Ero sicuro che il sabato avesse spremuto il meglio da questa settimana di football, che non fosse nemmeno concepibile sperare in una domenica più folle ed emozionante ma, ovviamente, sbagliavo.
Partiamo dalla Florida.

Con i Dallas Cowboys sopra 27 a 10 sembrava essere finita oltre ogni ragionevole speranza: si stava pur sempre parlando dei Dallas Cowboys, una delle migliori cinque squadre della lega, contro i migliorati ma ancora Jaguars Jacksonville Jaguars. Invece, grazie a un Trevor Lawrence sempre più esaltante e una difesa opportunista e spietata, Jacksonville ha completato l’incredibile rimonta vincendo 40 a 34 ai tempi supplementari.
Ripeto, sopra di tre possessi con un quarto e mezzo rimasto da giocare immaginarsi i Cowboys uscire dal campo con qualsiasi risultato diverso da una convincente vittoria non aveva alcun senso perché tutto stava girando alla perfezione, la difesa aveva causato due turnover mentre l’attacco, efficiente e concreto come sempre, aggiungeva consistentemente punti a tabellone.

Trevor Lawrence, però, sta dimostrando di avere tutti quei tratti tecnico-caratteriali necessari per non rendere empio l’utilizzo dell’aggettivo “predestinato”: immediatamente dopo aver lanciato un intercetto ecco che pesca in profondità l’ottimo Zay Jones per un touchdown da 59 yard che li porta sotto di 10 lunghezze. Interessante, ma Dallas ora metterà insieme il classico drive ammazza-cronometro e… intercetto di Prescott nella propria metà campo? Per aggiungere altri 7 punti all’intrigante bottino a Lawrence servono solo quattro giocate: touchdown dell’altro Jones, il sempre affidabile Marvin.
Dallas ora è sopra solamente di tre e non è ancora terminato il terzo periodo: abbiamo ufficialmente una partita.

La reazione texana non arriva, anzi, il contrario poiché un tutt’altro che congeniale three n’ out restituisce immediatamente il pallone al rovente attacco dei Jaguars che in otto snap trova il vantaggio grazie al terzo touchdown di Zay Jones: 31 a 27 Jaguars, così, dal nulla.
Prescott e compagni si risvegliano finalmente dal proprio sonno dogmatico e facendo pesante affidamento sul sempre efficiente gioco di corse ricominciano a muovere le catene fino ad arrivare in red zone, dove su terzo down Dak connette con Noah Brown per il touchdown del controsorpasso: partita interessante, Jacksonville ha tre minuti per ricucire uno strappo di tre punti.
Il reparto di Lawrence, a questo punto inarrestabile, continua a macinare yard e nel momento preciso in cui comincia a dare per scontato perlomeno il field goal ecco che Kearse strappa il pallone dalle mani di Lawrence permettendo così all’onnipresente Parsons di recuperarlo.
Manca poco più di un minuto e mezzo, Jacksonville ha ancora a disposizione tutti e tre i timeout, un primo down chiuderebbe definitivamente i conti.

Qualche minuto fa avete letto il risultato finale, quindi potete facilmente dedurre che Prescott e soci non siano stati in grado di portare a termine la missione.
Jacksonville ha solamente un minuto per mettere Patterson nelle condizioni di portarla ai supplementari con un piazzato e grazie a un Lawrence magistrale su terzo down – in due occasioni – le yard a separarli dal pari sono 48: nessun problema per Patterson, supplementari.
L’inerzia e la benevolenza della moneta sembrano volerci suggerire che la vincerà Jacksonville, squadra che nell’ultima ora ha marciato sopra una delle migliori difese della lega, ma stranamente il primo drive dei supplementari si spegne con un three n’ out.

Palla a Dallas che, ordinatamente, ricomincia a muovere le catene affidandosi esclusivamente a Pollard: su terzo down, però, Dak cerca Noah Brown che riesce solamente a smanacciare la palla impacchettando un inaspettato regalo per l’indemoniato Rayshawn Jenkins che non solo mette a segno l’intercetto ma lo riporta pure in end zone per il touchdown della vittoria.
Jacksonville ora è 6-8 a una misera partita di distanza dai Tennessee Titans – vedremo dopo – e con un Trevor Lawrence così – 318 yard e quattro touchdown contro l’arcigno reparto difensivo dei Cowboys – sognare i playoff è un obbligo morale.

