È da settimane che più o meno timidamente borbotto sull’imprevedibilità di questo campionato – probabile figlia di una qualità di gioco non particolarmente alta – e il fine ultimo di questa domenica è stato proprio quello di fornirci ulteriori esempi per corroborare la nostra tesi: non avevo ricordi di una giornata con così tanti upset, ma prima credo sia doveroso iniziare dalla partita che tutti stavamo aspettando.

Una vittoria a ottobre in nessun modo può compensare a una sconfitta a gennaio/febbraio, ma i Buffalo Bills avevano disperato bisogno di togliersi questa soddisfazione. A termine di una gara emozionante e convulsa, Buffalo ha esorcizzato i propri demoni sopravvivendo al tentativo di rimonta di Kansas City: 24 a 20 il punteggio finale.
L’inizio è stato atipicamente sciatto da entrambe le parti, in quanto tutte e due le compagini hanno terminato il proprio primo drive con un turnover in red zone: prima Buffalo ha perso un sanguinoso fumble su lateral pass fra Allen e McKenzie, per poi essere emulata da KC che ha visto la prima zingarata offensiva spegnersi con un doloroso intercetto del rookie Elam.
Il primo touchdown della giornata è arrivato poco dopo, quando i Chiefs hanno risposto al field goal dei Bills con un brillante touchdown da 42 yard di Juju Smith-Schuster, roccioso a sopravvivere a tre potenziali placcaggi per poi navigare indisturbato verso la terra promessa.

La risposta dei Bills è stata rabbiosa ma al contempo goffa, poiché dopo aver percorso l’intera lunghezza del campo senza particolari impedimenti ha visto i propri sogni di touchdown sfumare su quarto down quando uno sciagurato scivolone di McKenzie, liberissimo in end zone, ha di fatto tolto sette punti dal tabellone.
Dopo un inusuale scambio di punt ecco i Bills che ci aspettiamo: metodici, spietati ed esplosivi gli ospiti hanno messo a segno la prima meta del loro pomeriggio con un pregevole touchdown da 34 yard di Gabe Davis, pescato libero in profondità da un vero e proprio cioccolatino di Allen.
Kansas City, dispotica e beffarda, ha allora approfittato dei 16 secondi rimasti sul cronometro per mettere davanti gli avversari ai demoni del proprio passato: un completo a McKinnon e uno a Kelce hanno regalato a Butker l’opportunità di trasformarsi in eroe con un improbabile ma ineluttabile piazzato da 62 yard che ha fissato il punteggio sul 10 pari al rientro negli spogliatoi.
Ai ragazzi di Reid basta tanto tempo così per ritoccare il tabellino.

Pronti-via e Butker fallisce un altrettanto impegnativo ma indubbiamente più abbordabile piazzato da 51 yard che regala a Buffalo il sempre apprezzabile “campo corto”: ad Allen servono circa tre minuti per portare in vantaggio i suoi grazie a uno splendido touchdown di Diggs, pure questa volta pescato magnificamente in profondità da Allen.
La risposta dei Chiefs non si fa attendere in quanto un impressionante ricezione da 41 yard di Juju li catapulta immediatamente alle porte della end zone: Mahomes fa cose da Mahomes e dopo aver tenuto in vita una giocata apparentemente compromessa connette con Hardman per il TD del 17 pari.

La partita a questo punto diventa ancor più serrata e il turnover of downs con cui Buffalo apre l’ultimo periodo di gioco costa loro lo svantaggio poiché Butker non ha particolari problemi a convertire da 44 yard: dieci minuti da giocare, tre punti da recuperare per gli ospiti… ma niente da fare, perché gli arbitri non sanzionano un clamoroso sgambetto di Chris Jones ai danni di Allen e il drive di Buffalo termina ancor prima di iniziare.
Kansas City avrebbe in mano il potenziale match point, ma la difesa dei Bills sale in cattedra e costringe Mahomes e compagni a un raro three n’ out. Mancano cinque minuti e Buffalo ha in mano il proprio destino, anche se ci troviamo solamente a metà ottobre la posta in palio è la più alta di quanto possiate immaginare e il drive che stanno per affrontare potrebbe essere considerato il più importante del loro campionato – sopravvivendo anche all’abusato senno di poi.
Buffalo inizia a muovere le catene con crescente convinzione e dopo aver immediatamente convertito un quarto down nella propria metà campo continua a marciare metodicamente lungo il rettangolo: un paio di passaggi ricevuti dalle imprescindibili mani di Diggs li teletrasporta in red zone dove, con un minuto da giocare, Allen connette con Dawson Knox per il touchdown del sorpasso.

