Potremmo quasi dire che questa prima tranche di partite abbia rimesso ordine, ma le vittorie di Chiefs ed Eagles non potrebbero essere più diverse: l’unica cosa che ci permette di accomunarle è veramente il risultato finale. Troviamo immediatamente le differenze che, come vedrete, sono tante.

Il 27 a 20 con cui i Kansas City Chiefs hanno messo il punto alla stagione dei Jacksonville Jaguars non è sicuramente arrivato nelle circostanze che ci saremmo immaginati: Patrick Mahomes ha rimediato un infortunio alla caviglia destra che, vedendo com’è arrivato, sarà da tenere presente per tutto il resto della loro avventura ai playoff.
Nei primi tre drive troviamo un’appropriata chiave di lettura a questo incontro. Il three n’ out dei Jaguars è stato seguito da un magnifico drive dei Chiefs che, con naturalezza e metodicità, hanno mosso le catene fino ad arrivare in red zone, dove a sbrogliarla è stato ovviamente Travis Kelce con un touchdown da otto yard: 12 giocate per 83 yard, una disinvoltura disgustosa nel vivisezionare la difesa avversaria e un bel po’ di spettacolo – figuratevi che Mahomes ha completato passaggi sia saltando che con il suo amato side arm. Finita qua? Assolutamente no in quanto la risposta dei Jaguars è stata perentoria e fulminea: prima Agnew ha regalato loro un’ottima posizione di campo con un kickoff return da 63 yard e poi, dopo aver mosso le catene con Etienne, ecco che Lawrence connette con Kirk per il delizioso touchdown del pareggio.
Jacksonville vuole giocarsela a viso aperto e non sembra aver particolari problemi a tenere il passo imposto dagli avversari.

Kansas City, sorpresa dalla reattività avversaria, ha ripreso immediatamente a fare quello che sa fare meglio prima che la tragedia rischiasse di funestare la loro stagione: a termine di un anonimo snap, Arden Key, sottovalutato pass rusher dei Jaguars, atterra sulla caviglia destra di Mahomes facendole prendere una piega tutt’altro che naturale. Mahomes, nonostante i migliori sforzi, non riesce a mascherare l’insopportabile dolore che lo obbliga a zoppicare: la situazione è potenzialmente grave, il dolore è tale per cui completare anche le più basilari azioni come dare l’handoff può essere visto come un’impresa.
Il drive si conclude con un field goal che non riesce in alcun modo a compensare al panico che si sta diffondendo allo stadio: Mahomes è infortunato e non può in alcun modo giocare in queste condizioni.
Jacksonville, dopo qualche snap di qualità, viene costretta al punt e Reid saggiamente salva da sé stesso il proprio delfino obbligandolo a farsi visitare la caviglia: under center, per il momento, ci sarà Chad Henne.
La situazione è tutt’altro che ideale poiché, diciamolo, nessun essere umano è in grado di rimpiazzare Mahomes senza farne sentire la mancanza, ma ciò che è riuscito a fare Henne mi ha lasciato genuinamente senza parole.

Malgrado una posizione di campo terrificante – a due yard dalla propria end zone – Henne si carica sulle spalle l’attacco dei Chiefs facendolo marciare per il campo come se a dirigerlo ci fosse il miglior Mahomes. I passaggi sono precisi e in ritmo, si vuole giustamente prendere tutto quello che la difesa di Jacksonville è disposta a lasciargli: varcata la metà campo Pacheco si inventa una corsa da 39 yard che li catapulta a pochi metri dalla goal line. La red zone può essere ribattezzata “zona Kelce” perché, per la seconda volta in giornata, Kansas City aggiunge sette punti al proprio bottino grazie a Travis Kelce che accompagna il pallone in end zone per il touchdown del 17 a 7.
La personalità e tranquillità con cui Henne ha gestito una situazione potenzialmente disastrosa mi ha tolto parecchie parole di bocca, non credo di essere in grado di trasmettervi lo stupore che ho provato vedendolo emulare Mahomes in un momento in cui sarebbe stato lecito crollare psicologicamente.
Prima della pausa lunga è però arrivato un piazzato di Jacksonville che ha fissato il punteggio sul 17 a 10 Chiefs.

La seconda metà viene resa immediatamente interessante dal rientro in campo di Mahomes, visibilmente claudicante ma troppo orgoglioso per ascoltare il proprio corpo durante i playoff.
È un Mahomes visibilmente diverso quello che ci viene presentato, i letali movimenti all’interno della tasca vengono saggiamente tenuti al minimo, l’idea è quella di lanciare nel minor tempo possibile in modo da neutralizzare il pass rush e tenerlo quanto più possibile fermo.
La partita raggiunge sorprendentemente una fase di stallo, in quanto per vedere punti dobbiamo aspettare la conclusione del quarto poiché dopo quattro punt consecutivi Butker porta sopra di due possessi i suoi con un pregevole piazzato da 50 yard.
Questi Jaguars, però, la pelle la venderanno sempre e comunque cara e per la seconda volta in giornata rispondono a punti dei Chiefs con un autoritario drive da touchdown: questa volta a muovere il punteggio ci ha pensato Etienne con una corsa da 4 yard.
I Jags sono sotto solamente di tre punti e con un Mahomes visibilmente in affanno la situazione è tutt’altro che definita.

