La regular season è purtroppo agli sgoccioli e si sta avvicinando a grandi falcate il mese abbondante in cui 18 squadre scivoleranno mestamente in secondo piano, dando giustamente spazio a chi si è messo nella posizione di portare avanti la propria quest per il Lombardi. Sapete fin troppo bene quanto ami la regular season e, prima che sia troppo tardi, ho deciso di tornare sul luogo del delitto e parlarvi delle migliori (col senno di poi) mosse che hanno movimentato la scorsa offseason.
Articoli del genere non godono di chissà quale longevità visto che non è affatto da escludere che, per infortuni o sciagure varie, quello che oggi sembra un indiscutibile affare domani si trasformi in un contratto zavorra capace di sabotare intere offseason: tutto questo per dirvi di prendere questo articolo per quello che è, una giustificazione per prolungare di qualche minuto la meritata permanenza in bagno.
Mi sembra inutile dirvi che domani vi parlerò delle peggiori mosse.


Ogni singolo ricevitore messo sotto contratto dai Jacksonville Jaguars

Penso che per espiare la mia pena non basti nemmeno tutta la cenere prodotta dal grande incendio di Londra del 1666, il mio capo ha bisogno di essere cosparso da molta più cenere perché ho letteralmente passato un’intera offseason a criticare aspramente ogni singola mossa dei Jacksonville Jaguars, riservando un particolare livore alle acquisizioni di Evan Engram, Christian Kirk – per il contratto – e Zay Jones.
La buona notizia è che da oggi in poi per esporvi efficacemente la mia incompetenza non ho bisogno di chissà quali giri di parole, mi basta puntare il dito contro le patetiche e sovrabbondanti critiche al corpo ricevitori dei Jacksonville Jaguars.
Indubbiamente dietro i passi da gigante compiuti da Trevor Lawrence c’è lo zampino di Doug Pederson, classico esempio di allenatore che se la cava piuttosto bene nel proprio lavoro, ma anche la produzione offerta dal trio sopracitato ha aiutato in quanto tutti e tre i ricevitori hanno agevolmente scollinato quota 700 yard confezionando puntuali big play nei momenti di massimo bisogno.
Engram ha rilanciato una carriera stagnante mettendo in chiaro che se usato correttamente può essere un mismatch vivente, Jones sta offrendo produzione da vero e proprio WR2 a prezzo da discount e Kirk, malgrado un contratto che tuttora non mi convince, può essere tranquillamente visto come go-to-guy in un gioco aereo funzionale.


Za’Darius Smith ai Minnesota Vikings

Questa brucia ancora, la ferita non ha ancora avuto modo di rimarginarsi perché domenica dopo domenica Smith, con sadica soddisfazione, ci getta sopra bruscate di sale: aveva trovato l’accordo con Baltimore, la tavola era apparecchiata per il gran ritorno finché dal nulla s’è smaterializzato.
La difesa dei Vikings, malgrado statistiche tutt’altro che incoraggianti, tende a trovare la giocata nel momento più delicato in assoluto e Za’Darius Smith si destreggia piuttosto bene in quest’arte – anche se spesso il suo contributo non sporca il tabellino: Smith è una macchina da pressioni.
Nulla compendia meglio ciò che sto tentando di dirvi della seguente statistica: fra Week 12 e Week 16 Smith ha messo a segno solamente mezzo sack che se di per sé potrebbe far storcere il naso, accompagnato dalle 22 pressioni totali fatte registrare in quest’intervallo temporale ci mette davanti a un pass rusher dominante.
Smith è l’uomo attorno a cui gli offensive coordinator avversari architettano il gameplan settimanale, è il nemico pubblico numero uno di ogni tackle e il compagno ideale per chiunque visto che la sua semplice presenza sta permettendo a Danielle Hunter di godere di un numero malsano di uno contro uno che, per la sorpresa di nessuno, sta consistentemente vincendo.
Quattordici milioni all’anno per una produzione del genere sono un vero e proprio affare.


