Per ovvi motivi ricorderò questa domenica di NFL con l’ingenuo e purissimo affetto che si riserva alle prime volte: non mi sembra il caso di dilungarmi in tanto inutili quanto ovvie spiegazioni.

Partiamo dall’ovvio, quindi.

Quanto accaduto fra Buccaneers e Seahawks non ha particolare valore. Sì, Tampa Bay ha vinto e ha allungato sul resto della NFC South – impresa titanica – dando continuità a quello che potremmo quasi azzardarci a definire momento di forma, mentre Seattle perdendo s’è inguiata visto che i 49ers sono a una vittoria dal raggiungerli in vetta alla NFC West.
Tutto ciò, viste le circostanze speciali, passa in secondo piano, impallidisce dinanzi all’epocale prova di forza della National Football League che ha ribadito un fatto che al pubblico occasionale poteva non risultare chiaro: l’Europa è affamata di football americano. L’Europa brama football americano. L’effetto novità è senza ombra di dubbio da tenere in considerazione, ma quanto successo a Monaco in questo weekend ha saputo stupire anche chi come me è ben al corrente della voglia di football americano che pervade il vecchio continente.

Quella di Monaco è stata la settimana perfetta per la lega che, onore al merito, ci ha puntato pesantemente. Good Morning Football, per esempio, ha trasmesso in diretta dalla Germania per tutta la scorsa settimana. I piani alti della lega hanno spedito in Baviera i vari Kurt Warner, Steve Mariucci, Michael Irvin – m’è passato a pochi metri di distanza, penso sia l’essere umano con più swag nella storia –, Colleen Wolfe, Willie McGinest, Joe Thomas e tanti altri.
Certo, era la prima partita, presentarsi con l’abito delle grandi occasioni era categorico, ma ciò che mi ha stupito è stata la ricezione euforica del pubblico: Monaco, per un weekend, è diventata la capitale mondiale del football americano.
Cappellini, sciarpe e magliette ovunque, hotel invasi da orde di tifosi che probabilmente stavano aspettando questo momento da decenni: fuori dall’Allianz Arena ci saranno state varie decine di migliaia di persone già alle 11:30. La partita iniziava quattro ore dopo. Chi c’è stato m’ha parlato di quaranta minuti di coda allo Store NFL messo su per l’occasione: tutto ciò, ripeto, a quattro-cinque ore dal kickoff.

In una sola partita la NFL ha coniugato la spettacolarità del football americano, l’incredibile indotto d’intrattenimento che sta dietro al prodotto finale “partita” al calore che solo uno stadio europeo sa offrire.
Non importava la canzone, qualsiasi cosa passasse dagli altoparlanti era cantata da quasi settantamila voci più o meno alterate dall’alcool e dalla gratitudine per il semplice fatto di trovarsi lì. Ho i brividi a ripensare alle serenate con cui abbiamo accompagnato Country Roads e Sweet Caroline – altroché “giornalista”, ero un tifoso miracolato lì assolutamente per caso.
Il commissioner ha già ricompensato il nostro amore rinnovando la visita teutonica per altri quattro anni e, visto il clamoroso successo di domenica, non mi stupirei affatto se una delle partite inglesi venisse trasferita in Germania.
È stata un’esperienza indescrivibile, non saprei nemmeno io se dedicarle un articolo o meno – fatemi sapere nei commenti.

Mentre provavo a finire i crauti – amo la verdura con tutto me stesso ma i crauti dovrebbero essere anticostituzionali – gli schermi della media room stavano passando Vikings contro Bills ed eccezion fatta per il primo drive di Minnesota quella partita mi stava dando un paio di risposte che attendevo ansiosamente da mesi: i Vikings sono sì una buona squadra ma, oggettivamente, sono più fortunati che bravi.
Nel giro di due ore, però, dopo una partita per cui mi sento a mio agio a scomodare l’aggettivo “leggendaria”, sono stato costretto a metabolizzare risposte ben diverse da quelle che aveva fabbricato la mia testa: i Minnesota Vikings sono veramente una buona squadra che sa chiudere le partite.
I Minnesota Vikings, in sostanza, sono clutch.

