono state bellamente ignorate per motivi a me ancora non noti.
Scendiamo nel dettaglio.


L’intera difesa dei Los Angeles Rams

Facciamo un gioco? Sì?
Prima di iniziare lasciatemi definire le regole: può partecipare solamente chi non è tifoso dei Los Angeles Rams: tutto chiaro?
Perfetto, sapreste dirmi di getto cinque giocatori dei Rams diversi da Matthew Stafford, Cooper Kupp e Aaron Donald?
Tempo scaduto.

Non sto dando i numeri – o almeno, non più del solito -, sto percorrendo una via alternativa per arrivare al succo del discorso: dei Los Angeles Rams che solamente sedici mesi fa vincevano il Super Bowl è rimasto veramente poco. Quasi sicuramente senza l’innesto di Matthew Stafford non sarebbero stati in grado di completare il salto di qualità che è valso loro il Lombardi, ma non prendiamoci in giro, la forza motrice della cavalcata di un anno fa fu un reparto difensivo che durante la postseason concesse la miseria di 18.6 punti a partita annullando completamente i giochi di corsa – 60.3 yard a partita – e tartassando i quarterback avversari, tenuti a un passer rating medio di 76.8 – mica male se si considera che hanno giocato contro Murray, Brady, Garoppolo e Burrow.
Della difesa titolare che scese in campo quella domenica di febbraio al SoFi Stadium restano solamente Aaron Donald ed Ernest Jones, buon giocatore ma difficilmente comparabile a un Jalen Ramsey qualsiasi.
Era necessario svecchiare, ricalibrare e ricostruire, ma salutare in poco più di un mese i vari Bobby Wagner, Jalen Ramsey, A’Shawn Robinson, Leonard Floyd, Taylor Rapp, Nick Scott, David Long e Greg Gaines mi rende estremamente difficile pronosticar loro chissà quali fortune.


Il receiving corp dei Kansas City Chiefs

Lo scopo dei Kansas City sembra essere quello di dimostrare che Patrick Mahomes sia a prova di ricevitori, che indipendentemente da chi gli metteranno a disposizione fintantoché potrà contare su Travis Kelce quest’attacco macinerà yard con disinvoltura e stile.
Non ci si può definire preoccupati dinanzi alle loro scelte, se sono sopravvissuti all’addio di Tyreek Hill credo non avranno problemi a superare quelli di Juju Smith-Schuster e Mecole Hardman, tuttavia la (non) profondità del reparto deve destare qualche dubbio: all’infuori del moderatamente veterano Valdes-Scantling, Mahomes sarà costretto a indirizzare il pallone a giovani come Toney, Moore e Rice (rookie), individui dal talento cristallino ma che, vuoi per l’età o per continui infortuni, non hanno ancora avuto modo di affermarsi in questa lega.
Qualora Toney dovesse finalmente riuscire a restare sano credo che si stabilirà definitivamente come WR1, anche se non è affatto scontato visto che si sta pur sempre parlando di un giocatore che in due anni fra i professionisti ha partecipato solamente a 19 delle 34 partite giocate in regular season.
La speranza è che riesca a ritagliarsi un ruolo Justyn Ross, ragazzo che probabilmente non conoscevate ma per il quale, una volta letto quest’articolo, non potrete non tifare.


Il receiving corp dei Tennessee Titans

Sono un grandissimo estimatore di Treylon Burks, sono convinto che abbia tutti i mezzi per dominare e trasformarsi in un Pro Bowler perenne, ma dove può andare il povero Ryan Tannehill con un receiving corp formato dai vari Nick Westbrook-Ikhine, Kyle Phillips, Chris Moore, Racey McMath e Mason Kinsey?
Appare evidente che non si aspettino chissà cosa dal 2023, ma devono stare molto attenti, soprattutto qualora decidessero di mandare allo sbaraglio il buon Will Levis che, se in campo con a disposizione dei ricevitori simili, sarebbe veramente carne da macello: potevano, dovevano fare qualcosa di più, magari affidandosi a un paio di veterani in cerca di riscatto.
Recuperare da una stagione rookie da incubo non è mai semplice, quindi fossi i Titans ragionerei con molta calma su come gestire la transizione Tannehill-Levis, soprattutto in luce di quanto successo lo scorso anno con Willis.


La secondaria dei Las Vegas Raiders

Passiamo gli anni formativi a sentirci ripetere che Roma non sia stata costruita in un giorno, perciò non mi sono affacciato all’offseason con la pretesa che i Las Vegas Raiders ricostruissero in un paio di mesi un reparto difensivo perennemente deludente, ma lasciatemi dire che mi aspettavo facessero qualcosina in più, soprattutto là dietro.
Hanno indubbiamente rimescolato le carte aggiungendo veterani come Marcus Epps, Brandon Facyson – cavallo di ritorno -, David Long oltre che al rookie Jakorian Bennett, ma non sono convinto che basti così poco ad aiutare una secondaria che nel 2022 ha chiuso la regular season all’ultimo posto per passer rating concesso ai quarterback avversari e che, in generale, fatica tremendamente a creare turnover.
La speranza è che l’innesto di Tyree Wilson aumenti l’efficienza di un pass rush che, sulla carta, dovrebbe fare sfaceli e togliere pressione dalle strette spalle della secondaria, tuttavia resto perplesso al cospetto di un reparto che al momento non sembra poter contare su un punto di riferimento capace di elevare chi gli sta attorno: a titolo informativo, Marcus Peters è nato a Oakland.
Ah, li hanno rilocati… scusatemi.


Il backfield dei Tampa Bay Buccaneers

Qui vale un discorso molto simile a quello che vi ho proposto (continuo a riproporvi) con i New York Jets: passare da Tom Brady, probabilmente il migliore di tutti i tempi, a Baker Mayfield è un qualcosa facilmente confondibile con una pena dantesca.
Se a ciò aggiungiamo l’addio di Fournette che, seppur deludente nel 2022, ha avuto un ruolo centrale nella cavalcata al Lombardi di un paio d’anni fa, faremo veramente fatica a riconoscere una squadra che sembra destinata a un campionato anonimo e potenzialmente avaro di soddisfazioni, anche se spero con tutto me stesso che Mayfield riesca a riscattarsi e rimettere in carreggiata una carriera che negli ultimi due anni è precipitata in un burrone.
Passare dal GOAT che consegna l’handoff a Playoff Lenny a Mayfield che lo dà a Rachaad White è indubbiamente destabilizzante, ma invito ogni tifoso dei Buccaneers a mantenere la calma che in caso di disastri vi potreste portare a casa uno fra Caleb Williams e Drake Maye.


Altri reparti peggiorati

  • La defensive line dei New Orleans Saints;
  • Il receiving corp degli Houston Texans;
  • La secondaria dei San Francisco 49ers.

 

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