Non potevamo chiedere di più, quello di cui siamo appena stati testimoni è un riassunto perfetto dell’unicità di questo sport: abbiamo assistito a puro e semplice caos, partiamo.

Certe cose, a volte, sembra quasi che succedano per volontà di entità superiori che in rari momenti di umanità decidono di interessarsi tutto d’un tratto alle nostre vicende mostrandoci rara benevolenza ed empatia. Il fatto che il primo snap giocato dai Buffalo Bills dopo l’incubo di lunedì notte sia coinciso con un touchdown su kickoff return mi costringe a interpellare divinità e destino. I Patriots le hanno provate veramente tutte e, per una volta, il reparto offensivo è stato capace di mettere a referto i punti che servivano, ma ogni giocata positiva di New England è coincisa con una giocata ancora più grossa di Buffalo: nel 35 a 23 con cui i Bills hanno di fatto eliminato i Patriots dai playoff troviamo un po’ di tutto. Figuratevi che a un certo punto New England era pure riuscita a scrollarsi di dosso quanto successo al fischio d’inizio portandosi in vantaggio 17 a 14, salvo poi vedere Buffalo portare in end zone un altro kickoff return firmato ancora una volta da un Nyheim Hines più che ispirato. I tre intercetti lanciati da Mac Jones nella seconda metà di gioco si sono però rivelati insormontabili per dei Patriots che nelle ultime settimane hanno perso partite di football in ogni modo immaginabile: Buffalo, nel frattempo, continuava a incrementare il vantaggio con puntuali big play.

L’emotivo successo dei Bills ha regalato ai Dolphins una gioia enorme, ossia la possibilità di giocare ai playoff proprio contro i rivali divisionali: per scolpire il risicato 11 a 6 con cui ha giustiziato i Jets e guadagnato l’accesso alla postseason Miami ha avuto bisogno di tutti e sessanta i minuti di gioco.
La partita ci ha regalato tutto ciò che potevamo aspettarci dal testa a testa Flacco-Thompson, entrambi i reparti difensivi hanno agevolmente imbrigliato l’attacco avversario sovraccaricando d’importanza ogni singolo punto. Sul 6 a 6 a pochi minuti dal termine, Miami è riuscita a tirare fuori dal cilindro il drive giusto al momento giusto regalando al kicker Jason Sanders l’opportunità di trasformarsi in eroe con un piazzato da 50 yard: i due punti che mancano per arrivare a undici li ha gentilmente offerti l’attacco di New York con un safety a termine della disperata girandola dei lateral.
Miami è ai playoff e attenzione che qualora dovesse tornare Tagovailoa…

L’urrà di Miami ha reso inutile il buon successo degli Steelers sui Browns, un 28 a 14 arrivato senza troppi patemi d’animo. È un vero peccato che una squadra autrice di una seconda metà di stagione del genere non abbia visto i propri eroici sforzi essere ricompensati da una tutto sommato meritata qualificazione ai playoff, ma il football è così, soprattutto a questo punto della stagione. Prestazione commovente del reparto difensivo che ha massacrato Watson con sette sack a cui vanno aggiunti tre turnover: dall’altra parte Pickett e compagni hanno efficientemente sfruttato le opportunità regalate dalla difesa mettendo a segno punti senza troppi problemi.
Indipendentemente dall’esito della stagione, ho il piacere di comunicarvi che con la vittoria di ieri Mike Tomlin ha mantenuto in vita la serie di stagioni consecutive chiuse con un record vincente: nei sedici anni trascorsi in Pennsylvania Tomlin non è mai dovuto venire a patti una percentuale di vittorie inferiore al 50%.

