Sul mio letto di morte – incipit drammatico, ma seguitemi -, molto probabilmente questo articolo sarà quello che ricorderò con maggior piacere perché non era affatto scontato che uscisse oggi, lunedì 29 agosto 2022: non sono impazzito, lasciatemi spiegare dopo il punto.
L’ultima settimana, per questo sito, è stata alquanto travagliata poiché siamo stati travolti da una valanga di problemi tecnici – meglio chiamarli così – che mi impedivano di accedere all’editor e, di fatto, scrivere articoli: il mio tipico pessimismo unito alla paura dell’ignoto intrinsecamente legata all’Internet mi ha portato a temere che potessimo perdere tutto – un po’ di pathos serve sempre, no?

Fortunatamente, grazie all’aiuto dell’eroico Gerard dalla Tasmania – pure qua non sto inventando niente – tutto si è risolto e, teoricamente, non dovrebbe mai più ripetersi.
Ringraziando ancora una volta Gerard, lasciatemi mettere il punto fermo a una preseason nella quale sempre più squadre hanno abbracciato l’approccio McVay, ossia quello di tenere i titolari più importanti il più lontano possibile dal campo.


Chi sale

Demarcus Robinson

Non avevo particolari dubbi che il neoarrivato Demarcus Robinson vincesse un posto a roster – è l’unico ricevitore con qualsivoglia parvenza d’esperienza attualmente sotto contratto -, ma il suo esordio in viola-nero è stato semplicemente spettacolare: 4 ricezioni per 135 yard e un touchdown con il quale ha probabilmente condannato al taglio un paio di defensive back di Washington.
Figuratevi che di primo acchito credevo avessimo preso Tyreek Hill.
Ovviamente non mi aspetto o pretendo prestazioni del genere in regular season, ma aggiungere esperienza e leadership in un ruolo nel quale ci si può riferire ai vari Proche e Duvernay – in carriera questi due hanno ricevuto complessivamente 70 palloni – come “veterani” era imprescindibile e Baltimore potrebbe aver fatto un affare a metterlo sotto contratto a poco più di un milione di dollari.

L’unica cosa per la quale la fine d’agosto riesce a intristirmi è la mesta conclusione di quel magico mese nel quale la mia squadra del cuore si trasforma in un’imbattibile macchina da guerra contro la quale nessun esercito di seconde/terze linee può qualcosa: quella contro i Commanders è stata la VENTITREESIMA vittoria consecutiva in preseason, guardate che sono tante.
L’ultima sconfitta risale al 3 settembre 2015: avevo appena passato il test d’ingresso per scienze cognitive… vabbè, passiamo al prossimo.

Dameon Pierce

Datemi l’opportunità di illustrarvi l’unico drive, il primo della partita, giocato da Dameon Pierce giovedì notte contro i San Francisco 49ers: corsa a sinistra da 3 yard, corsa a destra da 9 yard, corsa al centro da 12 yard, corsa fra guardia e tackle sinistro da 7 yard, nuovamente dritto per dritto al centro per 5 yard e touchdown da una iarda per concludere la serata con il sorriso.
Sei portate, 37 yard e un touchdown in un misero drive: il loro gioco di corse non sarà sicuramente quello dei 49ers di Shanahan, ma fidatevi di uno che non ne sa nulla, fate il possibile per assicurarvelo al fantasy draft che questo potrebbe conquistare il backfield prima di quanto possiamo immaginare.

Justin Fields

Lo so, i Marroni hanno tenuto a bordocampo un numero impressionante di titolari, lo so.
È vero, esaltarsi per la preseason è da sciocchi e sprovveduti, i numeri che sto per snocciolarvi vanno presi con una pinza sorretta da un’altra pinza, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare ed elogiamo Justin Fields per una prestazione spettacolare da 14 completi su 16 passaggi tentati per 156 yard e tre touchdown: ciò che più rallegra è il paffuto “0” sotto la voce “sack”, per una volta la linea d’attacco – o quello che è – dei Bears è stata in grado di proteggere il proprio quarterback.
Spero che questa partita sia servita a infondergli un po’ di autostima e fiducia nei propri mezzi che fra un paio di settimane ne avrà probabilmente bisogno.
Non potete capire quanto io faccia il tifo per lui.

Nik Bonitto

Poveri Denver Broncos, regalano all’attacco il tanto agognato franchise quarterback a pochissimi mesi di distanza dalla dipartita di Von Miller, volto, anima, cuore e altra parte anatomica a vostra scelta usata in senso figurale di questa franchigia: produrre pressione è oggi più che mai importante e i Broncos, consapevoli come spesso, hanno ben pensato di “affiancare” a Bradley Chubb Nik Bonitto, promettente rincorri-quarterback da Oklahoma.
Nella notte fra sabato e domenica, con i Minnesota Vikings sotto di sette punti e pronti a giocarsi il tutto per tutto, l’ultimissima scelta del secondo round all’ultimo draft ha di fatto chiuso i conti con un paio di sack consecutivi a un paio di minuti dal fischio finale che hanno condannato il volenteroso ma non magico Kellen Mond a un 4&27 ovviamente fallito.
Una cosa del genere in regular season, se possibile.

