Utilizzare la parola “riassunto” nel titolo di un articolo in cui vi parlerò di due partite è un po’ fuori luogo, ma questa è la situazione.
Bene, trenta parole di incipit, posso partire.

Dopo una prima metà più problematica di quanto potessero immaginare, i San Francisco 49ers sono saliti in cattedra e si sono portati a casa un autorevole 41 a 23 sui volenterosi ma limitati Seattle Seahawks.
I primi trenta minuti sono stati incredibilmente frustranti – e spaventosi – per ogni membro dell’universo rosso e oro. Purdy, umano anche lui, ha inspiegabilmente sbagliato qualche lancio di troppo ma in generale l’attacco dei ‘Niners era in salute, carico e pimpante.
Dopo dieci minuti, infatti, Christian McCaffrey ha firmato il primo touchdown dei playoff ricevendo un comodo passaggio da Purdy: considerando che questo touchdown è arrivato dopo due three n’ out consecutivi dell’attacco dei Seahawks, era tutto sommato facile comprendere l’apparente serenità che stava calando sulla baia.
Peccato che sia dissipata in fretta, anzi, in quasi sette minuti di gioco, quelli necessari a Smith e all’attacco dei Seahawks per mettere a segno il touchdown del 10 a 7, un touchdown la cui importanza trascende i semplici punti: Seattle c’è, è qua per giocare e un drive del genere contro la miglior difesa del campionato può dare una botta di autostima i cui effetti potrebbero protrarsi per tutto l’incontro.

San Francisco, apparentemente in controllo, si è sorprendentemente trovata sotto poiché, dopo un altro piazzato di Gould, Geno Smith ha cercato e trovato Metcalf in profondità per un’ottima meta da 50 yard: apparentemente in controllo ma sotto nel punteggio, com’è possibile?

Il picco della frustrazione credo che sia stato raggiunto al fischio finale della prima metà, quando Jason Myers ha realizzato un incredibile piazzato da 56 yard reso possibile da una stupidissima penalità di Ward: Gould aveva appena convertito il terzo field goal della sua partita, potete capire lo sconforto generale nel vedere un ottimo drive essere svuotato di significato da una prodezza del kicker favorita da uno stupidissimo errore di giudizio di Ward.
Pur avendo tenuto in mano il pallino del gioco per i primi trenta minuti, i ‘Niners hanno trascorso la pausa lunga sotto di un punto. Tanto di cappello a Seattle che, con cinismo e opportunismo, ha sfruttato nel migliore dei modi ogni singola opportunità punendo spietatamente la sciatteria avversaria.

Nella seconda metà di gioco, però, la razionalità ha ripreso il controllo delle operazioni.
Il primo drive di San Francisco è servito a stabilire il tono, 13 giocate su quasi otto minuti, tre terzi down convertiti, un quarterback sneak da sei punti: 23 a 17 San Fran.
Momento trivia: qual è la miglior difesa della lega? Quella di Ryans, esatto, vedo che siete attenti. Forse, a dimenticarselo per trenta minuti sono stati proprio loro: la pausa lunga ha sortito gli effetti desiderati dato che pronti-via strip sack di Omenihu recuperato da Bosa.
A mio avviso questa è stata la giocata della partita, il singolo snap che ha marcato il confine fra equilibrio e controllo: rinfrancato, Purdy ha condotto con l’atipica disinvoltura che lo contraddistingue un altro scoring drive culminato nel touchdown su ricezione di Elijah Mitchell – sì, c’è anche lui.
Sotto 31 a 17 – conversione da due punti di Kittle – Seattle non poteva permettersi di concludere il successivo drive a bocca asciutta ma sciaguratamente qualche penalità di troppo ha sabotato i loro sogni di rimonta: punt, ricezione da due yard di Samuel seguita da un’altra ricezione di Samuel, questa volta da 74 yard per un touchdown.
38 a 17, partita finita, non ho più nulla da segnalarvi se non un altro touchdown di Metcalf.