Mi aspettavo una vittoria ben più agevole per i Philadelphia Eagles, ma questi Chicago Bears malgrado il tasso tecnico non particolarmente alto tendono a vendere sempre cara la pelle: il 25 a 20 finale è stato il frutto di una partita giocata assolutamente alla pari fra due squadre che non hanno molto in comune.
Philadelphia, contrariamente a quanto ci abbia abituati, non ha saputo imporre il proprio ritmo alla contesa finendo per giocarsela punto a punto con dei Chicago Bears scevri di qualsivoglia timore reverenziale: decisivo, come sempre, è stato Jalen Hurts che ha compensato ai due intercetti lanciati con ben tre rushing touchdown o, se preferite, 22 dei 25 punti segnati dagli Eagles. Sì, per non farsi mancare niente ha realizzato pure una conversione da due.
Assolutamente impressionante la prestazione del pass rush di Philly che ha tormentato il povero Fields tutta la giornata grazie a sei sack totali, un paio a testa per Hargrave, Reddick e Sweat.

Vittoria preziosa per i New Orleans Saints, passati 21 a 18 su degli Atlanta Falcons pesantemente condizionati dal proprio quarterback, l’esordiente Desmond Ridder che, non me ne voglia, è stato inguardabile. Giudicare un giocatore in funzione dell’esordio non ha alcun senso, ma permettetemi di dire che fossi stato un alieno proveniente da un’altra galassia e quella fra Saints e Falcons fosse stata la mia prima partita di football americano avrei facilmente dedotto che il quarterback con la maglia bianca fosse alle prime armi in NFL. Malgrado l’handicap under center, Atlanta è riuscita a restare in partita facendo affidamento a un gioco di corse capace di guadagnare 231 yard contro un front seven costantemente arcigno.

Buon successo dei Pittsburgh Steelers sui tutt’altro che banali Carolina Panthers: 24 a 16 il punteggio finale di una partita sorprendentemente gradevole. Il risultato finale può essere interpretato in luce della netta differenza di rendimento in red zone, parte del campo nella quale gli Steelers sono stati infallibili portandosi a casa i sette punti in ognuno dei tre viaggi compiuti mentre i Panthers, debilitati dall’inefficienza di un gioco di corse capace di guadagnare solamente 21 yard in 16 portate, hanno dovuto fare affidamento un po’ troppo spesso al kicker Pineiro per mettere punti a tabellone.
Attenzione agli Steelers che sul 6-8 sono ancora in vita per i playoff e, nelle ultime settimane, hanno giocato innegabilmente meglio rispetto a quanto mostratoci fra settembre e ottobre.

A proposito di ambizioni playoff, che dire di questi Detroit Lions? Quella contro i Jets non è sicuramente stata la loro migliore prestazione ma è risaputo che contro la squadra di Saleh essere spettacolari ed esplosivi sia alquanto complicato: il fondamentale 20 a 17, o se preferite la loro sesta vittoria nelle ultime sette partite giocate, porta i Lions a mezza partita di distanza dal settimo seed NFC.
Fino a cinque minuti dal termine la contesa sembrava essere bloccata, entrambe le difese erano salite in cattedra concedendo solamente tre punti totali nella seconda metà di gioco – piazzato dei Lions arrivato dopo un intercetto di Wilson -, ma ecco che a termine di un ottimo drive New York mette il muso avanti grazie al secondo touchdown di Uzomah. Detroit, con la maturità e la calma di una squadra seriamente pronta per i playoff, ha ricominciato a muovere le catene salvo poi impantanarsi su un decisivo 4&inches: quella che vedete qui sotto non solo è la giocata della partita ma, anche, una delle migliori chiamate di cui io abbia memoria.
New York, malgrado l’eroismo del decaduto Wilson, non è stata in grado di portarla ai supplementari poiché il piazzato da 58 yard di Zuerlein ha terminato il proprio viaggio un po’ più a sinistra del necessario.

Questa vittoria è valsa loro il settimo titolo divisionale consecutivo – siamo ai livelli dell’egemonia Patriots sulla AFC East -, ma che fatica: per aver ragione degli Houston Texans i Kansas City Chiefs hanno avuto bisogno dei tempi supplementari dove un touchdown del rinato Jerick McKinnon ha fissato il punteggio sul 30 a 24 Chiefs.
Guardando acriticamente le statistiche ci si aspetterebbe un agevole successo dei Chiefs che, a onor del vero, hanno guadagnato più del doppio delle yard degli avversari – 502 a 219 – che però sono stati commoventemente opportunisti nell’approfittare degli atipici errori del reparto offensivo di Andy Reid: 14 dei 24 punti dei Texans sono infatti arrivati a seguito di un turnover e Kansas City ne ha commessi due, entrambi fumble. Fate voi i conti.
Chapeau alla squadra di Lovie Smith che negli ultimi sette giorni ha spinto al limite Chiefs e Cowboys, non propriamente avversarie banali.

