Sarà complicato mettere insieme un riassunto sensato, la partita in Germania mi ha profondamente destabilizzato – leggasi “regalato una felicità così pura che per una volta non ho niente di cui lamentarmi” – ed essermi trovato a un tiro di schioppo da Tom Brady e aver parlato con Peter King – la semidivinità più alla mano che esista – inquinano irrimediabilmente la mia capacità di giudizio: ci proverò.

Non posso che iniziare dalla partita del secolo – vi avevo avvertiti, oggi esagero: quanto successo fra Vikings e Bills non ha assolutamente senso. Il 33 a 30 con cui i Vikings hanno spedito i Bills al terzo posto della division è arrivato al termine di un vero e proprio spettacolo – anche se dipende dal punto di vista – scandito da giocate clamorose intervallate da errori esponenzialmente più clamorosi arrivati sempre e comunque nel peggior momento possibile.
Dopo la partenza lampo dei Vikings coincisa con il touchdown dell’inenarrabile Justin Jefferson, sono saliti in cattedra i Bills che con il cinismo tipico della grande squadra – almeno nella prima metà – hanno sfruttato alla perfezione ogni singolo errore dei Vikings: i primi trenta minuti si sono chiusi su un netto 24 a 10 Bills che lasciava presagire a un secondo tempo tutto sommato agevole nel quale Buffalo si sarebbe dovuta limitare a controllare.

Per un po’ le parole con cui ho concluso il paragrafo precedente avevano trovato riscontro nella realtà visto che Buffalo, a un minuto abbondante dalla fine del terzo quarto, s’è portata sopra di tre possessi con un provvidenziale piazzato di Bass: bene, preparatevi alla follia.
Neanche il tempo di gustare il sapore della tranquillità che solo tre possessi di vantaggio sanno regalare che ecco Dalvin Cook pescare dal cilindro un touchdown da 81 yard che riporta sotto Minnesota di dieci lunghezze.
Buffalo, da grande squadra qual è, comincia a muovere le catene con disinvoltura condannando il cronometro al dissanguamento, ma a dieci minuti dal termine, su quarto down a poche yard dalla goal line, Allen viene intercettato da Patrick Peterson: con il senno di poi quel piazzato…
Minnesota, rinvigorita dall’insperata consapevolezza di essere ancora in partita, percorre il campo e con il touchdown del mai appropriatamente celebrato fullback C.J. Ham si porta sotto di tre lungh… quattro, scusatemi, Joseph giustamente colpisce in pieno il palo.
Il tempo degli scherzi è finito, una grande squadra come Buffalo ora deve chiuderla: three n’ out.

Minnesota, sotto di quattro, riprende il possesso del pallone con poco più di tre minuti a disposizione e con un campo da percorrere.
La situazione si fa però immediatamente disperata, dopo un paio di sack Cousins si trova davanti a un proibitivo 4&18 che però, quando puoi contare su un fenomeno assoluto come Justin Jefferson, tanto proibitivo non è: mi limiterò a postare il video della ricezione.

Dopo questo capolavoro da esporre al museo, la banda di O’Connell si porta rabbiosamente in red zone dove, però, collide contro un vero e proprio muro: quello che sembrava essere un touchdown di Jefferson – tanto per cambiare – viene annullato in quanto l’alieno col 18 è arrivato troppo corto, quindi che si fa in situazioni del genere? Quarterback sneak, ovviamente. Sbagliato, in quanto Cousins cerca ma non trova Dalvin Cook ma, per sua fortuna, Phillips è partito troppo presto: tutto da rifare. Questa volta vince il buonsenso, il quarterback tenta di intrufolarsi in end zone ma il muro sopracitato lo respinge: turnover of downs, Buffalo deve “solamente” ammazzare il cronometro.
Vedete, ci sono alcuni momenti così insensati che sembrano essere accaduti per la volontà di qualche entità superiore: che senso ha che Allen, a letteralmente un paio di snap dalla vittoria, perda il controllo di suddetto snap? Che senso ha che il pallone lo recuperi Kendricks per il touchdown del miracoloso vantaggio?
Che senso ha che Buffalo con una manciata di secondi a disposizione percorra senza problemi il campo per spedire fra i pali il piazzato del pareggio?
Supplementari, non poteva essere altrimenti.