Seattle non ha assolutamente nulla da rimproverarsi, ha perso contro una squadra superiore sotto quasi ogni punto di vista che ha ambizioni ben diverse dalle loro. Per trenta minuti, incredibilmente, Smith e soci sono quasi riusciti a ribaltare il pronostico gettando nella più desolante apprensione un’intera franchigia, ma sulla distanza sono usciti i valori assoluti e a quel punto non hanno potuto farci nulla.
Impressionato, ulteriormente se possibile, da Brock Purdy che dopo un inizio teso e impreciso si è calmato e ha trovato il ritmo: quando puoi contare su una batteria di playmaker del genere spesso, per vincere, ti basta solamente innescarli.
Sarebbe limitativo e offensivo dire che Purdy si sia limitato a innescare i compagni, ha giocato con la solita disumana personalità che mi permette di perdonargli un paio di incompleti che un quarterback NFL non ha alcuna ragione di mancare.
Questi vogliono e possono arrivare fino in fondo e Purdy ha il talento e la personalità necessari per condurli alla terra promessa.

Parleremo per anni del 31 a 30 con cui i Jacksonville Jaguars hanno sconvolto il mondo e i Los Angeles Chargers.
Vedete, per trenta minuti i Jacksonville Jaguars hanno giocato una delle peggiori partite che io abbia mai visto. O meglio, una delle partite più scriteriate che io abbia mai visto: permettetemi di velocizzare il racconto per almeno metà partita.
A due minuti dalla pausa lunga i Los Angeles Chargers controllavano le operazioni su un eloquente 27 a 0 reso possibile da non uno, non due, non tre ma ben quattro intercetti di Trevor Lawrence: il nervosismo del principiante?
Il 28 a 3 fra Patriots e Falcons, avendo avuto luogo durante nientepopodimeno del Super Bowl, ci ha insegnato a non dare mai per persa una partita prima del fischio finale, ma ammetto che a fronte di una prima metà di gioco da cinque turnover risulta difficile a chiunque non perdere la speranza.
Cinque turnover? Ebbene sì, Claybrooks ha mancato la ricezione di un punt prontamente recuperato dai Chargers che, occorre dirlo, sono stati molto bravi a mungere punti da ogni singolo errore dei padroni di casa.

La prima metà di gioco, però, si è conclusa sul 27 a 7 Chargers perché Lawrence, più per orgoglio che per altro, ha connesso con Evan Engram per il primo touchdown ai playoff della sua carriera: in questo touchdown è racchiusa tutta la forza mentale di Lawrence.
Catapultiamoci nella seconda metà.
Los Angeles conclude un buon drive con un punt, Jacksonville non si limita a fare quello che dovrebbe fare, va volutamente oltre, lancia un messaggio chiarissimo agli avversari, un messaggio da 14 giocate su più di sette minuti di gioco firmato da Marvin Jones che con una ricezione da 6 yard ha portato i suoi sotto solamente di due possessi.
Dobbiamo sempre ricordarci che i Chargers, in quanto Chargers, faranno cose da Chargers: ci tornerà utile per dopo.
La risposta di Los Angeles ha le sembianze di un ottimo piazzato da 50 yard di Dicker che li riporta sopra di sedici, o se preferite due possessi pieni.

Lawrence, incredibilmente, è riuscito a scrollarsi di dosso una prima metà da incubo e ora è in ritmo e nuovamente consapevole della propria illimitata forza: in un nonnulla il passivo si riduce a dieci lunghezze visto che trova Zay Jones completamente libero nei bassifondi della secondaria per un touchdown da 39 yard.
La conversione da due punti, però, la falliscono: 30 a 20 Chargers, c’è nuovamente una partita.
Herbert, fenomenale com’è, si carica la squadra sulle spalle regalandole esattamente ciò di cui ha bisogno, un drive lungo e fruttuos… oh no, Dicker sbaglia incredibilmente un piazzato da 40 yard che non trova i pali apparentemente per volontà divina: Chargerismi inquietanti.
Che ve lo dico a fare, ovviamente Jacksonville ha concluso il drive successivo con un altro touchdown, il quarto della giornata di Lawrence – così da compensare gli intercetti lanciati -, questa volta ricevuto da Kirk: la conversione da due punti ovviamente è un successo e la firma, indovinate un po’, Lawrence che imitando la statua della libertà converte lo sneak.
Sono sotto solamente di due punti!

Los Angeles dovrebbe limitarsi a muovere le catene, ma ovviamente parlando dei Chargers nulla può mai andare come dovrebbe: three n’ out, figuratevi che il primo snap del drive si è spento con un sack.
Palla nuovamente ai Jaguars, Lawrence ha l’opportunità di entrare nella leggenda alla prima partita ai playoff della sua vita. Io continuo a lodare Lawrence e i giocatori in generale, ma guardate Doug Pederson che giocata ha chiamato sul quarto down che avrebbe deciso la partita: guardate.

