Sono ormai veramente tanti anni che scrivo qua sopra e, mi duole dirlo, per certi articoli ho finito gli incipit. Posso invitarvi alla più democristiana cautela ribadendo che iperattività in free agency non automaticamente si traduca in vittorie, posso sbrodolare insieme a voi su un paio di firme notevoli sia per l’esiguità del prezzo pagato che per la brillantezza del giocatore in questione, anche se ciò che più mi ha stupito finora è senza dubbio stata la razionalità che ha regolato il mercato.

Un anno dopo essermi più o meno letteralmente strappato i capelli dinanzi al contratto di Christian Kirk – che resta strapagato nonostante la buona stagione -, devo constatare che per le logiche del mercato NFL i contratti elargiti finora non siano assolutamente esagerati, il contrario semmai. Solamente un ristretto manipolo di giocatori – tutti interpreti dello stesso ruolo – di cui vi parlerò a breve ha ricevuto contratti mediamente strepitosi: posso tranquillamente affermare che non sia la posizione che potevate immaginare.
Alla fine sono riuscito a portare a casa l’incipit pure questa volta.


Chi sale

I defensive lineman interni

Mi rivolgo a voi giovinetti che state posando gli occhi su queste parole: mangiate proteine, mettete su quanta più massa possibile ché occupare tanto spazio oggi paga più che mai. In un anno in cui – probabilmente a causa della penuria di opzioni di primo livello – cornerback, ricevitori e pass rusher sono stati costretti ad accontentarsi di contratti assolutamente ragionevoli, gli interior lineman difensivi sono stati letteralmente ricoperti d’oro.
Abbiamo il quadriennale da 84 milioni di Javon Hargrave coi 49ers, il rinnovo di Daron Payne da 90 milioni con i Commanders, il cinquantello – circa – ricevuto da Dalvin Tomlinson con i Browns e Dre’Mont Jones con i Seahawks, i quasi 30 milioni di Larry Ogunjobi con gli Steelers e i 35 di David Onyemata con i Falcons: vi dico solo che potrei andare avanti per parecchie righe.

Se al cospetto delle cifre ricevute da Hargrave e Payne non ho nulla da recriminare, non revocatemi il diritto di definirmi sorpreso per i contratti di gente come Ogunjobi, Tomlinson e Onyemata, giocatori sì capaci di arrivare al quarterback avversario ma che non possono sicuramente vantare la prolificità dei migliori della classe – anche se le cifre ricevute suggeriscono il contrario.
Spulciando statistiche ho avuto modo di constatare che la media di 27.3 portate per squadra a incontro sia stata la più alta dal 2011 e, soprattutto, che il dato di 121.6 rushing yard guadagnate a partita da ogni singola squadra sia il più alto dal 123.9 del preistorico 1987. Ciò che più impressiona, però, è l’efficienza con cui le squadre hanno corso poiché le 4.5 yard a portata rappresentano il dato più alto di sempre dal 1932, anno dal quale Pro Football Reference tiene traccia delle statistiche in NFL – cliccate qui se siete curiosi e volete vedere coi vostri occhi.

Lo scorso autunno in NFL si è corso tanto e bene e i front office hanno immediatamente reagito a un cambio di tendenza che, vista l’evoluzione del gioco, appare assolutamente controintuitivo… oppure no? È più che intuitivo che le squadre davanti a box leggeri da anche sei defensive back – dime package – insistano con rinnovata convinzione sulle corse: appare dunque lapalissiano che i front office siano corsi immediatamente ai ripari coprendo d’oro chi di mestiere le corse le ferma.
È anche per frivolezze come questa che il football americano è lo sport più bello al mondo.


Daniel Jones e i New York Giants

Dopo aver ricevuto un contratto che ha sollevato più sopracciglia di quante la leva di Archimede possa solo sognare, in un paio di giorni Daniel Jones ha pure visto il proprio supporting cast compiere un fondamentale salto di qualità.
Oltre agli innesti di Darren Waller e Parris Campbell, il front office ha rinnovato il contratto al sottovalutato Darius Slayton e allo sfortunato Sterling Shepard, senza dimenticare il tag appiccicato in fronte a Saquon Barkley. Il contesto nel quale Danny Dimes dovrà giustificare l’impressionante – fino a un certo punto – rinnovo contrattuale è indubbiamente migliore rispetto a quello dell’anno scorso, salute permettendo – Robinson, Waller, Campbell e Shepard sono stati perseguitati da problemi fisici che sono costati loro parecchie partite.

