Nello sconfinato panorama degli sport di squadra, credo che nessun individuo conduca un’esistenza più solitaria e nevrotica di quella del quarterback in NFL. Intendiamoci, firmare contratti da una cinquantina di milioni di dollari all’anno ti catapulta in un tipo di solitudine in cui credo tanti di noi vorrebbero scivolare – più che solitudine la chiamerei straordinarietà -, ma nessun interprete di qualsivoglia ruolo o posizione è caricato di altrettante responsabilità.
Viviamo in un mondo in cui poter contare su un quarterback di qualità è imprescindibile anche solo per poter pensare di vincere, non sembra più verosimile arrivare fino in fondo guidati da Trent Dilfer: il vero problema è trovare una definizione univoca di “quarterback di qualità”.

Nelle ultime stagioni abbiamo avuto l’opportunità di osservare, commentare e successivamente classificare vari modus operandi per arrivare al quarterback dei propri desideri che, in misure diverse, abbiamo intercettato negli ultimi mesi.
Ho ritenuto fondamentale mettervi a disposizione, in un solo articolo, tutti i movimenti under center più importanti di una offseason che sta per entrare nel proprio insopportabile letargo: volevo scongiurare qualsivoglia – improbabile – rischio che una volta arrivati a settembre ci fossero dubbi su chi sia il quarterback titolare dei Commanders e dei Falcons.
Andiamo con ordine.

Per prima cosa sarà mia premura parlarvi di rinnovi contrattuali: avremo modo di appurare che non tutti i rinnovi siano uguali.
Ci sono stati rinnovi dolci e soavi come quelli di Daniel Jones e Geno Smith, entrambi firmati in quattro e quattr’otto per diverse ragioni. Dopo la prima oggettivamente buona stagione della carriera, Jones ha ricevuto un quadriennale dal valore totale di 160 milioni – una novantina abbondante i garantiti – che seppur apparentemente esagerato regala continuità a un progetto tecnico che finalmente sembra seguire una logica tangibile, oltreché vincente.
È chiaro che Daboll sia convinto di poterlo aiutare a salire qualche altro gradino e affermarsi definitivamente come quarterback efficiente e costante, esattamente ciò che non è mai riuscito a essere nei primi anni di carriera.

Più che un rinnovo contrattuale quello di Smith sembra essere la meritata ricompensa alla resilienza – quando ci vuole ci vuole – e professionalità che ne hanno definito la carriera. E anche per un assurdo 2022, partito sotto le più meste premesse a seguito dell’addio di Russell Wilson e poi concluso con un’eccellente qualificazione ai playoff.
Il triennale da 75 milioni – 40 garantiti – datogli a inizio marzo lo lega alla squadra che ha avuto ragione a credere in lui fino al termine del 2025, anche se non è da escludere che Seattle già dall’anno prossimo decida di mettergli alle spalle un giovane a cui fare da mentore. Il front office dei Seahawks è troppo navigato e brillante per essere ciecamente convinto che il 2022 rappresenti la nuova normalità per l’ex Jets, non ho idea quanto possa prolungarsi il suo exploit da titolare: si sono presi un rischio assolutamente calcolato e sensato, così calcolato e sensato da scivolare fuori dalla definizione di rischio.

Ci sono stati rinnovi fulminei come quello di Jalen Hurts: a due mesi e spiccioli di distanza dal Super Bowl perso di tanto così, Roseman e soci hanno fatto quello che dovevano fare blindando il nuovo volto della franchigia.
Il quinquennale da 255 milioni – circa 180 garantiti – s’aveva semplicemente da fare il prima possibile, Hurts sarebbe andato in scadenza il prossimo marzo e credo che giocando d’anticipo Philadelphia abbia risparmiato, per il momento, decine su decine di milioni – oltre a insopportabili mal di testa. Trattandosi di un giocatore selezionato al secondo round del draft, su di lui non avrebbero potuto esercitare la fifth year option, motivo per cui rinnovarlo il prima possibile non solo era economicamente vantaggioso, ma pure fondamentale per tenerlo lontano dal tornado della free agency.
Philadelphia sa di aver trovato il proprio uomo e, molto saggiamente, non ha perso tempo in convenevoli.

Chi invece nei convenevoli c’ha messo le tende sono stati i Baltimore Ravens e Lamar Jackson che, dopo letteralmente anni, sono stati in grado di trovare l’intesa tramite un quinquennale da 260 milioni di dollari che lo ha reso il quarterback più pagato – su base annua – nella storia della NFL.
Alla fine per convincerlo sono bastati “solamente” 185 milioni di garantiti, spropositati ma infinitamente più ragionevoli del contratto fully guaranteed che tanto bramava.
Ne ho parlato così tanto e così a lungo che non ha senso riesumare considerazioni già decomposte, per leggere la mia reazione sull’impensabile rinnovo vi basta premere qua.
Sono passate quasi tre settimane e il sorriso non vuole smaterializzarsi.