Il primo round al draft dei New York Jets

Un primo turno del genere è tutto quello che serve ai fautori della Moneyball nel football americano per ritrovare il coraggio dei giorni migliori e – provare a – convincerci che la detonazione del roster sia una tappa obbligatoria in ogni progetto vincente ché l’unica cosa che conta è accumulare pick con la stessa cupidigia con Zio Paperone lancerebbe nel deposito il resto dopo la spesa pagata in contanti.
Non ci sarebbe nulla di empio nell’affermare che Sauce Gardner e Garrett Wilson possono già essere considerati i due migliori giocatori dei Jets, anzi, il contrario visto che non riuscirei a nominare un singolo cornerback che stia giocando meglio di lui: figuratevi che guida la fantasiosa classifica posizionale di PFF pur marcando (annullando) domenica dopo domenica il miglior ricevitore avversario. Non è assolutamente normale che un cornerback rookie giochi in questo modo.
Garrett Wilson, malgrado i continui disservizi dei quarterback di turno, ha superato agevolmente quota mille yard affermandosi come uno dei più intriganti prospetti offensivi dei prossimi anni ed erigendosi a faro di un gioco aereo che aveva disperatamente bisogno di un punto di riferimento. Non saprei dirvi se sia stato lui il miglior ricevitore rookie del campionato, Olave mi ha veramente impressionato, ma è chiaro che New York abbia fra le mani un futuro Pro Bowler che renderà felice chicchessia quarterback.
A tutto ciò dobbiamo aggiungere Jermaine Johnson, finora evanescente pass rusher che sono convinto Saleh riuscirà a rendere produttivo e costante più prima che poi. So a cosa state pensando: Breece Hall è stato selezionato al secondo round.


Dare fiducia a Geno Smith… e più o meno ogni mossa al draft

Ennesimo episodio della deprimente serie con protagonista un ragazzo senza particolari talenti che vuole ostinatamente parlare di football americano: vi ricordate di quando facevo umorismo sulla battaglia fra Drew Lock e Geno Smith?
Non lo avessi mai fatto.
Che i Seattle Seahawks, indipendentemente dall’esito della stagione, abbiano vissuto un campionato incomparabilmente migliore rispetto a quello dei Denver Broncos non ha alcun senso perché si sono letteralmente privati di uno dei migliori giocatori nella loro storia – nel ruolo più importante in assoluto – eleggendo come successore Geno Smith. Si parlava di ricostruzione, d’errore ad aver perseverato con Pete Carroll, di pessima previdenza a essersi privati solamente del quarterback e non aver spedito altrove i vari Lockett, Metcalf e Adams, insomma, per un paio di mesi i Seattle Seahawks erano diventati uno dei più pigri meme della NFL e Geno Smith prestava graziosamente il volto a questo meme: poi è iniziato il campionato.
Geno ha giocato consistentemente come uno dei dieci migliori quarterback della lega mettendosi nella peculiare posizione di ricevere il primo contratto della vita a 32 anni – mi risparmierò battute sulla situazione lavorativa italiana: è evidente che Seattle abbia trovato in lui una soluzione sul corto-medio termine e la maturazione dei vari Cross, Mafe, Bryant, Woolen e Walker mi obbliga a pensare che il meglio debba ancora arrivare per questa nuova versione dei Seahawks.


L’investimento dei Philadelphia Eagles per assicurarsi A.J. Brown

Questa e la prossima saranno piuttosto veloci perché i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Chapeau ad Howie Roseman per aver assemblato un roster incredibilmente profondo e completo nel quale giovani d’ottime speranze sono affiancati a squisiti veterani, ma non credo di esagerare a definire provvidenziale l’innesto di A.J. Brown che, di fatto, ha permesso a Jalen Hurts di trasformarsi da promettente quarterback con significativi punti interrogativi a legittimo candidato per l’MVP – che a questo punto deve andare a Patrick Mahomes.
Brown è comodamente uno dei migliori cinque ricevitori della lega, un porto sicuro nel quale ormeggiare nei momenti di massima difficoltà: tu lo interpelli, lui risponde presente.
La combinazione fra mani, fisicità e tecnica lo rendono un ricevitore completo capace non solamente di semplificare la vita al quarterback, ma pure a ogni ricevitore che ha la fortuna di giocare nello stesso attacco – si guardi Smith: zitto zitto potrebbe firmare la miglior stagione di un ricevitore nella storia degli Eagles.
Certi front office potrebbero prendere ispirazione da questa mossa: mettere a disposizione di un giovane quarterback un ricevitore del genere può radicalmente cambiare il futuro di una franchigia.