Spiegare il loro ottimo record servendosi di statistiche è pressoché impossibile, né difesa né attacco dominano a sufficienza per giustificare lo splendente 8-1 su cui risiedono, l’unica combinazione di parole che riesco a trovare è la seguente: i Minnesota Vikings sono i New York Giants sotto steroidi.
Esattamente come New York, Minnesota fa il possibile per non perdere partite limitando i turnover – +8 il differenziale, secondo miglior dato in assoluto -, commettendo poche penalità e soprattutto affidandosi al talento di giocatori come Justin Jefferson che, a questo punto, è incontrovertibilmente il miglior ricevitore della NFL: dico ciò consapevole dell’unicità di Tyreek Hill, forse il giocatore più pericoloso del campionato, ma Jefferson è mostruoso.
Jefferson domenica ha letteralmente trascinato la squadra alla vittoria ricevendo cose che nessun essere umano dovrebbe essere in grado di acchiappare.

Nonostante il mio amore incondizionato nei suoi confronti inizio a essere convinto che il limite di Minnesota possa essere proprio Kirk Cousins, ieri autore di un paio d’errori evitabilissimi che, contro una squadra come Buffalo, avrebbero dovuto essere imperdonabili.
Certi intercetti non puoi lanciarli in certe partite e, purtroppo per lui, non è uno di quei quarterback che può avvalersi del beneficio del dubbio, siamo tutti al corrente della sua tendenza a sciogliersi nelle partite più delicate in assoluto, quindi se Minnesota vuole vincere e fare strada reputo necessario che il buon Kirk si faccia un esame di coscienza e metta a fuoco il fatto che ogni suo lancio non sia destinato a Justin Jefferson.

Dei Bills non ho particolare voglia di dirvi qualcosa, mi sembra ingiusto gonfiare di significato ogni loro sconfitta, anche se non mi sembra che abbiano ben chiaro il fatto che i Miami Dolphins di quest’anno non siano i Miami Dolphins che abbiamo imparato a compatire nell’ultimo decennio. Il margine d’errore, purtroppo per loro, in AFC East si sta assottigliando giorno dopo giorno e buttare via partite potrebbe presentare il conto a gennaio.
È inquietante che continuino a perdere sistematicamente le partite combattute – vi consiglio di leggere il commento dell’amico Nick (che ringrazio) sotto il riassunto, delinea molto bene una situazione che non può essere ignorata.

Concludo questa versione forzatamente light – perdonatemi ma ho avuto ruote o rotaie sotto i piedi per quasi tutta la giornata – con un paio di riflessioni sui Las Vegas Raiders.
Con loro non esistono esagerazioni, qualsiasi scelta lessicale si utilizzi per esprimere delusione è inappropriata perché risulterebbe indubbiamente troppo lusinghiera: solo i Texans, al momento, stanno facendo peggio di loro in AFC. E in un certo senso possiamo definire ultra-deludente pure la stagione dei Texans, anche se questi non si sono affacciati al campionato sperando nel Super Bowl.

Ve lo giuro, non riesco a capire cosa non vada in questa squadra.
Certo, il fatto che il trio delle presunte meraviglie Adams-Waller-Renfrow abbia giocato insieme complessivamente solo 62 snap non gioca a loro favore, ma non credo che un record putrido come 2-7 sia da imputare alla loro assenza: nessun 2-7, storicamente parlando, può essere attribuito al non aver potuto contare su tre Pro Bowler a cui direzionare il pallone. Non spieghiamo qualcosa di complesso in modo così pigro.
I problemi dei Raiders sono in parte strutturali, credo che fossero pienamente consapevoli del bassissimo livello del reparto difensivo che, sebbene non sia il peggiore in assoluto, non è sufficientemente competente per permettere loro di coltivare certe ambizioni.

