Non saprei che introduzione proporvi.
Forse sarà il fatto che Verona sia diventata come Londra e nell’ultimo mese credo di avere visto il sole massimo tre volte, forse no, non lo so nemmeno io sinceramente, l’unica mia certezza ora come ora è la sensazione di desolazione che solamente gli ultimi giorni della regular season sanno farti provare. A breve certe squadre scompariranno dalla nostra vista fino a settembre e che senso ha tutto questo se non c’è azione da commentare? Dopo un campionato del genere è difficile approcciarsi alla offseason con lo stesso piglio degli ultimi anni, è successo esattamente il contrario di quasi tutto quello che avevamo previsto, con che coraggio pontifico cose a marzo e aprile quando tutto è così perfetto e rassicurante?
Non lo so, veramente.
Facciamo che oggi parliamo di un paio di squadre che si sono definitivamente assicurate un posto ai playoff? E dopo di qualcosa di diverso, a piacere.

I New York Giants meritavano una giornata come quella di domenica, veramente.
Dopo aver dovuto digerire il mesto tramonto della schizofrenica carriera di Eli Manning e sopportare la mediocrità innescata dall’interminabile alternanza di nomi in panchina – McAdoo, Shurmur e Judge: li ricordavate tutti? -, New York aveva bisogno di un momento di rottura, di un qualcosa di tangibile capace di spezzare l’odiosa inerzia che stava spingendo questa franchigia nel baratro. Questo momento non può coincidere con la semplice partita di ieri che sì, è stata una festa, ma non rende giustizia a un cammino che ha del clamoroso. Questi Giants non potevano veramente ambire ai playoff. Non erano stati costruiti per quello, qualificarsi alla postseason non era l’obiettivo che avrebbe definito la loro stagione.
Il 2022 avrebbe dovuto essere un semplice anno zero, l’occasione buona per capire chi tenere prima di dare il via a una spietata purga il cui fine ultimo era cancellare gli errori commessi dal vecchio regime.
New York, invece, è ai playoff.

Non credo faranno chissà quanta strada, non sono né navigati né attrezzati abbastanza per sognare una cavalcata a gennaio, ma non importa, i tifosi possono finalmente coricarsi con la consapevolezza di avere qualcuno a cui aggrapparsi durante l’ardua scalata verso la competitività: questo qualcuno è ovviamente Brian Daboll.
Forse sto romanticizzando, non lo escludo, ma questo campionato dovrebbe trovare un posto al museo della Hall of Fame. Il roster dei Giants è veramente povero di talento, il parco ricevitori fra infortuni e addii precoci – Toney – s’è trovato costretto a rivolgersi ai vari Hodgins e James, non proprio i Carter e Moss della situazione, non è concepibile che una squadra del genere con un quarterback incline all’errore come Daniel Jones abbia giocato con questa disciplina. Daboll ha trovato modo di spingere chiunque oltre ai propri limiti, permettendo così a Jones di viversi una stagione che potrebbe addirittura essergli valsa un buon contratto ai Giants o altrove.

La qualificazione ai playoff l’hanno raggiunta con intelligenza, limitandosi spesso a fare il necessario per non mettersi nella posizione di perdere, a quello ci avrebbero pensato gli avversari che, puntualmente, avrebbero commesso un paio di scivoloni: non è sicuramente stato facile, ma New York si è sempre barcamenata con intelligenza nei momenti più caldi delle partite riuscendo spesso a spuntarla.
È semplicemente assurdo che un attacco al massimo nella media e una difesa da parte destra della classifica abbiano vinto così tante partite, figuratevi che la differenza fra punti fatti e punti subiti dà come risultato un soddisfacente zero: ripeto, tutto nella media. Fra novembre e dicembre non hanno vinto una partita di football americano per quasi quaranta giorni, giusto per enfatizzare.
Con un liberatorio 38 a 10 agli Indianapolis Colts New York si è garantita un posto ai playoff che deve essere motivo d’orgoglio. Non mi importa quanta strada faranno e come saranno eliminati, dobbiamo applaudire una vera e propria impresa sportiva firmata da un allenatore alle prime armi che ha dimostrato immediatamente di saper vincere in campo e nello spogliatoio.
Sorridete tifosi dei Giants, la squadra del 2023 sarà decisamente più sua rispetto a quella di quest’anno, sorridete.

