Non voglio dilungarmi in timide considerazioni su quanto qualitativamente deludente sia stata la domenica che abbiamo appena vissuto e ora dobbiamo provare a digerire, ho troppa fretta: voglio parlarvi di quella partita là.

I New England Patriots sono la bestia nera dei New York Jets. Certo, in luce del dominio dell’ultimo ventennio potrebbero essere visti un po’ come la bestia nera di chiunque, ma credo che associare tale colore alla belva sia appropriato quando ci si presenta a un testa a testa forti di tredici vittorie consecutive contro la squadra avversaria. Nel 10 a 3 con cui i Patriots hanno allungato a quattordici la striscia vincente – con la doppiavù – troviamo uno dei finali di partita più incredibili, beffardi e memisticamente appaganti di cui io abbia memoria.

Il risultato finale ci fornisce indicazioni piuttosto precise sulla qualità della spettacolo andato in scena a Foxboro’, ma occorre fare qualche precisazione: perlomeno i Patriots ci hanno provato. L’attacco di New England non s’è affatto comportato male contro una delle difese più roventi della lega, il problema è stato che ogni singola volta che si presentavano a ridosso della red zone saliva in cattedra il front seven newyorkese che a suon di tackle for a loss o sack li costringeva ad affidarsi al piede di Michael Palardy: nei rari casi in cui quanto appena illustrato non s’avverava ci pensava il vento a sabotare i sogni di gloria di Nick Folk, condannato da folate simpaticamente puntuali a due atipici errori da distanze che non gli hanno mai creato problemi.

New England ha sì faticato tremendamente a convertire terzi down e a concludere drive, ma se non altro c’ha provato: altrettanto non si può dire dei Jets.
Potrei parlarvi fornirvi esempi e controesempi per corroborare la mia tesi, ma mi limiterò a dirvi che il numero di punt spediti in orbita da Braden Mann supera di un’unità il numero di completi di Zach Wilson: il sophomore di New York ha chiuso la partita con 9 miseri completi su 22 tentativi.
Chiudete gli occhi e provate a immergervi nella partita. New England ci provava ma ogni volta che arrivava apprezzabilmente vicina a mettere a segno punti si trovava davanti un muro eretto in fretta e furia dal front seven dei Jets; New York nemmeno quello, ha lasciato perdere a priori.
Questo perverso e inetto loop non sembrava essere destinato a concludersi, i supplementari che stavano sempre più prendendo forma apparivano inevitabili, quasi dovuti: calma.

Dopo che i Jets non sono riusciti a convertire un triviale 3&1 – guadagno negativo di Michael Carter – Belichick ha intelligentemente utilizzato il secondo timeout a sua disposizione ché non si sa mai.
Mann, per l’ennesima volta, tira una stanca pedata al pallone, chissà i Patriots cos’hanno in mente: l’importante è mettere a segno il tackle, è assai improbabile che il reparto offensivo guidato da Mac Jones esca dal proprio sonno dogmatico e guadagni una cinquantina di yard in pochi secondi, l’importante è mettere a segno un tackle sul punt return.
Quest’anno deve ancora essere messo a segno un touchdown su punt return, non può succedere ora, figuriamoci.
Bene, ho apparecchiato la tavola: guardate coi vostri occhi, descrivere qui non ha più senso.

I Jets sono semplicemente ineluttabili.

Tornano a vincere i Buffalo Bills che mettono una pietra tombale sul periodo negativo con un intelligente 31 a 23 ai danni dei Cleveland Browns. Non fatevi ingannare dal punteggio finale, Buffalo ha controllato per quasi tutta la durata dell’incontro, solamente un paio di touchdown marroni in pieno garbage time hanno reso il punteggio superficialmente più interessante. Ho usato l’aggettivo “intelligente” per una ragione: Buffalo ha finalmente affrontato una partita senza quella voglia di strafare che nelle ultime settimane sovente si è rivelata controproducente. Per proteggere Allen da sé stesso McDermott ha deciso di affidarsi finalmente con convinzione al gioco di corse – l’alternanza fra Singletary e Cook ha prodotto risultati molto incoraggianti – e, in red zone, al piede destro di Bass che ha realizzato 19 dei 31 punti dei Bills: non avessero spostato la partita a Detroit molto probabilmente non avrebbe vissuto una giornata del genere. Per i Browns, ora come ora, sembra essere finita sul serio.