Spostiamoci in NFC, dove i Seattle Seahawks hanno fatto quello che dovevano fare passando 19 a 16 sui Los Angeles Rams dopo i tempi supplementari: che fatica però. Per accedere alla postseason Seattle non solo doveva vincere, ma pure sperare in un favore dei Lions – eliminati proprio dalla loro vittoria sui Rams – impegnati nel Sunday Night Football con i Packers.
Non è stata assolutamente una bella partita quella andata in scena a Seattle, o perlomeno, non è stata la partita che ci saremmo aspettati da una squadra che si stava giocando la stagione: figuratevi che il kicker Myers aveva pure sbagliato il calcio della vittoria al termine dei regolamentari spedendolo contro il palo – anche se, in tutta onestà, Seattle avrebbe dovuto chiudere i conti molto prima. Fortunatamente per lui e per il resto della squadra, Quandre Diggs ai supplementari ha messo a segno l’intercetto della vita dando così sia a Smith che a Myers l’opportunità per redimersi da una prestazione piuttosto deludente con un ultimo, decisivo drive: da 32 yard Myers non ha fallito.

Seattle, alla fine, ha potuto festeggiare l’imponderabile qualificazione ai playoff grazie all’eroismo dei Detroit Lions, passati 20 a 16 sui Green Bay Packers al termine di una partita in cui i ragazzi di Campbell non avevano assolutamente nulla per cui a giocare al di fuori dell’orgoglio.
Deve essere terribile scendere in campo dopo aver visto i propri sogni di playoff sfumare in modo così clamoroso, ma è chiaro che le motivazioni non mancheranno mai a una squadra allenata da Dan Campbell. Detroit ha giocato una partita generosa e coraggiosa rispondendo colpo su colpo ai Packers che, passati in svantaggio a meno di sei minuti dal termine, hanno visto la propria stagione spegnersi con un intercetto di Joseph e un paio di provvidenziali primi down dell’attacco guidato da Goff, fra cui una gigantesca conversione su quarto down a un minuto e spiccioli dal fischio finale.
È un peccato, i Lions avrebbero meritato i playoff.

Meno di due mesi fa sembrava insensato anche solo pensarci, ora è realta: i Jacksonville Jaguars sono ai playoff. Due mesi di crescita, efficienza e ritrovata competenza sono culminati in un sofferto 20 a 16 sui Titans che, a onor del vero, ci sono andati veramente vicini.
Quella andata in scena a Jacksonville è stata a tutti gli effetti una vera partita di playoff, un serratissimo e nevrastenico testa a testa che Tennessee stava interpretando in modo magistrale tenendo quanto più possibile il pallone lontano dalle mani di Lawrence; il dominio dei Titans trova riscontro nel tempo di possesso – più di 36 minuti – e nel fatto che si siano trovati in svantaggio per la prima volta solamente a meno di tre minuti dal fischio finale, quando Josh Allen ha riportato in end zone lo strip sack dell’onnipresente Jenkins. Non sicuramente la miglior prestazione di Lawrence, ma fa lo stesso, l’unica cosa che contava era vincere e ci sono riusciti con una prestazione da squadra vera.
Come vedrete nel pagellone nei prossimi giorni, Tennessee avrà molto su cui riflettere nei prossimi mesi.

Quanto successo a Indianapolis è semplicemente clamoroso.
Houston era a una sola sconfitta di distanza dal blindare la prima scelta assoluta al prossimo draft, ma purtroppo per il loro front office raramente in questo sport le cose vanno come dovrebbero andare: nel modo più rocambolesco possibile i Texans si sono portati a casa un incredibile 32 a 31 sui Colts che ha regalato la prima scelta al draft ai Chicago Bears.
Che i Texans fossero scesi in campo carichi lo si era capito dal 17 a 7 sul quale hanno concluso la prima metà di gioco, anche se poi Indianapolis con razionalità ha risalito la china fino a completare il sorpasso con una meta di Alie-Cox a una decina di minuti dal termine.
Sotto 31 a 24, Houston ha messo insieme un drive da antologia convertendo ben due quarti down, fra cui quello decisivo a meno di un minuto dal termine: su 4&20, infatti, Mills ha spedito in orbita una preghiera ricevuta da Jordan Akins dopo che il pallone ha clamorosamente bucato le mani di un difensore avversario. Ovviamente Houston ha optato per la conversione da due punti, convertita senza problemi da Akins e credo che per comprendere l’umore del front office mi basti farvi presente che Lovie Smith sia già stato licenziato.
Quasi sicuramente lo avrebbero messo alla porta indipendentemente dal risultato di ieri, ma la velocità con cui lo hanno liquidato è abbastanza eloquente.

