Per la seconda settimana consecutiva abbiamo rischiato di assistere a un numero di rimonte così importante da (quasi) costringermi a vomitarvi addosso tutti i cliché su quanto in questo sport una partita non possa considerarsi conclusa fino al fischio finale et cetera: meglio partire subito.

Era la partita della giornata e, malgrado il punteggio finale più contenuto di quanto ci si potesse aspettare, non ha deluso. Doppiavù enorme per i Miami Dolphins che in circostanze ai limiti del surreale hanno saputo imbrigliare l’orgoglio e la rabbia dei Buffalo Bills scampandola 21 a 19.
Il primo tempo si è concluso sul 14 pari, anche se più che sul punteggio la nostra attenzione era rivolta allo stato di salute di Tua Tagovailoa, visibilmente confuso e disorientato dopo aver violentemente battuto la testa al suolo: incredibilmente – chi di dovere sta infatti indagando – i medici gli hanno permesso di ritornare in campo per il secondo tempo.

La seconda metà è stata alquanto particolare, poiché Buffalo ha senza alcun problema dominato il tempo di possesso ma da tre drive da 43 giocate complessive è stata in grado di portare a casa solamente tre punti: prima Bass ha convertito un agevole piazzato da 30 yard per poi sbagliarne uno – col senno di poi decisivo – da 38. Dopo quanto appena accaduto Miami, in sei snap, ha vivisezionato la potente ma acciaccata difesa avversaria con un chirurgico drive dominato da Waddle – due ricezioni da 77 yard nella serie – e concluso in end zone da Edmonds.
Con dieci minuti rimasti sul cronometro Allen ha architettato un drive da 17 giocate – vanno segnalate ben tre conversioni su terzo down – spentosi però con un mesto turnover of downs sulle due di Miami: sì, nonostante Allen under center i Bills non sono stati capaci di spingere il pallone in end zone a un paio di yard dal touchdown della probabile vittoria.

Miami, in una posizione di campo pessima, è stata cacciata in malo modo dal campo con un secco three n’ out che ha preceduto la giocata della giornata: compresso in meno di dieci metri, lo special team dei padroni di casa si è reso protagonista del Butt Punt.
Il veteranissimo Morstead, senza margine di manovra, ha infatti spedito il pallone dritto nel didietro del povero Trent Sherfield, finendo così per mettere a segno il più bizzarro safety di cui io abbia memoria – anche se Jimmy G… -: ciò che conta, però, è il fatto che Buffalo si sia portata sotto di due misere lunghezze con un minuto e mezzo rimasto da giocare.
Un invito a nozze per Josh Allen, no?
Per niente, in quanto grazie alla stoica resistenza del commovente reparto difensivo di Miami Allen è stato costretto a guardare il cronometro indicare i tre zeri dopo non essere riuscito a completare lo spike in tempo per dare a Bass la possibilità di vincerla da quasi 60 yard.

Vittoria d’incommensurabile importanza questa per i Dolphins, ora leader in division: in tre giornate Miami ha preso lo scalpo di New England, Baltimore e Buffalo, se non il meglio che ha da offrire la AFC quasi.
Trionfi del genere sono in grado di stravolgere una stagione regalando una fresca autostima e consapevolezza nei propri mezzi capace di alimentare l’entusiasmo per tutto il resto dell’autunno e tenere la mente lucida nei momenti di maggiore difficoltà.
Avevano tremendamente bisogno di esorcizzare il demone Buffalo e ci sono riusciti, chapeau.

Riprende la marcia dei Baltimore Ravens che, al termine di un gradevole botta e risposta, si sono imposti sui Patriots con un massiccio 37 a 26.
Malgrado le statistiche di Mac Jones ci mettano davanti a un demoralizzante ratio di zero touchdown e tre intercetti, il reparto offensivo di New England ha mosso le catene con incoraggiante disinvoltura: pure in questo caso, non lasciamoci fuorviare dai turnover, la difesa dei Ravens ha concesso numerose big play – a Parker in primis – sia via aria che via terra, ma alla fine, per una volta, hanno tirato giù la saracinesca quando più contava costringendo gli avversari al turnover negli ultimi tre drive dell’incontro.
Pure ieri spettacolare la prestazione di Lamar Jackson, letale sia con il braccio che con le gambe: l’assatanato quarterback di Baltimore ha infatti lanciato quattro touchdown e, per la seconda volta consecutiva, sfondato il muro della tripla cifra per quanto concerne le rushing yard.
Pochi giocatori hanno finora giocato meglio del numero 8 di Baltimore, uomo letteralmente in missione per conto di Dio.