A un certo punto i Tampa Bay Buccaneers erano completamente fuori dalla partita.
Quando una squadra con debilitanti difficoltà a mettere a referto punti precipita sul 14 a 0 a metà del secondo quarto, perdere le speranze è totalmente legittimo.
Invece, dal nulla, Tampa Bay ha ritenuto opportuno ricominciare a comportarsi da Tampa Bay e a segnare touchdown, non ad accontentarsi ostinatamente di inutili piazzati. Anche se la lunga attesa potrebbe aver distorto la percezione – e le aspettative – collettiva di questa squadra, non ha alcun senso elevare a miracolo quanto fatto da Brady e compagni, il contrario: prestazioni del genere le abbiamo aspettate tutta la stagione. In un certo senso ci erano dovute. L’esplosione di Evans è stata epica, davvero, ma non dobbiamo commettere l’errore di esaltarci e proclamarli legittimi contender per il Super Bowl, venti minuti di buon football non compensano a quindici partite e mezzo di dolorosa e insopportabile legnosità.

Ne avevano assolutamente bisogno però. Credo che essersi sbloccati in modo così fragoroso nel singolo momento più importante del campionato lenisca notevolmente l’autostima.
Dopo mesi di corse contro muri e passaggi più orizzontali che verticali, Tom Brady ha levato la sicura dal braccio destro e ha ricominciato a connettere in profondità con Mike Evans e a racimolare yard a grappoli. La competizione era quello che era, non mi interessa se il livello in NFC South è così basso che ci permette quasi di vedere i Panthers come squadra da playoff, e la stagione resta indubbiamente deludente, ma attenzione che i Buccaneers potrebbero trovarsi in uno stato mentale potenzialmente pericoloso.
Sono al corrente dei tanti limiti, ma non hanno nulla da perdere e hanno dimostrato a sé stessi di essere ancora capaci di segnare punti e inanellare big play con la disinvoltura a cui ci avevano abituati.
Forse l’asticella è stata fissata troppo in basso dopo un autunno così deprimente, ma per la prima volta da mesi Tampa Bay si trova in una posizione in cui si sta bene, ossia con la certezza di giocare ai playoff: immagino che una volta dentro ci pensi Tom Brady a fare quello che sa fare meglio.

Io non so cosa pensare dell’aggiunta del settimo seed.
È lapalissiano che più squadre ai playoff significa più squadre coinvolte fino all’ultimo nella corsa ai playoff e che ciò favorisce caos e divertimento, ma la qualità? Siamo veramente messi così male da doverci esaltare per la rissa fra squadre come Patriots, Dolphins e Steelers da una parte e Lions, Packers e Seahawks dall’altra? Tutte le squadre appena menzionate sono indubbiamente buone a modo loro, ma per i campionati che hanno giocato a mio avviso non meriterebbero i playoff. Troppa inconsistenza, troppe squadre monoreparto, il troppo stroppia – giusto per portare avanti l’allitterazione.
Mi stimola e diverte una bagarre del genere, in questo momento della stagione un po’ di motivazione extra non può che far bene a chiunque e sono favorevole a qualsiasi cosa ci aiuti a ridurre l’esposizione a tutti i Blough contro Ridder di questo mondo, ma sono perplesso, lo ammetto.
Quando la NFL era ancora piccola e in bianco e nero i playoff erano costituiti dalla sfida fra le vincitrici di conference, un fulmineo scontro diretto che avrebbe assegnato il titolo NFL: in una sessantina d’anni siamo passati dall’elitismo più insopportabile ai Bears del 2020 e agli Steelers del 2021 ai playoff?

È già abbastanza avvilente dover venire a patti con il fatto che i Buccaneers si siano impossessati del quarto seed con al massimo nove vittorie, mentre dall’altre parte i Titans potrebbero riuscirci addirittura con otto, figuriamoci dover accettare altre due squadre da nove vittorie nella migliore delle ipotesi. C’è il serio rischio che più di un terzo delle squadre che danno vita alla griglia playoff concluderà la stagione con un numero di vittorie a una singola cifra – la quinta squadra è New York.
Hanno senso dei playoff così? Preferite la quantità a scapito della qualità o l’iniezione di adrenalina che solo i playoff del college football con la loro brevitas sanno dare? Le circostanze ci hanno costretto a trasformarci tutti in René Ferretti?
Fatico a trovare una risposta, anche perché se propendessi il modello college football risulterei ipocrita visto che passo paragrafi interi a professare il mio amore per la regular season e l’abbondanza da lei garantita.