Nel drive successivo troviamo incapsulata la grandezza dei Chiefs. Con la stagione in bilico e il quarterback acciaccato, KC ha tirato fuori dal cilindro un drive pressoché perfetto culminato nel touchdown del 27 a 17, messo a segno da Valdes-Scantling pescato liberissimo in end zone. In barba al dolore, Mahomes si è caricato sulle spalle l’intera città mettendo insieme quel genere di drive che ci ricorda come mai i Chiefs da circa un lustro stiano dominando questa conference.
L’ennesimo eccellente return di Agnew può essere visto come una dichiarazione di guerra dei Jaguars, tutt’altro che domi, ma a pochi passi dalla end zone è proprio Agnew a commettere l’errore che rivoluziona la partita: fumble, pallone recuperato dai Chiefs che con cinque minuti rimasti sul cronometro possono limitarsi a gestirla – non senza qualche difficoltà.
La gestione è tutt’altro che facile e prima del fischio finale abbiamo modo di imbatterci in un intercetto di Lawrence e un field goal dei Jaguars che, però, arriva quando è ormai troppo tardi.

I miei più sinceri complimenti a Pederson e ai suoi ragazzi che hanno dimostrato di non essere arrivati fino a questo punto per caso. Jacksonville se l’è giocata alla pari contro i primi della classe e, indubbiamente aiutati dalle condizioni fisiche di Mahomes, sono rimasti in partita veramente fino all’ultimo.
Per i Chiefs la vittoria passa quasi in secondo piano, l’unica cosa che conta veramente è capire se Mahomes sarà costretto a giocare il resto dei playoff zoppicando o meno. È indubbiamente rassicurante, però, saper di poter contare su Chad Henne che quando chiamato in causa, nel momento più delicato della stagione, ha risposto presente inventandosi un drive il cui impatto va ben oltre i sette punti. Reid, l’intero attacco e tutto il popolo Chiefs sanno di poter contare su di lui qualora Mahomes dovesse essere costretto ad alzare bandiera bianca.
Anche se conoscendolo ne dubito fortemente.

Non credo che per riassumere il dominio degli Eagles sui Giants sarò costretto a usare un migliaio di parole. Il 38 a 7 finale è alquanto accurato, ci restituisce con commovente accuratezza la brutalità con cui Philadelphia ha rimesso al proprio posto New York: la partita è andata esattamente nel modo in cui potete aspettarvi limitandovi a guardare il punteggio finale.
Volete un riassunto della prima metà?
Mi limiterò a regalarvi il resoconto dell’attacco di Daboll: turnover on downs, intercetto, three n’ out, three n’ out e, indovinate un po’, three n’ out.
Permettetemi di fare altrettanto con gli Eagles: touchdown, touchdown, un sorprendente three n’ out, touchdown e per finire touchdown.
Il 28 a 0 con cui le squadre si sono recate negli spogliatoi compendia perfettamente i primi trenta minuti restituendoci un dipinto nitido dello strapotere Eagles. Sugli scudi Hurts che con tre touchdown totali – uno su corsa – ha esorcizzato i demoni del funesto esordio ai playoff contro i Buccaneers dodici mesi fa: questi Eagles, se non è bastata la regular season a capirlo, sono diversi.

In nessun momento della seconda metà di gioco New York ci ha dato l’impressione di aver la forza di riaprirla e il touchdown del 28 a 7 di Breida può essere visto come un tenero touchdown della bandiera.
Philadelphia, non pimpante come nella prima metà, si è “semplicemente” limitata a gestire l’importante vantaggio e ha chiuso definitivamente i conti con un field goal arrivato dopo un sensazionale drive da quasi otto minuti.
Prima del fischio finale Gainwell si è tolto la soddisfazione di segnare un touchdown ai playoff grazie a una galoppata di 35 yard.
Prestazione veramente autoritaria quella di Hurts e degli Eagles in generale. Per portarsi a casa una vittoria più che tranquilla Philly ha deciso di affidarsi a un gioco di corse incontenibile attraverso il quale hanno accumulato ben 268 yard arrivate a botte da 6.1 yard. A Hurts non è stato chiesto tanto e, in luce dell’efficacia con cui hanno mosso le catene via terra, non ce n’è nemmeno stato bisogno: 154 efficienti yard e due touchdown sono bastati a garantire a Philadelphia una vittoria assolutamente tranquilla e mai in discussione.

Sono rimasto impressionato dalla concretezza degli Eagles, in controllo totale dal kickoff al fischio finale. Hanno dominato sotto tutti i punti di vista riuscendo, in difesa, a costringere Daniel Jones a vivere una di quelle partita a cui sempre essere diventato immune: sempre sotto pressione, non è mai riuscito a trovare il ritmo o anche solo una giocata esplosiva. Il reparto difensivo di Philadelphia ha messo in evidenza tutti i limiti tecnici di una squadra volenterosa ma non attrezzata per essere competitiva contro una vera e propria corazzata.
La stagione dei Giants, indipendentemente dalla mestizia dell’esito, resta un clamoroso successo. L’opposizione era semplicemente più forte, non credo abbiano nulla di cui vergognarsi.

2 thoughts on “NFL: il riassunto del sabato del Divisional Round 2022

  1. Che spettacolo questi eagles in tutti i reparti.. tifo per loro

    Chiefs spiace non avere PM al 100%
    vediamo come proseguira

  2. Ottima prova dei Chiefs, specialmente con Henne (impressionante) nonostante il 15 stesse facendo magie in serie: a parte Kelce e saltuariamente Pacheco ormai non hanno più il potenziale per grandi giocate a richiesta in attacco (più probabile in difesa). I Jaguars viceversa ce l’hanno eccome: senza un paio di dropponi la partita sarebbe stata assai più combattuta. Ha pesato l’esperienza.
    I Giants non ne avevano più e amen.
    La finale NFC promette fuochi d’artificio.

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