Manca ancora un minuto, però, e solamente un paio d’ore prima Kansas City aveva ribadito che per mettere a tabellone punti necessitino solamente di una manciata di secondi: l’animo dei tifosi dei Bills è ancora tormentato dalla follia di quel maledetto Divisional Round, il finale sembra essere già scritto, l’ennesima beffa è pronta a essere sfornata e dilaniare ulteriormente i loro cuo… intercetto di Taron Johnson al secondo snap del drive della verità?

 

Ebbene sì, i sogni di rimonta dei Chiefs sono durati giusto due snap poiché il veteranissimo Johnson legge alla meraviglia il quarterback avversario – pressato da un Von Miller che ha ricordato al mondo come mai questo front office lo scorso marzo c’avesse investito così pesantemente – e con la fame di chi stava aspettando da mesi questo preciso momento strappa il pallone dalle mani del rookie Moore: un paio di genuflessioni di Allen accompagnano il cronometro alla propria dolce dipartita e Buffalo, con carattere e lucidità, s’è portata a casa una vittoria di cui avevano indiscutibilmente bisogno.
Quella dei Bills è stata una prestazione da squadra vera, tutti i reparti hanno contribuito al raggiungimento del risultato finale con una prestazione nella quale il cuore non ha mai preso il sopravvento sulla testa malgrado ne avesse ogni diritto: con questa vittoria – anche se sembra superfluo dirlo – Allen ha cementato il proprio status di favorito per l’MVP.

Cambiano le avversarie ma il canovaccio rimane sempre lo stesso: i Baltimore Ravens hanno buttato via un altro vantaggio di due possessi negli ultimi minuti di gioco venendo rimontati da dei commoventi New York Giants che con un prezioso 24 a 20 si portano sul 5-1.
Malgrado gli ospiti abbiano guadagnato quasi il doppio delle yard di total offense, New York è stata bravissima a limitare consistentemente i danni costringendo i Ravens ad accontentarsi di piazzati – solamente 1 su 3 in red zone – intervallati da errori di gente da cui non avremmo motivi di aspettarceli: prima Tucker ha centrato il palo da 56 yard poi, incredibilmente, Andrews ha mancato una ricezione già fatta in end zone.
Questi punti, a bocce ferme, hanno rappresentato la differenza fra una vittoria e l’ennesima dolorosa sconfitta.

Sotto di dieci punti con una decina di minuti da giocare i Giants si portano sotto di tre lunghezze con un touchdown di Bellinger che più che sette punti sembra innescare un inspiegabile collasso del reparto offensivo avversario. Infatti, dopo aver recuperato uno snap problematico Jackson sparacchia un ingiustificabile intercetto – il primo per New York in questo campionato: senza troppi complimenti Barkley la sbatte in end zone per il touchdown del +4, quello che regala ai padroni di casa il primo vantaggio della giornata.
Proprio come nel caso dei Chiefs, il drive della verità si protrae solamente per due giocate poiché su secondo down il rookie Thibodeaux soffia pallone – poi recuperato da Leonard Williams – e vittoria dalle mani di Jackson.
Chapeau a dei Giants resilienti, compatti e ben allenati ma permettetemi di dire che perdere così assiduamente partite del genere debba spingere il front office dei Ravens a lunghe riflessioni sullo stato dell’arte di una squadra che risiede su un mediocre 3-3 malgrado sia stata capace di dominare per lunghi intervalli tutte e sei le partite giocate finora.

Quanto successo ad Atlanta avrebbe del clamoroso se ieri non fosse stato emulato in mezza dozzina d’occasioni diverse: i pestiferi Atlanta Falcons si sono tolti la soddisfazione di prendere lo scalpo ai – non più tanto – lanciati San Francisco 49ers con un netto 28 a 14 finale.
Il delta fra vittoria e sconfitta è rappresentato dai tre turnover commessi da Garoppolo e soci, atipicamente pasticcioni con il pallone, anche se non posso non prendermi un paio di parole per congratularmi con il front seven dei Falcons che ha limitato l’esplosivo gioco di corse dei ‘Niners a cinquanta anonime yard. A Mariota non è stato chiesto molto – solamente 14 i passaggi tentati – ma l’ex Titans è stato preciso e letale con il pallone lanciando solamente un incompleto in una giornata in cui ha messo a segno tre touchdown totali: complimenti anche ad Arthur Smith che ha messo insieme un gameplan coi fiocchi.

