Non so più cosa dirvi per farvi arrivare fino in fondo all’articolo, l’unica buona notizia è che questo è il penultimo pagellone dell’offseason e, quindi, sabato prossimo non dovrò preoccuparmi di otto squadre e dei loro segreti più scabrosi, non dovrò passare interi quarti d’ora – nuova unità di misura del tempo – con lo schermo diviso in due fra WordPress e Spotrac per riportare tutti gli innesti e le cessioni senza correre il rischio di dimenticarmene qualcuno.

Lo ammetto senza alcuna vergogna, la trade di Baker Mayfield potrebbe essere catalogata nella mia testa come il momento più significativo dell’intera offseason semplicemente perché mi ha regalato l’insperata opportunità di parlare di qualcosa di nuovo, qualcosa di non già visto, qualcosa di appena successo attorno al quale lanciarsi in immotivati voli pindarici tanto sterili quanto necessari per la mia salute mentale: si vede che ho voglia di football giocato?
Esaltarsi così tanto per un poveretto finito a praticare la professione di quarterback ai Carolina Panthers: che brutta fine Mattia, che brutta fine.


Arizona Cardinals

Voto della free agency: 6-.

Voto del draft: 7+.

Gli arrivi più importanti: Marquise Brown, WR (trade); Will Hernandez, OG (FA); A.J. Green, WR (FA); Trey McBride, TE (draft); Cameron Thomas, EDGE (draft); Myjai Sanders, EDGE (draft).

Le perdite più dolorose: Christian Kirk, WR (FA); Chandler Jones, EDGE (FA); Chase Edmonds, RB (FA); Jordan Hicks, LB (FA); Jordan Phillips, DT (FA); Robert Alford, CB (FA).

Miglioramento? Non quello di cui avevano bisogno.

Analisi: Gli ultimi mesi in casa Cardinals sono stati molto strani: mettiamola giù così.
Senza motivazioni a mio avviso particolarmente solide, sono stati rinnovati sia Kliff Kingsbury che Steve Keim: se nel caso del primo posso impormi di ricorrere al beneficio del dubbio, ciò non è umanamente possibile con il general manager che, di fatto, negli ultimi anni non ne ha azzeccata mezza, trade di DeAndre Hopkins a parte.
Le grane sono iniziate nel momento in cui Kyler Murray, più o meno prematuramente, ha deciso di impuntarsi per un rinnovo contrattuale capace di ricompensare la sua tangibile crescita nelle ultime due stagioni: caro Kyler, sono assolutamente conscio che del domani non ci sia certezza in questa lega, ma lasciami dire che adottare la tattica di Lamar Jackson e aspettare potrebbe garantirti qualcosa come cinque o sei milioni di dollari annuali in più.
Pensaci.

Siccome le parti non sono state in grado di trovare l’accordo, il front office ha provato a quietare il mal di pancia del proprio franchise quarterback rimpinguandone l’arsenale. Oltre che rinnovare Ertz, Conner e il free agent A.J. Green, Keim ha deciso di ricongiungerlo al suo miglior ricevitore del college, quel Marquise Brown che a Baltimore per un motivo o per l’altro non è mai riuscito a esplodere come ci si sarebbe potuti attendere da un giocatore con le sue caratteristiche tecniche.
Sono convinto che in Arizona la produzione di Brown aumenterà esponenzialmente e, complice anche il ruolo da subito centrale a causa della squalifica rimediata da Hopkins, il sacrificio di una preziosa scelta al primo round del draft sarà metabolizzato senza alcun dolore.
Come già accennato, il grosso del lavoro si è concentrato sull’attacco, lasciando di fatto la difesa più bisognosa che mai di cornerback e, novità dell’ultima ora, anche di pass rusher: pretendere che un paio di rookie selezionati nei round centrali del draft possano garantire la stessa produzione di un probabile Hall of Famer come Chandler Jones non è particolarmente sensato. Arizona ha disperato bisogno che J.J. Watt trovi modo di restare sano per tutte e diciassette le partite del campionato, altrimenti per questo reparto difensivo sarà molto difficile opporsi ai giochi aerei avversari.
Non si sono comportati particolarmente male, ma credo avrebbero potuto fare molto di più considerata l’importanza assoluta della prossima stagione.

Voto finale: 6,5. Salvo raggiungano l’accordo nelle prossime settimane, questo quasi sicuramente sarà l’ultimo anno in cui Kyler Murray giocherà pressoché gratis in quanto sotto contratto come rookie: hanno fatto tutto quello che dovevano fare per sfruttare nel migliore dei modi questa ghiottissima occasione? Propendo più per il no che per il sì.


Los Angeles Rams

Voto della free agency: 7.

Voto del draft: 6,5.

