La NFC North è una division, sulla carta, piuttosto scontata nella quale ognuna delle quattro squadre che le danno vita sta attraversando un momento storico peculiare e completamente diverso da quello di qualsiasi altra sorella.
Abbiamo una squadra che sta provando in tutti i modi ad arrivare al Super Bowl e sfruttare a dovere gli ultimi anni di uno dei più talentuosi quarterback di sempre, una che sta vedendo la luce in fondo all’impervio tunnel della ricostruzione, una che in quel maledetto tunnel ci è appena entrata e i Minnesota Vikings che stazionano in una terra di mezzo inquietantemente falconiana: troppo validi per ripartire da capo, troppo intrinsecamente incompleti per pensare in grande.

Gli incipit originali e frizzantini, cari lettori e care lettrici, li terrò per la regular season ché giocare le proprie migliori carte in questo periodo dell’offseason sarebbe da folli.
Luglio è un mese strano, è quel mese in cui la digestione di free agency e draft è per forza di cose conclusa e la nostalgia per il football giocato è così alta da spingerci a quell’irrazionale rassegnazione che ci porta confusamente a pensare che, forse, la stagione non inizierà mai: non demordete, manca veramente poco al periodo più stucchevole dell’anno, quello del training camp, quel magico mese in cui leggerete di fenomeni pronti ad annunciarsi al mondo eccellere in esercizi uno-contro-zero, del vostro giocatore preferito rimetterci la stagione a causa di un beffardo infortunio e… no, mi fermo, questi pensieri me li terrò per articoli a ridosso dei training camp.
Partiamo con le pagelle che ne mancano solo quattro e poi ho finalmente finito.


Chicago Bears

Voto della free agency: 4,5.

Voto del draft: 7-.

Gli arrivi più importanti: Justin Jones, DT (FA); Lucas Patrick, OG (FA); Byron Pringle, WR (FA); Tavon Young, CB (FA); Kyler Gordon, CB (draft); Jaquan Brisker, S (draft); Velus Jones Jr., WR (draft).

Le perdite più dolorose: Khalil Mack, EDGE (trade); Allen Robinson, WR (FA); James Daniels, OG (FA); Jakeem Grant, WR (FA); Bilal Nichols, DE (FA); Akiem Hicks, DT (FA); Nick Foles, QB (FA); Andy Dalton, QB (FA); Jimmy Graham, TE (FA); Eddie Goldman, DT (FA); Danny Trevathan, LB (FA); Tashaun Gipson, S (FA).

Miglioramento? No?

Analisi: Qua non c’è molto da dire, vi basta rileggere “le perdite più dolorose” per capire dove stia per andare a parare: sostanzialmente i Chicago Bears si sono sbarazzati di qualsiasi forma di talento in modo da decongestionare il salary cap e, non secondario, accumulare quante più scelte al draft per catalizzare la ricostruzione.
Per questa ragione, dunque, non escludo la cessione di Robert Quinn, pass rusher veterano che lo scorso autunno ha letteralmente visto la madonna mettendo insieme una stagione leggendaria che gli è valsa il record di sack in regular season per un giocatore dei Chicago Bears: un record del genere, considerando l’impressionante storia difensiva della franchigia, può quasi essere visto come l’highlight della sua illustre carriera.

Come vi ho già detto a più riprese, non ho alcun problema con la decisione di ripartire da capo presa dal nuovo regime, il mio unico problema sorge nel momento in cui metto a fuoco il fatto che il quarterback del futuro lo avrebbero già a roster: Justin Fields, cari lettori e care lettrici, è in una pessima posizione e ho seriamente paura che l’anno prossimo possa compromettergli la carriera sia da un punto di vista fisico che, soprattutto, mentale.
Il margine di crescita è enorme, nella propria stagione da rookie Fields ha spesso tenuto il pallone troppo a lungo esponendosi a inutili sack – situazione già di per sé complicata esacerbata dall’incompetenza della linea d’attacco -, ma con una linea ancora problematica e un supporting cast giovane e inesperto prevedere chissà quale salto di qualità al momento non ha particolarmente senso.
In ogni caso non mi resta che augurargli tutto il bene di questo mondo, il ragazzo merita molto di più.

Voto finale: 5. Insufficienza tutto sommato mite esclusivamente in funzione della necessità di un cambiamento.


Detroit Lions

Voto della free agency: 5+.

Voto del draft: 9-.

Gli arrivi più importanti: D.J. Chark, WR (FA); Deshon Elliott, S (FA); Mike Hughes, CB (FA); Aidan Hutchinson, EDGE (draft); Jameson Williams, WR (draft); Josh Paschal, EDGE (draft); Kerby Joseph, S (draft).