La sorpresa della giornata viene da Indianapolis, dove i Colts hanno raccolto la prima vittoria della stagione grazie a un improbabile 20 a 17 a scapito dei Chiefs.
Per un pomeriggio l’attacco di Mahomes è apparso spuntato, asettico e fuori fase faticando tremendamente a tenere in vita drive – 3 su 10 su terzo down -, anche se a costar loro la partita sono stati sicuramente un paio d’errori individuali in quanto KC ha concluso gli ultimi tre drive della propria giornata con un turnover of downs su goffo – e inutile – tentativo di fake field goal, un piazzato da 34 yard fallito da Ammendola e l’intercetto che ha sigillato il risultato finale.
L’errore più grave, però, è stato senza ombra di dubbio quello commesso da Chris Jones che si è beccato una imperdonabile penalità per condotta antisportiva dopo un sack che avrebbe condannato Indianapolis a un complicato 4&14 nella propria metà campo: rinvigoriti dal regalo avversario, Ryan e soci hanno magistralmente mosso le catene fino a trovare il touchdown della vittoria ricevuto dal rookie Jelani Woods.

Attenzione, questi Jacksonville Jaguars sembrano aver veramente girato pagina.
Puliti, determinati, precisi, letali, ordinati e incredibilmente più fisici degli avversari, i ragazzi di Pederson si sono imposti in modo piuttosto netto sui favoritissimi Los Angeles Chargers: il 38 a 10 finale lascia poco spazio all’immaginazione.
Pure questa settimana Trevor Lawrence si è reso protagonista di una prestazione incredibilmente concreta ed efficiente da tre touchdown senza commettere alcun errore: l’efficacia del gioco di corse, capitanato da un immenso James Robinson, ha permesso a Lawrence di tenere il possesso per più di 38 minuti – dato assurdo -, finendo così per controllare senza alcun problema una partita interpretata magistralmente in tutte e tre le fasi del gioco.
Mi sa che di questi ne riparlerò oggi pomeriggio – sì, domani c’è l’appuntamento con la rubrica nuova senza un nome particolarmente invitante.

Vittoria esaltante quella dei Minnesota Vikings che, grazie a una rimonta furiosa ai danni dei poveri Lions, si sono portati a casa un 28 a 24: il touchdown della vittoria è stato messo a segno da K.J. Osborne a circa trenta secondi dal fischio finale.
Detroit, trascinata da un Jamaal Williams in grandissimo spolvero, ha prima sprecato la partenza a razzo da 14 a 0 e, poi, il vantaggio di dieci punti con cui si è presentata all’ultimo quarto: Cousins, questa volta, si è messo il mantello da supereroe trascinando i suoi alla vittoria al termine di una partita per la gran parte controllata dai Detroit Lions.
Sono giovani e relativamente immaturi, immagino che i Lions abbiano solo da imparare da una sconfitta del genere, anche se quella di far rientrare in partita gli avversari nonostante molteplici possessi di vantaggio si sta trasformando in una tendenza piuttosto inquietante.

Chi invece non ha completato la rimonta sono i Las Vegas Raiders, battuti dai finora mogi Tennessee Titans: malgrado una buona ripresa, la corsa dei Raiders si è fermata a una conversione da due punti dal traguardo dei tempi supplementari. 24 a 22 il risultato finale dell’incontro fra due delle squadre più disperate del campionato.
Tennessee, trascinata da un Henry finalmente in grande spolvero, ha costruito un interessante vantaggio nella prima metà di gioco – 24 a 10 al rientro negli spogliatoi – poi sapientemente amministrato nella seconda. A condannare Las Vegas allo 0-3 ci ha pensato in primis l’imperdonabile imprecisione in red zone: mettere a segno un touchdown solamente in due dei sei viaggi effettuati è imperdonabile per una squadra che può contare su Waller e Adams, giocatori assolutamente incontenibili in questa zona del campo.
Vitale boccata d’ossigeno per i Titans mentre per i Raiders il margine d’errore è praticamente evaporato: a questo punto la loro stagione è a tanto così dall’essere irrimediabilmente compromessa.

Primo urrà dell’anno per i Carolina Panthers di Baker Mayfield che a termine di una partita prevedibilmente brutta si sono portati a casa un incoraggiante 22 a 14 sui Saints: pure in questo caso, occorre dirlo, l’attacco di New Orleans è stato pressoché inesistente per tre quarti, salvo poi svegliarsi a seguito di un moto d’orgoglio nell’ultimo.
Decisivi, prevedibilmente, sono stati i tre turnover commessi da Winston e compagni; è alquanto complicato fingere entusiasmo per la prestazione di un Mayfield che ha completato meno della metà dei passaggi tentati per 170 misere yard – gran parte delle quali arrivate tramite il touchdown di Shenault – però se questo è bastato a garantire la doppiavù tanto di cappello all’ex Browns.