Si può essere furiosi per una vittoria? Sì, se si ha la sfortuna di fare il tifo per i Baltimore Ravens.
Al termine di una prova offensiva dell’attacco – se non altro sono linguisticamente precisa – che li ha costretti a sudare le proverbiali quattrocentoventi camicie, i Baltimore Ravens sono sopravvissuti 13 a 3 ai Carolina Panthers di Baker Mayfield: avete letto bene. Dopo due ottime prestazioni contro Buccaneers e Saints Jackson e compagni sono riusciti a portarsi a casa la vittoria solo grazie a un ultimo quarto da dieci punti a zero reso possibile da non uno, non due ma ben tre turnover del reparto difensivo.
Faticare così tanto per battere i Carolina Panthers – dopo il bye week, tra l’altro – dovrebbe essere un qualcosa di perseguibile penalmente. E attenzione, che Ronnie Stanley potrebbe essersi rifatto male alla caviglia – in modo sinistramente simile a due anni fa.

A proposito di camicie da lavare e poi stirare, cosa sta succedendo ai Philadelphia Eagles? Per carità, hanno ripreso a vincere e il risultato finale è l’unica cosa che conta davvero, ma quanti di noi si aspettavano che per avere ragione degli Indianapolis Colts dovessero ricorrere a un nevrotico 17 a 16? 
Figuratevi che per quarantacinque minuti il pallino del gioco è stato saldamente nelle mani dei Colts che si sono presentati all’ultimo quarto sopra di due possessi, 13 a 3. Vuoi per orgoglio o per rabbia, gli Eagles hanno cominciato a macinare yard prima avvicinandosi con un touchdown di Quez Watkins per poi completare il sorpasso – dopo un esilarante scambio di fumble – con un rushing touchdown di Jalen Hurts. Il tentativo disperato ma non troppo dei Colts di vincerla con un verosimile piazzato è stato sabotato dal pass rush avversario che ha costretto Ryan a un patetico check down su 4&21.

Non si ferma più la corsa dei Commanders che vincono la quinta partita nelle ultime sei giocate grazie a un agevole 23 a 10 ai danni dei sempre più insipidi Houston Texans. Quella di ieri è stata la prototipica vittoria dei Commanders sotto il regime Heinicke: il quarterback s’è limitato a non commettere errori chiedendo a più riprese al kicker Joey Slye di mettere a segno punti mentre la difesa si divertiva a sbranare il povero Davis Mills, quest’anno troppo anonimo per meritarsi una maglia da titolare pure nel 2023.
Washington ci crede – e fa bene a farlo -, gioca un football concreto e ordinato e a questo punto è da inserire obbligatoriamente nella bagarre per una wild card.

Buona vittoria, anche se probabilmente più avventurosa di quanto potessero immaginare, quella dei Bengals sugli Steelers: 37 a 30 il punteggio finale di una partita sorprendentemente esplosiva – avete capito il perché dell’avverbio, suvvia.
A un paio di settimane di distanza dall’exploit da cinque touchdown di Joe Mixon questa volta a rubare la scena c’ha pensato il suo backup Samaje Perine che ha ricevuto non uno, non due ma ben tre touchdown. Pittsburgh c’ha provato e, se devo essere sincero, s’è pure resa protagonista di una buona prestazione in attacco dove, per la seconda domenica consecutiva, è riuscita a muovere le catene con efficienza trovando pure modo di correre: purtroppo per loro, però, la potenza di fuoco è ancora troppo bassa per giocarsela ad armi pari contro i Bengals.