La prima scelta va quindi in Illinois: era dal 1947 che i Chicago Bears non possedevano la prima scelta assoluta al draft.
Guidati da Peterman – sì, quel Peterman – i Bears hanno chinato il capo al cospetto dei Minnesota Vikings venendo battuti 29 a 13. Per vincerla ai Vikings è bastata una buona prima metà da parte dei titolari, vista la potenza di fuoco di questi Bears due possessi di vantaggio rappresentano un gap sufficiente per dormire sonni tranquilli: Cousins e compagni si sono tenuti in forma in vista dei playoff con trenta minuti di buon football conclusi sul 16 a 6.
Nella seconda metà di gioco Minnesota si è limitata ad amministrare il vantaggio, contribuendo così al clamoroso regalo per il front office dei Bears che ora controlla l’intero draft: ho come l’impressione che questa prima scelta non sarà utilizzata da loro.

Tutto facile per i Kansas City Chiefs che con un agevole 31 a 13 hanno liquidato la pratica Raiders e blindato il primo seed AFC: pure quest’anno, quindi, la AFC passerà da Arrowhead – salvo che al Championship Game incontrino i Bills. L’effetto sorpresa che ha permesso a Stidham di prendere a sassate la difesa dei 49ers è prevedibilmente svanito e, per una volta, a fare la voce grossa ci ha pensato il reparto difensivo dei Chiefs che non solo ha mandato fuori ritmo Stidham con sei sack ma ha pure tolto dall’equazione Josh Jacobs – 2.6 yard a portata. Dall’altra parte, nel frattempo, Mahomes e compagni facevano quello che sanno fare meglio continuando a incrementare un vantaggio – un rassicurante 24 a 3 a termine della prima metà – che si sono limitati ad amministrare nella seconda metà di gioco.

Contrariamente ai Chiefs, gli Eagles per portare a termine la propria missione hanno forse sofferto più del dovuto, soprattutto in una giornata di ferie pagate per Daniel Jones e altri titolari chiave dei Giants: sia quello che sia, grazie a un preciso 22 a 16 i Philadelphia Eagles si sono garantiti il primo seed NFC.
Sembrava fatta per gli Eagles, il 19 a 3 con cui si sono presentati all’ultimo quarto sembrava garantire loro la vittoria e una domenica di meritato riposo, ma New York con orgoglio e sfacciataggine ha messo a segno due touchdown che hanno reso decisamente più interessanti gli ultimi minuti di gioco.
Guardate che touchdown ha fatto Kenny Golladay: dovevi aspettare la partita più inutile della stagione per produrre qualcosa che possa anche solo lontanamente giustificare l’immondo contratto firmato quasi due anni fa?

Alla fine i Tampa Bay Buccaneers si presenteranno ai playoff con un record negativo, non sicuramente la condotta che mi sarei aspettato da una squadra di Tom Brady. Il 30 a 17 patito contro i Falcons rappresenta un raro esempio di sconfitta indolore, in quanto Bowles ha giustamente tolto i titolari verso la fine del secondo quarto visto che non aveva assolutamente niente per cui giocare.
Per la prima volta fra i professionisti, Desmond Ridder si è distinto con una buona prestazione da due touchdown e zero intercetti, anche se a fare la voce grossa ci ha pensato ancora una volta un gioco di corse ultra-efficiente guidato dalle 135 yard di Tyler Allgeier, running back di cui sentiremo parlare per anni.