Se al quadro appena delineato aggiungiamo le intriganti firme di Bobby Okereke e Rakeem Nunez-Roches lungo il versante difensivo ci troviamo davanti a una squadra ben più competitiva e completa di quella che non troppo tempo fa ha saputo stupire l’intero universo NFL salutandoci al Divisional Round. Waller a parte, non hanno aggiunto superstar ma una ben assortita batteria di validi mestieranti che non dovrebbero aver problemi a dare il proprio contributo fin da subito.
Soprattutto, non si sono svenati per aggiungere il Kenny Golladay di turno.


Chicago Bears (e anche gli Atlanta Falcons)

Finora, quella dei Chicago Bears è stata una delle migliori offseason in assoluto.
Sulla bontà della decisione di cedere la prima scelta assoluta al draft ai Carolina Panthers vi ho già detto troppo, quindi concentriamoci sulle aggiunte degli ultimi giorni.
Il duo della D eufonica Edmunds-Edwards dovrebbe dare struttura e solidità a un reparto difensivo che negli ultimi anni si è depauperato di talento fino a sedimentare nei bassifondi di ogni graduatoria immaginabile, anche se ora ciò che mi interessa maggiormente è parlarvi dell’attacco.

Aggiungere gente come Nate Davis, Robert Tonyan e D’Onta Foreman non permette sicuramente all’intera unità di compiere chissà quale salto di qualità, ma le regala inestimabile profondità e flessibilità. Il lavoro da fare lungo la linea d’attacco è ancora tanto – al netto che Justin Fields dovrà sbarazzarsi del pallone molto più velocemente di quanto abbia fatto finora in carriera -, ma finalmente il potenziale quarterback del futuro potrà lavorare con gente perlomeno competente.
La dipartita di Montgomery potrebbe pesare più di quanto si possa immaginare, ma c’è sempre il draft per aggiungere un running back. In ogni caso, mettere a disposizione del proprio quarterback una batteria di skills player che comprende Foreman, Herbert, Moore, Mooney, Claypool, Kmet e Tonyan ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sulla serietà con cui il nuovo regime vuole dare una vera possibilità al buon Fields di dimostrare il proprio valore.

Sto amando pure l’offseason dei Falcons che hanno intelligentemente blindato Lindstrom e McGary – due fra i migliori interpreti delle rispettive posizioni – e rimpinguato il fiacco reparto difensivo con i vari Onyemata, Elliss e soprattutto Bates, uno dei migliori difensori sul mercato.
Il lavoro da fare è ancora tanto, ma la secondaria sta cominciando ad assumere una forma piuttosto intrigante visto che non sono tante le squadre che possono vantare giocatori del calibro di Jessie Bates e A.J. Terrell nella parte posteriore della difesa.
Il GM Terry Fontenot sta svolgendo un ottimo lavoro.


Carolina Panthers

Parliamoci chiaro, in questa finestra di mercato non ci sono ancora stati colpi che hanno ridefinito gli equilibri della NFL, ma piuttosto una moltitudine di “piccoli” colpi che, se raggruppati, ci mettono davanti a qualcosa di apprezzabilmente grande. In tal senso, il caso dei Panthers è emblematico.

I Carolina Panthers non si sono assicurati il Davante Adams o Tyreek Hill di turno, ma hanno messo insieme una miriade di firme intelligenti che hanno apparecchiato la tavola a chiunque arriverà con la prima scelta assoluta al prossimo draft.
Il rinnovo contrattuale del criminalmente sottovalutato Bozeman, le firme di Miles Sanders, Hayden Hurst e Adam Thielen aggiunte all’innesto di un veterano navigato e amato come Andy Dalton hanno reso immediatamente più facile la vita a un quarterback di cui, ora come ora, nemmeno sappiamo il nome.
Devono aggiungere un paio di ricevitori, ma tutto sommato quanto fatto finora è ottimo – anche perché in difesa hanno messo le mani su ottimi veterani come Vonn Bell e Shy Tuttle a prezzi più che ragionevoli.