Vi avevo premesso che la penuria di quarterback di livello logori chi non ne ha, non c’è quindi da scandalizzarsi dinanzi ai Saints e ai Raiders che decidono di puntare sull’usato (in)sicuro Carr-Garoppolo: è tuttavia tremendamente difficile esaltarsi, o anche solo definirsi soddisfatti.
Entrambi i ragazzi sono veterani che ne hanno viste di cotte e di crude ma che, a volte vittime delle circostanze, a volte semplicemente inadatti, non hanno mai saputo trascinare la propria squadra d’origine fino in fondo. All’interno d’attacchi funzionali e talentuosi non dovrebbero aver problemi a dirigere reparti competenti e apprezzabilmente efficienti, ma mi riesce difficile immaginarli sui nostri schermi a fine gennaio o inizio febbraio.

Il quadriennale da 150 milioni firmato da Carr deve essere visto come un biennale da 70, insomma, il tempo necessario a prendere definitivamente coscienza del bisogno di ricostruire… o del valore assoluto di Derek Carr come quarterback e leader di una franchigia convinta di potersela giocare per il Lombardi.
Su Garoppolo, invece, non posso che continuare a dichiararmi perplesso: non sono sicuro che rappresenti un upgrade rispetto a Carr… o meglio, se lo è non sarà quello necessario a compiere il definitivo salto di qualità.

Il movimento più clamoroso dell’offseason non può che essere quello più cinematografico e risonante: sto ovviamente parlando dell’acquisizione via trade di Aaron Rodgers da parte dei New York Jets.
Le prolisse considerazioni le trovate qua, quindi evito di riproporvele cambiando l’ordine degli addendi. In ogni caso, i toni probabilmente iperbolici non annacquano il contenuto del messaggio: è sempre più vero che una franchigia in questo momento storico sia disposta a tutto pur di garantirsi un franchise quarterback… anche se si sta avvicinando a grandi falcate al quarantesimo compleanno con le idee non particolarmente chiare circa il proprio futuro professionale.
Va da sé che il nuovo titolare dei Packers sia Jordan Love, intelligentemente rinnovato per il 2024 con una sorta di fifth year option più vantaggiosa per la squadra.

C’è anche chi, più o meno volontariamente, si è dichiarato non disposto a tutto per un quarterback mettendo gente insospettabile nella posizione di vincere una maglia da titolare: sto chiaramente parlando dei Falcons e dei Commanders che punteranno rispettivamente sui sophomore Desmond Ridder e Sam Howell.

Non so quanto mosse del genere provino a invertire una sempre più marcata tendenza o facciano semplicemente parte di piani che necessiteranno di tempo per svilupparsi, so solo che è perlomeno interessante che in un mondo in cui si vanno a investire decine su decine di milioni per Carr e Garoppolo ci siano front office che si sentono a proprio agio a mandare allo sbaraglio giovani senza alcun tipo d’esperienza.
Se la mossa dei Falcons è in qualche modo comprensibile rifacendosi al loro plausibile gameplan per il 2023 – correre, correre e nel dubbio correre un’altra volta -, quella dei Commanders mi spinge a interpellare l’inconcepibile e irrealizzabile parola tanking, anche se c’è chi ritiene che questa competa ai Buccaneers, che si troveranno a scegliere un titolare fra Baker Mayfield e Kyle Trask.

Sia quello che sia, con ogni probabilità il 2023 non sarà il loro anno, soprattutto perché il jackpot è troppo ricco: Caleb Williams ci viene settimanalmente dipinto come talento generazionale à la Andrew Luck capace di rivoluzionare qualsiasi franchigia, cosa di cui i Commanders apprezzerebbero il tempismo visto l’imminente cambio di proprietà.
Falcons parzialmente a parte, nessuna fra le franchigie appena menzionate sembra destinata a un 2023 chissà quanto giocondo e non possiamo che dichiararci meravigliati dalla fiducia esibita a quarterback selezionati piuttosto tardi al draft o, nel caso di Mayfield, con i giorni da titolare contati.
Prima di posare gli occhi sul prossimo paragrafo proviamo a ricordarci le premesse che avevano introdotto il 2022 dei Seattle Seahawks. Potete intuire dove voglia arrivare.