Lasciatemi essere sintetico almeno ora: Minnesota fa solo parzialmente quello che dovrebbe fare e malgrado si porti con prepotenza sulla linea delle due yard di Buffalo deve accontentarsi di un misero piazzato.
Buffalo, tremendamente vogliosa di redimersi e uscire dal campo con una vittoria che evidentemente avevano considerato loro colpevolmente in anticipo, in un paio d’azioni fa incursione nella metà campo avversaria e in men che non si dica è già sulle venti dei Vikings: Allen, ultimamente troppo sciupone e sciatto, spara un intercetto “ricevuto” ancora una volta dal redivivo Patrick Peterson.
Minnesota ha vinto l’ennesima partita a punteggio chiuso.
Buffalo ha perso l’ennesima partita a punteggio chiuso. Questa volta con un collasso a la Ravens: che sia il caso di iniziare a preoccuparsi?

Vi ho parlato dei Bills terzi perché a condurre in AFC East ora ci sono i Miami Dolphins: no contest a Miami, dove dei Dolphins semplicemente superiori sotto ogni punto di vista hanno triturato i Browns con un perentorio 39 a 17. I Dolphins stanno cominciando a fare paura, l’innesto di Jeff Wilson sembra aver giovato al running game, ora efficace come ci si sarebbe potuti aspettare da una squadra allenata da Mike McDaniel. Bisogna prestare molta attenzione a questi Dolphins che ora fanno veramente paura: non posso che essere genuinamente felice per Tua Tagovailoa.

Oggi mi limiterò a parlare di quanto successo in campo ché per rendere giustizia a tutto il companatico potrebbero essere necessarie migliaia di parole. L’ultimo esaltante drive contro i Rams potrebbe aver risvegliato i Buccaneers che hanno dato continuità al successo di domenica scorsa con un buon 21 a 16 ai danni dei Seattle Seahawks. Tampa Bay si è resa protagonista di una buona prestazione in tutte e tre le fasi del gioco, anche se sono stati quasi capaci di dilapidare il rassicurante 21 a 3 con cui si sono affacciati agli ultimi dieci minuti. Il tentativo di rimonta di Seattle è stato lodevole e rabbioso, ma nel momento più delicato della giornata l’attacco dei Bucs è stato capace di mettere in ghiaccio la vittoria con un paio di primi down conquistati principalmente grazie a un gioco di corse finalmente decente.

Seconda vittoria consecutiva per i Detroit Lions, autori di una clamorosa rimonta ai danni dei poveri Chicago Bears: 31 a 30 il punteggio finale. Per tre quarti Chicago è apparsa nettamente più in palla degli avversari che, sotto 24 a 10 all’inizio dell’ultimo quarto, hanno segnato ben 21 punti negli ultimi quindici minuti di gioco. Questa partita ha messo in chiaro che Justin Fields abbia ancora molta strada da percorrere prima di poter essere considerato un buon quarterback: l’ingenua pick six riportata in end zone da Okudah – valevole il 24 pari – era assolutamente evitabile in quanto gli bastava lanciare fuori il pallone fuori dal campo. A nulla sono sono servite le sue 147 rushing yard condite da due touchdown – a cui ne vanno aggiunti due lanciati: a sancire la vittoria Lions ci ha pensato un rushing touchdown di Jamaal Williams a un paio di minuti dal termine a cui l’attacco di Chicago ha risposto con un lapidario turnover of downs.

Non si fermano più i Kansas City Chiefs, passati 27 a 17 su dei buoni Jacksonville Jaguars. In una giornata in cui Josh Allen potrebbe aver gettato alle ortiche la propria candidatura come MVP, Patrick Mahomes ha lanciato i canonici 4 touchdown – uno dei quali ricevuto dal nuovo arrivato Toney – che hanno aiutato Kansas City a scavare un solco a cui il volenteroso attacco dei Jaguars non è stato in grado di rispondere. Dall’alto del loro 7-2 i Chiefs potrebbero aver messo in cassaforte l’ennesimo titolo divisionale.