Russell Wilson

L’ovvia premessa è che non fare meglio dell’anno scorso appare umanamente impossibile, ma permettetemi di elogiare il lavoro di un front office che solamente dodici mesi fa credeva di avercela fatta. Sul serio.
Calare all’interno della linea d’attacco Ben Powers e Mike McGlinchey, due fra i migliori O-lineman sul mercato, dovrebbe garantirgli una tasca ben più pulita e, di conseguenza, maggior lucidità nelle decisioni.
Tutto senza dimenticare l’arrivo di Sean Payton, uomo chiamato a ricostruire mentalmente un giocatore diventato nottetempo l’ombra di sé stesso.


La secondaria dei Detroit Lions, Baker Mayfield, Mac Jones e Matt Gay

Concludo la parte dei sorrisi con una carrellata di pareri su persone ed entità che hanno validi motivi per sorridere.
La secondaria dei Lions, comicamente inefficace nel 2022, si è sottoposta a una vitale trasfusione di talento grazie agli innesti di Emmanuel Moseley e Cameron Sutton, due cornerback concreti e affidabili che dovrebbero conferire immediata solidità a uno dei reparti più fumosi della lega. E non dimentichiamo che si sono pure assicurati Chauncey Gardner-Johnson a un prezzo da discount malgrado fosse oggettivamente uno dei migliori dieci free agent disponibili. Moseley e CGJ sono sotto contratto solamente per una stagione, ma è fuori questione che sulla carta la secondaria dei Lions appaia rinvigorita e infinitamente più competente.

Sono estremamente compiaciuto dall’approdo di Baker Mayfield a Tampa Bay, in un contesto neanche lontanamente paragonabile a quello dei Panthers del 2022. In un attacco problematico ma indubbiamente talentuoso, Mayfield potrebbe finalmente ritrovare la retta via e riaffermarsi come un buon titolare. Non è passato poi così tanto tempo da quando ha trascinato i Browns alla prima vittoria ai playoff dopo due ere geologiche, ricordate?

Nella testa di molti l’imminente avvento di Aaron Rodgers a New York fa scivolare i New England Patriots sul fondo del power ranking divisionale… esattamente dove tutti li avevano collocati la scorsa estate. Sono arrivati a un paio di autosabotaggi dai playoff nella ultracompetitiva AFC. Sto apprezzando le loro mosse, a partire dal ritorno del figliol prodigo Bill O’Brien, inadeguato come general manager ma tremendamente brillante nelle vesti di offensive coordinator. Gli innesti di James Robinson – giocatore che adoro -, Mike Gesicki e di Juju Smith-Schuster dovrebbero semplificare sensibilmente la vita a Mac Jones. Attenzione alle trade, che c’è chi li associa con incoraggiante insistenza a DeAndre Hopkins.

Concludo con il mastodontico contratto firmato da Matt Gay, il più ricco mai firmato da un kicker in free agency – quello di Justin Tucker era un’estensione contrattuale. Il fidato ex kicker dei Rams ha infatti messo la firma a un quadriennale da 22.5 milioni di dollari di cui 13 garantiti.
Quando concludi due stagioni consecutive con una percentuale di conversioni oltre il 93% un contratto del genere direi che sia più che meritato.


Chi scende

Baltimore Ravens

Fra i principali motivi per cui una relazione di lunga durata deraglia troviamo l’inerzia o un improvviso cambiamento del partner che, di fatto, ti mette davanti a una persona totalmente irriconoscibile rispetto a quella di cui ti eri innamorato. Vi confesso che non ho idea di cosa siano diventati i Baltimore Ravens, non li riconosco più, non è la squadra che ho imparato ad amare.
Fino a non troppo tempo fa questa era una delle franchigie più stimate e rispettate dell’intero panorama sportivo americano, una macchina quasi perfetta impermeabile a drammi inutili, tossicità e disfunzionalità.

Questa finora disastrosa offseason altro non è che un naturale checkpoint in un lungo percorso lastricato da arroganza e testardaggine: sembra quasi che al front office dei Ravens non interessi minimamente vincere, ma esclusivamente mettere in chiaro che il loro modo per – provare a – vincere sia meglio di quello canonico.
Il resto della lega è infatuato con i ricevitori ed è disposto assolutamente a tutto pur di assicurarsi i migliori? Ma sì, puntiamo su tight end e i ricevitori, in caso, prendiamoli al quarto round del draft. Oppure rivolgiamoci a Sammy Watkins.
Pass rusher e cornerback sono diventati i difensori più pagati in assoluto? Perfetto, investiamo massicciamente su safety e linebacker off ball.
Potrei andare avanti.