Ovviamente, la trade che ha portato Tyreek Hill ai Miami Dolphins

Se parlo di A.J. Brown sono costretto a menzionare pure Tyreek Hill, giocatore che ha dimostrato che il suo successo non dipendesse né dall’inesplicabile talento di Patrick Mahomes, né dalla presenza di Travis Kelce né dall’acume tattico di Andy Reid: Tyreek Hill è dominante in quanto Tyreek Hill.
In un mondo senza Justin Jefferson, Cheetah potrebbe essere universalmente essere visto come il miglior ricevitore della National Football League. La sua semplice presenza ha rivoluzionato un attacco stagnante e prevedibile trasformandolo in uno dei più esplosivi in assoluto: Miami è comodamente all’interno della top five per passaggi da più di 20 yard completati e non credo di dover approfondire questa statistica. Lui e Waddle danno vita a quella che con distacco è la migliore coppia di ricevitori nella lega.
Uno non può che domandarsi cosa sarebbe successo se Tua fosse stato risparmiato da tutte le commozioni cerebrali che stanno mettendo in dubbio il suo futuro in questa lega, diciassette partite di Tua-Hill avrebbero probabilmente garantito all’ex Chiefs di diventare il primo ricevitore nella storia a sfondare il muro delle duemila yard.
Non è un caso che Tagovailoa possa vantare il miglior passer rating della lega – fra i quarterback di ruolo e/o titolari – e il numero più alto di yard per tentativo: alla faccia del braccio noodle.


Bobby Wagner ai Los Angeles Rams

Non saprei dirvi se Bobby Wagner sia il migliore linebacker della NFL, ciò che è sicuro è che nel 2022 nessuno abbia giocato meglio di lui: Bobby Wagner a giugno compirà 33 anni.
Definire disastroso il campionato dei Los Angeles Rams sarebbe un enorme eufemismo, ma è fuori questione che la decisione di mettere sotto contratto l’ex avversario Wagner possa essere considerata un vero e proprio colpo di genio. Il futuro Hall of Famer è stato semplicemente meraviglioso continuando a fare ciò che lo ha reso uno dei migliori inside linebacker nella storia, ossia non sbagliare tackle – solamente 2.5% dei tackle tentati mancano il bersaglio – e coprire chiunque con un’efficacia insensata per un linebacker costretto a correre con running back, tight end e qualche volta pure slot receiver: in tutto ciò deve ancora concedere un touchdown in copertura.
In un’intervista ha recentemente dichiarato che la sua preparazione, oltre all’ovvio sollevamento dei pesi, comprende meditazione, yoga e basket e credo sia il caso di prendere collettivamente nota.
Dieci milioni all’anno per produzione da All-Pro e inestimabile leadership sono da articolo 624 del codice penale.


Il back-to-back di Jones dei New England Patriots al draft

Che mio articolo sarebbe senza un encomio a Bill Belichick?
Scherzi a parte, Belichick con le scelte 85 e 121 ha fatto sorridere il mondo selezionando due giocatori con lo stesso cognome, Jones, che però si sono trasformati velocemente in due interessanti pedine attorno alle quali costruire le eventuali fortune di domani. Jack Jones, fra gli alti e bassi tipici di un rookie, ha dimostrato di avere un futuro in questa lega e, avendo ben presente l’abilità di Belichick nel trasformare un cornerback pieno di potenziale in un All-Pro, credo proprio che avrà modo di togliersi belle soddisfazioni in carriera; Marcus, dall’altra parte, si è trasformato nel giocatore più elettrizzante dei Patriots diventando il classico tuttofare a cui basta solo mettere la palla in mano: figuratevi che ha segnato su kickoff return, con una pick six e su ricezione. E nel mentre se la cava più che discretamente come cornerback.
Mica male per due giocatori accolti con immotivato scherno per il cognome condiviso.


 

4 thoughts on “Le migliori mosse, col senno di poi, dell’offseason NFL 2022

  1. Grazie Mattia. Attendo con trepidazione e curiosità cosa scriverai di Wilson ai Broncos. Confesso che il povero, non economicamente sia chiaro, Russ ogni domenica che passa fa sempre più tenerezza… e… tristezza

  2. Unico neo di questa carrellata è l’assordante mancanza nel rilevare, quale prima e assoluta mossa dell’anno, l’acquisizione praticamente gratuita di Mcaffrey da parte dei 49niners.
    Un autentico Jolly, il ragazzo ha letteralmente trasformato l’attacco piuttosto asfittico di S.F., palesando pienamente la sua sostanziale essenza sovrumana.
    Se ho capito bene McCaffrey NON è stato selezionato per il proball: decisione incommentabile per la quale non trovo aggettivi adeguatamente offensivi.

    • È un articolo riferito alla offseason, McCaffrey è arrivato ai 49ers a fine ottobre con una trade, non era attinente all’articolo. ;)

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