Signore e signori di qualsiasi età, forma e sostanza spero abbiate trascorso un weekend sereno e soddisfacente, anche se prima di partire vorrei fare degli auguri speciali a tutti quelli e quelle per cui questi ultimi giorni sono stati più tristi e complicati di quanto avrebbero meritato: non dovete giustificare il vostro stato emotivo a nessuno e ricordate sempre che non è per forza detto che le cose continuino a peggiorare, datevi un’opportunità.
Mi raccomando.

Il nostro viaggio natalizio non può che partire dallo scoppiettante 40 a 34 con cui i Dallas Cowboys hanno messo pressione ai Philadelphia Eagles di Gardner Minshew: è sicuramente interessante che Dallas sia riuscita a replicare l’esatto punteggio della sconfitta di domenica scorsa contro Jacksonville dandogli, questa volta, uno spin decisamente migliore.
Non è sicuramente cominciata nel migliore dei modi per i Cowboys che, nel giro di cinque minuti, si sono trovati sotto 10 a 0 dopo che un pigro passaggio di Prescott indirizzato a Schultz nei pressi della flat è stato intercettato e riportato in end zone da Josh Sweat: inquietante che gli ultimi due drive dei Cowboys si siano conclusi con due lapidarie pick six, molto inquietante.
Fortunatamente per noi e per i loro tifosi, però, Dallas è velocemente rinsavita e al termine di un magistrale drive da 14 giocate Elliott ha firmato il touchdown del -3. Nel giro di pochissimo tempo Dallas avrebbe completamente ribaltato il risultato grazie a un ottimo touchdown di CeeDee Lamb da 36 yard arrivato dopo un inopportuno intercetto di Minshew: c’è una partita in Texas.

Con personalità e razionalità Philadelphia non s’è persa d’animo ripercorrendo immediatamente il campo fino ad arrivare a una misera iarda dal touchdown del controsorpasso: quando gli Eagles devono coprire una distanza del genere la scelta è sempre la stessa, la loro versione modificata del quarterback sneak nella quale i running back spingono il quarterback che di fatto deve solo collassare sulla ruspante linea d’attacco che quella iarda la prenderà sempre e comunque.
Uno scambio di piazzati ha preceduto l’ingresso negli spogliatoi, 20 a 17 Philadelphia, c’è una partita… anche se dopo il touchdown del 27 a 17 di DeVonta Smith, arrivato a seguito di un three n’ out di Dallas, sembrava che i ragazzi di Sirianni fossero pronti a prendere definitivamente il largo.
Analogamente a quanto successo nella prima metà, il momento in cui Philadelphia sembrava avesse preso il là è coinciso con quello della resurrezione di Dallas che prima si è portata sotto di un possesso grazie a un piazzato di Maher e poi, dopo un sanguinoso fumble di Minshew, l’ha impattata sul 27 pari con un pregevole touchdown di Gallup.

Pure questa volta, incredibilmente, Philadelphia non s’è minimamente scomposta riportandosi avanti di un possesso intero grazie a un ulteriore touchdown di Smith a termine di un grandissimo drive da 13 giocate nel quale Minshew ha convertito ben quattro terzi down: potete intuire l’epilogo del drive successivo dei Cowboys, a segnare ci ha pensato ancora una volta Lamb anche se a rubare la scena è senz’alto stato T.Y. Hilton che tramite una ricezione da 52 yard ha permesso a Dallas di convertire un proibitivo 3&30.

Era quasi finita, tutto da rifare per Phil… intercetto? Ebbene sì, nel peggior momento possibile Minshew sparacchia un altro intercetto che permette a Dallas di mettere il muso avanti grazie a un piazzato di Maher che, pochi minuti dopo, si ripete con la quarta conversione della giornata, questa volta arrivata a seguito di un pessimo fumble di Miles Sanders ultimamente in guerra aperta con il pallone.
Il drive della disperazione di Philadelphia s’è concluso con un mesto turnover on downs nei pressi della red zone, vittoria Cowboys tutto sommato meritata anche se Minshew, qualche errore di troppo a parte, non ha affatto sfigurato e ha tenuto la sua squadra competitiva contro una più che diretta avversaria.
Proprio una bella partita, spero che queste due squadre abbiano modo di incrociarsi anche ai playoff.