Gli arrivi più importanti: Bobby Wagner, LB (FA); Allen Robinson, WR (FA); Logan Bruss, OG (draft); Decobie Durant, CB (draft); Kyren Williams, RB (draft).

Le perdite più dolorose: Robert Woods, WR (trade); Von Miller, EDGE (FA); Sony Michel, RB (FA); Johnny Hekker, P (FA); Austin Corbett, OG (FA); Sebastian Joseph-Day, DT (FA); Darious Williams, CB (FA); Odell Beckham Jr., WR (FA… per ora).

Miglioramento? Ricambio fisiologico, più che altro.

Analisi: Fino a questo punto, quella dei Los Angeles Rams è stata una offseason gloriosa: stiamo parlando dei campioni in carica, è lapalissiano che non necessitassero di chissà quali rinforzi o di un brutale restauro, la missione era e doveva essere quella di tenere la banda quanto più unita possibile e mi vien da dire che ci stiano riuscendo.
Hanno esteso i contratti dei tre giocatori più importanti della cavalcata al Super Bowl – non me ne voglia Ramsey, ma scrivere “tre dei quattro giocatori più importanti” non era particolarmente bello anche se l’ho appena scritto -, ossia Matthew Stafford, Cooper Kupp e l’indescrivibile Aaron Donald: qualsiasi cosa succeda, McVay – anche lui in aria d’estensione – per i prossimi anni potrà contare su questi tre signori.
Un anello, però, è in grado di inflazionare il valore sul mercato di pressoché qualsiasi giocatore, quindi in un certo senso le dipartite di Corbett, Williams e Joseph-Day erano totalmente prevedibili, il front office non poteva in alcun modo tenerli tutti e ognuno di loro aveva validissime – e umanamente comprensibili – ragioni per battere cassa altrove.

La dipartita che più mi ha sorpreso è stata quella di Von Miller, ero convinto che Snead avrebbe fatto l’impossibile per tenere il futuro Hall of Famer in California, soprattutto in luce di quanto sia stato dominante ai playoff: i Buffalo Bills, però, lo hanno sedotto con un’offerta che non poteva rifiutare addolcita dal fatto che le ambizioni dei Bills siano le stesse dei Rams.
Per non farsi mancare niente Snead allora ha deciso di consolarsi con due veterani del calibro di Bobby Wagner e Allen Robinson, giocatori in punti diversi della carriera che non necessitano di una mia presentazione e che aggiungono esperienza, affidabilità e produzione a un roster già ricolmo di talento.
Sono a un rinnovo di Odell Beckham Jr. di distanza da un voto ancora più alto e – dimentichiamo per un attimo Miller – dall’offseason perfetta: andando oltre ai comunque buoni numeri, l’impatto di OBJ sull’attacco dei Rams è stato pesantissimo e non ho alcun problema a dire che la cavalcata al Lombardi è stata resa possibile anche dalla sua acquisizione.

Voto finale: 7. Avrei voluto dar loro un voto molto più alto, ma quando la squadra campione in carica liquida l’offseason successiva alla vittoria del Lombardi con un brillante sette il resto della lega deve tremare.


San Francisco 49ers

Voto della free agency: 6.

Voto del draft: 7+.

Gli arrivi più importanti: Charvarius Ward, CB (FA); George Odum, S (FA); Oren Burks, LB (FA); Kerry Hyder, EDGE (FA); Drake Jackson, EDGE (draft); Tyrion Davis-Price, RB (draft); Danny Gray, WR (draft).

Le perdite più dolorose: Jaquiski Tartt, S (FA); Laken Tomlinson, OG (FA); Raheem Mostert, RB (FA); Arden Key, EDGE (FA); D.J. Jones, DT (FA).

Miglioramento? No, ma questa non è necessariamente una cattiva notizia.

Analisi: Non ho molto da dire sull’offseason dei San Francisco 49ers perché, essenzialmente, non sono successe troppe cose.
Hanno perso un paio di titolari importanti come Tomlinson e Jones, hanno aggiunto un cornerback perfetto per il loro sistema difensivo in Charvarius Ward e, privi di scelte particolarmente alte al draft, hanno selezionato giocatori d’immenso potenziale che però non sono sicuro potranno contare fin da subito su un numero chissà quanto nutrito di snap.
A fare più notizia nella loro primavera/estate è stato ciò che non è successo, con tre nomi su tutti protagonisti: Deebo Samuel, Jimmy Garoppolo e Trey Lance.
Fatemi seguire l’ordine appena delineato.

