Niente introduzione oggi, ho troppa fretta e voglia di parlare dei Cincinnati Bengals.

Quella andata in scena a Orchard Park non è stata una semplice partita di football americano – anche perché ogni volta che si gioca sotto la neve quello che vediamo in tivù più che sport potrebbe essere classificato come poema epico. Nel 27 a 10 con cui i Cincinnati Bengals hanno distrutto i Buffalo Bills troviamo una dichiarazione di guerra al resto della NFL, una fiera asserzione il cui fine ultimo è chiarire l’ovvio: la cavalcata al Super Bowl di un anno fa non fu sicuramente figlia del caso.

 

Cincinnati ha giocato una partita pressoché perfetta sotto tutti i punti di vista. In attacco, malgrado una linea raffazzonata, Burrow ha avuto tempo e modo di fare quello che voleva vivisezionando una difesa costantemente un passo indietro: non solo i Bills non sono mai riusciti a portare seriamente pressione al quarterback, ma i ricevitori erano sempre e comunque liberi. Lou Anarumo, (non più) sottovalutato defensive coordinator dei Bengals, ha confezionato un gameplan pressoché perfetto alimentato dal dominio fisico del front seven sulla sopraffatta O-line dei Bills. Allen ieri è stato tenuto tassativamente fuori ritmo e la feroce pressione del pass rush ha finito per dargli alla testa: non avevo ricordi di un Allen così impreciso e sciupone.
Ciò che veramente mi ha lasciato basito è che per mandare in crisi il potente reparto offensivo di Buffalo sono spesso bastati tre, massimo quattro pass rusher, numero che permette di allocare più risorse in secondaria: pressione costante e playmaker spesso raddoppiati, impossibile farcela così.

Nei primi quattro drive troviamo un fedele riassunto della partita.
Cincinnati ha marciato per il campo assolutamente indisturbata inanellando guadagni importanti con gran disinvoltura. Figuratevi che per mettere a segno il primo touchdown hanno necessitato solamente di sei snap: a firmare il vantaggio ci ha pensato Chase, pescato completamente libero nei bassifondi della confusa – e infortunata – secondaria di Buffalo. La reazione dei Bills si è spenta in un inopportuno three n’ out che ha restituito immediatamente il pallone a Burrow che, questa volta, ha deciso di abbassare il ritmo facendo affidamento a Mixon, esplosivo come in poche altre occasioni. È alquanto suggestivo che il touchdown del 14 a 0 sia arrivato su terzo down dopo che Buffalo era riuscita finalmente a costringerli a una giocata negativa – una corsa di Mixon stroncata sul nascere: per Burrow pescare Hurst libero in end zone è stato fin troppo facile visto che l’intera difesa ha abboccato al pump fake verso Chase.
Si sta pur sempre parlando dei Buffalo Bills, la squadra costruita per avere successo proprio in questo mese dell’anno, la reazione è nell’aria, è questione di secondi: three n’ out.

Cincinnati, a onor del vero, poco dopo ha dato qualcosa da fare al punter Chrisman e Buffalo, rinfrancata dalla consapevolezza di poter mandare fuori dal campo l’attacco avversario anche senza aver concesso un touchdown, ha messo insieme il drive di cui aveva disperatamente bisogno, un assolo da 15 snap protrattosi quasi per otto minuti: a firmare il touchdown del -7 ci ha pensato Josh Allen con uno dei suoi sneak.
Burrow e compagni, però, hanno stroncato sul nascere l’entusiasmo avversario rispondendo al fuoco con un magnifico drive da 14 giocate culminato in un beffardo field goal di McPherson: beffardo perché su terzo down Burrow aveva connesso nuovamente con Chase per il touchdown, ma purtroppo per loro il ricevitore non è stato in grado di mantenere il possesso durante l’atterraggio.
La prima metà, dunque, è terminata su un sorprendente 17 a 7 che sta assolutamente stretto ai Bengals, incontrastati padroni del campo. Che Buffalo dopo un incubo del genere sia sotto solamente di dieci lunghezze è un mezzo miracolo.