Strappare il pass per i playoff con lo sforzo minimo, bene così immagino. Ai Baltimore Ravens per aver ragione degli Atlanta Falcons è bastato un oramai tipico 17 a 9 reso possibile da una buona prestazione del reparto difensivo. Siamo arrivati a un punto in cui oramai le squadre le conosciamo per quello che sono veramente, quindi credo di poter passare oltre la descrizione della vittoria Ravens: tante corse – eccellente Gus Edwards -, Justin Tucker a muovere il punteggio al termine dell’ennesimo drive impantanato in red zone e una difesa che non concede veramente niente, soprattutto dopo l’innesto di Roquan Smith. La competizione era quello che era, gli Atlanta Falcons di Desmond Ridder sono veramente poca roba anche se occorre mettere in risalto che questi si siano avvicinati alla vittoria più di quanto possa suggerire il punteggio finale: Atlanta, infatti, è stata tenuta a bocca asciutta in red zone dove quattro pregevoli viaggi hanno fruttato loro solamente nove punti.

Non ho idea di cosa diamine stia succedendo a Foxborough, so solo che qualcuno sta attentando alle coronarie del mio amato Bill Belichick: nuova settimana, nuovo psicodramma firmato Patriots che gettano alle ortiche un’improbabile vittoria. Sotto 22 a 0 a termine di una prima metà nella quale l’attacco dei Bengals ha completamente umiliato la difesa orchestrata da Belichick, New England ha risalito la china fino a portarsi sotto 22 a 18 – punteggio finale – a cinque minuti dal termine. A rendere plausibile la quasi rimonta ci ha pensato un’esaltante pick six del solito Marcus Jones, un touchdown di Kendrick Bourne e un folle TD di Jakobi Meyers che ha di fatto ricevuto un assist volante di Bourne a termine di quella che può quasi essere vista come una Hail Mary – da mettere in evidenza che Nick Folk abbia sbagliato entrambi gli extra point tentati.

Sorprendentemente sotto di quattro, New England s’è ripresa il pallone grazie a un’eroica giocata individuale di Matt Judon che ha strappato il pallone dalle mani di un atipicamente ingenuo Ja’Marr Chase, restituendo così il possesso a Jones e compagni a tre minuti dal termine.
Con l’inerzia dalla propria parte New England ha ripreso a muovere enciclopedicamente le catene fino ad arrivare a una manciata di yard dal touchdown dell’improbabile sorpasso che, a quel punto, sembrava essere mera formalità: il solitamente affidabile Rhamondre Stevenson, però, ha perso il controllo del pallone impacchettando così la vittoria ai Bengals, sempre più leader in AFC North.
Direi che dopo questa la nave per i playoff sia definitivamente salpata per i New England Patriots.

A proposito di navi salpate, s’arresterà mai la caduta libera dei Tennessee Titans?
La quinta sconfitta consecutiva è senza ombra di dubbio la più dolorosa, visto che l’inaccettabile 19 a 14 inflitto loro dai Texans ha permesso ai lanciatissimi Jacksonville Jaguars di completare il sorpasso e appropriarsi, momentaneamente, del quarto seed AFC. Pomeriggio veramente funesto per il rookie Malik Willis che, di fatto, non è riuscito a trovare alcuna parvenza di ritmo completando 14 dei 23 passaggi tentati per la miseria di 99 yard e due intercetti che hanno fatto sfumare i sogni di rimonta nelle battute finale. Derrick Henry a parte, i Titans sono offensivamente inesistenti e se alla scarsa potenza di fuoco aggiungiamo pure gli errori – più o meno legittimi – di Malik Willis pronosticarli ai playoff mi risulta quasi impossibile. Onore ai Texans che seppur senza motivazioni tangibili da diversi mesi stanno comunque vendendo carissima la pelle.

Vittoria meno tranquilla di quanto possa suggerire il punteggio finale quella dei Bills sui sempre encomiabili Chicago Bears: il 35 a 13 finale è a mio avviso fuorviante visto che a una decina scarsa di minuti dal termine Chicago si trovava sotto solamente di otto punti. Il delta tecnico fra le due squadre s’è rivelato insormontabile per Chicago che, dopo un buon inizio, non è più stata in grado di tenere vivi drive mentre Buffalo, pian piano, prendeva il largo. Il debilitante freddo ha indubbiamente reso difficile praticare con particolare successo l’arte del football americano, ma sono tuttavia costretto a comunicarvi che pure ieri Josh Allen si sia reso protagonista di un paio d’errori semplicemente non da Josh Allen: contro i Bears lapsus del genere difficilmente costeranno una partita, contro i Chiefs ai playoff invece…

I Chiefs, vittoriosi 24 a 10 sui Seahawks, non possono che continuare a sperare in uno scivolone dei Bills per impossessarsi nuovamente del primo seed AFC.
Non è stata sicuramente una partita esaltante quella andata in scena ad Arrowhead dove per una volta a fare la differenza ci ha pensato la difesa dei Chiefs, consistente nel portare pressione a un Geno Smith non certamente incisivo. A Mahomes e compagni è bastato quindi amministrare l’imponente 17 a 0 su cui si sono catapultati a metà del secondo quarto per portarsi a casa la tredicesima vittoria stagionale: tre touchdown totali per Mahomes, sempre più probabile MVP.