Bella partita quella andata in scena ad Atlanta dove dei sorprendenti Falcons si sono portati a casa la quinta vittoria stagionale a scapito dei poveri Chicago Bears con un soddisfacente 27 a 24.
Siamo stati testimoni di una partita decisamente anacronistica in quanto entrambi gli attacchi hanno chiuso la giornata con più rushing yard che passing yard, anche se molto probabilmente ricorderemo questa giornata come quella del record di Cordarrelle Patterson. Dopo aver commesso un sanguinoso fumble nella propria metà di campo e aver visto i Bears tramutarlo in un touchdown, Patterson l’ha presa sul personale segnando il nono touchdown su kickoff return della propria carriera: nessun giocatore nella storia può vantare un numero simile di mete su kickoff return.
A decidere la partita, comunque, c’ha pensato Younghoe Koo con un piazzato da 53 yard a un minuto dal fischio finale a cui l’attacco guidato da Justin Fields non ha saputo rispondere.

Non sembra destinata a fermarsi tanto in fretta la caduta libera dei Los Angeles Rams, battuti pure dai New Orleans Saints con un 27 a 20 che trasuda football americano: la settima sconfitta della loro deludente stagione non è la vera brutta notizia della giornata. Stafford, al rientro da una concussion, è finito nuovamente nel protocollo per quella che con ogni probabilità è stata la seconda commozione cerebrale in altrettante settimane. Possiamo parlare quanto vogliamo di football americano e delusioni, ma è fuori questione che davanti a un padre di famiglia che vede il buonsenso essere picchiato fuori dalla propria testa per la seconda volta in quattordici giorni le priorità siano ben diverse da risultati e touchdown.
Partita commovente di Andy Dalton che ha completato l’84% dei lanci tentati per 260 yard e tre touchdown prive di qualsivoglia errore: pure nel caso dei Rams la stagione sembra essere ufficialmente finita.

Ultimamente stanno bene i Detroit Lions, e si vede: per la terza settimana consecutiva Detroit può affrontare il lunedì con il caldo sorriso che solo una bella vittoria sa regalare. Abbiamo avuto modo di imparare che nonostante tutto battere i New York Giants non sia facile per nessuno, motivo per cui il netto 31 a 18 con cui li hanno regolati si gonfia di significato extra: Detroit ha giocato una gran bella partita in tutte e tre le fasi del gioco capitalizzando ogni singolo errore commesso dal reparto di Daniel Jones, questa volta sciatto e scriteriato con il pallone.
Prestazione brillantemente cinica quella di Jamaal Williams che malgrado non sia riuscito a superare la soglia delle quattro yard a portata ha messo a segno i tre touchdown che hanno permesso a Detroit di prendere il largo.

Non ho quasi nulla da dirvi sul roboante 40 a 3 con cui i Dallas Cowboys hanno ridimensionato i Minnesota Vikings: quello andato in scena a Minneapolis è stato un vero e proprio massacro la cui visione è sconsigliata ai minori.
I Cowboys hanno annientato i Vikings sotto ogni possibile punto di vista, in tutte e tre le fasi del gioco, senza distinzione. Minnesota ha convertito solamente uno degli undici terzi down affrontati perché, cari lettori e care lettrici, è molto difficile chiudere un down quando si è costretti a guadagnare più di dieci yard: lo so, forma contorta per complimentarmi con il front seven dei Cowboys, pure ieri incontenibile. Parsons e compagni hanno accumulato ben sette sack, mentre dall’altra parte Tony Pollard ci stava deliziando con le sue 189 yard impreziosite da due touchdown su ricezione.
Questa versione dei Dallas Cowboys non ha limiti, è assolutamente padrona del proprio destino indipendentemente dall’avversaria di turno: se danno trovano continuità di gioco possono veramente arrivare fino in fondo.