Il problema vero risiede indubbiamente in attacco e trascende la disponibilità dei tre Pro Bowler sopracitati: dov’è il valore aggiunto portato dall’acume tattico di Josh McDaniels? Se due indizi fanno una prova – sicuramente nove partite possono essere viste come un indizio – è lecito affermare che McDaniels sia un buon stratega ma non un buon allenatore?
Las Vegas non viene sculacciata settimanalmente perdendo “tanto a poco”, ma questa non credo possa essere vista come chissà quale consolazione visto che sono 0-6 nelle partite decise da un possesso: una squadra del genere non può perdere sempre e comunque down the line, soprattutto se non ha l’abitudine di triturare gli avversari come i Buffalo Bills.
Non mi ha mai convinto l’acquisizione di McDaniels, non tanto per dubbi sull’allenatore – col senno di poi giustificati – ma piuttosto perché non ho mai ritenuto giusto non rinnovare Rick Bisaccia, uomo che ha trascinato ai playoff una squadra che in un paio di mesi è stata al centro di ogni scandalo possibile: lo spogliatoio lo amava veramente.

Non saprei dirvi se la squadra non abbia mai accettato McDaniels e i suoi modi da Belichick in provetta, l’unica certezza è che i problemi che attanagliano i Raiders abbiano radici molto più profonde di quanto possiamo credere e vadano ben oltre le skills sociali di McDaniels e la compresenza di Adams, Waller e Renfrow.
Cosa farà la dirigenza? Ripartirà da capo – nuovamente – dopo aver sorpreso il mondo giocando l’all-in? Proverà a mostrarsi fredda e razionale dando continuità a questo progetto tecnico?

Ora devo veramente andare a letto, avrò dormito otto ore in due giorni e domani l’ufficio mi attende.
Nel dubbio, grazie a tutti e a tutte. Veramente.

14 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 10 del 2022 NFL

  1. Mattia, a me piacerebbe un tuo articolo su Monaco con curiosità e dattagli :)
    Gia il video mette i brividi….e sono contento x te.
    Per noi Europei avere il football americano “in casa” passami il termine è una grossa occasione e mi auguro che i vertici della NFL tengano in considerazione questa cosa, espandendosi magari anche in altre località (io spero Roma capitale visto che ci vivo) oltre che Londra e Monaco.
    Sono sicuro che questi eventi avrebbero seguito..

  2. Molto più interessante l’esperienza di “Monaco” che la partita di “Monaco”. Vai di articolo!

    • Finalmente con lo stop all’ultima imbattuta è iniziata davvero la stagione.

      Però: difesa eccellente di Washington o babbaloni i ricevitori di Filadelfia?

  3. Mi unisco agli altri commentatori, vogliamo l’articolo sull’evento, partita, di Monaco.
    Dedicaci un’altra notte 🙏🏼

  4. Grande Mattia..vogliamo articolo
    Cosa pensi di GBay dopo questa vittoria?
    Per te si svegliano?
    Grazie!
    PS : Jefferson mostruoso

  5. Grazie per le belle parole! Naturalmente, attendo il resoconto!

    Il tema del football in Europa mi sta molto a cuore, ma al momento non vedo grandi alternative a queste poche partite che vengono giocate ogni anno in Inghilterra o in Germania. L’idea di una o due franchigie fisse qui in Europa non mi convince: spostamenti troppo lunghi. Poi a quali città americane si toglie la squadra? Oppure si fa una Nfl a 34, con conseguente distruzione del sistema perfetto attuale?

    Il sogno proibito sarebbe una lega europea. Poi “World bowl” tra la vincitrice europea e la vincitrice americana. Ma al momento solo di sogno si tratta. Forse la disciplina più matura per affrontare un discorso di questo tipo sarebbe la pallacanestro. Non cose come l’Eurolega, con le squadre che a metà settimana giocano in Europa e poi la domenica in campionato (falsandolo, perché una squadra che fa l’Eurolega ha molti più soldi delle altre compagini). Proprio una lega a sé, con “World series” a giugno tra campioni d’Europa e campioni Nba. Se la pallacanestro aprisse la strada, poi altri sport potrebbero accodarsi.