Disastro totale, disastro impronosticabile, disastro che farà male quello che i Detroit Lions dovranno provare a metabolizzare nei prossimi tutt’altro che festivi giorni: il Grinch ha le fattezze di una pantera poiché i Carolina Panthers hanno umiliato i Detroit Lions triturandoli 37 a 23. Il punteggio finale è di una gentilezza indescrivibile, fidatevi di me.
Lo spirito natalizio è riuscito a corrompermi e mi limiterò a definire patetica la prestazione dei Lions, letteralmente massacrati lungo la linea di scrimmage: i Panthers per vincerla si sono limitati a correre a ripetizione sul front seven avversario, assolutamente incapace di opporre alcun tipo di resistenza. Figuratevi che Foreman e Hubbard, non certamente due fulmini di guerra, a metà partita avevano già oltrepassato quota 100 rushing yard a testa: Carolina ha imposta la propria volontà con fisicità e metodicità guadagnando ben 570 yard di total offense, numeri che non avrebbero senso nemmeno se messi insieme dai Chiefs. Delude e ferisce vedere i Lions vanificare l’ottimo lavoro degli ultimi mesi andando a perdere una partita decisiva contro un’avversaria tutt’altro che irresistibile.

Partita appropriata e coerente quella fra Giants e Vikings: permettetemi di porgere i miei più sinceri complimenti a entrambe le squadre, autrici di una performance dal sapore gennarino. L’ha vinta nella maniera prediletta la squadra più forte, Minnesota, che con un impressionante piazzato da 61 yard di Greg Joseph s’è rallegrata il Natale con un fondamentale 27 a 24 su degli stoici New York Giants.
Figuratevi che si potrebbe anche pensare che l’avrebbero meritata i Giants, costretti loro malgrado a interpellare un po’ troppo frequentemente Graham Gano e ad accontentarsi di tre punti invece che di succosi touchdown: Minnesota, dall’altra parte, spremeva un touchdown dalla maggior parte dei drive arrivati fino in red zone, mettendo a segno quello potenzialmente decisivo con Justin Jefferson a un paio di minuti dal termine. I Vikings non avevano però fatto i conti con il cuore dei Giants che con commovente grinta hanno scalato il campo fino ad acciuffare il pareggio grazie a una scampagnata da 27 yard di Barkley, seguita dalla provvidenziale conversione da due punti di Bellinger. Cousins, ancora una volta decisivo nel crunch time, ha chiesto un favore a Jefferson che con la classica gentilezza s’è caricato la squadra sulle spalle muovendo le catene fino a mettere Joseph nella posizione di trasformarsi in eroe con un piazzato da 61 yard: avete già letto il risultato, sapete com’è andata a finire.

Vittoria che fa morale e, visto che si sta parlando di NFC South, classifica quella dei Saints sui Browns: nel gran gelo di Cleveland a spuntarla sono stati i New Orleans Saints, vittoriosi 17 a 10 sui Cleveland Browns. Le condizioni climatiche hanno reso pressoché impossibile muovere il pallone via aria – cumulativamente Watson e Dalton hanno lanciato poco più di 200 yard – costringendo così New Orleans ad andare a vincersela di personalità e carattere: decisivo in tal senso un intercetto lanciato da Watson che ha regalato all’attacco dei Saints un’ottima posizione di campo, poi sfruttata nel migliore dei modi da Alvin Kamara. Figuratevi che la temperatura percepita era pari a -30°: sono pur sempre esseri umani, è difficile ricavare il miglior sforzo atletico della propria vita in condizioni del genere.

Chi li ferma più i San Francisco 49ers? Non sicuramente i Washington Commanders, autori sì di una prova coraggiosa ma semplicemente di livello inferiore rispetto all’opposizione: il 37 a 20 finale ci dice tutto quello che dobbiamo sapere su questa partita. Solita prestazione concreta dei 49ers che, in realtà, hanno dovuto pazientare per più di due quarti prima di scrollarsi di dosso i coraggiosi Commanders: a spaccare in due la partita ci ha pensato un back-to-back di touchdown di George Kittle che con segnature da 34 e 33 yard ha spinto i suoi sul 21 a 7, margine incolmabile per una squadra che nei primi minuti dell’ultimo quarto di gioco ha commesso due turnover consecutivi.

Non poteva che andare così. Doveva andare così.
I Pittsburgh Steelers, nella serata dedicata alla celebrazione della vita di Franco Harris e dell’Immaculate Reception, hanno battuto i Las Vegas Raiders nel modo più giusto possibile, ossia con un suggestivo 13 a 10: a firmare il touchdown della vittoria c’ha pensato George Pickens a una cinquantina scarsa di secondi dal fischio finale. È stata una partita veramente tirata e combattuta decisa da un’impressionante serie d’errori che stavano quasi per controbilanciarsi: i tre turnover di Las Vegas – tutti intercetti di Carr – sono stati resi meno stomachevoli dai due piazzati mancati da Boswell, in palese difficoltà per le condizioni meteorologiche.
Doveva andare così.