Non sarà necessario ricorrere a una monetina per determinare chi fra Ravens e Bengals potrà giocare almeno una partita in casa ai playoff: Cincinnati ha fatto quello che doveva fare battendo 27 a 16 dei buoni Ravens, guidati per l’occasione da Anthony Brown.
Baltimore è riuscita a rendere più digeribile il risultato di una partita condizionata pesantemente dai tre turnover commessi dall’inesperto Brown nella prima metà di gioco: sopra 24 a 7 al rientro negli spogliatoi, Cincinnati non ha avuto particolari problemi ad amministrare il vantaggio negli ultimi trenta minuti.
Queste due squadre si incroceranno ancora una volta domenica notte ai playoff.

Non ho molto da dirvi sul 10 a 7 con cui i Panthers hanno regolato i Saints se non che è alquanto curioso che una squadra, nel 2023, sia in grado di vincere una partita in cui il quarterback titolare ha completato cinque passaggi per 43 yard sparacchiando, nel mentre, due intercetti.
Quello andato in scena a New Orleans non è stato sicuramente uno spettacolo, entrambi gli attacchi hanno faticato immensamente a mettere punti a tabellone, ma ciò nonostante vincere con un piazzato a tempo scaduto ha sempre il suo fascino.

Vittoria tranquilla per i San Francisco 49ers che con un netto 38 a 13 si sono presi cura della pratica Cardinals e blindato il secondo posto in NFC.
Il punteggio finale è piuttosto chiaro, non credo di aver valide ragioni per dilungarmi sulla partita, preferirei salutare decentemente J.J. Watt che si è congedato dalla NFL nel modo più appropriato possibile, con un paio di sack. Quando una leggenda del suo calibro saluta l’attività agonistica non possiamo che toglierci il cappello e ringraziarlo per le memorie che ci ha regalato, Watt è uno di quei giocatori che ci fa sentire fortunati ad aver seguito questa lega proprio in questi anni: è stato un privilegio vederti divorare offensive tackle per tutti questi anni. Non finirò mai di domandarmi cosa saresti potuto essere con un po’ più di salute, ma la tua carriera resta comunque un capolavoro.
Salvo ripensamenti, ci vediamo a Canton.

La stagione dei Broncos non poteva che concludersi in questo modo, con un’inutile e beffarda vittoria nella quale Russell Wilson ha finalmente giocato da Russell Wilson: il 31 a 28 con cui i Broncos hanno sgambettato i Chargers è arrivato in forza di un’ottima prestazione dell’icona di Seattle che ha raccolto ben 283 yard con 13 miseri completi.
Staley, a questo punto, può essere considerato uno dei peggiori allenatori della storia della NFL: spiegatemi il senso di tenere ostinatamente in campo i titolari in una partita totalmente priva di implicazioni playoff. I risultati delle partite delle 19 hanno infatti messo in ghiaccio il loro quinto seed, quindi vorrei capire le motivazioni di Staley nel rischiare la salute dei propri titolari per i playoff: dico ciò perché a seguito di un infortunio alla schiena la presenza di Mike Williams contro Jacksonville non è più scontata.

Terminiamo il nostro viaggio – in più sensi, purtroppo – con l’inquietante 26 a 6 refilato dai Commanders a dei pessimi Cowboys: non è come sembra, Dallas i titolari li ha tenuti in campo per quasi tutta la partita.
Prescott e l’attacco si sono resi protagonisti di una prestazione imbarazzante da nemmeno 200 yard di total offense – in media una giocata dei Cowboys si è estesa per 2.8 yard, esaltante – che immagino nessun tifoso volesse vedere a una sola settimana dai playoff: è problematico quando uno degli attacchi più profondi della lega è in grado di convertire solamente quattro dei 18 terzi down giocati.
Dallas nelle ultime partite è stata estremamente volubile e incostante, fatico a nascondere una certa preoccupazione per le loro prospettive ai playoff, non stanno giocando particolarmente bene a football e Dak Prescott sembra essere fisicamente incapace di concludere una partita senza intercetti.