Commovente, invece, la vittoria dei Chicago Bears sugli Houston Texans.
Malgrado un Justin Fields in grave difficoltà – otto completi, due intercetti e ben cinque sack subiti – Chicago ha saputo portarsi a casa un rinvigorente 23 a 20  affidandosi principalmente a Khalil Herbert e Roquan Smith. Il primo, chiamato a sostituire l’acciaccato Montgomery, ha trascinato quella carretta che è l’attacco dei Bears guadagnando 157 yard – condite da due touchdown – in 20 portate, mentre l’onnipresente Smith – 16 tackle totali – ha regalato ai compagni la vittoria mettendo le mani sull’intercetto decisivo a circa un minuto dal fischio finale: già nel cuore della red zone, Fields si è limitato a bruciare il cronometro regalando così a Santos la possibilità di realizzare l’agevole buzzer beater da 30 yard.
Fossi il front office di Chicago lo pagherei il prima possibile Smith.

Tornano finalmente alla vittoria i Cincinnati Bengals grazie a un tutto sommato tranquillo 27 a 12 sui New York Jets.
Scappati sul 27 a 9 a inizio del terzo quarto, Burrow e soci si sono limitati a una comoda amministrazione del risultato ringraziando Flacco per la sciatteria che lo ha portato a commettere ben quattro turnover – tre nella seconda metà di gioco. Mi sembra prematuro definirli guariti, ma l’importanza di questa vittoria non può in alcun modo essere messa in dubbio: Cincinnati non poteva assolutamente permettersi di perdere e, da squadra seria e matura, ha vinto senza troppi affanni.

Continua la marcia degli spietati Eagles, passati senza alcun problema sui Commanders con un rilassato 24 a 8. Per vincere a Philadelphia è bastata una sfuriata da 24 punti nel secondo quarto e l’asfissiante pressione del front seven: il povero Carson Wentz è stato costretto a inghiottire ben 9 sack. Hurst, a questo punto, deve essere inserito nelle premature discussioni per l’MVP: ieri il “controverso” quarterback ha lanciato per 340 yard e tre touchdown distribuendo il pallone ai propri playmaker con la sapienza che compete solamente a un vero franchise quarterback.
Attenzione che questi stanno cominciando a volare sul serio.

A proposito di gestire il vantaggio, che dire del 14 a 12 con cui i Packers hanno finalmente battuto i Buccaneers?
Dopo una partenza a razzo concisa con due touchdown nei primi due drive – ricevuti da Doubs e Lazard – l’attacco dei Packers non è più stato in grado di mettere punti a tabellone: per loro fortuna i Buccaneers hanno deciso di imitarli dimostrandosi totalmente incapaci di sostenere un drive come suggeritoci dal putrido 2 su 11 su terzo down.
Con Tom Brady under center, però, pomeriggi d’inefficienza e inerzia possono essere cancellati in un battibaleno da un drive capace di compendiare la grandezza del più grande giocatore nella storia della disciplina: sotto 14 a 6 con tre minuti da giocare, Brady ha messo in piedi un drive da 13 giocate conclusosi in end zone con il touchdown del -2 di Russell Gage. Sfortunatamente per loro, però, la conversione da due punti del potenziale pareggio non ha trovato le mani dell’ultra-impegnato Gage.

Vittoria un po’ mogia quella dei Rams sui Cardinals: diciamolo, il 20 a 12 non ci ha fatto particolarmente divertire. Los Angeles ha condotto per tutta la partita tenendo lo spuntato attacco di Arizona fuori dalla end zone: il risultato finale, a mio avviso, è stato determinato dal fatto che tutti i punti messi a segno dai padroni di casa siano stati generati dal piede di Prater. Los Angeles, cinica e tutt’altro che esaltante in attacco, ha permesso sì agli avversari di muovere le catene ma, una volta arrivati in red zone, questi si sono puntualmente trovati davanti a un muro inespugnabile.

Prima gioia stagionale per gli Atlanta Falcons, passati 27 a 23 sui Seattle Seahawks a termine di un incontro sorprendentemente divertente scandito da un intrigante botta e risposta e, infine, deciso da un touchdown del magnifico Drake London, fino a questo punto comodamente il miglior rookie del campionato. Siccome si sta pur sempre parlando di Seahawks e Falcons, mi sembra doveroso evidenziare come il braccino abbia monopolizzato l’ultimo quarto: entrambe le squadre, infatti, hanno fallito diversi match point commettendo turnover decisivi nel momento più caldo della contesa.
Sono sinceramente contento che dopo un paio di sconfitte spezzacuore Atlanta abbia avuto modo di togliersi la prima soddisfazione della propria stagione.