Fondamentale gioia per i Los Angeles Chargers che al termine di una partita tanto brutta quanto combattuta l’hanno spuntata sui sempre più in crisi Tennessee Titans: 17 a 14 il punteggio finale.
Quello andata in scena a Los Angeles per tre quarti e mezzo non è stato un incontro particolarmente divertente, tutt’altro, poiché a scandirne il ritmo ci hanno pensato punt, turnover e una sciatteria generale che ha inficiato pesantemente sulla qualità della partita: come spesso accade in NFL, però, negli ultimi minuti è successo un po’ di tutto.
Sotto di 7 con meno di tre minuti rimasti da giocare, Tennessee ha messo insieme un drive da squadra vera fissando il punteggio sul 14 pari grazie a un quarterback sneak del malconcio Tannehill a 48 secondi dal fischio finale, un’eternità per un fenomeno come Justin Herbert: il silenzioso leader dei Chargers ha infatti connesso due volte con Mike Williams per 51 yard totali, mettendo così l’ottimo kicker Dicker – non ci riesco, è più forte di me – nella posizione di vincerla con un piazzato da 43 yard. Con questa vittoria Los Angeles si porta al sesto posto in AFC.

Riassumere o analizzare una partita di football non è difficile, basta solo restare fedeli al punto di vista che si ha deciso di adottare. Di una partita di football, cari lettori e care lettrici, si può dire tutto o niente e sinceramente mi trovo in estrema difficoltà a parlarvi del 30 a 24 con cui i Raiders hanno inguaiato dei New England Patriots capaci di mettere a segno 21 punti consecutivi che hanno trasformato un 17 a 3 in un 17 a 24: che punto di vista posso utilizzare per una partita decisa da una delle giocate più scellerate, stupide e inette mai viste su un campo NFL?
Las Vegas, più per orgoglio che per altro, ha prima riacciuffato la parità con un touchdown alquanto dubbio di Keelan Cole – a mio avviso il piede sinistro era nettamente sul bianco – e poi vinto la partita grazie a una giocata che sinceramente non saprei nemmeno come commentare.
Facciamo che mi limito a mettere il video e poi passiamo oltre?
Giocare sessanta minuti di football americano per poi perdere una partita così…

I Denver Broncos hanno vinto una partita di football americano!
Il derby della tristezza – come altro definireste un testa a testa fra Colt McCoy/Trace McSorley e Brett Rypien? – è stato vinto dai Broncos con un 24 a 15 che rende ancora più mesta l’oltremodo deludente stagione dei Cardinals. Non ho veramente nulla da dirvi se non che vedere Latavius Murray dominare una partita nel 2022 con 130 rushing yard e un touchdown mi ha strappato un sentitissimo sorriso di cui avevo disperatamente bisogno per compensare la tristezza generata dai tre sack di un commovente J.J. Watt che sta sprecando gli ultimi anni produttivi della carriera a predicare letteralmente nel deserto.

A un certo punto, con i Buccaneers sopra 17 a 3 e totali padroni del campo, mi ero illuso che potessero essere finalmente usciti dal letargo: è evidente che stessi sbagliando.
Grazie a 34 esagerati punti consecutivi e alla sconfitta dei Ravens di sabato sera, i Cincinnati Bengals si portano al comando della AFC North a seguito del lapidario 34 a 23 con cui hanno intristito ulteriormente la complicatissima stagione dei Tampa Bay Buccaneers.
Per circa due quarti Tampa Bay mi ha ricordato molto da vicino la squadra dell’ultimo biennio, un’efficiente macchina da punti sorretta da una difesa opportunista che non ha alcun problema ad arrivare al quarterback avversario poi, come per magia, qualcosa si è spento: nella seconda metà di gioco, prima dell’inutile touchdown in garbage time, Tampa Bay ha collezionato in ordine un turnover on downs, intercetto, fumble, fumble, intercetto e un sobrio punt.
Nel mentre Burrow e soci hanno collezionato 31 punti.

Il nostro viaggio, come da tradizione, si conclude con il Sunday Night Football, un controverso 20 a 12 dei New York Giants sui Washington Commanders: controverso perché ho come l’impressione che parleremo per diverso tempo di alcune scelte arbitrali negli ultimissimi minuti dell’incontro.
È un peccato che una partita altrimenti combattuta e discretamente emozionante verrà ricordata esclusivamente per fischi – o non fischi – scellerati: sostanzialmente, con Washington sotto di otto a meno di un minuto dal termine, gli arbitri hanno tolto un touchdown a Robinson per una penalità fischiata al povero McLaurin, colpevole – secondo le zebre – di non essersi allineato bene prima dello snap. È un peccato, ripeto, perché in uno scontro divisionale del genere è racchiusa tutta la magia del football di dicembre, anche se sono convinto che la nutrita fanbase dei Giants ricorderà molto volentieri questa partita che li avvicina notevolmente ai playoff.

Commenta

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.