Non servono introduzioni insopportabilmente pompose, è preseason e non ha assolutamente senso provare a spacciarla come panacea all’astinenza da football americano, ma il fatto che a separarci dalla nostra meritatissima regular season ci sia solamente un weekend di accidiosa preseason dovrebbe bastarvi a digerire un articolo del genere con maggior entusiasmo.

Vediamo insieme chi si è distinto in bene e in male.


Chi sale

L’hype per i Buffalo Bills

Chirurgici.
Metodici.
Spietati.
Esagerati.
All’attacco titolare dei Bills per mettere a segno 14 punti sono bastate solamente 14 snap, o se preferite un punto per azione.
Il gioco aereo, come al solito impressionante, sembra pronto a raggiungere nuove vette grazie alla definitiva esplosione di un Gabriel Davis letteralmente incontenibile, ma se allarghiamo un attimo il campo noteremo anche che Stefon Diggs continui a essere Stefon Diggs, che Isaiah McKenzie potrebbe aver trasformato il provvidenziale Jamison Crowder in un esubero di lusso, che non ci sarebbe da sorprendersi se il rookie Khalil Shakir trovasse un posto nella rotazione titolare prima di quanto noi tutti possiamo credere e che, dulcis in fundo, il run game sembra essere finalmente in grado di dare manforte ad Allen e soci grazie al mostro a tre teste Singletary-Moss-Cook.
Ve l’ho già detto che secondo me questo è il loro anno?

KaVontae Turpin

Il nome di KaVontae Turpin non suonerà sicuramente come piacevole novità ai coraggiosi appassionati che, fra aprile e luglio, hanno dato una possibilità alla USFL seguendola ogni weekend: KaVontae Turpin è infatti l’MVP in carica della riesumata lega.
Sabato notte, contro i Los Angeles Chargers, l’elettrizzante colibrì si è quasi sicuramente guadagnato un posto nel roster dei Dallas Cowboys mettendo a segno un touchdown su kickoff return e, per par condicio, su punt return.
È palese che Turpin sia quel tipo di giocatore che ogni volta che tocca il pallone è in grado di trasformare liquame in cioccolata e individui del genere, anche se superano a fatica il metro-e-settanta, troveranno sempre spazio in questa lega: Dallas potrebbe aver fra le mani uno specialista con potenziale da All-Pro.

Tom Kennedy (e tutti noi)

Se state seguendo Hard Knocks avrete sicuramente compreso la chiosa fra parentesi.
Malgrado un numero di yard per ricezione sinistramente simile a quello delle yard per portata di un running back efficiente, Kennedy ha rafforzato la propria candidatura per un posto nel roster dei 53 con una prestazione da due touchdown, uno dei quali ricevuto con tre zeri sul cronometro a termine del secondo quarto. La cosa che più mi fa sorridere è che a lanciare suddetto touchdown sia stato David Blough, star incontrastata di questa edizione di Hard Knocks grazie al proprio rapporto perfetto con la moglie Melissa Gonzalez, adorabile atleta olimpica colombiana: avete presente l’odioso hashtag “couple goals”? Ecco, loro due sono la genuina incarnazione di #couplegoals e mi fermo qua perché non voglio partire col sermone su cosa per me sia il vero amore – magari un altro giorno, anche se non credo sia il genere di contenuto che vi aspettate da me.
La vittoria dei Lions, i due touchdown di Kennedy e il touchdown a tempo scaduto di Blough dovrebbero produrre televisione di qualità e, sinceramente, a meno di tre settimane dal kickoff non posso chiedere di meglio.

T.Y. McGill

McGill è un veterano a cui ci si può riferire come vero e proprio journeyman in quanto dal 2015 – anno in cui è entrato in NFL come undrafted free agent – ha già indossato circa una decina di divise diverse: se continua così credo che i Minnesota Vikings possano dargli la stabilità sul lungo termine che immagino brami disperatamente.
In due partite di preseason il massiccio defensive tackle ha racimolato ben quattro sack, due dei quali arrivati sabato contro i San Francisco 49ers.
Sapete benissimo cosa pensi della pressione interna portata da gente che, teoricamente, non dovrebbe essere in grado di arrivare al quarterback con questa facilità, ma è chiaro che McGill non abbia ricevuto il messaggio e a suon di pressioni – cinque condite da due sack contro i ‘Niners – dovrebbe essersi aggiudicato un posto nel roster finale dei Vikings, squadra che là davanti sta cominciando ad avere parecchio talento.

Kenny Pickett

A Mitch Trubisky auguro tutto il bene del mondo in quanto poveretto passato da quel tritacarne (soprattutto se di quarterback) di squadra che risponde al nome di Chicago Bears e spero vivamente che possa riscattarsi e resuscitare la propria carriera per, magari, tornare nell’esclusivo novero dei quarterback titolari in NFL: non potete capire quanto ci speri.
Questa apparentemente gratuita premessa vuole mettere in chiaro l’ovvio, ossia che non gli auguro in nessun modo insuccessi e intercetti, ma sono altresì convinto che il futuro degli Steelers risponda al nome di Kenny Pickett, eroe locale che malgrado un training camp apparentemente inconsistente ogni volta che scende in campo in partite vere – per quanto vere possano essere quelle di preseason – mi impressiona un po’ più della volta prima.
Contro Jacksonville Pickett è stato irreprensibile conducendo i compagni alla terra promessa al termine di un furioso drive protrattosi per solamente 42 secondi poco prima della pausa lunga: è solo preseason e bla bla bla, ma non possiamo ignorare segnali estremamente incoraggianti.
Attenzione che la sua tenuta potrebbe iniziare ben prima di quanto ognuno di noi possa credere.

