Per un po’ di tempo, causa bye week, il piatto del lunedì non traboccherà come quello da cui state per abbuffarvi: nella giornata mestamente vicina al sabato e ingiustamente adiacente al lunedì sono andate in scena ben quattordici partite che ci conviene iniziare a sviscerare ché magari entro il termine della giornata riusciamo a digerire tutto.

Quello andato in scena a Cleveland è stato, a mio avviso, il testa a testa più emozionante della giornata, un vibrante botta e risposta che ha visto i Chargers spuntarla sui Browns – nonostante i migliori tentativi di Staley di regalarla ai padroni di casa – 30 a 28.
La partenza lampo dei Marroni – touchdown di Chubb e Cooper per un netto 14 a 0 – è stata vanificata da una tanto lucida quanto furiosa rimonta dei Chargers che grazie a un touchdown su ricezione del miglior Ekeler dell’anno – quasi 200 yard dallo scrimmage e due touchdown totali – hanno messo il muso avanti: Cleveland, però, non è stata sicuramente a guardare e in men che non si dica ecco la meta del controsorpasso firmata, sorpresa sorpresa, da Nick Chubb.
A dire il vero i Browns avrebbero potuto rimpolpare il vantaggio ma il piazzato del potenziale +7 di Cade York si è spento troppo a destra dei pali.
Piccolo spoiler: non sarà l’ultima volta che userò queste parole.

La seconda metà si è aperta con un nuovo sorpasso dei californiani reso possibile da un altro touchdown di Ekeler e incrementato da un field goal del kicker provvisorio Taylor Bertolet. In una giornata in cui fino a quel punto entrambi i running back titolari avevano già avuto modo di mettere a segno una doppietta, Kareem Hunt ha deciso di autoinvitarsi alla festa spingendo in end zone il touchdown del +1 marrone.
Da qui in poi la pazzia ha preso il sopravvento, poiché dopo che l’ennesimo piazzato di Bertolet ha sancito un ulteriore sorpasso losangelino ecco che Brissett si carica squadra e città sulle spalle architettando un commovente drive nel quale oltre che a macinare yard Cleveland prosciuga sapientemente l’orologio; i Browns sono in red zone, il pallone ha appena sfondato l’invisibile ma concreto muro che sorge sulla linea delle 10 yard avversarie: trovandosi sotto solamente di due punti il touchdown non è l’unico scenario accettabile, convertire il 3&7 sarebbe ideale ma anche un piazzato basterebbe per completare l’ennesimo sorpasso.
Intercetto di Gilman, apparentemente non notato dal quarterback in trance agonistica: errori del genere da un veterano come lui trafiggono il cuore.

A questo punto a Los Angeles basta “solamente” mungere il cronometro per tornare a casa con la preziosa vittoria, ma credo che noi tutti siamo al corrente dell’infatuazione di Brandon Staley per il rischio inutile: è 4&1 nella propria metà campo, manca poco più di un minuto al termine delle ostilità e Cleveland ha già esaurito i timeout a disposizione, un semplice ma affidabile punt potrebbe condannarli a una marcia troppo lunga e tortuosa per essere completata in così poco tempo.
La logica e la semplicità, purtroppo, non sono sicuramente due fra le prerogative di Staley che gioca il quarto down e, ovviamente, fallisce: Cleveland ha un minuto per guadagnare una decina scarsa di yard e mettere il proprio kicker York nella posizione di trasformarsi in eroe: detto fatto, Cooper ne guadagna 10, è tutto apparecchiato per il piazzato della vittoria e, soprattutto, il più che meritato processo a Staley.
Per una volta, però, gli dei del football mostrano compassione ai Chargers spedendo pure in quest’occasione la preghiera di York troppo a destra dei pali: Los Angeles ce l’ha fatta, ha vinto una partita che ha fatto di tutto per perdere.

