Lo scopo di questo articolo non è fare un’analisi sulla vittoria dei Chiefs domenica contro i Rams, nonostante questa porti Kansas City alla 5° vittoria di fila e ad un record di 9-2, né tessere le lodi del suo QB titolare, nonostante Mahomes guidi la Nfl in yards e touchdown lanciati, continuando quindi la sua stagione da molto più che papabile Mvp.

Piuttosto, la partita tra Kansas City e Los Angeles ci offre importanti spunti sulla costruzione delle squadre Nfl in offseason, in quanto queste due franchigie, ed il momento opposto che stanno attraversando, rappresentano al meglio le diverse filosofie di pensiero riguardanti la costruzione e gestione di squadre sportive vincenti negli sport americani.

I Rams iniziano a pagare il prezzo del Super Bowl vinto, costruito attraverso il sacrificio di importanti scelte del draft, per ingaggiare talenti già pronti e rodati all’interno della lega (ad esempio il QB Stafford o il pass rusher Von Miller, perso durante l’ultima free agency).

Chiaramente questa situazione si adatta a due letture: il bicchiere mezzo pieno è il titolo vinto, quello mezzo vuoto è una squadra che quest’estate ha potuto attingere poco dal draft e che vede alcuni dei suoi protagonisti avanti con gli anni.

Anche in offseason le scelte dei Rams sono andate in questa direzione, ad esempio ottenendo attraverso la free agency l’esperto Bobby Wagner dopo la partenza di Von Miller (anche se diversi tatticamente in quanto il secondo è un pass rusher vero e proprio rispetto al primo).

Insomma, vista l’età di Stafford, Donald e di altri protagonisti, l’idea è stata chiaramente quella di provare un back to back immediato, non curandosi pienamente del futuro. I problemi fisici tuttavia, stanno prevalendo all’interno della franchigia californiana ed attorno al suo starting QB aleggiano già alcune voci riguardanti il suo possibile ritiro.

Discorso diametralmente opposto per i Chiefs, disposti a sacrificare alcuni protagonisti degli ultimi gloriosi anni della franchigia, per ricostruire e raggiungere un livello competitivo anche nel lungo termine.

L’emblema di questa scelta è il sacrificio di Tyreek Hill, rispetto al quale è superfluo elencare le qualità e i rischi corsi dalla squadra nel perderlo. Il ricevitore è stato ceduto ai Dolphins e, anche attraverso le scelte ottenute in questo scambio, Kansas City ha fatto il pieno di talento la scorsa offseason, aggiungendo attraverso il draft giocatori utili per lo scacchiere tattico di Andy Reid nel presente e nel futuro.

Nessuna squadra, una volta persi due giocatori del calibro di Hill e Mathieu, poteva sperare di uscirne benissimo; ma attraverso ottime pick all’ultimo draft e ovviamente innesti di livello in free agency, i Chiefs hanno costruito una squadra che appare più forte e funzionale rispetto a quella dell’anno scorso.

Il pacchetto ricevitori ha aggiunto Sky Moore dal draft, mentre Smith Schuster e Valdez-Scantling sono stati acquisiti attraverso la free agency (il secondo, in particolare, è uno dei pericoli numero uno sulle tracce verticali profonde, in passato spesso percorse proprio da Hill).
Il gioco di corsa appare decisamente migliorato, grazie anche alla presenza di Pacheco, in questo momento running back numero uno della squadra e chiamato addirittura al settimo giro.

Anche la difesa, guidata sempre da Spagnuolo, ha registrato parecchi miglioramenti scegliendo al primo giro dell’ultimo draft il cornerback McDuffie ed il defensive end Karlaftis.

Dopo un’attenta analisi, è quindi chiaro che una squadra abbia deciso di puntare su giocatori affermati e collaudati per raggiungere il Super Bowl, mentre un’altra, dopo un trofeo vinto, uno perso in finale ed una partecipazione mancata di un soffio, abbia deciso di ricostruire, sacrificando pedine importanti senza colpo ferire.

A questo punto, classifica alla mano, possiamo dire quale scelta sia stata più lungimirante? È ovviamente una questione di punti di vista: ad oggi il “rebuild” parziale dei Chiefs risulta un successo, ma meno di un anno fa sul tetto del mondo c’erano in maniera indiscussa i Rams, guidati dai vari Stafford, Miller, Donald, Beckham jr, Kupp e tanti altri.

Dunque, probabilmente la scelta più lungimirante sta nel mezzo, costruire squadre vincenti senza comunque compromettere il futuro, e non è detto che questa non sia la strada adottata dalla franchigia guidata da McVay.

Questo articolo, infatti, è scritto alla luce di un’ulteriore sconfitta dei campioni in carica, falcidiati dagli infortuni e vittime di alcune scelte di mercato in free agency forse rivedibili, ma ciò non toglie a questa squadra la possibilità di affrontare con attenzione e lungimiranza le opportunità che la prossima offseason offrirà.

D’altro canto, non si può non ammirare il lavoro svolto di Kansas City, sia per il presente, in quanto candidata a pieno titolo a essere protagonista nei prossimi playoff, sia per il futuro, poichè tante nuove stelle di questa squadra sono giovani, molte al primo anno.
Ed il futuro in questo momento appare radioso.

2 thoughts on “Chiefs e Rams: gestioni del post-titolo a confronto

  1. Concordo parZialmente: Rams disastrosi tranne nell’anno del titolo (pure la sconfitta contro Brady grida ancora vendetta), però gli stessi Chiefs buttarono via un’occasione irripetibile di doppietta con Mahomes ancora in rookie-contract. E in NFL certi treni passano una sola volta (chiedere a Pete “Worst Call Ever” Carroll). A parere mio la differenZa di prospettiva la fanno i due allenatori: un ottimo stagionato maestro a dirigere in Missouri mentre in California c’è un giovane bullo convinto di aver inventato lui il football ammeregano.

  2. Complimenti per l’analisi però vorrei spezzare una lancia in favore dei rams. Il loro progetto originale prevedeva di arrivare al titolo con Goff nella posizione di QB. Preso atto dell’errore credo abbiano fatto la cosa più sensata ad andare a cercare un anello a tutti i costi, l’alternativa era “sprecare” una squadra costruita negli anni per la mancanza di un QB decente.
    D’altro canto Kansas city mi pare che abbia trovato mahomes alla 15ma chiamata. Bravi loro a crederci, anzi bravissimi, ma se lo avesse chiamato una delle 14 franchigie che hanno scelto prima di loro adesso saremmo probabilmente qui a raccontare un’altra storia.

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