Isaiah Likely

Abbiamo discusso ad nauseam della penuria di ricevitori a Baltimore e, inevitabilmente, ci siamo dimenticati che nel 2022 un tight end sia un ricevitore a tutti gli effetti e quanto ai Ravens piaccia fare affidamento sugli interpreti di questa posizione: parliamo di Isaiah Likely.
Selezionato al quarto round dell’ultimo draft, Likely è un Mark Andrews in provetta in grado di guadagnare separazione e macinare yard dopo la ricezione come fosse un vero e proprio wideout, e quanto fatto vedere domenica contro gli Arizona Cardinals non può che lasciarci(mi!) estasiati: il rookie da Coastal Carolina ha ricevuto 8 palloni – su 8 target – per 100 yard tonde tonde e un apprezzabile touchdown.
Giocando esclusivamente la prima metà di partita.
E intanto, le vittorie consecutive dei Ravens in preseason salgono a 22: inutile, stucchevole e triviale ma questa è pur sempre storia.


Chi scende

Lo special team dei Los Angeles Chargers

Ecco qua il rovescio della medaglia che ho messo al collo di KaVontae Turpin.
È estremamente preoccupante che lo special team di una squadra con ambizioni del genere conceda due touchdown su ritorno: ciò che più mi perplime è che un numero non trascurabile di individui si giocherà la possibilità di vincere un posto a roster proprio attraverso questi anonimi snap.
Ho paura che Los Angeles non abbia imparato la lezione del 2010, quando l’armonico lavoro del miglior attacco e della miglior difesa della lega è stato vanificato da uno special team totalmente incapace di portare a termine giocate che il tifoso medio dà per garantite: chiaramente, una sola partita non fa primavera e reagire eccessivamente non ha alcun senso, però i segnali per ora sono tutt’altro che incoraggianti.
Date un’occhiata a questo articolo per farvi un’idea un po’ più precisa di cosa stia dicendo.

Matt Corral

Prima il disastroso esordio contro i Washington Commanders, poi un infortunio al piede rimediato nella notte fra giovedì e venerdì scorso contro i New England Patriots che gli costerà ufficialmente la stagione.
Non sono sicuro che quest’anno avrebbe giocato chissà quanti snap – soprattutto in luce dell’acerbezza esibita contro Washington – ma è mestamente evidente che la sua carriera sia iniziata nel peggior modo possibile: l’organigramma di Carolina nel 2023 potrebbe essere radicalmente diverso dall’attuale e, purtroppo per lui, dubito che chicchessia allenatore/GM terrà eccessivamente in considerazione un quarterback selezionato al terzo round del draft la cui stagione da rookie è durata due partite di preseason.
Troppo presto per speculazioni del genere, lo so, ma la situazione si è notevolmente complicata.

Alex Leatherwood

Dell’attacco dei Las Vegas Raiders abbiamo già detto tutto, forse troppo, ma ho come l’impressione che non siano state sufficientemente enfatizzate le incognite lungo la linea d’attacco: Carr avrà sì a disposizione tre paia di mani da Pro Bowl verso cui direzionare il pallone, ma per connettere con ognuno di loro dovrà poter contare su una protezione perlomeno adeguata, cosa che non sembra essere così scontata soprattutto lungo il versante destro della linea.
L’ex scelta al primo round Alex Leatherwood sta palesemente faticando e nella notte fra sabato e domenica, contro i Miami Dolphins, è risultato inquietantemente inefficace in pass protection comportandosi come vera e propria porta girevole da saloon: guardare il video sotto per farsi un’idea.

La linea d’attacco dei Tampa Bay Buccaneers

Gli addii di Marpet e Cappa, l’infortunio che terrà Ryan Jensen – cuore pulsante dell’intero reparto offensivo – a bordocampo almeno per un paio di mesi, gli acciacchi di Tristan Wirfs che stanno mettendo in dubbio la sua disponibilità per Week 1 e, novità dell’ultima ora, un nuovo infortunio ad Aaron Stinnie, veterano in mischia per il posto da guardia sinistra titolare: quella che sta per concludersi non è stata certamente un’offseason da incorniciare per la O-line dei Tampa Bay Buccaneers.
Non devo sicuramente prodigarmi in tortuose spiegazioni su quanto sia fondamentale che questi garantiscano al quarantacinquenne Brady una protezione di primissimo livello – esattamente ciò che ha finora definito la sua permanenza in Florida: credo saranno in grado di adattarsi, ma la moria ora deve veramente arrestarsi prima che Bowles sia costretto a reinventare di netto uno dei reparti più consistenti della lega.

Thaddeus Moss

Sono un gran sostenitore del rampollo della famiglia Moss ma, come detto la settimana scorsa parlando dell’ignobile botta ricevuta da Hurts fuori dal campo, sarebbe il caso di multare pesantemente chi prova a sabotare – ad agosto! – la stagione di un altro giocatore con colpi che definire sporchi sarebbe un eufemismo.
Thibodeaux è chiaramente più grosso di lui perciò tentare di rallentarlo con un chop block è una buona idea, ma c’è modo e modo di eseguire questo genere di blocco: come potrete facilmente constatare dal video, Moss si è catapultato contro la tibia della quinta scelta all’ultimo draft con il chiaro intento di fargli male – vi avverto, per qualcuno di voi la torsione potrebbe risultare difficile da digerire.
Fortunatamente Thibodeaux sembra esserne uscito illeso.


 

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