Arrivato a questo punto della mia esistenza ho solo un sogno, ossia che l’estate trascorra con la stessa velocità – la detesto, c’è poco da fare – con cui si consuma una stagione NFL. Suona come cliché – e lo è – ma vi giuro che mi sembra letteralmente ieri che i Rams venivano sculacciati in mondovisione da dei Bills che non volevano perdere tempo per mettere in chiaro chi comandi quest’anno: oggi stiamo completando la digestione di Week 5 in modo da presentarci a Week 6 quanto più lucidi possibile.
Ripeto: giovedì notte, con la visita dei Commanders a Chicago, prenderà il via la sesta settimana di regular season.
La sesta. Siamo già praticamente a metà.

Avendo già un tot di football giocato alle nostre spalle dovremmo teoricamente essere in grado di esprimerci sul valore assoluto di tutte e trentadue le sorelle con apprezzabile sicurezza e precisione, solo che poi ci troviamo davanti ai New York Giants e i Minnesota Vikings sul 4-1, tre quarti della NFC West sul 2-3 e i Jets a una sola vittoria di distanza dagli incontrastati – e incontrastabili – primi della classe Buffalo Bills: che sia ancora troppo presto per effettuare diagnosi accurate?
In tutta sincerità non saprei rispondervi, se dovessi rifugiarmi dietro al democristiano «aspettiamo novembre per i giudizi» farei meglio a chiudere il computer e dedicarmi a qualcos’altro: dopo più di un mese di football credo che ci siamo guadagnati il giudizio di esprimerci, motivo per cui oggi tenterò di decriptare le squadre a mio avviso più enigmatiche in assoluto – nel bene e nel male.

Ormai sono una colonna portante di questa colonna, ne parlo così tanto che sembra abbiano sfrattato i Baltimore Ravens dal mio cuore – squadra letteralmente a un altro vantaggio dilapidato nel quarto quarto di distanza dalla damnatio memoriae -, ma cosa ci posso fare se questi disgraziati si inventano di battere i Green Bay Packers a Londra?
Non voglio essere irrispettoso, se i New York Giants hanno vinto quattro partite su cinque un motivo deve pure esserci, in NFL la fortuna ti può al massimo consegnare una vittoria sporadica qua e là – o nel caso dei Bengals del 2022 trascinarti al Super Bowl -, ma permettetemi di dire che personalmente non trovo alcun senso al loro record.
Stiamo parlando di una squadra che per varie vicissitudini gioca di fatto senza ricevitori, condotta da un quarterback pasticcione di natura – e al momento azzoppato – protetto da una linea d’attacco inconsistente: l’unica cosa che funziona veramente è il gioco di corse che, guidato da un Barkley in stato di grazia, sta trascinando l’intera squadra all’impronosticata rilevanza.

I dati parlano chiaro, solamente i Cleveland Browns guadagnano più rushing yard a partita delle loro 179, numero che supera di 25 unità quello delle yard guadagnate settimanalmente via aria: sì, nel 2022 una squadra di football americano sta vincendo lanciando in media per poco più di 150 yard.
A differenza degli ultimi anni, New York può finalmente contare su un allenatore di livello, razionale e brillante nelle situazioni più calde – basti guardare la loro condotta in red zone contro i Packers – le cui scelte finora sono spesso state il delta fra vittoria e sconfitta. La cura Daboll, malgrado il materiale a sua disposizione sia tutt’altro che ideale, sta sortendo effetti miracolosi ma sono abbastanza convinto che fra non molto scoccherà la mezzanotte e i Giants s’assesteranno su un record più veritiero…
… anche se guardando il calendario noto che le prossime cinque partite saranno contro i Ravens, Jaguars, Seahawks, Texans e Lions, tutte compagini contro cui New York può assolutamente dire la sua – Ravens a parte, se per una domenica decidono di comportarsi da adulti.
Vuoi vedere che questi Giants in modo picaresco riusciranno a mettere insieme una stagione da nove-dieci vittorie?

I Minnesota Vikings, invece, hanno tutto il talento necessario per essere sul 4-1: credo sappiate benissimo cosa pensi di una squadra perennemente troppo talentuosa per deludere nel modo in cui ci ha abituati.
Sul loro 4-1, però, aleggiano ombre che non possiamo permetterci di ignorare.
Dopo aver fatto il possibile per mettere i Saints nella posizione di conquistare l’Europa vincendo una partita di football americano grazie a un paio di calci da 60 yard – e aver fallito pure in questo -, per la seconda settimana consecutiva Minnesota s’è macchiata del crimine più grave che una squadra seria di football possa commettere, ossia quello di abbassarsi al livello di avversarie nettamente inferiori.