Altra vittoria di misura per i Denver Broncos di Russell Wilson, passati 11 a 10 sui San Francisco 49ers al termine di una partita non particolarmente divertente che, quasi sicuramente, passerà alla storia per il goffo safety di Jimmy Garoppolo, scappato fuori dalla propria end zone come il miglior Dan Orlovsky. Il governo tecnico Garoppolo non è iniziato sotto i migliori auspici, ma una partita del genere era tutto sommato prevedibile fra due reparti difensivi così arcigni e opportunisti: pure questa notte, occorre dirlo, Wilson non ha particolarmente convinto, ma siccome l’unica cosa che conta è il risultato finale immagino vada bene così, per ora.

6 thoughts on “Il riassunto della terza domenica del 2022 NFL

  1. Bills vs Miami : Se Allen non avesse lanciato l’ovale per terra col compagno in endzone …..
    Ravens vs Bills domenica prossima da scintille.
    Raiders : pareva dovessero fare fuoco e fiamme..invece sono già ad un bivio

  2. In week 3 le difese hanno inciso sul serio. Quelle di Miami e Baltimore hanno riscattato l’allegria a fasi alterne di domenica scorsa. Quella dei Colts tiene accesa la speranza per la loro stagione.
    Quella di Chicago salva di nuovo i Bears il cui attacco al momento è inguardabile (incluso Fields, con tutte le attenuanti).
    Od ovest, in tutte e due le conference, ci sono le maggiori delusioni (fin qui), Raiders, Chargers, San Francisco ed Arizona in primis, ma pure Rams e Broncos hanno un record migliore di quanto meritino.
    Per l’ultima (forse…) tra Brady e Rodgers speravo meglio in attacco, ma ci sono tante attenuanti per i vecchietti. Le difese GB e TB si confermano certezze.
    Hurts e Jackson finora da MVP, Lawrence si sta riscattando con maturità e solidità dall’anno scorso. Winston, anche quando sbaglia squadra a cui lanciare, mi sembra stia sprecando un roster che sarebbe completo per giocarsela in NFC, dove la partenza è lenta per tutti (tranne Phila).
    Alla prossima!

  3. 3 cose: 1) la difesa di Miami ha giocato benissimo tutta la partita e solo un grandissimo Allen è riuscito a beffarla molte volte. Dopo aver praticamente vinto la partita a 1,30 dalla fine (respinti 4 downs sulle proprie 2 yds….grandissimi!), il butt punt ha rimesso tutto in gioco, dati 2 punti concessi per safety che hanno reso sufficiente un field goal per la vittoria di Buffalo. Anche qui però, nuovo grandissimo effort della difesa! Segnalo una cosa: primi due td su corsa di Miami, segno che, dopo i fuochi d’artificio di Baltimore, le difese incominciano a coprirsi un po’ di più sul profondo; 2) le probabilità che i Colts vincessero con i Chiefs erano prossime allo zero e invece… un precisissimo Ryan ha approfittato di un Mahomes non in vena e di vari pasticci (vedi fake punt). Il bello del football americano! Solo la settimana scorsa Indy era sembrata un’armata brancaleone… 3) Vedo un Lawrence finalmente a suo agio a Jackonsville e sono contento, dopo un anno da rookie da incubi. La cura Pederson sta facendo effetto. Il ragazzo scrambla bene, sceglie bene i targets e ha decisamente più fiducia in se stesso. Questo il vero tesoro portato da questa partita. Peccato che dall’altra parte ci fosse un Herbert a metà servizio e una difesa Chargers che, dal momento dell’uscita di Bosa per infortunio, non ha più dato alcun fastidio ai Jaguars…

  4. per i raiders è andata bene che han perso k.c. e l,a ,
    ma così non si va da nessuna parte.

    • Adams è frustrato da tutto ciò…
      Ad oggi i raiders non valgono i packers e di questo lui è consapevole.. vedremo cosa succederà il resto della stagione.

      • Il fake punt non si è proprio capito, ben gli sta a chi lo ha chiamato, un genio. Hurts e Lawrence grandissimi, renderanno meno traumatico il distacco da Brady e a seguire quello da Rodgers. Jackson su livelli altissimi. Mi dispiace per Deebo Samuel, è grave? Spero di no, mi entusiasma veramente e dopo Lance i 49ers non se lo meritano un’altra serio infortunio. Grazie Mattia per questo e tutti i recap, vedo tutti gli highlits ma li comprendo bene grazie ai tuoi commenti, ciao. ( facci sapere di Deebo )

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