L’avversaria era quello che era ma una vittoria è una vittoria indipendentemente dalla squadra con cui si condivide il campo: i New York Giants centrano il settimo successo stagionale grazie a un buon 24 a 16 ai danni dei Texans. Jones e compagni hanno amministrato intelligentemente l’immediato vantaggio controllando il tempo di possesso grazie ancora una volta a un sensazionale Barkley da 160 yard totali e un touchdown: è difficile pensare di battere una squadra così ben allenata convertendo solamente tre dei dieci terzi down tentati. Attenzione ai Giants, i playoff ora sono tutt’altro che un empio sogno.

Vittoria convincente quella degli Steelers ai danni dei poveri Saints: malgrado tutti i limiti di Pickett Pittsburgh ha sfoggiato una prestazione difensiva degna del nome della franchigia che li ha condotti a un ottimo 20 a 10. È veramente difficile pensare di vincere in questa lega non guadagnando nemmeno 200 yard di total offense in poco più di venti minuti di possesso palla: il reparto difensivo di Pittsburgh ha svolto un lavoro encomiabile dimostrandosi sia opportunista con due intercetti che dispotico concedendo a Dalton e compagni un ridicolo 25% di successo su terzo down.

Ormai ho finito i superlativi per questi Denver Broncos. Vederli giocare è difficile per ogni appassionato neutrale, figuriamoci per i poveri tifosi che si sono affacciati al campionato con aspettative ben diverse: il 17 a 10 con cui Tennessee ha regolato Denver ha seguito il canonico copione a cui la banda di Wilson ci sta abituando. Eppure la difesa, tanto per cambiare, il suo l’ha fatto limitando Derrick Henry a 2.8 misere yard a portata, ma con un attacco senza capo né coda non puoi sperare di vincere nel 2022 in NFL: Wilson pure ieri è stato impalpabile completando solamente la metà dei passaggi tentati e assorbendo ben sei sack. Tennessee, squadra quadrata e concreta, non ha sicuramente giocato la propria miglior partita in attacco ma contro questi Broncos per vincere basta spesso e volentieri il minimo sindacale, soprattutto se il reparto difensivo tartassa Wilson in questo modo.

A Las Vegas siamo ai limiti dello psicodramma: perdere contro degli Indianapolis Colts nel caos più totale è inaccettabile. Il 25 a 20 con cui Indy ha martoriato ulteriormente l’affranto cuore dei tifosi dei Raiders può essere visto come l’epilogo di una stagione che inspiegabilmente si è trasformata in un incubo. Non posso che inchinarmi al cospetto di Indianapolis che con cuore e orgoglio ha svolto egregiamente il proprio compito contro una compagine in totale crisi d’identità. Las Vegas non sembra avere un’anima, indipendentemente dal peso specifico della partita non è mai in grado di trovare la forza interiore necessaria per polverizzare l’inerzia che la sta rendendo, settimana dopo settimana, una delle più grandi delusioni di cui io abbia memoria: non saprei dirvi quale possa essere il futuro di Josh McDaniels.
Complimenti a coach Saturday, sono veramente felice per lui.

Chi invece ha saputo reagire è stata Green Bay che ha fermato a cinque sconfitte consecutive il tachimetro dell’inettitudine: a sorpresa i Packers hanno preso lo scalpo dei Cowboys grazie a un ottimo 31 a 28 ai supplementari. In un certo senso stavo aspettando questa prestazione da mesi, LaFleur ha finalmente realizzato l’ovvio, ossia che quest’anno il miglior modo per vincere è quello di togliere quanta più responsabilità dalle spalle di Aaron Rodgers facendo leva su un gioco di corse che con Jones e Dillon può dominare qualsiasi front seven. L’incessante attacco via terra dei Packers ha sfiancato la difesa dei Cowboys, permettendo così a Rodgers di essere incredibilmente efficiente spedendo in orbita il pallone solamente in venti occasioni: male sicuramente non fa aver potuto contare su un Christian Watson che ha trovato i sei punti in tre delle quattro ricezioni da lui messe a segno. Male invece Dak Prescott che con due intercetti e atipica imprecisione ha condannato i suoi alla sconfitta.