Nei prossimi giorni pubblicherò articoli a ritmi forsennati, non ha senso salutarsi e brandire dell’inutile pathos, ma siete al corrente di quanto io ami la regular season. Congedarsi da Scott Hanson è sempre uno strazio, mettere a fuoco che fino a settembre non animerà più le nostre domeniche mi spinge a cercare informazioni sull’ibernazione.
Grazie di tutto Scott.

11 thoughts on “Il riassunto della diciottesima e ultima settimana del 2022 NFL

  1. Lo dico e lo ripeto, Bill Belichick è un emerito signor nessuno senza Tom Brady, se non avesse vinto alla lotteria due volte draftandolo prima e con l’infortunio di Bledsoe dopo avrebbe solo l’anello di matrimonio e sarebbe l’ennesimo buon defensive coordinator che non è riuscito a fare il grande salto. E la grande organizzazione dei Patriots, quella che a detta di tutti vinceva, semplicemente non esiste.
    Non parliamo poi dei vari football gods cari ai Brady hater che nei momenti decisivi si squagliano come neve al sole tipo Aaron Rodgers. Belichick e Rodgers, i due più sopravvalutati della NFL.
    I record delle squadre di regular season e gli MVP non servono niente, contano solo i playoff.

  2. Contento per i Lions e per il perculato Goff, non faranno i playoff ma hanno buone basi per il prossimo anno e per quanto possa contare hanno fatto lo sgambetto ai Packers (come si muoveranno il prossimo anno?)..
    Houston scelta suicida a dire poco..

  3. ho guardato la partita fra NE e i bills, e devo dire che mac jones ha giocato bene e gli intercetti sono più da ricercarsi nell’inettitudine dei ricevitori (quanti drop…)
    invece non rimango convinto dei bills, certo fanno big play su big play, pero’ hanno zero controllo sul cronometro e hanno fatto 14 punti su kickoff return contro NE, non certo i chiefs o i 49ers
    vedremo ai playoff, di sicuro saranno molto divertenti!!!
    ancora grazie mattia per i tuoi articoli, è davvero un piacere leggerli!

    • E’ stata la migliore partita di Jones della stagione anche se nel finale ha dovuto forzare e sono arrivati i turnover. Non tantissimi i drop ma uno decisivo di Parker sul finale se non ricordo male. I due ritorni sono quelli che hanno segato le gambe a NE ma NE quest’anno era una squadra mediocre e ha spesso trovato il modo di perdere le partite che poteva vincere come coi Bengals.

  4. Io credo che i Pats abbiano avuto una buona stagione e con un po’ di fortuna in più, avrebbero anche potuto centrare i playoffs (per fare comunque poca strada). La squadra ha talento limitato in attacco e Mac Jones è un onesto signor nessuno nel suo ruolo. Belichick è sicuramente un ottimo allenatore e tutta l’organizzazione ha cercato di mascherare la mediocrità in attacco con una ferrea disciplina e organizzazione in difesa. Ma non basta e non basterà. Il buon Bill credo abbia fatto il suo tempo a Boston e forse i Pats farebbero bene a imbastire una rebuilding seria, con coach nuovo e nuove facce in campo. I fasti del passato sono ormai lontani. Il talento in attacco è poco e l’arroganza di Bill non basta per vincere le partite. Per vincere servono i buoni giocatori e i buoni allenatori: gli uni senza gli altri non vanno da nessuna parte. Miami va ai playoffs grazie ad altri, dopo aver buttato via la stagione da metà novembre. C’è poco da festeggiare perchè siamo completamente allo sbando come squadra e soprattutto come QB. In condizioni normali abbiamo fatto soffrire tantissimo i Bills (vittoria da noi e sconfitta regalata da loro nel finale), ma adesso siamo davvero pietosi. Non credo a un upset, ma mi concentro su Tua: alla fine giocherà lui, ne sono sicuro, ma non ho nessuna aspettativa su di lui. Le sue chances se le è già ampiamente giocate e non credo proprio che in una partita così dura e importante si trasformerà in un condottiero. Quest’estate qualcosa succederà a Miami nel ruolo di Qb….., indipendentemente da cosa succederà nella wild card!