È inaccettabile che una squadra del loro calibro sia costretta a vincere in extremis contro i Chicago Bears dopo essere stati sopra anche 21 a 3: tifando Ravens dovrei essere l’ultimo a parlare, ma un conto è farsi rimontare dai Bills di Josh Allen, un conto dai Chicago Bears del 2022, la squadra che fatica tremendamente a scollinare la media di 100 passing yard a partita.
Negli ultimi anni i Vikings sono spesso stati protagonisti di effimere “sconfitte onorevoli”, quindi credo che tutto sommato i tifosi preferiscano vincere giocando male che perdere con onore, ma in tutta sincerità non credo che questo modello di successo sia sostenibile sul lungo termine.
Per il momento va bene così, ma se c’è una squadra che deve darsi una svegliata nonostante il record più che incoraggiante è proprio quella di coach O’Connell.

È sorprendente che dopo cinque settimane i San Francisco 49ers possano guardare tutta la NFC West dall’anno? No.
Potevamo aspettarci che trascorso l’intervallo temporale sopracitato i ragazzi di Shanahan fossero gli unici a sfoggiare un record positivo nella (ex) division di ferro? Assolutamente no.
Per come s’era messa la stagione – leggasi infortunio di Trey Lance – aveva senso pronosticare questa competitività? Certo che sì.
Il governo tecnico Garoppolo, con tutte le limitazioni del suo primo ministro, non ha mai messo in dubbio la competitività di una squadra costruita per arrivare fino in fondo che, proprio con lui a capo, non troppi mesi fa era arrivata a un paio di snap dal Super Bowl: negli ultimi anni dovremmo aver avuto modo di constatare che San Francisco sappia vincere con Garoppolo.

La ricetta per il successo è quella nota e nella sua semplicità sa essere estremamente complessa: gioco di corse di primo livello, sfruttare la brillantezza del gioco di corse per semplificare la vita a Jimmy G e una difesa assatanata.
I 49ers ci stanno proponendo esattamente quello a cui ci avevano abituati durante il mandato legittimo di Garoppolo, ossia una squadra fisica e cazzuta che non ha particolari problemi a dominare la linea di scrimmage – su entrambi i lati del pallone – in modo da nascondere il più possibile le note mancanze del proprio quarterback.
Malgrado una miriade d’infortuni, settimana dopo settimana San Francisco sta sempre più trovando la quadra e, a differenza dell’anno scorso, questa volta non sembrano intenzionati a ingranare definitivamente da metà novembre in avanti: squadra di cui avrò modo di riparlare ad nauseam.

Mi risulta difficile formulare pensieri lucidi sui Carolina Panthers, squadra incarnazione dell’ignavia che da due anni e mezzo a questa parte sembra scivolata nelle più fitte sabbie mobili di cui io abbia memoria: la buona notizia, se così si può definire, è che l’umiliante sconfitta rimediata proprio contro i 49ers abbia messo fine all’era di Matt Rhule, allenatore che oggettivamente non ha dato molto a questa franchigia – che però gli dovrà 40 milioni complessivi fino al 2027.
I problemi sono sempre gli stessi, l’asetticità dell’attacco sta neutralizzando stelle come McCaffrey e Moore finendo poi per sovraesporre pure la difesa: nemmeno l’esperimento Mayfield sta sortendo gli effetti desiderati, anzi, non sta sortendo alcun effetto, se possibile questi stanno giocando peggio dell’anno scorso.
Si possono trovare differenze fra i Panthers di Darnold e quelli di Mayfield? Non credo, anzi, vederli operare è ancora più irritante – se possibile.
Mi dispiace per Mayfield e per un reparto difensivo che a mio avviso ha il materiale umano per eccellere, ma credo che questa squadra sia destinata all’ennesimo reset che, quasi sicuramente, coinciderà con una goffa caccia al franchise quarterback.