La nostra meritata domenica di football è iniziata con un’apprezzabile sorpresa: a Londra i New York Giants, storicamente poveri di ricevitori, hanno soffiato la vittoria ai Green Bay Packers con un 27 a 22 tutto cuore. Nella prima metà di gioco i Packers non avevano avuto particolari problemi a muovere le catene scappando lesti su un perentorio 20 a 10: dopo la pausa lunga, però, sono entrate in campo due squadre diverse poiché New York con metodicità e cervello ha limato il gap fino a completare l’improbabile sorpasso a un paio di minuti dal termine grazie a un touchdown dell’eroico Barkley. Con il campo da percorrere per riacciuffare la parità, Rodgers ha ricominciato a muovere le catene con la dimestichezza che solo il suo cognome può suggerirci ma, vicini alla terra promessa, sono incappati in un turnover of downs che ne ha di fatto sancito il fallimento. Prestazione a mio avviso impressionante quella di Daniel Jones che nella seconda metà di gioco ha tenuto consistentemente in vita drive sopravvivendo a proibitivi – sulla carta – terzi down malgrado l’assenza di mani sicure nelle quali depositare il pallone.

Primo urrà dell’anno per gli Houston Texans, passati su dei Jacksonville Jaguars sinistramente simili a quelli di Urban Meyer: un risicato 13 a 6 il punteggio finale. A scolpire su pietra la sconfitta dei Jaguars ci ha pensato un touchdown di Pierce facilitato da una sciocca penalità della prima scelta assoluta Walker che su terzo-e-infinito è stato punito per una sciatta unnecessary roughness. Male Jacksonville, impallata offensivamente e condannata a vedere molti drive perire a seguito di dolorosi fallimenti su terzo down: una partita del genere ci ha ricordato quanta strada ancora debbano percorrere prima di essere considerabili nuovamente una squadra adulta e competitiva.

Quanto successo a Baltimore ha semplicemente dell’incredibile: i Ravens hanno saputo vincere una partita che dovevano vincere contro un’avversaria diretta!
Quella andata in scena in Maryland è stato un match convulso e tirato come solo uno scontro divisionale sa essere, deciso a tempo scaduto dall’ennesima pennellata di Justin Tucker che mandando il quarto field goal della giornata a destinazione ha regalato ai suoi un imprescindibile 19 a 17.
Una veloce cernita delle statistiche ci restituisce lo stesso equilibrio che vuole suggerirci il risultato finale, anche se mi preme mettere in rilievo il fatto che la prima volta che Baltimore è passata in svantaggio i minuti da giocare fossero meno di due: pure questa notte, quindi, i Ravens stavano per perdere una partita controllata dall’inizio alla – quasi – fine.
Con le spalle al muro, però, Lamar Jackson ha messo insieme un brillantissimo drive portato a termine dal leggendario piede destro di Tucker che, divertito dai teneri tentativi della concorrenza, non ha perso l’occasione per ribadire al mondo intero chi sia il miglior kicker della lega trasformando tutti e quattro i piazzati tentati, fra cui un impressionante missile terra aria da 58 yard.

Credo che il fine ultimo del 29 a 0 con cui i Patriots hanno annichilito i Lions sia stato ricordarci che per quanto ci piaccia metterlo in dubbio nessuno sia – e sia stato – meglio di Bill Belichick in questo particolare lavoro: New England ha semplicemente distrutto sotto ogni punto di vista Detroit, troppo arraffona e grossolana per essere vera.
L’attacco più prolifico della lega è incappato in un atipico pomeriggio d’asetticità per colpa principalmente di un impresentabile 0 su 6 su quarto down: per gli opportunisti Patriots tramutare ogni singolo errore in punti non è stato affatto un problema anche perché l’eroico Bailey Zappe, coadiuvato da un Rhamondre Stevenson straripante, ha guidato il proprio reparto offensivo con incoraggiante autorevolezza.
Detroit si presenta al bye week su un deprimente 1-4 che, però, non ci restituisce il valore assoluto di una squadra indubbiamente in crescita ma ancora troppo goffa nei momenti più caldi delle partite.