Il fatto è semplice: una delle due squadre doveva vincere.
Per un po’, però, ciò non era così scontato: i Las Vegas Raiders, grazie a un Davante Adams spaziale, hanno regolato 22 a 16 i Denver Broncos ai tempi supplementari salvandoci da un pareggio che m’avrebbe mandato in cortocircuito come essere umano.
La partita è stata quella che potevamo aspettarci, pure ieri i Broncos hanno perso la propria personalissima battaglia con il numero 17 – per l’ottava volta in dieci partite l’attacco di Wilson non ha saputo produrre 17 punti – e ammetto che deve deprimere vedere la propria eroica difesa capitolare a seguito di un touchdown in cui Davante Adams aveva intorno a sé il vuoto cosmico: non voglio in alcun modo mancare di rispetto a una delle migliori difese della lega, dico solo che è alquanto suggestivo che pure loro siano vittime di quegli svarioni che controllano l’esistenza del reparto offensivo.
I Broncos stanno diventando la mia soap opera preferita.

Il nostro viaggio non può che concludersi con il piacevolissimo Sunday Night Football andato in scena a Los Angeles, dove i Chiefs hanno spezzato – un’altra volta – il cuore dei Chargers con un terribile 30 a 27.
Los Angeles, con finalmente un corpo ricevitori degno di tale nome in campo, ha risposto colpo su colpo alle sfuriate avversarie portandosi sopra di quattro punti a meno di due minuti dal fischio finale dopo il secondo touchdown della serata di Joshua Palmer. Quando si parla dei Chiefs il problema è sempre uno: tendono a voler fare di più della squadra – o anche del giocatore – avversaria e, molto spesso, ci riescono.
A Mahomes è infatti bastato poco più di un minuto per connettere per la terza volta – non troppo tempo fa aveva concluso una partita con quattro touchdown – con l’indescrivibile Travis Kelce che come sempre s’è dimostrato inarrestabile dopo la ricezione: pure l’anno scorso un capolavoro after the catch di Kelce aveva consegnato la vittoria ai Chiefs al SoFi Stadium.
Attenzione che il numero 15 dei Chiefs sta prendendo il largo per l’MVP.

3 thoughts on “Il riassunto dell’undicesima domenica del 2022 NFL

  1. Settimana scorsa chiedevo a McDermott di non fare il fenomeno e di essere più conservativo, che le partite spesso sono vinte dai kicker. Sei field goal: direi che mi ha accontentato!

    Ho apprezzato che la squadra non sia andata nel panico quando si è trovata in svantaggio nel primo tempo, ma abbia continuato a giocare in maniera ordinata: punt quando c’era da allontanare la palla, field goal quando c’era da prendersi i tre punti, nessun rischio su quarto down. Quando si gioca in maniera così ordinata, alla fine emerge la squadra più forte. È giocando in maniera disordinata che si rendono le partite imprevedibili e una squadra forte rischia di gettare al vento le vittorie.

    P. s. Informo chi già non lo sapesse che la notte tra giovedì e venerdì Rai 2 trasmetterà in diretta Minnesota – New England. Sono già tre o quattro anni che la Rai manda una partita nel “Giorno del ringraziamento”: l’anno scorso hanno scelto la partita delle 22.30, quest’anno, purtroppo, quella notturna.

    • Ush, non sapevo che la Rai trasmettesse per il Thanksgiving!
      Ammetto di averti pensato ogni volta che Bass scendeva in campo per un piazzato, mi sono proprio piaciuti questi Bills così razionali e finalmente tranquilli. Non hanno bisogno di strafare per vincere, o almeno, non contro questi Browns.

  2. Ho letto ora che la Rai trasmetterà tutte e tre le partite del “Giorno del ringraziamento”, ma le prime due andranno solo in streaming su Rai play.

    Ho un giorno di tempo per capire come funziona Rai play!

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