Mi sembra inutile dirvi che Patterson, da 36 yard, abbia realizzato il piazzato della vittoria: Trevor Lawrence, alla prima ai playoff, ha guidato i Jaguars all’autentico miracolo sportivo.
Non ha nemmeno senso parlare di numeri, statistiche, terzi down convertiti e chi più ne ha più ne metta, qua c’è da lodare la fibra morale di una squadra, un quarterback e un allenatore. Pur sotto di 27 e con più turnover commessi che primi down guadagnati, Jacksonville non ha perso la lucidità ed è rimasta aggrappata con grande razionalità a una partita che non li avrei biasimati l’avessero considerata persa.

Lawrence ha saputo scrollarsi di dosso un vero e proprio incubo trovando consistenza e ritmo senza mai strafare, Pederson ha continuato ad attaccare imperterrito il front seven dei Chargers con Etienne – ottima scelta – e dal nulla una squadra che indipendentemente dall’esito di questa partita poteva considerarsi soddisfatta della stagione fatta ha consegnato alla storia un vero e proprio capolavoro.
Sta nascendo qualcosa di importante a Duval County.
Ho il cuore spezzato per i vari Herbert, Ekeler e Allen, se solo questa squadra potesse contare su un gioco di corse efficiente con cui dissanguare il cronometro in situazioni del genere: Ekeler e Kelley hanno guadagnato la miseria di 55 yard su 20 portate, immaginatevi cosa sarebbe successo con un po’ più di efficienza.
È un peccato, non stanno riuscendo a sfruttare il contratto da rookie di un fenomeno generazionale come Justin Herbert.
Questa sconfitta non può che fare male, avevano letteralmente vinto una partita ai playoff… finché non l’hanno persa.

Ci sentiamo domani.

7 thoughts on “NFL: il riassunto del sabato del Super Wild Card Weekend 2022

  1. Che partita, per me la più equilibrata del primo turno e così è stata.
    Grandi tutti i giaguari e mi ripeto Pederson mi piace perché è un allenatore che rischia a differenza di altri che giocano col freno a mano tirato.
    Riguardi SF che dire.. uno spettacolo
    Complimenti a seattle per la stagione anche se io sono un po scettico su geno smith. Per me qb mediocre ,indipendentemente da questa partita, curioso di vederlo il prossimo anno visto che pare vogliano continuare con lui

  2. Che sport meraviglioso e folle grazie jaguars per una partita che entra nella storia NFL

  3. Pronti via e due partite da antologia dello sport. Trevor Zanardi bravo e fortunato: quale delle due conta di più? La seconda: con Pederson a dirigere si gioca in 12 (citofonare Belichick per informazioni).

  4. E anno prossimo bisogna fare il contrattino per Giustino….
    Ci saranno parecchi top player free agent in uscita da LA…
    E spero per loro e per tutte le franchigie della NFL,che nessuno di noi debba più vedere Staley su una sideline.

  5. Solo applausi per i Seahawks e Carroll, la vera sorpresa della stagione che si è fermata, dignitosamente, contro la migliore squadra della NFC. Dispiace umanamente per i Chargers e per un gruppo così talentuoso affossato da un coaching staff del genere. La squadra psicologicamente è crollata dopo il secondo touchdown dei jags, e tutta quella paura nasceva dalla sideline. La frustrazione di Bosa secondo me non era per la chiamata arbitrale, ma perché aveva capito che la partita era andata. Pederson non ha più niente da dimostrare ormai, e se Lawrence può avere un brillante futuro in NFL il merito è soprattutto suo, dopo una annata come quella scorsa che avrebbe abbattuto un elefante. Questi jags ora sono davvero la mina vagante, senza pressione possono fare altri scherzi

  6. No beh dai…va bene tutto…però non si può perdere una partita del genere! Il buon Lawrence chiude i primi tre drive con tre intercetti, poi ne becca un quarto…, voli 27 a zero quasi all’intervallo e poi perdi? E come poi!!! Con una difesa che si scoglie nelle secondarie e apre voragini spaventose (come aveva fatto in tutta la stagione effettivamente, ma come nei primi due quarti proprio non aveva fatto!) e con l’attacco che si inchioda completamente. Onore ai Jags e al loro ottimo allenatore, però ai Chargers manderei a casa tutto il coaching staff subito….dai…

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