Non c’è molto da dire sull’esordio da titolare di Kenny Pickett perché Buffalo ha letteralmente triturato Pittsburgh con un 38 a 3 che lascia poco spazio all’immaginazione.
Josh Allen, probabilmente deluso con sé stesso per un paio di prestazioni non all’altezza del suo regale nome, ha chiuso la prima metà con circa 350 yard e quattro touchdown tra i quali ne troviamo due di Gabriel Davis che spiccano per lunghezza: l’esplosivo ricevitore di Buffalo ha inserito il proprio nome nel tabellino dei marcatori con una prodezza da 98 yard e una da 62 “misere” yard.
Aspettiamo impegni più alla portata per esprimerci sul povero Pickett che, contro la miglior squadra del campionato, non ha mai avuto una vera chance.

Se non soffrono non sembrano essere contenti, ma una vittoria è una vittoria – soprattutto se questa ti catapulta sul 4-1: i Minnesota Vikings, complicandosi la vita come solo loro sanno fare, sono sopravvissuti all’orgogliosa rimonta dei Chicago Bears scampandola 29 a 22.
Eppure, grazie al dominio dell’incontenibile Justin Jefferson, Minnesota era volata su un rassicurante 21 a 3 che sembrava poter garantir loro – soprattutto in funzione della scarsa potenza di fuoco degli ospiti – una vittoria tranquilla e un raro pomeriggio di relax competitivo scevro di inutili patemi d’animo… finché non ha smesso di esserlo.
Un touchdown di Montgomery e del rookie Velus Jones unito a qualche calcetto di Santos è valso agli ospiti l’insperato vantaggio con una decina scarsa di minuti rimasti da giocare; a quel punto, però, Minnesota con atipica autorità e maturità ha assemblato un fantastico drive ammazza-cronometro chiuso da Kirk Cousins con un rabbioso sneak e la conversione da due punti del +7.
Il disperato tentativo di pareggio di Chicago è morto nelle mani leste di Cameron Dantzler, abilissimo a soffiare l’ovale al poco reattivo Smith-Marsette.
Minnesota, incredibilmente, è sul 4-1.

Malgrado numeri fenomenali, si ferma momentaneamente la GenoMania.
New Orleans e Seattle hanno dato vita a un scoppiettante botta e risposta ricolmo di punti, fughe tentate e fughe frustrate che verranno offuscate dalla prestazione leggendaria del più improbabile dei giocatori, Taysom Hill: il 39 a 32 con cui i Saints hanno riassaporato la vittoria banchettando sui Seahawks potrebbe consegnato alla storia semplicemente come “Taysom Hill game”.

Il quarterback/tight end/tuttofare ha clamorosamente rubato la scena a chiunque mettendo a segno quattro touchdown – tre su corsa e uno su lancio – che hanno permesso ai suoi di sopravvivere alle continue sfuriate dei Seahawks, a un certo punto dell’ultimo quarto sotto di due possessi ma grazie a Lockett e Walker incredibilmente sopra di un punto con mezza dozzina di minuti sul cronometro: a chiudere la contesa c’ha pensato proprio Hill che con una cavalcata da 60 yard ha firmato il touchdown della definitiva vittoria.
Smith, giusto per dovere di cronaca, ha completato il 64% dei passaggi tentati – una miseria per il suo nuovo standard – per 268 yard e tre touchdown: malgrado il deludente risultato finale, la campagna per l’MVP sopravvive.

Perentorio il 40 a 17 con cui i Jets hanno liquidato dei Dolphins costretti a rinunciare pressoché immediatamente a Bridgewater a causa di un infortunio alla testa che ci ha messo davanti all’ironica crudeltà che regola questa lega: a condannare Teddy alla sideline c’hanno pensato i nuovi ordinamenti del concussion protocol ritoccato proprio dopo l’affaire Tagovailoa.
In realtà la partita è stata più chiusa di quanto possa suggerire il punteggio finale, le squadre si sono affacciate al quarto quarto su un 19 a 17 Jets che lasciava spazio a qualsivoglia scenario, anche quello dell’ingannevole batosta: l’atipico cinismo dei Jets ha fatto sì che questi abbiano risposto a un piazzato fallito, un fumble e due turnover of downs dei Dolphins con i tre touchdown consecutivi che hanno reso così pesante il passivo.
Prestazione monstre di Breece Hall che con 197 yard dallo scrimmage – 100 tonde tonde su ricezione – e un touchdown ha consegnato la vittoria ai suoi in una giornata in cui hanno asfaltato Miami via terra segnando ben cinque rushing touchdown.