Non so se si possa parlare di upset, ma per la seconda settimana consecutiva i New England Patriots di Bailey Zappe hanno surclassato un’avversaria affacciatasi alla partita con tutti i favori del pronostico: ieri, in trasferta, i Patriots hanno surclassato 38 a 15 i Cleveland Browns al termine dell’ennesimo capolavoro tattico di Bill Belichick.
New England è riuscita nell’impresa di annullare l’inarrestabile gioco di corse dei Browns – solamente 70 yard – e, anche, di far passare Bailey Zappe come un ultra-veterano alla propria duecentesima partita in NFL: Zappe ha mosso le catene senza alcuna difficoltà in un pomeriggio nel quale ha raccolto in media 9.1 yard a tentativo senza commettere alcun turnover. Il tanto criticato attacco dei Patriots ha dominato la battaglia per il tempo di possesso e a suon di guadagni sempre e comunque positivi ha sfiancato la resistenza avversaria finendo per imbarazzare dei Marroni che sono durati pressappoco due quarti.
Prestazione gigantesca pure quella di Rhamondre Stevenson che con due touchdown ha dato manforte al proprio giovane quarterback.

Non so se si possa parlare di upset, ma fra Packers e Jets non c’è stata partita, specialmente nella seconda metà di gioco: in un pomeriggio uggioso come solo quelli del Wisconsin sanno essere i New York Jets si sono portati a casa un fantastico 27 a 10 sui ben più quotati Green Bay Packers. Nonostante un putrido 1 su 11 su terzo down, New York ha vinto senza particolari problemi affidandosi a difesa e gioco di corse: magistrale, in tal senso, il reparto difensivo di coach Saleh che sfruttando la giornata di grazia di Quinnen Williams – due sack e un field goal bloccato – ha esposto al mondo intero tutti i limiti dell’attacco dei Packers che, prevedibilmente, sta patendo snap dopo snap l’assenza di Davante Adams.
Green Bay, ora sul 3-3, deve farsi un approfondito esame di coscienza poiché se le cose non cambieranno in fretta sarà difficile anche solo ambire a un posto ai playoff.

Finalmente Colts, finalmente Matt Ryan. A termine di una partita vibrante ed equilibrata i Colts si sono assicurati la terza gioia dell’anno con un esaltante 34 a 27 a scapito dei Jaguars reso possibile dal miglior Matt Ryan dell’anno: l’ex icona dei Falcons ha lanciato per 389 yard e tre touchdown compilando quel tipo di prestazione che noi credevamo non sarebbe mai arrivata trovando l’ultimo, quello della vittoria, a tempo pressoché scaduto.
Ciò che più mi ha impressionato della vittoria dei Colts è stata la consistenza del reparto offensivo che dopo il tipico inizio con il freno a mano ha munto 31 punti dagli ultimi cinque drive del proprio pomeriggio convertendo ben 10 dei 15 terzi down giocati; non ho molto da rinfacciare ai Jaguars che, pure ieri, hanno giocato una partita tutto sommato ordinata che però non è bastata contro una squadra finalmente ispirata e concreta.

L’upset più clamoroso della domenica arriva da Pittsburgh dove dei commoventi Steelers hanno sorpreso dei Buccaneers troppo fumosi per essere veri: guidati da Trubisky – subentrato a Pickett per una possibile concussion – gli Steelers hanno strappato dalle molle mani dei Buccaneers un 20 a 18 che viste le premesse sembrava essere imponderabile.
Seppur con i soliti problemi, Pittsburgh ha giocato una partita razionale e coraggiosa piegandosi senza mai rompersi: a sancire il destino dei Bucs c’ha pensato l’insopportabile inefficacia in red zone testimoniata dal fatto che Succop sia stato costretto a convertire tre piazzati che hanno viaggiato meno di 31 yard.
Dopo che Brady sembrava aver apparecchiato la tavola per l’ennesima rimonta della carriera con un touchdown lanciato a Fournette – e la seguente conversione da due punti fallita – a poco meno di cinque minuti dal fischio finale, Trubisky è salito in cattedra conducendo un brillante drive che ha permesso ai padroni di casa di bruciare il cronometro.
Complimenti a Pittsburgh che in barba agli infortuni ha giocato una partita da squadra vera.