L’hype per i nuovi Miami Dolphins

Se uniamo la prima giocata della loro partita – qui sotto – al roboante 48 a 10 finale con cui hanno abbattuto i Philadelphia Eagles è facile arrivare all’unica conclusione possibile, ossia che questi Miami Dolphins si aggregheranno all’esclusivo club della “stagione perfetta” andando a tenere compagnia alla celebre versione del 1972: sì, è lapalissiano che Miami a metà febbraio potrà sfoggiare un magnifico 20-0 e fregiarsi del titolo di miglior squadra nella storia di questa lega.
Dite che stia esagerando?
Ma come, la preseason non è stata concepita per questo, per spoilerarci il football autunnale?


Chi scende

Drew Lock

Sono umanamente sono dispiaciuto per Drew Lock, credo che il ragazzo abbia un braccio destro capace di fargli indossare una giacca dorata, ma purtroppo per lui – e per tanti altri – un quarterback non è definito solamente dalla potenza del proprio braccio ma da un’infinità di altre caratteristiche tecnico-mentali di cui lui, per il momento, non sembra poterne fregiarsi.
Dopo una partitaccia da tre intercetti contro i Dallas Cowboys, Pete Carroll ha annunciato che contro Denver il quarterback titolare sarà Geno Smith, o in altre parole che il protagonista del primo paragrafo del nuovissimo capitolo nell’intrigante storia della franchigia sarà quel Geno Smith che non apriva una stagione da titolare dal 2014: l’antagonista, nel caso ve lo foste perso, sarà proprio Russell Wilson.

I Buffalo Bills

La vicenda Araiza è semplicemente orribile e, in luce di quanto emerso dalle indagini, spero che la risposta del pubblico non sia la stessa che scandito l’evoluzione di quella di Deshaun Watson: qua l’onnipresente “dittatura del politicamente corretto” – si arresterà mai la caduta libera di questa società? – non c’entra assolutamente niente, Matt Araiza ha avuto un rapporto sessuale con una diciassettenne ubriaca fradicia – rapporto confermato in una telefonata con la vittima – in California, dove l’età del consenso è diciotto anni.
Araiza e un paio d’amici dovranno rispondere all’accusa di stupro di gruppo e, apparentemente, Buffalo era al corrente delle indagini già da diverso tempo: se già lo sapevano perché hanno tagliato Matt Haack – punter titolare della scorsa stagione – giusto un paio di giorni fa? Perché hanno dovuto aspettare che la storia diventasse di dominio pubblico?
In questi mesi il front office di Buffalo dovrà rispondere a molte domande scomode.

Poe

Stemperiamo la tensione con qualcosa di ben più leggero nella sua drammaticità.
Il 2021 è stato un anno storicamente sfortunato – e infortunato – per i Baltimore Ravens che, nelle ultime settimane, hanno svolto un ottimo lavoro per tutelare la salute dei propri titolari.
Incrociando ovviamente le dita, il training camp di Baltimore non è stato sconquassato da chissà quale infortunio a un giocatore chiave, ma questo non può essere visto come un invito ad abbassare la guardia, visto che contro Washington la mascotte titolare dei Ravens, il corvo Poe, è stata trasportata fuori dal rettangolo verde con l’ausilio del cart che solitamente preannuncia infortuni seri.
Siamo tutti con te Poe!

 

Il futuro di Sam Darnold

Questa proprio non ci voleva: sabato, contro Buffalo, Darnold ha subito un grottesco infortunio alla caviglia che potrebbe tenerlo distante dal campo parecchie settimane.
Se si tiene presente quanto la sua già precaria situazione sia stata complicata dall’innesto di Baker Mayfield – titolare annunciato per Week 1 contro Cleveland -, è facile constatare quanto quest’infortunio aggravi una situazione già di per sé difficile: la sua carriera è a un bivio e se sembra chiaro che i giorni da titolare siano finiti, Darnold dovrà fare il possibile per reinventarsi come backup con inestimabile esperienza under center.
Non credo che avrebbe preso il posto di Mayfield dopo il primo intercetto lanciato dall’ex quarterback dei Browns, ma in caso d’infortunio avrebbe probabilmente saputo rendersi utile alla causa: questo nuovo acciacco accresce ulteriormente la pendenza di una stagione nata in salita.


 

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