Sciaguratamente l’unica cosa che ricorderemo del 21 a 15 con cui i Buccaneers sono sopravvissuti agli indefessi Falcons è l’atroce penalità fischiata a Grady Jarrett: andiamo con ordine.
Sotto 21 a 0 all’inizio degli ultimi quindici minuti di gioco, Atlanta ha ammirevolmente risalito la china fino a portarsi sotto solamente di sei: su 3&5 Jarrett ha regalato ai suoi l’opportunità di completare l’assurda rimonta con un deciso sack che avrebbe restituito il pallone a Mariota con circa tre minuti a disposizione.
Lascio a voi il compito di spiegarmi dove stia l’illegalità nel placcaggio di Jarrett.
Odio parlare di arbitri, favori e torti ma quanta successo a Tampa Bay è assolutamente inaccettabile, Atlanta è stata letteralmente derubata: non trasformiamo la sezione commenti in una sorta di processo di Biscardi, ma avrei piacere a sentire la vostra opinione in merito a quello che a mio avviso è un vero e proprio scandalo.

Terza vittoria consecutiva dei Titans, questa volta a scapito dei poveri Commanders: leggendo le cifre del punteggio finale, 21 a 17, intravedo la faccia di Carson Wentz, ieri più che mai croce e delizia della propria squadra.
I deliziosi touchdown lanciati al sophomore Dyami Brown sono stati vanificati da un intercetto di David Long sulla goal line a tempo pressoché scaduto: Washington aveva fatto tutto quello che doveva fare per vincerla, s’era messa nella miglior posizione possibile per taccheggiare i Titans della gioia del successo, ma purtroppo per loro Wentz sa essere anche questo, quel tipo di giocatore nella cui manica l’asso lascia assiduamente spazio all’errore.
Perdere così è orribile.

Successo tranquillo quello dei 49ers, passati 37 a 15 sulla carcassa dei sempre più impalpabili Carolina Panthers.
Il governo tecnico Garoppolo – 253 yard prive d’errori e due touchdown – ha gestito senza alcun problema un incontro a mio avviso vinto ancor prima di scendere in campo: i Panthers, malgrado i ripetuti tentativi, non sono in grado di sostenere la produzione che un attacco “da NFL” non dovrebbe aver problemi a garantire, l’esperimento Mayfield non sta sortendo gli effetti desiderati e pure quest’anno costringere i propri occhi a essere testimoni delle loro scorribande offensive è un crimine contro la propria umanità.
Pensare di potersela giocare contro una squadra quadrata come San Francisco convertendo 3 dei 15 terzi down giocati è pura e semplice follia: credo che nelle tasche di Rhule i gettoni stiano cominciando a scarseggiare.

Non saprei dirvi se sia il caso di parlare ufficialmente di crisi Rams, l’unica mia certezza è che il reparto difensivo dei Dallas Cowboys sia fra i più letali nella National Football League: trascinati da uno sforzo difensivo da antologia, i Cowboys hanno preso lo scalpo dei campioni in carica grazie a un netto 22 a 10.
Il fatto che Dallas abbia vinto con uno scarto in doppia cifra una partita in cui Cooper Rush ha completato solamente 10 passaggi per 102 yard ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sul dominio perpetrato da una difesa che con cinque sack, un touchdown a seguito di uno strip sack, un intercetto e un punt bloccato s’è caricato sulle spalle un attacco non particolarmente effervescente – anche se il gioco di corse ha funzionato piuttosto bene.
I Rams sono troppo brutti per essere veri, McVay deve trovare in fretta un modo per sopperire alle pesantissime assenze che hanno reso la linea d’attacco l’ombra di sé stessa.

Concludiamo il nostro viaggio parlando dei Philadelphia Eagles, l’unica squadra attualmente imbattuta in NFL: a estendere a cinque la striscia di vittorie consecutive c’ha pensato un 20 a 17 a scapito dei Cardinals che non ho problemi a definire “fortunoso”.
Malgrado il 14 a 0 con cui hanno provato a imbastire immediatamente la fuga, Philadelphia s’è fatta progressivamente rimontare fino ad arrivare a inginocchiarsi in preghiera quando, a tempo pressoché scaduto, Matt Ammendola s’è sistemato per il piazzato che avrebbe dovuto spedire la partita ai supplementari: da sole 44 yard di distanza, il sostituto di Matt Prater, non è riuscito però a trovare il centro dei pali.