Ero convinto che dopo aver iniziato la partita con quattro three n’ out consecutivi fossimo condannati a vederli giocare per il resto dei nostri giorni, ma sbagliavo: gli opportunisti Minnesota Vikings sono passati 24 a 16 su dei Dolphins troppo indisciplinati e pasticcioni per essere la stessa squadra vista a settembre.
Minnesota non ha sicuramente giocato la miglior partita del proprio campionato – solamente 11 primi down con un orribile 2 su 12 su terzo down – ma con opportunismo e cinismo ha sfruttato nel migliore dei modi l’imprecisione degli avversari, schifosamente generosi con il pallone – tre turnover – con le penalità.
Decisivo è stato il fumble di Waddle che, con Miami sotto solamente di sei, ha perso il controllo dell’ovale nella metà campo avversaria a termine di una ricezione che li stava portando nei pressi della red zone: due snap dopo Dalvin Cook ha realizzato un touchdown da 53 yard che ha di fatto consegnato la quinta vittoria stagionale a dei Vikings sempre più primi in NFC North.

Buonissima vittoria dei Bengals sui Saints: grazie ai migliori Burrow e Chase – probabilmente esaltati dal fatto di giocare in Louisiana – i Bengals si sono assicurati un prezioso 30 a 26 su dei Saints che devono comunque essere lodati per aver giocato a viso aperto contro degli avversari ben più quotati e attrezzati.
Sotto anche di nove punti i Bengals non hanno mai perso la testa e grazie ai due touchdown provenienti dall’asse Burrow-Chase ha completato il sorpasso a poco meno di due minuti dal fischio finale: i sogni di gloria dei Saints sono sfumati con un doloroso turnover of downs su 4&17.
Per Burrow trecento passing yard tonde tonde e quattro touchdown totali – uno su corsa – a cui hanno dato manforte le 132 yard di Chase condite da un paio di touchdown.

Avevano disperatamente bisogno di vincere per ripartire, ma considerando avversaria e modalità non credo di potermi prendere la libertà di definire guariti i Los Angeles Rams, vittoriosi 24 a 10 su ciò che rimane dei Panthers.
Potremmo analizzare questa partita da vari punti di vista, ma credo che nulla ci metta davanti alla pochezza dei Panthers più del fatto che 158 – o se preferite il 77.8% – delle 203 yard guadagnate dagli ospiti siano state prodotte dalle stanche gambe di Christian McCaffrey, letteralmente l’unica fonte d’attacco di questa squadra.
A rendere la situazione ancora più tragica c’ha pensato la querelle con protagonista Robbie Anderson, spedito da Wilks in spogliatoio dopo esser stato pizzicato più volte a discutere animatamente con l’allenatore dei ricevitori: che stiano per partire i saldi a Charlotte?

Prosegue la GenoMania, seppur con toni più pacati, a Seattle: dei Seahawks finalmente arcigni e ruvidi in difesa hanno regolato 19 a 9 gli Arizona Cardinals.
Quella andata in scena a Seattle non è stata una partita particolarmente esaltante, ma credo che per i padroni di casa questo non sia assolutamente un problema visto che per la prima volta in stagione si sono dimostrati capaci di contrastare le scorribande avversarie limitando l’impallato attacco dei Cardinals a un misero field goal – l’unico touchdown della loro giornata è arrivato a seguito di un tentativo di punt pasticciato da Dickson.
Smith questa volta s’è fatto da parte concedendo le luci dei riflettori a Kenneth Walker, efficacissimo in sostituzione dell’infortunato e sfortunato Penny: per il rookie 110 yard totali e il touchdown che ha messo in ghiaccio la terza vittoria del loro sorprendente campionato.

Concludiamo il nostro pellegrinaggio settimanale con l’ennesima vittoria degli ancora imbattuti Philadelphia Eagles, questa volta passati 26 a 17 sui Dallas Cowboys un po’ troppo imprecisi per i loro standard.
A garantire la vittoria a Hurts e compagni c’ha pensato la partenza lampo – 20 a 3 a termine della prima metà di gioco – e la peggior giornata del 2022 del sorprendente Rush, autore di tre intercetti: Dallas, a onor del vero, era riuscita a riaprire la partita con il touchdown del -3 di Jake Ferguson a inizio dell’ultimo quarto, ma Philadelphia ha dato prova del proprio spessore rispondendo immediatamente con il touchdown della definitiva tranquillità.
Questi Eagles sembrano veramente poter sognare.

7 thoughts on “Il riassunto della sesta domenica del 2022 NFL

  1. I primi avversari dei Ravens, sono loro stessi. Si stanno dimostrando mediocri nonostante alcune individualità.
    Mi chiedo se sia il caso di continuare con Harbaugh..