Ammetto che per tutta la durata del primo drive della seconda metà ho provato a convincermi che Buffalo potesse rientrare in partita, che in qualche modo la difesa riuscisse a trovare risposte a Burrow e compagni, ma sbagliavo. Immagino sia stato alquanto deprimente accontentarsi di tre punti dopo un convincente drive da quasi otto minuti, ma in red zone la difesa dei Bengals ha abbassato la saracinesca, 17 a 10.
Nel momento della verità Cincinnati ha risposto presente affidandosi al tratto dominante della giornata, la fisicità. Il protagonista del primo drive del secondo tempo dei Bengals è stato Joe Mixon, forse il miglior Joe Mixon che io abbia mai visto. Con metodicità e lodevole maestria Burrow ha abbassato il ritmo della partita, dando priorità al cronometro senza mai rinunciare all’efficienza: a un minuto dal termine del terzo quarto Mixon, per l’occasione ariete da sfondamento, ha firmato il touchdown del +14, quello potenzialmente decisivo visto lo stato di salute del reparto di Josh Allen.
Altro drive dei Bills, altro three n’ out, Buffalo è in panne.

A chiudere definitivamente i conti ci ha pensato McPherson con un agevole piazzato da 20 yard, arrivato a seguito dell’ennesimo drive-capolavoro orchestrato da Burrow.
Sotto di tre possessi con poco più di dieci minuti a disposizione, Allen non ha avuto modo di tirare fuori il miracolo dal cilindro e il turnover on downs in piena red zone avversaria ha estinto una volta per tutte la labile fiammella della speranza.
Prima del fischio finale è arrivato pure un intercetto di Allen che, a mio avviso, non giocava così male da anni. Nevrotico, nervoso e sempre fuori ritmo Allen non ha saputo caricarsi sulle spalle un attacco ancora una volta ingiustificatamente monodimensionale – 63 rushing di cui solo 37 guadagnate dai running back.

Non possiamo che inchinarci al cospetto dei Bengals, autori di una prestazione che non ho alcun problema a definire perfetta. Hanno imbrigliato uno dei migliori attacchi della lega neutralizzandolo e inducendolo alla sciatteria, mentre dall’altra parte Burrow e compagni hanno fatto quello che volevano contro una difesa che soffriva visibilmente l’assenza di Von Miller.
Burrow mi ha lasciato senza parole, sembra sempre prendere la decisione giusta. Ieri ha umiliato una delle migliori difese della lega limitandosi – se così si può dire – a scegliere consistentemente l’opzione più intelligente, non quella più spettacolare. Aver potuto contare su un gioco di corse efficiente e affidabile ha sicuramente aiutato e, ispirazione di Burrow a parte, credo che sia una delle chiavi di lettura più interessanti per spiegare la debacle dei Bills che pure quest’anno hanno criminalmente ignorato questo aspetto del gioco: non bastano, non possono bastare le sole gambe di Josh Allen, serve un gioco di corse affidabile e ben strutturato.

A Santa Clara la faccenda è stata molto più combattuta e serrata, ma come sempre a spuntarla sono stati i San Francisco 49ers, nuovamente al Championship Game grazie a un 19 a 12 che trasuda football americano. Quella nella baia è stata una vera e propria guerra di trincea, una di quelle partite nessuna iarda è banale, un agglomerato di tutti i cliché associati a questa disciplina.
Prima di iniziare lasciatemi dire una cosa: questa è una sconfitta pesantissima per i Cowboys. Da due anni Dallas può vantare uno dei roster più talentuosi e profondi della lega e il fatto che in tutto ciò siano stati in grado di vincere una sola partita ai playoff è estremamente preoccupante, oltre che deprimente.

Non è stato sicuramente un pomeriggio facile per Brock Purdy che, fino a quel momento, non si era mai trovato di fronte una difesa di questo livello. Il sack a termine del secondo snap della sua giornata può essere quindi visto come un monito: questa difesa è completamente diversa da quelle che ha trovato sul suo cammino finora.
L’inizio è stato lento e compassato, solamente un episodio poteva ravvivare la partita: immagino che questo sia stato il bat segnale che ha illuminato il cielo di Dak Prescott che, nella propria metà campo, sparacchia un pessimo intercetto nelle mani di Lenoir che regala a Purdy una fantastica posizione di campo. La difesa dei Cowboys, però, si piega ma non si spezza costringendo Shanahan ad accontentarsi di tre punti.