 

19 thoughts on “Il riassunto della quinta settimana del 2022 NFL

  1. Mattia anche per me il placcaggio di Brady era normalissimo senza penalità… mi spiace per i falcons.
    Eagles questa volta fortunati con il F.G. sbagliato…
    Occhio ai 49ers quest’anno, Garoppolo può benissimo essere titolare in questa lega per cui l’assenza di lance non peserà..

  2. Oggi le due di New York sarebbero ai playoff, come da pronostici… Altra domenica di conferme e sorprese, bad football (cit.) ed eroi a sorpresa, Hill su tutti.
    Trovo ci sia una certa giustizia di fondo su quanto successo a Miami, costretta a lasciare fuori Bridgewater (fino all’altro ieri sarebbe tornato tranquillamente in campo), ma stavolta i Jets hanno vinto con merito, Hall e Gardner non sembrano affatto male.
    Fields ha giocato finalmente una partita che lascia intravedere qualcosa, anche se i Bears hanno perso. Ma un barlume di speranza nel futuro l’ho visto per la prima volta.
    Panthers e Steelers peggio di tutti fin qui, Detroit con attenuanti ma…
    Il meglio era fuori dalla finestra delle 19 di domenica, ma Cleveland e Los Angeles mi hanno divertito.
    Sul sack/penalità su Brady, bad bad football dell’arbitro. Dire che Atlanta avrebbe poi vinto sarebbe troppo (palla a Mariota non è proprio sinonimo di metterla in banca), ma la difesa aveva conquistato il diritto di provarci.

    • E ancora non hai visto la chiamata su Jones nel sack più fumble ai damni di Derek Carr….quella su Brady ti sembrerà un inezia a confronto…

  3. In effetti la flag a Jarrett è brutta brutta, regalo a Mr. Brady.
    Importante vittoria dei Ravens, dopo le batoste della stagione scorsa coi Bengals. Questa volta Harbaugh sul quarto e due non ci mette del suo e va per il field goal.
    Ho visto piuttosto contratti i Packers, Rodgers scuoteva la testa, forse potrebbero arrivare nuovi wr via trade / free agency.
    A deragliare la stagione degli Steelers penso sia prima di tutto l’infortunio a TJ Watt, leader della difesa.

  4. Furto con scasso in Florida. Forse quando Brady si ritirerà smetteranno di riscrivere le regole per accontentarlo. Di questo passo renderebbero illegale attaccare il QB con più di un uomo per volta: Burrow con quel sistema continua ad essere menato e rischiare le articolazioni.
    ‘Sti ammeregani ultimamente sono proprio senza vergogna.

    49ers e Cowboys in grandissimo spolvero: se non perdono pezzi le rivediamo a gennaio.

    Dicevo che Wilson ha smesso di produrre l’attimo dopo aver firmato il contrattone. A Seattle non ci facevano caso, a Denver si mangeranno le mani per il pacco.

  5. Non bello quello che è successo con Brady, ma non dobbiamo stupirci dell’acqua calda: da sempre, nello sport, alcune personalità di spicco creano sudditanza negli arbitri. Non va bene, non è bello, non dovrebbe succedere, ma capita sempre. Capitava a Michael Jordan, a cui se fischiavano il secondo tecnico per proteste non avevano il coraggio di espellerlo, capitava a Baresi, che diceva al guardalinee quando era fuorigioco, e potrei continuare con altri esempi…. Brady abbaia agli arbitri che lo accontentano.

  6. La frase: “Il governo tecnico Garoppolo” per me è da incorniciare! Hai reso bene l’idea! :)

  7. E’ la seconda settimana di fila che vedo una bella partita rovinata nel finale da decisioni inaccettabili degli arbitri: era successo anche la settimana scorsa in New Orleans – Minnesota. E a voler essere onesti, anche la vittoria dei miei Bills sui Ravens era stata agevolata da una violenza inesistente su Allen chiamata nell’ultimo drive.