Ammetto che vedere gli Steelers sedimentare su un perentorio 1-4 sia piuttosto disorientante, soprattutto perché per decenni i ragazzi di Tomlin sono stati letteralmente il mio più grande incubo – non scherzo, devo ancora andare oltre all’estensione sovrumana di Antonio Brown del 2016.
Reagire sguaiatamente alla lezione impartita loro dai Buffalo Bills non ha alcun senso, le parabole di queste due franchigie al momento puntano verso direzioni opposte, è assolutamente accettabile che questi Bills abbiano triturato questi Steelers.
Non c’è molto da dire su di loro, il 2022 doveva essere un anno di assestamento, l’anno zero su cui costruire i successi del domani e finora è stato esattamente così. Credo altresì che semplicemente in funzione del talento difensivo Pittsburgh riuscirà a concludere l’anno con un numero soddisfacente di vittorie, anche se non deve essere quello il metro di giudizio con il quale valutare la loro stagione: vi devo confessare che Pickett non mi sia affatto dispiaciuto contro i Bills.

Il bottino finale di tre punti non è figlio di una prestazione inqualificabile del reparto offensivo ma bensì di una giustificabile sciatteria in red zone e su quarto down, tutte cose accettabili per un rookie all’esordio da titolare contro la squadra più forte della lega – in trasferta, per di più.
I numeri sono impietosi, ma il banco di prova era decisamente fuori dalla sua portata e, se non altro, c’è stato un indiscutibile miglioramento rispetto a Trubisky: seppur piccoli anche questi sono passi in avanti.

Non ho voglia di dedicare più parole di quante siano necessarie – zero – alla scelta di Staley di mettere i suoi ragazzi nella miglior posizione possibile per perdere una partita già vinta o, peggio, al trattamento arbitrale da vacca sacra riservato a Tom Brady, concluderò con un fugace pensiero ai veri eroi di questa giornata ossia Matt Patricia, Joe Judge e Bill Belichick.
La vittoria dei New England Patriots contro i Detroit Lions è servita a ricordarci che mettere in dubbio il più grande allenatore di sempre sia la più grave empietà in cui possiamo cascare noi appassionati: la difesa di Belichick ha messo a tabellone più punti di quelli segnati dall’attacco più prolifico – fino a ieri – del campionato, un dato apparentemente senza contesto ma che ci restituisce un’immagine piuttosto nitida del loro dominio.
Il duo Judge-Patricia, spesso criticato per le fallimentari esperienze da head coach, ha assemblato un gameplan commovente attorno al sottovalutato Stevenson che ha permesso a Bailey Zappe di completare più dell’80% dei lanci tentati, non propriamente imprese alla portata di tutti viste le circostanze.

Ora che avete finito di leggere mettete a fuoco ciò che vi ho detto a inizio articolo: ci stiamo avvicinando a grandi falcate a Week 6.

3 thoughts on “Considerazioni (il più possibile) lucide su Week 5 del 2022 NFL

  1. Vergognoso il 4° down giocato da Staley, vergognoso, non mi viene in mente niente altro. Sarebbe ora che qualcuno mettesse in discussione questo allenatore. L’anno scorso hanno mancato i playoff, quest’anno hanno investito parecchio in FA, ma non vedo miglioramenti, oltre il record. Con quel qb e quel roster dovrebbero essere una contender, punto. Non basta giocarsela coi Chiefs se poi vieni annientato dai Jaguars in casa e rischi di perdere con i Texans di Mills e i Browns di Brisset. E fra poco il contratto di Herbert non sarà più quello da rookie…

    Haurbaugh stavolta decide di calciare su un 4° down e la scelta paga. Per la precisione, personalmente ero d’accordo pure con la decisione della scorsa settimana.
    Certo che se togli pure Bateman, il nostro parco ricevitori fa davvero piangere…

    Scandalose le rtp chiamate su Brady e Carr. Le partite, le stagioni si decidono su queste cose. Occorrono rimedi

  2. Mi fa piacere il rilancio dei Giants. Li ho visti giocare domenica e mi hanno fatto un’ottima impressione: gioco di squadra, entusiasmo, disciplina, pochi errori, buona condizione fisica.
    Il trio Schoen Daboll Martindale ha portato nuove idee ed energia. Non credo neanche siano cosí scarsi, nel senso che nel contesto depresso degli ultimi anni anche Dan Marino avrebbe avuto dei problemi.
    Molto interessante la partita di domenica coi Ravens.

  3. Ciò che è accaduto domenica mi fa ancora di più amare i vari Tyree Burress Manningham Bradshaw ( indimenticabile il suo sedersi in end zone ) ed il mitico loro ispiratore Eli Manning

Leave a Reply to LemaCancel reply

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.