 

Il drive successivo è ingannevole, Dallas ci aveva dato l’impressione di poter imporre la propria fisicità sull’arcigna difesa dei ‘Niners con un monologo da quasi otto minuti alimentato dall’efficacia del gioco di corse: dopo aver coraggiosamente convertito un quarto down in red zone, Dak trova Schultz libero in end zone per il touchdown del 6 a 3.
Immagino possiate capire perché abbia digitato il numero sei, con Brett Maher gli extra point sono tutt’altro che una formalità e infatti il punto addizionale non arriva poiché Ebukam, emulando il miglior Mutombo, blocca con prepotenza il piazzato.

San Francisco, con calma e razionalità, riprende a muovere le catene ma pure in questo caso è costretta ad accontentarsi solamente di tre punti, non una brutta idea quando puoi contare su un cecchino come Gould – durante la propria carriera non ha mai sbagliato un piazzato ai playoff.
Nel drive successivo troviamo uno degli episodi più importanti della partita e, perché no, della stagione dei Cowboys. Dallas sta muovendo le catene con brillantezza, manca poco più di un minuto alla pausa lunga e sono in red zone, hanno l’opportunità di allungare e con un po’ di saggezza di dissanguare il cronometro, ma il lancio di Prescott è impreciso e trova le mani di Ward che sporcano la traiettoria quel tanto che basta a permettere a Warner di impossessarsi dell’ovale.
Ovviamente San Francisco, prima del tè caldo, ha aggiunto altri tre punti grazie al piede fatato di Gould.
Questo intercetto non solo ha tolto a Dallas punti quasi sicuri, ma ha pure permesso agli avversari di aggiungerne altri.
9 a 6 ‘Niners, trenta minuti rimasti da giocare.

Ancora sotto shock per quanto successo pochi minuti prima, i Cowboys vengono immediatamente costretti al punt ma per loro fortuna McCloud restituisce il favore – o in questo caso il pallone – commettendo fumble durante il punt return: possesso nuovamente a Dallas che, però, è costretta ad accontentarsi dei tre punti.
Nove a nove, perfetta parità.
San Francisco dal drive successivo porta a casa solamente una iarda e Dallas, malgrado un’impressionante ricezione da 46 yard di Lamb a termine del primo snap della serie, emula quanto appena fatto spedendo in orbita il pallone con un punt.
Un incontro così equilibrato e tirato ha spesso bisogno di una singola giocata per essere incanalato in qualsivoglia direzione e, a mio avviso, quest’assurda ricezione di George Kittle ha spaccato in due la partita.

Rinfrancati, i ‘Niners hanno cominciato a scalare il campo affidandosi al duo McCaffrey-Mitchell, oltre che a un paio di disgraziate trattenute difensive dei Cowboys. Prima una brillante corsa di Juszczyk li ha catapultati sulla goal line, poi CMC ha firmato l’ennesimo touchdown del suo incredibile 2022. San Francisco è sopra di un possesso intero e in una partita del genere sette punti rappresentano un passivo quasi insormontabile.
Un sensazionale ritorno di Turpin fa partire sotto i migliori auspici un drive che, purtroppo per loro, aggiunge solo tre punti al bottino portandoli sotto di quattro lunghezze.

San Francisco è in palla, Purdy ha preso fiducia e la O-line sta dominando la linea di scrimmage e per il secondo drive consecutivo questi muovono le catene a loro piacimento – con un occhio al cronometro: Gould realizza il quarto piazzato della giornata, quello del +7 a tre minuti dal termine.
Dallas dal drive successivo non guadagna assolutamente niente, anzi, ci perde e basta visto che nel frattempo è passato un minuto. Mitchell potrebbe chiuderla ma, sciaguratamente, gli si chiude una vena in testa e al posto di rannicchiarsi al suolo dopo aver guadagnato il primo down esce dal campo, fermando così il cronometro.
I Cowboys hanno un’ultima possibilità, più di 90 yard da percorrere in meno di un minuto senza poter contare su un singolo timeout: ancora una volta, in situazioni del genere, si dimostrano incapaci di gestire il cronometro e un paio di ricezioni da 9 yard di Schultz costano loro preziosissimi secondi.
È finita, 19 a 12 San Francisco, i californiani si confermano bestia nera dei texani.