Lo scontro dei backup quarterback è stato vinto dagli Arizona Cardinals che, trascinati da un Colt McCoy assolutamente eroico, hanno affossato ulteriormente i Los Angeles Rams di John Wolford: 27 a 17 il punteggio finale. Arizona ha sfoggiato forse la miglior prestazione della stagione giocando un football ordinato e senza fronzoli e forzature. Per favore, non tentiamo di spiegare questa vittoria affossando Kyler Murray, è lui il futuro di questa franchigia, ciò che ho portato a casa dalla partita è che Kingsbury, in una situazione ai limiti del disperato, sia finalmente stato capace di assemblare un gameplan coerente e maturo, non la solita orgia di screen pass su terzo e lungo che lo hanno reso la nostra macchietta preferita.

Vincono e accorciano sui Seahawks i 49ers che con un 22 a 16 ai danni dei Chargers mettono nel mirino gli odiati rivali di division. San Francisco ha giocato esattamente la partita che potevamo aspettarci controllando il cronometro – 37 minuti! – e annullando Los Angeles per tutta la seconda metà di gioco nella quale Herbert e soci non sono stati in grado di mettere a segno nemmeno un punto. Con un gioco di corse così efficiente e variegato – segnalo il ritorno di Elijah Mitchell – Garoppolo viene messo nella miglior posizione possibile per essere efficiente e concreto e, spesso, questo rappresenta tutto ciò che Shanahan vuole dal proprio quarterback.

9 thoughts on “Il riassunto della decima domenica del 2022 NFL

  1. Ogni volta che Colt McCoy viene chiamato in causa risponde sempre “presente!” Ad averne di backup del genere…

  2. Attendiamo il reportage sulla tua trasferta germanica!

    Alcune considerazioni su Buffalo:

    – Comincio a non sopportare più queste decisioni testosteroniche (non solo dei Bills, ma anche di altre squadre) di giocarsi tutti i quarti down alla mano, come non ci fosse un domani. Molto spesso, in Nfl, non sono i quarterback a vincere le partite, ma le vincono i kicker: calciamo e prendiamoci i tre punti. Al di là dei tre punti, quell’intercetto è stato proprio il momento di svolta dell’incontro, soprattutto nella mente di Allen: fin lì aveva giocato benissimo, dopo ha combinato i disastri.

    – Io ci ho visto anche un po’ di supponenza: sembra quasi che pensiamo di essere più forti di tutti gli altri, che le partite le vinceremo a prescindere, e quindi tendiamo a strafare anziché a giocare con intelligenza. A volte ti va bene (come con Green Bay), altre volte vai a sbattere (come ieri sera).

    – Nell’era Josh Allen, siamo andati quattro volte al supplementare e abbiamo perso tutte e quattro le volte. Per trovare una vittoria dei Bills al supplementare, bisogna risalire al 10 dicembre 2017 e a quella leggendaria partita con Indianapolis giocata sotto una tormenta di neve. Qb partente: Nathan Peterman. Qb al supplementare: Joe Webb (!!!).

    – Allen, con sei intercetti in tre gare, credo sia uscito dalla corsa per l’mvp, ma questa è la cosa meno importante.

    – Oggi come oggi, non siamo più la squadra favorita alla vittoria finale e più che al primo posto Afc dobbiamo pensare a come vincere la division. Probabilmente, ci giocheremo tutto negli scontri diretti con Dolphins e Jets. Senza dimenticare che ci sono ancora due partite da giocare coi Patriots, che sono lì appiccicati. Chi l’avrebbe mai pensato, ad agosto, che la Afc East sarebbe stata la division più tosta della Nfl? A oggi, tutte e quattro le squadre della divisione sarebbero ai playoff!