La giuria nella mia testa sta ancora discutendo, non so veramente cosa pensare.
È perversamente divertente scervellarsi sugli scenari playoff, mettere a fuoco che squadra X si qualificherebbe solamente in caso di vittoria e concomitante sconfitta di squadre Y, Z e qualche altra lettera che Elon Musk userebbe come iniziale per il nome di un figlio. Non ho alcuna intenzione di nascondere la mia trepidazione verso Week 18 e la moltitudine di “se” e “ma” in cui dovremo dimenarci, ma è triste che squadre che hanno giocato solamente mezza stagione – Packers, Lions e Steelers – si contendano l’ultimo posto ai playoff contro squadre inconsistenti e mai pienamente convincenti come Patriots, Dolphins e Seahawks: nessuna di loro, a mio avviso, dovrebbe essere associata ai playoff, il ring sopra il quale si azzuffano i veri pesi massimi di questa lega.
Quanto appena detto, però, sta anche apparecchiando la tavola per eventuali upset epocali: immaginatevi i Vikings perdere contro i Giants o i Packers giocare il tiro mancino ai 49ers, immaginatevi vivere in un mondo in cui succedono cose del genere.
Mi sono convinto, playoff a venti entro il 2030?

8 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 17 del 2022 NFL

  1. E’ una stagione senza certezze a dir poco. Anche le squadre con un record oltre le 10 vittorie hanno talloni d’Achille e incertezze. Cincy e San Francisco oggi con più vento in poppa delle altre. Spero che il primo giro dei playoff non sia così scontato. Certo che ammettere 14 squadre su 32 al torneo non è super selettivo, ma il tema più che sulla spettacolarità dovrebbe essere discusso dal lato della salute dei giocatori.
    Più partite, più colpi, meno riposo credo che portino maggiori probabilità di farsi male.
    Tifo per Hamlin (stanotte, impressionante), Hyde, Tua, Stafford, per il loro futuro, con o senza campo di football. Spero in protocolli di salute e sicurezza sempre più stringenti perché questi ragazzi non si compromettano la vita per lo spettacolo che amiamo.

  2. Unica perplessità sui PO, e lo dico da anni, è che conti di più la posizione nella division del record generale. Se l’accesso ai PO venisse fatto in base solamente alla posizione nelal conference non avremmo squadre con record perdente ai PO.
    Già il fatto di giocare in una division debole ti avvantaggia, vedi Patriots per lunghi anni o Packers degli ultimi che praticamente partivano già da un record di 6-0, se poi ti basta vincere la division per giocare a gennaio arrivi ai Tampa bay del 2022/23

  3. Credo che in questo momento la formula perfetta l’abbia trovata la Mlb: tre division per lega, con sei squadre ai playoff (le tre vincitrici più tre wild card). Con tre division da cinque squadre, sono ridotte ai minimi termini le possibilità che una squadra vada ai playoff con un record negativo (infatti, credo che non sia mai successo).

    Il problema della Nfl è che avendo 16 squadre per conference non puoi fare tre division: puoi farne due da 8. Ma poi il calendario diventa un casino: la Mlb, avendo 162 partite, ha molto più spazio di manovra nella formulazione dei calendari.

    Stendo un velo pietoso sulla Nhl, che ne porta 16 su 32, e sulla Nba, che se teniamo da conto il play-in ne porta addirittura 20 su 30.

    Anche se forse, dopo il dramma di stanotte, più che rivedere i playoff bisognerebbe rivedere la stagione regolare. Magari non sarebbe cambiato nulla, ma con una stagione a 14 gare (+ 2 bye) e con l’abolizione delle partite del giovedì credo che la salute dei giocatori sarebbe un tantino più tutelata. Prego per Hamlin e spero che vada tutto bene.

    • Tutto condivisibile.
      Non seguo la mlb ma sono d’accordo anche a quanta sia ridicola la nba per i playin e per le troppe partite di regular season . Per la nfl cmq tampa non andrà da nessuna parte così come altre arrivate per il rotto della cuffia.
      Spero per Hamlin che tutto si risolva meglio

  4. Mah, la possibilità di upsets rende intrigante l’espansione al 7° team. Ed evita un mazzo di partite farlocche alle ultime 2-3 settimane di regular season. Io sono favorevole. Aspetto per domani il commento all’incredibile e tragica vicenda di Hamlin

    • Allora, non vorrei dire stupidaggini, perché questi calcoli sono sempre complicati, ma Miami dovrebbe andare ai playoff se:

      – Vince e New England perde o pareggia.

      – Pareggia, New England perde, Pittsburgh perde o pareggia.

      Credo che sia in ogni caso eliminata qualora dovesse perdere.

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