  2. Quanto sta succedendo ai miei Dolphins è semplicemente irreale. Dalle stelle alle stelle.

    • Caro compagno di fede “delfinesca”, purtroppo il giocattolo si è rotto dopo i 3 bagliori iniziali. Nelle prime tre partite tutto era girato anche per il verso giusto, ma la squadra era sul pezzo, tosta e sempre combattiva. Anche la buona sorte e alcuni errori degli avversari ci avevano portato a magnifiche vittorie. Ammetto di essermi illuso anche io. Dopo l’infortunio di Tagovailoa (con Cincinnati), il giocattolo si è rotto invece!!! La perdita di Tua ha portato alla sconfitta coi Bengals (intercetto terribile di Bridgewater nel quarto quarto) e al caos visto anche nel quarto quarto coi Jets. In ogni caso da quando Tua è fuori, l’attacco si è fermato e ci sono stati un’infinità di altri infortuni. La gestione degli infortuni è parte integrante di questo sport, ma dalla partita coi Bengals nulla è andato più bene. La squadra si è disunita ed è parsa un’armata Brancaleone: confusione, errori madornali, fumble a gogo, calci piazzati errati, special teams disastrosi, linea offensiva ai livelli degli ultimi tre anni. Il crollo è stato troppo repentino per essere vero. Leggo che Tua potrebbe rientrare per la prossima partita…speriamo e speriamo sia decente, perchè sia Bridgewater che Thompson non sono in grado di portarci da nessuna parte. Se torna Tua stabilmente (?), Armstead gioca a left tackle con costanza, Xavien Howard e Byron Jones tornano a fare la coppia titolare di cornerbacks, allora forse si può ripartire, nascondendo la fragilità della nostra offensive line, che resta il vero tallone d’achille della squadra. Ma se Tua si fa di nuovo male, la carriera forse è finita per lui e la stagione è da buttare a Miami! Una delle tante, troppe negli ultimi 25 anni! Il momento è difficilissimo per coach McDaniel e la prossima partita è da vincere a tutti i costi….

    • finalmente Matty Ryan ha fatto vedere chi é veramente.
      prestazione maiuscola, record della franchigia per numero di completi e touchdown spettacolare lanciato a Alec Pierce
      Colts quasi perfetti

  3. Josh Allen è qualcosa di meraviglioso. Io forse sarò di parte, perché gioca nella mia squadra e perché mi sono innamorato di lui dalla prima partita, quando ancora lanciava palle dieci yarde più in là di dov’era il ricevitore, ma non ho mai visto un giocatore unire una così grande abilità nel passaggio a una così grande dirompenza atletica. Grandi passatori ce ne sono tanti, grandi atleti anche, ma a unire in questo modo entrambe le cose c’è solo Josh Allen.

    Basti guardare le immagini dell’ultimo drive: quarterback sneak, passaggio chirurgico per Diggs (marcatissimo da due avversari), salto a ostacoli che manco i quattrocentisti alle olimpiadi, td pass perfetto per Knox.

    A tutto questo aggiungiamo che Von Miller sembra tornato quello del 2015: ero rimasto perplesso quando gli avevano dato un contratto da sei anni, ma mi sta smentendo.

    Unico appunto sulle chiamate della panchina: per ben due volte abbiamo fallito un 4° e 3. Il primo, in red zone, ci è costato tre punti; il secondo, a metà campo, ha consentito ai Chiefs di segnarne tre. E quando regali sei punti agli avversari non sempre puoi rimediare. Spero di vedere un McDermott più conservativo in futuro: va bene tentare sul 4° e 1, ma sul 4° e 3 sarebbe meglio calciare.

    Philadelphia, per me, è la sorpresa dell’anno: io mi aspettavo una stagione simile alla precedente, attorno al 9-8. Invece, guardando il calendario, potrebbe rimanere imbattuta ancora a lungo. Non credo possa fare la stagione perfetta, ma perlomeno ci farà discutere per un po’ sulla possibilità che riesca a compierla!

  4. Concordo con Nick. Allen è il trascinatore assoluto dei Bills, capace di prendersi yard anche da solo quando le cose si fanno difficili.
    La NFC finora mi sembra abbastanza mediocre, senza togliere nulla a Phila e Minnesota. In particolare i QB di belle speranze di Tampa e Green Bay non riescono ancora ad ingranare.
    Vado fuori tema, ma dagli highlights la partita della settimana si è giocata in NCAA tra Alabama e Tennessee. 101 punti spettacolari!

  5. Mi sembra che i Ravens in quest’inizio abbiano corso consapevolmente un rischio dando parecchi snap ai rookie. Questo può essere legato ai numerosi infortuni dell’anno scorso e dall’esigenza di inserire da subito forze fresche.
    Nelle due sconfitte con Miami e i Giants gli errori dei rookie sono stati determinanti (Armour-Davis ed Hamilton nella prima, Linderbaum ieri)

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