Brutta sconfitta quella patita dai Dolphins contro i Packers, veramente una brutta sconfitta. Tre intercetti consecutivi di Tagovailoa nella seconda metà di gioco hanno scolpito su pietra un 26 a 20 Packers che, dal nulla, fa riprendere quota alle speranze playoff della squadra del Wisconsin, a questo punto assolutamente in bagarre. Miami era anche partita bene portandosi sul 20 a 10 nelle battute conclusive del secondo quarto, ma da lì in poi il buio, o se preferite turnover: i drive che hanno seguito quello culminato nel piazzato del 20 a 10 Dolphins si sono rispettivamente spenti con fumble, piazzato fallito, intercetto, intercetto e ancora una volta intercetto. Green Bay, formichina riconoscente, ha costantemente ritoccato il tabellino aggiungendo sempre e comunque punti grazie principalmente all’ultra-indaffarato Mason Crosby, autore di quattro piazzati.

C’è chi potrebbe vederlo come vero e proprio miracolo di Natale o chi, più cinico e smaliziato, liquidarlo come puro e semplice effetto Denver Broncos. Guidati da Baker Mayfield e dai pochi esseri umani sufficientemente sani per giocare a football americano, i Los Angeles Rams hanno ricompensato la fedeltà del proprio pubblico regalandogli un improbabile fifty burger: Los Angeles ha umiliato Denver con un 51 a 14 che lascia poco spazio all’interpretazione. Prendiamo il risultato per quello che è senza costruirci sopra pindariche sovrastrutture, per una volta a Los Angeles tutto è girato per il verso giusto – solamente quattro incompleti su 28 passaggi tentati per 230 yard e un paio di TD per il buon Baker Mayfield a cui va abbinata una tripletta di mete di Akers – mentre dall’altra parte Denver continuava a rifornirli di palloni sotto forma di turnover: pure ieri Wilson ha faticato a completare più della metà dei lanci tentati sparacchiando pure tre intercetti che hanno permesso a Los Angeles di prendere il largo. Non c’è veramente molto da dire.

Concludiamo la nostra spedizione natalizia con la mestizia che solo questa versione dei Tampa Bay Buccaneers sa regalarci: vi sembra il caso di spingersi fino ai supplementari per avere ragione degli Arizona Cardinals? Non solo, in quanto Tampa Bay per spuntarla è stata costretta pure a mettere insieme un’apprezzabile rimonta: 19 a 16 il punteggio finale. Avete letto bene, a una decina di minuti dal termine i Cardinals di Trace McSorley si erano portati sul 16 a 6 grazie a un touchdown di James Conner, ma da lì in poi più per orgoglio che per altro Brady e compagni hanno cominciato a muovere le catene finendo prima per accorciare con Rachaad White, e poi pareggiarla con il classico piazzato di Succop. Per conservare la preziosissima testa della classifica in NFC South Brady e compagni sono ricorsi al kicker pure durante i supplementari e non credo sia necessario dilungarsi sulla tristezza che genera questa squadra: vederli giocare così confonde, il talento teoricamente non è un problema.

4 thoughts on “Il riassunto di Week 16 del 2022 NFL

  1. Qual’e il vero valore di Tua? Boh cmq miami rischia di non fare playoff..
    In AFC bills chiefs e bengals uniche certezze e credo che la mina vagante siano i juaguars a questo punto della stagione.
    In NFC eagles vikings e 49ers , tampa e green bay per quanto arrivino ai playoff secondo me non vanno da nessuna parte

  2. mi stupisce profondamente la inettitudine di Russel Wilson che è passato da essere uno dei più talentuosi QB della lega a essere il bidone generale dell’nfl in due/tre anni

  3. Contento per Mayfield. Non è una star ma neppure un brocco e si sta divertendo dopo una stagione orrenda. Stafford potrà ritirarsi tranquillamente appena disposto.
    Al momento la miglior squadra della lega gioca in California e tiene un rookie al timone: 49ers come i Seahawks del primo Wilson?

  4. Penso che Belichick paghi la scelta di non avere un offensive coordinator, affidandosi al duo Patricia – Judge. L’allenatore dei Patriots dovrebbe portare a bordo gente nuova, nuove idee.
    Se i Ravens sono ai playoff, è in buona parte per l’arrivo di Roquan Smith.
    Russell Wilson lo vedremo col nuovo allenatore, Hackett impalpabile.

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