Lo stallo con Lamar Jackson sta diventando imbarazzante – anche perché è chiaro che il resto della lega stia lavorando in armonia per spingere quanto prima all’estinzione l’utopia del contratto totalmente garantito – e malgrado un roster lacunoso ricolmo di problematiche e inefficacia i movimenti in entrata più importanti sono stati i rinnovi di Justice Hill, di Geno Stone e del long snapper Nick Moore.
Non c’è uno straccio di ricevitore, di pass rusher nemmeno l’ombra e Marlon Humphrey a parte il pacchetto di cornerback è impresentabile e in tutto ciò, come non bastasse, l’uomo che li ha trascinati fuori dalla mediocrità in cui li ha gettati l’ultimo Flacco si sta sempre più alienando dalla franchigia di cui dovrebbe essere il volto.
E in tutto ciò, al momento, possono vantare solamente cinque scelte al draft.

Complimenti a chiunque ha reso possibile questo scempio.


Arizona Cardinals

Non penso di scandalizzarvi affermando che il roster degli Arizona Cardinals sia fra i peggiori della lega – prima di terminare la frase permettetemi di ricordarvi che Kyler Murray quasi sicuramente salterà una fetta consistente del prossimo campionato. Vi dico solo che la firma più succosa della loro free agency finora è stata quella di Kyzir White, ex legionario di Gannon ai tempi di Philadelphia ma che molto difficilmente riscriverà le sorti della sua nuova franchigia.

Diventa difficile non spaventarsi dinanzi all’immobilismo di una squadra così deludente e incompleta che finora non è minimamente migliorata, anzi, ha salutato giocatori come Rodney Hudson – tagliato – e Byron Murphy e a breve potrebbe pure perdere DeAndre Hopkins via trade – si parla di interesse più o meno concreto da parte di Patriots e Ravens.
È tutt’altro ideale che un nuovo allenatore alla prima esperienza nel ruolo si trovi costretto a smaltire immediatamente la classica annata persa in partenza, e malgrado l’offseason sia appena cominciata fatico parecchio a immaginarmeli in posti diversi dai fatiscenti bassifondi della NFC. Solitamente allenatori calati in situazioni del genere vengono silurati dopo il secondo anno.


Los Angeles Rams

Non è passato poi così tanto tempo da quando i Los Angeles Rams alzavano il Lombardi Trophy nel loro (circa) SoFi Stadium, eppure sono quasi sicuro che ora di settembre faticheremo terribilmente a riconoscerli.
In un paio di settimane hanno già salutato Bobby Wagner, Jalen Ramsey, Leonard Floyd e Nick Scott, o se preferite quattro titolari in una difesa sempre più sfigurata e ora come ora non particolarmente talentuosa, Aaron Donald a parte.
L’attacco resta sinistramente simile all’inefficiente colabrodo della scorsa stagione, i dubbi sul futuro di Matthew Stafford esistono e sono seri e niente, sento che la data di scadenza del loro abbacinante ciclo vincente si stia avvicinando a una velocità che non credo siano pronti ad accettare.


Ricevitori, running back, cornerback

Se mi seguite su Twitter – e se non lo fate seguitemi cosicché divento influencer e non devo più lavorare un giorno in vita – saprete fin troppo bene che il 90% dei miei tweet rientra nella categoria “scorreggia cerebrale”: lunedì scorso, poco prima dell’apertura del periodo di tampering avevo parlato di “offseason dell’overpay” perché, in tutta sincerità, di talento disponibile sul mercato non ce n’era poi così tanto.
Avete presente quanto successo l’anno scorso con Christian Kirk? Una cosa del genere alla seconda.
Tanto per cambiare sbagliavo, ennesima flatulenza emessa dalla torre di controllo della mia persona.

Ricevitori, running back e cornerback finora sono stati costretti ad accontentarsi di contratti assolutamente ragionevoli che ci mettono davanti al ritorno al potere della razionalità nei vari front office. Allen Lazard e Jakobi Meyers, insieme a Juju Smith-Schuster i due migliori ricevitori sul mercato, sono riusciti a portarsi a casa un frugale contratto – percepitela l’ironia per favore – da 11 milioni di dollari a stagione che, però, molto difficilmente varrà loro 11 milioni di dollari a stagione. Per intenderci un paio di anni fa, nella stagione immediatamente successiva a quella sabotata dalla pandemia, Kenny Golladay aveva vinto la lotteria con un contratto da 18 milioni l’anno che fa quasi fare bella figura a quello da 12.5 milioni l’anno di Corey Davis con i New York Jets.