Samuel, come già saprete, un paio di mesi fa ha sorpreso l’intera comunità NFL chiedendo di essere scambiato altrove principalmente – stando a quanto dicono i ben informati – perché non è più disposto a essere utilizzato nel backfield: comprensibile, assolutamente, ma con lui nel ruolo di wide-back il rendimento dell’intero reparto offensivo è incontrovertibilmente migliorato. Questa è una storia molto intricata, San Francisco non sembra essere intenzionata a privarsi di uno dei propri migliori giocatori così come Shanahan, genio del male se ne esiste uno, difficilmente resisterà alla tentazione di sfruttare nel migliore dei modi l’irripetibile skill set del giocatore, quindi… non so.
Il discorso Garoppolo è complicato, ma anche semplice: il front office non ha alcuna intenzione di sbarazzarsi a caso di un quarterback d’esperienza che, con tutti i suoi limiti, ha giocato partite importanti in questa lega. Quando arriverà l’offerta giusta, se mai arriverà, lo spediranno altrove, ma per il momento è nel loro miglior interesse tenerselo stretto, soprattuto nel caso in cui Trey Lance non dovesse essere ancora pronto a una maglia da titolare.
Ah sì, Trey Lance: è pronto per la vita da titolare? Immagino che lo scopriremo solamente durante il training camp, speculare eccessivamente su un tot di insignificanti allenamenti tardo primaverili non ha alcun senso e non credo che il coaching staff muoia dalla voglia di far sapere al mondo esterno lo stato dell’arte della propria quarterback room.

Voto finale: 6,5. Offseason un po’… gne? Penso siano riusciti a tenere il livello del roster simile a quello dello scorso anno, anche se il fatto che a luglio ancora non si sappia – o almeno, noi esterni non lo sappiamo – chi sia il quarterback titolare mi lascia parecchio costernato: lo ammetto, ero convinto che a questo punto dell’offseason sarei stato in grado di ragionare sulla dipartita di Garoppolo.


Seattle Seahawks

Voto della free agency: NV.

Voto del draft: 8.

Gli arrivi più importanti: Noah Fant, TE (trade); Shelby Harris, DT (trade); Drew Lock, QB (trade); Uchenna Nwosu, LB (FA); Austin Blythe, OG (FA); Charles Cross, OT (draft); Boye Mafe, EDGE (draft); Kenneth Walker III, RB (draft); Abraham Lucas, OT (draft); Coby Bryant, CB (draft); Tariq Woolen, CB (draft).

Le perdite più dolorose: Russell Wilson, QB (trade); Bobby Wagner, LB (FA); D.J. Reed, CB (FA); Gerald Everett, TE (FA); Duane Brown, OT (FA); Carlos Dunlap, EDGE (FA).

Miglioramento? No perché hanno perso Wilson, gigantesco se si prende come punto di partenza la ricostruzione.

Analisi: Premessa fondamentale: dopo mesi di riflessioni, critiche e di dialogo con vari tifosi dei Seahawks, ho avuto modo di deliberare che la ricostruzione era l’unica via percorribile, il glorioso ciclo punteggiato da più rimpianti che gioie si stava spegnendo nel modo più lento e doloroso possibile, quindi ben venga quest’eutanasia – perché nel football americano è legale e in Italia no?
Nel prossimo paragrafo desidererei che voi tutti ignoraste il fatto che questa fanbase passerà gli ultimi mesi di un’estate insopportabilmente calda e umida a scervellarsi su chi fra Drew Lock e Geno Smith sarà il quarterback titolare a settembre, è chiaro che a Seattle manchi un quarterback ma trattandosi di una squadra in ricostruzione ciò è totalmente naturale.

Il pacchetto ricevuto per Wilson è molto intrigante, Fant è un tight end che ha tutto il necessario per trasformarsi in un giocatore al quale costruire l’intero attacco e con Lockett e Metcalf a togliergli pressione e marcatura immagino possa mettere insieme una stagione da Pro Bowler.
Ciò che però mi esalta maggiormente – ammesso sia questo il verbo giusto – è il draft: dopo anni di pesche che definire peculiari sarebbe un eufemismo, il front office ha infuso al roster una dose di talento potenzialmente rivoluzionaria in quanto credo che Cross, Walker, Mafe, Bryant e Woolen avranno modo di contribuire fin da subito e catalizzare la ricostruzione.
Ovviamente questa è la lega dei quarterback e senza uno di livello non si va più da nessuna parte, ma per essere una squadra che solamente a marzo sembrava destinata al peggior tanking – concetto che in NFL non esiste e mai esisterà – può già contare su una dose di talento grezzo assolutamente impressionante.
Attenzione che quando arriverà il quarterback…

Voto finale: 7,5 ma vi devo una spiegazione. Valutare l’offseason di una squadra che ha deciso di ripartire da capo è molto difficile in quanto perdere il miglior quarterback nella storia della propria franchigia, solitamente, garantirebbe un quattro: Seattle, però, ha iniziato la ricostruzione nel migliore dei modi con un draft brillante. Il sette-e-mezzo è da leggere in questo senso, un voto assegnato dopo aver completamente metabolizzato il fatto che la ricostruzione fosse l’unico scenario sensato.


 

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