Non è stata sicuramente una partita spettacolare, ma ciò nonostante ci siamo divertiti. Dallas, pure in questo caso, è stata condannata da episodi che hanno – quasi – sempre sorriso a San Francisco, encomiabile ad aver ridotto al minimo gli errori appigliandosi ai propri punti di forza in un pomeriggio in cui davanti avevano una difesa brillante quasi come la loro.
Purdy, per una volta, è apparso umano come tutti noi ma quando si può contare su un reparto difensivo del genere gli eroismi non sono necessari. Molto intelligentemente il rookie ha ridotto al minimo i rischi affidandosi all’esplosività dei propri playmaker. Quella che ha concluso il Divisional Round Weekend è stata una partita a matrice difensiva nella quale, alla fine dei conti, ha vinto chi ha commesso meno errori.

15 thoughts on “NFL: il riassunto della domenica del Divisional Round 2022

  1. 2 risultati su 4 presi, ma onestamente non pensavo ad una disfatta simile per i Bills, che restano incompiuti, onore invece ai Bengals, mi hanno impressionato.
    Stessa cosa gli Eagles, ora come ora sono una macchina pressoché perfetta.
    Ci giochiamo il Superbowl ?
    Eagles vs Bengals

    • Per me Cincinnati ha vinto di squadra. Se dovessi scegliere io preferisco Burrow a Allen…le dichiarazioni post partita di Burrow rendono idea di quanto ci credano..non ho visto ancora la partita dei 49rs, ma ero sicuro che Dallas sarebbe uscita..a me Prescott piace zero…in una squadra così basta il Rush o il purdy di turno..

  2. Onestamente il discorso sui Cincinnati mi sembra troppo generoso. La complicità di Buffalo è stata imbarazzante. E’ vero che definire dove finiscano i meriti degli uni ed i demeriti degli altri è sempre molto difficile. Per l’altra partita l’incidente di Pollard è stato pesante ed invece mi è piaciuta la reazione di Purdy che dopo essere stato messo con il locu per terra, si è dimostrato maturo e si è ridimensionato non tendando pazzie giovanili ma facendo la normalità. Ha subito capito che il livello della difesa che aveva avuto di fronte nelle ultime partite e quello di Dallas era diverso.

    • Ad ovest un pelino in più phila per il fatto che hanno cmq un Qb già avviato a differenza di pardy che è subentrato.
      AFC indecifrabile soprattutto per la caviglia di patrick.
      Anche per me ci sono i demeriti dei Bills..
      Non scordiamoci che a circy mancano 3 titolari della linea d attacco e magari alla lunga questo potrà pesare.
      Cmq dico sb phila kansas

  3. Sui Bills avevo molti dubbi dopo averli visti la settimana scorsa concedere 31 punti ai miei Dolphins che si erano presentati col terzo Qb rookie alla seconda partita in Nfl. Non c’è stata partita, Cincinnati ha dominato dall’inizio alla fine: sono partiti 14-0 e non si sono mai fermati. I Bills però non hanno perso solo per un generale inceppamento di Allen (già coi Dolphins non aveva convinto molto…), ma soprattutto per una netta inferiorità nelle trincee!!! La linea offensiva Bills è stata travolta sistematicamente, mentre quella difensiva non è mai riuscita a fermare …il 29esimo attacco Nfl sulle corse!!! Amen. Tutte le aspettative sacrosante di Buffalo sono morte sul nascere ieri sera. Nell’altro match anche i 49 ers hanno trovato durissimo contro la difesa Cowboys. Partita non spettacolare, ma durissima. Ambedue i Qb hanno trovato pane durissimo, ma alla fine la spuntano i 49 ers con merito a mio parere.

  4. GO BILLS! Anche se ci hanno asfaltati, senza ombra di dubbi ……speriamo come al solito nel prossimo anno che Mattia…… l’anno prossimo …….sarà quello dei Ravens ….,
    Mi raccomando!!!