  6. E bravo Mattia 👏👏👏

    Io e mio figlio il 27 di questo mese saremo ad arrowhead per la partita vs Rams… è il mio regalo per lui per il suo 18esimo,e visto che pratica questo sport con buoni risultati (nazionale under 19)ed è come un super tifosi dei Capi,ho ritenuto cosa buona e giusta fargli questo regalo…
    Diciamo che con l’avvicinarsi della partenza non stiamo nella pelle…ora che ho letto il tuo articolo non so nemmeno descrivere il mio stato d’animo sapendo che esattamente tra 12 giorni e 6 ore circa sarò su quegli spalti leggendari con lui..
    Grazie cmq,continua cosi con la tua passione e le tue dilungaggini senza senso!🤟

    • Da tifoso dei Jets (si, esistiamo anche noi) seguo le funpage e ti assicuro che i tifosi americani vedono come fumo negli occhi le trasferte europee, non vorrebbero cedere alcuna partita in Europa. Capisco la NFL che ha interessi economici ma non mi farei troppe illusioni. Nel frattempo domenica sarò a Boston a guardarmi la sfida coi Patriots al Gillette….

  7. Dai Mattia tutti in attesa dell’articolo sulla Munich experience, sarà fantastico 🤣🤣

  8. Onestamente non credo proprio che, nel breve-medio termine, si andrà oltre qualche partita in Europa. E’ già molto. Se ne parlava già venti anni fa e non se ne è mai fatto nulla. E’ vero che adesso i tempi sono molto più maturi, ma non vedo grandi soluzioni: impossibile avere squadre europee disposte a sobbarcarsi settimanalmente trasferte negli USA e viceversa, altrettanto impossibile ipotizzare una sorta di coppa tra vincitori NFL Usa e vincitori NFL Europa (o Resto del Mondo). La NFL fa i suoi interessi molto bene ed è interessata assolutamente a diffondere il football fuori dagli USA, ma non accetterebbe mai un confronto su basi paritetiche: i campioni sono loro, il vero football lo giocano loro e…tutti gli altri sono dei dilettanti! Quindi nessun premio o trofeo in palio! Credo si andrà avanti sempre con questa formula e magari con più esibizioni o camp dimostrativi. E’ già molto per uno sport che al di fuori degli Usa è ad un livello incomparabilmente inferiore. Chiudo con una nota sui miei Dolphins: non è tutto ora quello che luccica, ma dopo 20 anni (non solo 10 purtroppo caro Mattia…, ma tu sei giovanissimo!) di mediocrità totale, abbiamo una squadra buona e un attacco ottimo. Mi stupisce Tagovailoa: dopo due anni disastrosi tra panchina e campo, ha dimostrato di poter essere un franchise Qb, il nostro franchise Qb…dopo una vita! Avrà i suoi limiti (si muove pochissimo e il braccio non è proprio un cannone), ma ha sicuramente gli attributi! Dopo un brutto infortunio è tornato più convinto di prima e, complice un playbook ad hoc e due ricevitori stellari come Waddle e Hill, sta davvero giocando bene, rilasciando il pallone con una velocità impressionante. Mi ricredo quindi su Tua e me ne compiaccio alla grande. Vedremo dove riusciremo ad arrivare, ma almeno quest’anno si vede ottimo football a Miami!

  9. “ma ciò che mi ha stupito è stata la ricezione euforica del pubblico: Monaco, per un weekend, è diventata la capitale mondiale del football americano.” Non mi stupisce :) Negli ultimi 10 anni sono andato due volte a vedere la nfl a Londra, a Wembley. Uno spettacolo anche fuori dallo stadio, c’era di tutto per svagarsi, oltre ai fiumi di birra si intende :D Ho persino contato quante maglie delle squadre NFL avrei trovato: tutte. 85 mila spettatori. C’è fame c’è fame, consiglio a tutti di provare almeno una volta!

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