    • Anche per me con Tua non si va oltre l’allegro vivacchio. Però ho paura non ci sia lo spazio salariale per prendere un QB di spessore. Inoltre credo che oltre al QB in off season ci saranno dei cambiamenti nello staff tecnico in particolare il defensive coordinatore.

  5. A noi di Buffalo resta il rammarico che non ci abbiano fatto recuperare la partita con Cincinnati. Saltare il turno di wild card e incontrare Jaguars/Chargers al divisional sarebbe stato molto più agevole che avere un turno di wild card con Miami (la squadra che ci ha fatto più soffrire in stagione) e poi incontrare Cincinnati in un eventuale divisional. Però bisogna anche essere sinceri: era tutt’altro che scontato che quel recupero l’avremmo vinto.

    Su Houston, che dire? Non ho mai creduto al tanking e adesso ci credo ancora meno!

    Nel pronostico di inizio stagione avevo messo Detroit 9-8 ma fuori dei playoff: una delle poche cose che ho azzeccato. Curioso, però, che siano rimasti fuori a causa di Seattle, che in quel pronostico avevo indicato come squadra peggiore della lega, a 2-15!

    Brutto che Tampa Bay faccia i playoff con record negativo. Però, non ha avuto un calendario facilissimo, come la division lascerebbe intendere: ha una strenght of schedule del 50.3%, ben superiore a quelle di Philadelphia, San Francisco e Minnesota. Non mi stupirei più di tanto se riuscisse a battere Dallas.

  6. Un breve commento sul seed. In AFC KC, Buffalo, e Cincinnati mi sembrano una spanna sopra le altre, in NFC Phila e 49ers, TB con TB12 possibile variabile impazzita. Poi come è noto i play-off stravolgono sempre tutto: alzi la mano chi l’anno scorso avrebbe previsto un SB …… Rams-Bengals?

    • Onestamente Rams si Cinci no.. credevo dei Chiefs…
      In NFC credo che Tb12 non andrà da nessuna parte. Diverse Squadre più attrezzate e più forti dei Buccs

  7. Mi fa piacere per i Dolphins, dopo un anno di alti e bassi. Forse Tua dovrebbe essere gestito meglio, sia a livello tattico che di rischi infortuni.
    Da tifoso Ravens non so cosa pensare e provare per i nostri playoff. Bravo Harbaugh a preparare qualcosa con quello che ha in frigo, ma il menu è davvero striminzito.
    L’era Lamar Jackson pare stia chiudendosi con dei cloni di Lamar e ricevitori pescati qua e lá.
    Texans – Colts sinceramente non l’ho capita, cmq le facce del proprietario McNair e Lovie Smith erano bellissime.. non mi dispiace David Mills, forse meriterebbe una chance in una squadra diversa.

  8. Complice in non abbonamento a DAZN non ho seguito il campionato NFL questo anno, solo highlights del lunedì, ma non è la stessa cosa, ovviamente. Da tifoso dei Titans forse meglio perchè quello di T.è stato una regolar season allucinante, partiti malissimo si erano ripresi alla grande e complice una division “facile” si stavano avviando alla vittoria e ai p.o.senza problemi, ad un tratto però hanno iniziato a perdere e talvolta a perdere male e non ne hanno azzeccate più una. Con il capolavoro della partita finale, quando in vantaggio, si sono fatti rimontare banalmente e sono stati, giustamente, buttati fuori. Bisognerebbe trovare la scatola nera della stagione e capirci qualcosa. La off-season sarà lunga e complicata con grosse decisioni da prendere.

Leave a Reply to GianlucaCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.