    • Mah bisogna capire chi è il QB dei Ravens… se vuole i soldi di watson può anche andarsene per me.. è te lo dico da tifoso

  5. Ho sbagliato solo i Bills, ma almeno ho preso i 48ers!!!😅💪👏

  6. Che dire dei Bills? Stavolta ho dormito in maniera più serena rispetto all’eliminazione dello scorso anno: l’anno passato c’era il rammarico per quei fantomatici 13 secondi e per non esserci potuti giocare il supplementare causa monetina, quest’anno abbiamo semplicemente trovato una squadra che ha giocato meglio di noi. L’anno scorso fu un trauma fulminante, quest’anno ho potuto diluire l’agonia lungo tre ore di partita. Complimenti ai Bengals: auguro loro, con tutto il cuore, di vincere il Super bowl (anche perché sono l’unica tra le quattro squadre rimaste a non averlo mai vinto).

    Non ritengo sia una stagione da buttare: quando chiudi 13-3 e le tre sconfitte sono arrivate con massimo un field goal di scarto, vuol dire che hai fatto bene. Poi i playoff Nfl sono così: sbagli una partita e sei fuori. Quindici anni or sono, una squadra ne vinse 18 su 18 e poi si ritrovò con un pugno di mosche in mano.

    L’importante è stare lì, essere competitivi, che prima o poi l’anno buono arriverà. Non faccio parte della schiera di pessimisti, che pensa che la finestra buona si stia chiudendo: sono sicuro che con Josh Allen in cabina di regia possiamo essere competitivi per altri dieci anni. La struttura della squadra c’è: basta solo puntellarla qua e là.

    Su San Francisco – Dallas, da amante delle difese, posso soltanto dire: che spettacolo!!!

  7. Sono un Bills Fan dal lontano 1990 … ne ho mangiati di bocconi amari in questi anni, queste ultime due stagioni mi avevano illuso che potessimo finalmente vincere il SB ed invece anche quest’anno si vince l’anno prossimo. Ieri sera partenza disastrosa, speravo in una bella rimonta mah… comunque GoBillsGo !!!

  8. divisional meno combattuti delle wild card. ora nelle due finali si affrontano da una parte i due migliori QB della lega e dall’altra le due migliori squadre a mio avviso. onestamente per la prima volta non riesco a fare un pronostico.

  9. Finché Dak sarà il QB Dallas non arriverà al SB. Buon QB ma perdente nelle partite che contano. Uguale uguale a Cousins

  10. Che dire, gran bel week-end di football! Tranne quella degli Eagles, che è stata un massacro, le altre partirte sono state molto diverse ma tutte belle da vedere. Sui Bills (condizionati sin troppo dall’assenza di Von Miller) concordo con quanto detto da Mattia nel suo articolo, non si può prescindere da un gioco di corse serio che dia un’alternativa ai lanci di Allen, aggiungo anche che mi sembra ci sia sempre una eccessiva ricerca del big play quando a volte basta fare la cosa più semplice per muovere la catena. Bengals completi e solidi con un Burrow spettacolare.
    Sui Chiefs pesa in maniera enorme l’infortunio di Mahomes, senza di lui o cmq con lui zoppo la squadra perde tantissima competitività e variabilità di gioco. Se non si riprende almeno un pò, vedo favoriti i Bengals per la finale.
    La partita dei miei Niners è stata una battaglia e una sofferenza e, anche se è decisamente prematuro per dirlo, credo abbia evidenziato i limiti di Purdy quando viene messo sotto pressione. Intendiamoci, quello che ha fatto finora è sensazionale e lo ritengo superiore a Garoppolo già ora, anche domenica non ha demeritato ma in almeno tre occasioni si è perso un ricevitore completamente libero e, secondo il mio insignificante parere, è in quelle occasioni che si vede la differenza tra un ottimo QB e un grande QB. Cmq diamogli tempo e vediamo cosa ci farà vedere, io spero che mi faccia rimangiare tutto nella finale!! Al momento però vedo gli Eagles favoriti, squadra tosta e completa, con un QB che corre come pochi e due ricevitori fenomenali pronti a sfruttare l’unico punto debole della difesa dei Niners che sono proprio i lanci lunghi.
    Speriamo in due belle finali e always gooo Niners!!!!

    • In effetti gli eagles sono veramente completi in tutti i reparti. Curioso di vedere questa finale anticipata senza nulla togliere alla afc. Per me queste due sono più forti dei rams dello scorso anno

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