Fra i movimenti secondari vi segnalo la firma di Heinicke con i Falcons, di Dalton con i Panthers, di Stidham con i Broncos, di Mariota con gli Eagles, di Brissett coi Commanders, di Minshew coi Colts e di Keenum con i Texans.
Alcuni di loro andranno a ricoprire il sottovalutato ruolo di backup, altri invece costringeranno i rookie a sudarsi la maglia da titolare durante il training camp.

Il capolinea della nostra rassegna non può che essere il draft di qualche settimana fa.
Non mi dilungherò con le valutazione tecniche – come fossi in grado di farle -, per una volta sarò sintetico.
Sulla carta, Carolina Panthers, Houston Texans e Indianapolis Colts, dovrebbero aver risolto definitivamente i loro problemi under center selezionando, rispettivamente, Bryce Young, C.J. Stroud e Anthony Richardson: abbiamo masticato decisamente troppo football per illuderci che tutti e saranno in grado di rispettare le enormi promesse con le quali si sono affacciati alla NFL e affermarsi nella loro posizione.
Probabilmente solo uno di loro tre saprà elevarsi a franchise quarterback, due se si è veramente fortunati, ma ciò che è innegabile è che ogni singola squadra coinvolta avesse disperatamente bisogno di regalarsi una nuova opportunità under center.

Peculiari i casi di Will Levis e Hendon Hooker, potenziali franchise quarterback di Tennessee Titans e Detroit Lions che con ogni probabilità trascorreranno il 2023 a bordocampo – Hooker sicuramente. I contesti nei quali sono stati calati sono indubbiamente diversi, la freccia dei Lions punta fieramente verso l’alto mentre quella dei Titans, al momento, in direzione opposta: entrambi avranno bisogno di tempo per conquistarsi snap e fiducia.
La posizione di Tannehill è tutt’altro che chiara e appare sempre più inevitabile che il prossimo autunno sarà il suo ultimo a Nashville.

Credo di avervi detto tutto quello che c’era da dire, vi invito però a tenere alte le antenne che entro un indefinito “a breve” arriveranno i rinnovi di Burrow ed Herbert a resettare il mercato e farci sbuffare inferociti per la disumanità delle cifre che riceveranno, anche se a questo punto sono sicuro che siate tutti al corrente delle bizzarre logiche del mercato dei quarterback in NFL.

10 thoughts on “NFL: il riassunto definitivo (forse) dell’offseason dei quarterback

    • Sarebbe comunque più conveniente, se l’obbiettivo è quello di vincere il Lombardi.
      Cosa che nè lui nè Herbert faranno a breve se svaligeranno le casse necessarie a costruire loro la squadra giusta.

  1. Commento poco perché non so che dire (mi fido ciecamente delle tue riflessioni), ma sempre grazie per questi articoli!

      • Concordo con tutto quello che hai detto in questo articolo. Soprattutto la scelta di Garoppolo da parte dei Raiders mi sembra alquanto discutibile. Penso anche che siano giuste le scelte dei Falcons sui quali nutro fiducia. Vediamo poi cosa farà Rodgers che a differenza di me tu non ami. Certo la AFC si presenta veramente impervia perché i migliori quarterback si concentrano tutti lì. Infine un grazie per i tuoi articoli.

  2. Io da romantico ex atleta semiprofessionista di uno sport minore che ha sempre pagato tutto di tasca propria, sogno ancora che per Burrow (o chi come lui) il vero motore sia ancora la passione, la voglia e la soddisfazione di vincere e che quindi dica “ok potrei avere un contratto da 50 M$/anno, ma mi accontento 15/20 M$/anno (magari tutti garantiti) in modo tale che il mio GM abbia spazio salariale per allestire una squadra vincente anche durante la FA”.

    • 15/20 sono un po’ pochini, credo che ne prenderà almeno 45 all’anno ma che strutturerà il contratto in modo da non compromettere la competitività dei Bengals per i prossimi anni. Me lo vedo emulare Brady e accettare contratti “più umani” per garantire flessibilità al front office.

  3. Io non sarei così caustico con Jimmy G. Non possiamo sapere come si comporterebbe in una stagione senza infortuni. Ecco, gli voglio augurare questo: una stagione serena senza infortuni, vada come vada……
    E lo auguro di tutto cuore anche ai SF49ers, anche loro ne hanno veramente bisogno…..

    Grazie Mattia, grazie per tutti gli articoli che redigi. Buona offseason, ci risentiamo ad agosto? ;-))

    • Caro Ape, l’obiettivo è continuare a sentirci settimanalmente, sto preparando qualcosa di diverso a puntate che possa tenervi compagnia anche nei prossimi mesi!
      Grazie mille, stammi bene :)

  4. Penso che potrebbero essere in difficoltá i Bills, in una division sempre piú difficile.
    Gli addii di Daboll e Frazier peseranno.

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