Le perdite più dolorose: nessuna degna di nota.

Miglioramento? Principalmente grazie al draft.

Analisi: La free agency sorniona è stata compensata magistralmente da un draft esaltante nel quale hanno aggiunto talento potenzialmente in grado di ridefinire il futuro della franchigia.
Ok, so a cosa state pensando, il quarterback è ancora Jared Goff e con Jared Goff under center pensare in grande è fisicamente impossibile, ma credo abbiate ben presente che Goff altro non rappresenti che un costosissimo – enfasi sull’issimo – place holder per quel franchise quarterback di cui hanno disperatamente bisogno: ecco, vedete pure Goff come quarterback ponte.

Andiamo con ordine.
La linea d’attacco, sulla carta, potrebbe essere la migliore della NFL e malgrado questo complimento sia paragonabile solamente al «sei proprio una brava persona» proferito dalla ragazza – o dal ragazzo – che ti piace, sono un fervente sostenitore della primaria importanza di questo spesso snobbato reparto: sempre teoricamente, Detroit potrebbe avere il necessario per imporre un gioco di corse asfissiante e inarrestabile che potrebbe permettere a Goff di sfruttare nel migliore dei modi la play action.
Il corpo ricevitori mi intriga, St. Brown, Williams, Chark, Hockenson e Swift dal backfield dovrebbero permettere a qualsiasi quarterback – anche a Goff – di avere successo via aria, motivo per cui mi attendo buonissime cose dal reparto offensivo di Detroit che, anche se magari non sarà il più esplosivo ed efficiente della lega, ha il potenziale per dare filo da torcere a qualsiasi difesa.
Il reparto difensivo, seppur non profondo e ben assemblato come quello offensivo, può iniziare a vantare talenti importanti, primo su tutti quello di Hutchinson, prodotto locale che ha tutto il necessario per annunciarsi fin da subito all’opinione pubblica NFL come uno dei migliori pass rusher della lega: la caratteristica più intrigante del suo profilo era proprio quella di essere un giocatore pronto al professionismo e per questo, intuitivamente, dovrebbe rendere fin da subito.
Noi tutti sappiamo quanto un pass rusher di spessore possa cambiare immediatamente volto all’intero reparto.
C’è ancora tanto lavoro da fare, ma la strada imboccata sembra essere quella giusta.

Voto finale: 7+. Il più è assolutamente arbitrario, ma l’offseason dei Lions è stata a mio avviso eccellente: a tenere il voto relativamente basso ci pensa una free agency intelligentemente passiva e compassata, ma come detto in separata sede questa decisione denota incoraggiante intelligenza del front office. Squadra che sono curioso di vedere all’opera.


Green Bay Packers

Voto della free agency: 4.

Voto del draft: 7,5.

Gli arrivi più importanti: Sammy Watkins, WR (FA); Jarran Reed, DT (FA); Quay Walker, LB (draft); Devonte Wyatt, DT (draft); Christian Wilson, WR (draft); Sean Rhyan, OG (draft); Romeo Doubs, WR (draft).

Le perdite più dolorose: Davante Adams, WR (trade); Za’Darius Smith, EDGE (FA); Marquez Valdes-Scantling, WR (FA); Lucas Patrick, OG (FA); Billy Turner, OG (FA).

Miglioramento? La difesa mi piace veramente tanto. Ma VERAMENTE tanto.

Analisi: Con la NFC, cari lettori e care lettrici, il rischio di essere ripetitivo è più alto del solito – e arrivati a questo punto sapete fin troppo bene quanto io tenda a essere ridondante, ma tant’è.
Compendiare l’intera offseason dei Packers tramite il rinnovo di Aaron Rodgers e la trade di Davante Adams sarebbe tanto semplicistico quanto inappropriato, anche se ammetto senza particolare vergogna che mesi fa avevo imboccato questo scorciatoie mentali: liquidiamoli in fretta per concentrarsi su ciò che conta veramente.
Il rinnovo di Rodgers ha fatto da epilogo a una penosa soap opera che è costata molto più in termini di credibilità del front office che denari, ma non è questo il punto credo: Green Bay ha rinnovato quello che nelle ultime due regular season – enfasi su regular season – è stato il miglior quarterback della National Football League e malgrado tutto non mi sento di dire abbiano fatto male.
Avete per caso visto come ha giocato Rodgers nell’ultimo biennio?