    E la cosa triste è che queste chiamate assurde vanno sempre a favore del giocatore in attacco: se vogliono vietare la difesa e avere partite da 63-61, come nel college football, io saluto tutti e mi dedico ad altri sport.

    Per me la soluzione è rendere revisionabili al monitor tutte le azioni. Non so perché alcune non possano essere riviste: forse perché credono che il tempismo di un placcaggio sul quarterback o un’interferenza difensiva siano meglio valutabili a occhio nudo. Ma secondo me non è così: se avessero potuto rivedere al monitor il placcaggio su Brady, avrebbero constatato che era tutto regolare.

    • Non riesco a trovare una giustificazione al sack di Jarrett, era tutto perfetto. Peccato, la NFL perde di credibilità con cose del genere, veramente peccato.

      • Perché l’holding chiamato contro Cincinnati al SB (perché doveva vincere LA) aveva senso? Dai…In Italia ci si lamenta del calcio ma hey, l’american football è molto molto molto più marcio. Poi vabbè quando c’è Brady di mezzo…

    • Sarebbe cmq inutile. Ci hanno provato 1 anno dopo la scandalosa pass interference nn chiamata in saints-vikes al divisional. La stagione successiva decisero che si poteva chiamare il challenge sulle pass interference. E qual è stato il risultato? Un totale buco nell acqua, coach che ne hanno chiamate pochissime e tutte respinte, perché, com’è logico, nessuna crew arbitrale ribalterebbe mai una decisione su un fallo, x quanto evidente possa essere

  8. La flag su Brady è scandalosa… fallo per lesa maestà! Quella squadra di arbitri, per punizione, non dovrebbe più arbitrare fino a fine campionato, non puoi sbagliare in quel modo con 2 arbitri a pochi metri e nessuna ostruzione visiva!

    Ps: Inoltre, l’audio non è il massimo, chiamano un “roughing in the pass”?

    • Lo devono mandare ai playoff a Brady. Un playoff senza brady, the GOAT significa perdere visibilità, sponsor e di conseguenza milioni di dollari di conseguenza. Semplice. Ai playoff ci andrà ma non andrà più avanti della wild card…a meno che non lo aiutino ancora :D

      • Ma smettila di sparare castronerie contro Brady.
        Palla ad Atlanta, Atlanta avrebbe vinto ?
        Forse si o forse no.
        Gli arbitri hanno sbagliato ed è innegabile, ma il resto sono solo stupidate gratuite.

  9. Alla fine l’avventura di Matt Rhule si è conclusa. Un po’ mi dispiace, ho guardato con interesse l’esordio di quest’allenatore nella NFL. Due anni e mezzo fa Tepper e Rhule erano entusiasti di partire con questo progetto; il proprietario era convinto di aver trovato la persona giusta.
    L’impaziente Tepper, dopo una pletora di qb e tante sconfitte, vuole voltare pagina.

  10. La chiamata sullo splendido sack di Jarrett è da pura vergogna. Ricordo un facemask penalty chiamato guardacaso in favore di Brady negli ultimi minuti del SBowl contro i Rams. Il signor Brady deve vincere e vincere e vincere, sempre. Spero non entrino ai Play Off, impossibile, ma che vengano spazzati via subito.

  11. Odio i complottismi fini a se stessi ma anche l’ingenuità senza fondo. il mio mantra è la verità sta nel mezzo (a patto di conoscerla la verità:)))). Sono appassionato di nba da fine anni 80 e in gioventù mi chiedevo, vedendo i risultati, se l’nba ogni tanto non ci mettesse lo zampino. (we want always game 7) per dirne una far tante) Il docufilm sull’arbitro Tim Donaghy sembra andare in quella direzione…..
    Traslerei questa cosa anche sull’NFL che ho imparato ad amare follemente in questi anni. Credo che “metterci lo zampino” ogni tanto per rendere il prodotto sempre più avvincente faccia bene a tutti. …. Però c’è un limite e il caso Brady di questa settimana sembra un po’ quando la fai fuori dal vasino ….

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