    • La Afc East è molto combattuta e dopo anni di noia mortale a vantaggio dei patriots ci voleva un cambio di scenario.
      Detto questo credo che i vikings possano raccogliere finalmente qualcosa quest anno, il talento c’è.
      Resto convinto della forza dei Bills e che i Chiefs ad oggi siano i migliori in AFC.

    • Provo a dire la mia:
      – ho rivisto 10 volte la presa di Jefferson e ogni volta ho avuto i brividi davvero incredibile, il discorso sui quarti down da giocare oppure no è veramente intrigante soprattutto in questa stagione.
      – a questo punto della stagione ho la quasi matematica certezza che con Wilson Denver abbia preso uno dei pacchi piu grossi della storia NFL e mea culpa non l’avrei mai pensato.
      – sono estremamente contento per Tua, finalmente a Miami, e non solo li, si saranno resi conto che questo ragazzo è indispensabile?
      – sono estremamente contento per Las Vegas, questo è il prezzo da pagare quando si fanno le cose a casaccio.
      – per ultimi ho lasciato i miei amati packers, mi sono visto tutta la partita e il commento è FINALMENTE. Finalmente una vittoria di squadra e come dice Mattia bastava poco solo mettere in campo l’ovvio, partita scorsa avevo la classica vena gonfia nel vedere Rodgers sparare intercetti a go go a bersagli immaginari quando in squadra hai due grandi rb e non fai gioco di corsa comunque meglio tardi che mai con un 12 ai livelli che gli competono.

      • Da (mero) appassionato, mi chiedo come mai l’OC dei Bills non abbia giocato piuttosto a spararla (stando attenti ovviamente all’intentional grounding) oppure paradossalmente a concedere una safety,visto che erano sopra di 4 e i Vikings avevano solo 1 timeout…ma giocare una QBsneak, a me (da profano), è sembrata una follia per i rischi presi…
        Quel 4&18 l’avrò visto 10 volte e ogni volta mi sembrava che sino all’ultimo l’azione si sarebbe conclusa con un incompleto o addirittura un intercetto…what a catch!
        Infine, complimenti Mattia per la rubrica e hai tutta la mia invidia per aver visto una partita NFL dal vivo!

        • Presa spettacolare e tutto..ma più enorme l’errore del difensore..smanacciare e far terminare l’azione era facile..fino a che le statistiche conteranno di più del risultato si vedranno queste cose..una domanda..perché non è stata rivista la presa (che tale non era) di Davis che ha poi permesso ai Bills di pareggiare?

  3. Ieri Justin Jefferson ha fatto cose che voi umani.. penso che Josh Allen nelle corse dovrebbe evitare i contatti piú duri. Ricordo quando coach Pagano ricordava a Andrew Luck di essere un qb e non un linebacker.
    Con Toney i Chiefs possono aver trovato un bel giocatorino (fantasy advice).

  4. Mi associo con i complimenti a saturday,riguardo i raiders sono da tempo di quelli che,a prescindere dall ‘head coach di turno,vogliamo la testa di Davis,vero incapace al timone.

  5. Da tifoso di SF, non posso che essere contento del rientro di alcuni infortunati, soprattutto in difesa dimostrano di essere un fattore decisivo. L’attacco è stato implementato alla grande dall’arrivo di CMC, ma adesso Shananan deve trovare il modo di fare punti in maniera costante, Jimmy G ha i suoi limiti, ma non è inferiore a tanti QB che sono importanti per le loro franchigie (vedi Geno Smith, Ryan Tannehill, Jacoby Brisset, lo stesso J. Herbert, ecc…)
    Sopratutto bisogna che lavorino sulle penalità: 52 yards concesse ai Chargers contro 8 concesse da Los Angeles, dicono chiaro che possono diventare penalizzanti, in particolare quando giochi contro squadre con attacchi molto più performanti, e non sono una novità di questo campionato.

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