Lo stesso discorso è applicabile pure ai running back, il contratto più oneroso firmato finora è il quadriennale da 25 milioni di dollari dato dai Carolina Panthers a Miles Sanders. Ciò fa ridere se pensiamo per un attimo a quanto hype hanno provato a inculcarci varie pagine social elencando acriticamente i running back pronti ad avventurarsi in free agency. Gli eventuali rinnovi dei vari Tony Pollard, Saquon Barkley e Josh Jacobs potrebbero restaurare l’onore di una posizione un tempo decisamente più rispettata e meglio retribuita, ma il discorso non cambia.
Pure per i cornerback il piatto piange, sembrano passati secoli dai tempi in cui Trae Waynes poteva svignarsela con un contratto da 14 l’anno, credevo che i vari Murphy, Dean e Bradberry potessero verosimilmente ambire a cifre attorno ai 16/17 a stagione ma pure in quel caso sbagliavo.

Eccezion fatta per i quarterback, l’andamento del mercato NFL raramente è prevedibile quindi non ho problemi a immaginare il ritorno di contratti ben più sostanziosi, soprattutto in annate in cui il livello medio dei giocatori sul mercato è sensibilmente superiore a quello del 2023, anno che sapevamo mogio con largo anticipo.
In luce di quanto appena detto, l’ammirazione per il buon Christian Kirk non può che aumentare ulteriormente.


Il romanticismo

Ero sicuro che i Detroit Lions avrebbero rinnovato Jamaal Williams, il volto della loro sorprendente rinascita… invece sono andati a rimpiazzarlo con David Montgomery sborsando, tra l’altro, molti più soldi di quelli dati dai New Orleans Saints a Williams.
È un peccato, non ho idea di cosa sia successo durante le negoziazioni, ma davo per scontato – in più sensi ah ah ah – il rinnovo contrattuale di un giocatore che fra touchdown e interviste kafkiane era diventato emblema di una franchigia e una città disperatamente a caccia di riscatto.
Ennesima riconferma del fatto che riconoscenza e gratitudine siano due concetti totalmente alieni a questa lega.


 

4 thoughts on “Chi sale e chi scende dopo l’inizio della free agency NFL 2023

  1. La tag su Lamar Jackson ha privato i Ravens delle disponibilitá per la free agency, si rischia di arrivare al draft senza sapere cosa fare nella posizione di qb.
    Ho l’impressione che sia Harbaugh a cercare di tenere insieme la baracca, nella gestione di DeCosta non vedo una strategia, forse andrebbe cambiato prima che faccia altri danni.

  2. Affascinanti le statistiche sulle corse. Chissà quanto influisce il fatto che ci siano tanti QB che corrono alla grande, più di quanti non ne abbia memoria.
    Le yard corse in realtà sono anche di più, perché abbiamo visto infiniti giochi di screen passing. Le statistiche di yard/ricezione infatti mi sembra che siano le più basse di sempre. Là in mezzo ci saranno le tante portate dei RBs.
    Da sindacalista della categoria, chiudo spiacendomi nel vedere quanto pesino le corse sul gioco delle squadre e quanto non influisca sui contratti dei running backs.

    • Nn influiscono nei contratti dei rb, ma hanno iniziato ad influire in guardie e centri, quelli si davvero determinanti nel gioco di corse, ma nell attacco in generale

  3. Concordo con la tua analisi sulla ritrovata utilità/redditività dei DT, figlia di una mezza rinascita del gioco di corsa, figlia a sua volta di tutte queste difese col baricentro nella secondaria.
    Del resto, se i miei amati Falcons hanno potuto segnare eseguendo ben 13 (!) giochi di corsa consecutivi (roba che pure il pallone aveva capito che avrebbero corso), questo è stato possibile solo perché dall’altra parte (credo fosse Cleveland) non avevano idea di come fermarli.
    Normale che poi un GM corra ai ripari buttando milioni addosso ad un DT largo come un frigorifero (e infatti proprio i Browns hanno messo soldi pesanti per prendere Tomlinson).

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