L’addio di Adams fa male, malissimo, lui e Rodgers avevano dato vita al duo quarterback-ricevitore più letale della lega: non importava la copertura o la circostanza, come ci suggeriscono i 29 touchdown ricevuti nelle ultime 30 partite di campionato, il 12 il 17 lo trovava sempre e comunque.
Gli mancherà, ovviamente gli mancherà, ma credo che almeno uno fra Watkins, Wilson e Doubs in qualche modo lo aiuterà ad andare oltre e sostenere l’efficienza storica che lo ha reso l’omeopatico più brillante del mondo sportivo.
Ciò su cui vorrei concentrarmi un attimo è invece il reparto difensivo, potenzialmente il migliore su cui Rodgers abbia mai potuto fare affidamento nel corso della propria tenuta in Wisconsin: i rinnovi di Campbell e Alexander restituiscono al defensive coordinator Joe Barry i due punti di riferimento dell’intero reparto, due giocatori che a turni sono stati i migliori difensori dei Green Bay Packers nonché due All-Pro.
Gli innesti dei due Bulldog Wyatt e Walker aumentano esponenzialmente il potenziale di un reparto che, ovviamente sulla carta, mi fa paura, un reparto che fra scelte altissime al draft e veterani ultra-affermati come Campbell, Clark, Alexander e Amos potrebbe seriamente mettere l’omeopatico nella posizione di vincere con poco più di venti punti ad allacciata.
Avranno forse bisogno di tempo per ingranare e metabolizzare l’aggiunta dei giovani, ma il potenziale è smisurato.

Voto finale: 6. Voto che qualora le scelte al draft dovessero rivelarsi azzeccate potrebbe crescere di almeno un paio d’unità: la free agency è stata molto difficile e dolorosa, anche se ciò non preclude che abbiano preso le scelte giuste.


Minnesota Vikings

Voto della free agency: 6,5.

Voto del draft: 7.

Gli arrivi più importanti: Za’Darius Smith, EDGE (FA); Harrison Phillips, DT (FA); Jordan Hicks, LB (FA); Lewis Cine, S (draft); Andrew Booth Jr., CB (draft); Ed Ingram, OG (draft); Brian Asamoah, LB (draft).

Le perdite più dolorose: Mason Cole, C (FA); Tyler Conklin, TE (FA); Michael Pierce, DT (FA); Xavier Woods, S (FA); Anthony Barr, LB (FA); Sheldon Richardson, DT (FA); Everson Griffen, DE (FA).

Miglioramento? Non quello necessario per fare il salto di qualità.

Analisi: Forse è una delle “analisi” – virgolette più che obbligatorie – più complesse in assoluto: come si valuta l’operato del nuovo front office dei Minnesota Vikings?
Come si valutano, in generale, i Minnesota Vikings?
Hanno indubbiamente aggiunto talento lungo il versante difensivo in quanto veterani ultra-affidabili e produttivi come Smith, Phillips e Hicks innalzano immediatamente il livello medio di un reparto che negli ultimi anni è stato protagonista di un calo di rendimento tanto incontrovertibile quanto mesto – ricordate quando la difesa dei Vikings era consistentemente fra le migliori cinque della lega?
Fra “gli arrivi più importanti” figurano pressoché esclusivamente difensori, e ciò non è affatto riprovevole in quanto era quello il reparto che necessitava di maggior aiuto: malgrado Cousins sia uno dei giocatori più polarizzanti dell’intero panorama sportivo americano, l’attacco straborda di talento e ha il potenziale per segnarne trenta in faccia a chiunque.

Fossi stato in loro avrei continuato a investire sulla O-line, migliorata rispetto a qualche anno fa ma con ancora enormi margini davanti, ma era chiaro che la priorità del front office fosse quella di restaurare una difesa capace di incutere timore agli avversari come quella di un lustro abbondante fa: in tal senso, non ho molto di cui lamentarmi o per cui esaltarmi, solo il tempo saprà dirci qualcosa sulla bontà delle loro mosse.
Il mio problema con i Vikings è che non ho idea di quale sia il loro piano sul lungo termine, è chiaro che finché danno questi soldi a Cousins pensare a ricostruire non abbia alcun senso, però arrivati a questo punto sarebbe anche ora di chiedersi se questa loro versione abbia effettivamente ancora qualcosa da dare: il talento è troppo per sudarsi una qualificazione ai playoff accompagnata da un’anonima sconfitta al primo round o, nella migliore delle ipotesi, al Divisional.
Ero quasi sicuro che il nuovo front office detonasse tutto e ripartisse da capo, invece hanno dato continuità a quanto fatto da chi c’era prima: genuinamente curioso di capire che ne sarà di loro.

Voto finale: 7-. I giocatori presi sono tutti promettenti o produttivi, il potenziale per una stagione da doppia cifra di vittorie è fuori discussione… il problema è che lo stesso identico ragionamento risultava valido pure lo scorso luglio.


 

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