Benissimo, torniamo nuovamente – per la milionesima volta – sul luogo del delitto come i più beceri giornalisti televisivi dopo una disgrazia senza senso nella quale qualcuno o qualcuna ha perso la vita: sì, pure oggi rifletteremo sull’offseason ma, a differenza delle altre volte, questa sarà l’ultima.
Circa.

Mancano meno di tre mesi al kickoff della stagione venti-ventidue – ricordate gli europei che al posto di “Euro duemilaeventi” erano diventati “Euro venti-venti”? – e ho pensato di riassumere le infinite e infruttuose speculazioni degli ultimi mesi in un’unica serie di articoli nei quali combinerò i voti di free agency e draft in modo da avere uno sguardo unitario su quanto successo dal Super Bowl in avanti.
Siamo a un’estate di distanza dall’inizio delle ostilità e siccome questa insopportabile stagione è comicamente lenta, ho pensato che pubblicare un paio d’articoli a settimana – lunedì e mercoledì – possa aiutarvi a sopravvivere a questo afoso supplizio.

Da piccolo prendevo in giro gli adulti per l’abuso della frase «non è tanto il caldo, è l’umidità»: ora che sono un po’ più grandicello e ho capito cosa sia l’umidità, posso mestamente confermarvi che è proprio quella il problema, non è tanto il caldo, è quasi esclusivamente la maledetta umidità.
La maledetta umidità padana.


Baltimore Ravens

Voto della free agency: 6,5.

Voto del draft: 9,5.

Gli arrivi più importanti: Marcus Williams, S (FA); Morgan Moses, OT (FA); Michael Pierce, DT (FA); Patrick Ricard, FB (rinnovo contrattuale); Kyle Hamilton, S (draft); Tyler Linderbaum, C (draft); David Ojabo, EDGE (draft).

Le perdite più dolorose: Tavon Young, CB; Derek Wolfe, DT; Sam Koch, P (ritiro); Marquise Brown, WR (trade); Sammy Watkins, WR; Bradley Bozeman, C; DeShon Elliott, S.

Miglioramento? Sì ma rimangono i dubbi.

Analisi: Non avevo ricordi di una offseason così movimentata in casa Ravens.
Partiamo dall’attacco che si sa, via il dente via il dolore.
Lamar Jackson, nel 2021, ha giocato molto meglio di quanto le statistiche possano far credere e, probabilmente, quella è stata una conseguenza diretta dell’aver avuto a disposizione il miglior receiving corp della propria carriera: siamo sicuri che l’idea di privarsi di due pezzi fondamentali come Brown e Watkins possa portare ai risultati sperati? Ritengo doveroso dare un’opportunità a gente come Proche, Duvernay e Wallace, però un po’ di esperienza e produzione garantita non sarebbe affatto male: Bateman, il de facto WR1, è un sophomore con alle spalle solamente una decina di partite fra i professionisti.
La linea d’attacco, imbarazzante per gran parte del 2021, beneficerà indubbiamente dei ritorni di Stanley e dell’arrivo del provvidenziale Linderbaum e ciò, teoricamente, dovrebbe garantire una “resurrezione” – virgolette perché lo scorso autunno non ha affatto sfigurato – al gioco di corse: l’innesto dei tight end Likely e Kolar sembra voler suggerire un rinnovato focus sul muovere le catene via terra e con lanci sul corto-medio nella parte centrale del campo.
Insomma, esattamente – circa – Baltimore vuole tornare a fare ciò che nel 2019 elevò Jackson a indiscusso MVP della lega.

I cambiamenti che più mi esaltano riguardano ovviamente la secondaria, uscita totalmente rivoluzionata dalla primavera.
I rientri di Humphrey e Peters saranno coadiuvati dalle enormi aggiunte di Marcus Williams e Kyle Hamilton, due safety che malgrado debbano ancora giocare uno snap ufficiale insieme danno vita a un tandem che se non è già il migliore nella posizione poco ci manca: figuratavi che, in tutto ciò, c’è anche “l’esubero” Chuck Clark, green dot del reparto difensivo.
Aver potenziato la secondaria renderà ovviamente più facile la vita a un pass rush che, a dire la verità, non è uscito particolarmente rafforzato da questi lunghi mesi d’inattività: coverage sack, signori e signore, coverage sack.
Dopo un’annata funestata da una pletora d’infortuni che ha condannato l’intero reparto all’inettitudine, è lecito aspettarsi un deciso cambio di marcia, un cambio di marcia in un certo senso obbligato dal fatto di incrociare quattro volte all’anno Burrow e Wat… forse.
In ogni caso, investire massicciamente sulla secondaria nel 2022 non è e mai sarà una cattiva idea: avevo voglia di una offseason difensiva e, nonostante il mio scetticismo esistenziale, sono stato soddisfatto.

Voto finale: 8. C’è chi parla di loro come squadra sleeper dell’anno dimenticando che Baltimore lo scorso autunno abbia mancato la qualificazione ai playoff a causa di un paio di conversioni da due punti andate male: se all’equazione aggiungiamo pure gli infortuni è facile abbracciare del tiepido e ben ragionato ottimismo.
Sperando che il contratto di Jackson non si riveli essere una debilitante distrazione.


Cincinnati Bengals

Voto della free agency: 7,5.

Voto del draft: 7.

Gli arrivi più importanti: La’el Collins, OT (FA); Alex Cappa, OG (FA); Ted Karras C/OG (FA); Hayden Hurst, TE (FA); B.J. Hill, DT (FA); Daxton Hill, S (draft); Cam Taylor-Britt, CB (draft);

Le perdite più dolorose: C.J. Uzomah, TE; Trae Waynes, CB; Riley Reiff, OT; Larry Ogunjobi, DT.

Miglioramento? Proprio dove serviva.

Analisi: Quando una squadra arriva al Super Bowl, in teoria, le cose da migliorare non dovrebbero essere poi così tante: il caso dei Cincinnati Bengals è sicuramente peculiare.
Cincy è in possesso di uno dei reparti offensivi più esplosivi della lega, una collezione di playmaker uscita direttamente da Madden Ultimate Team – leggasi anche “il demonio” – e una difesa in costante crescita che dovrebbe beneficiare immediatamente dell’innesto via draft di un paio di defensive back d’ottime speranze: ciò nonostante, Cincinnati portava in seno una delle più debilitanti debolezze che si possano avere in NFL, ossia una linea d’attacco comicamente incompetente messa davanti a un quarterback con potenziale da Hall of Fame – precoce lo so, ma Burrow mi emoziona.

Chi sa parlare dice che la forza di una catena dipenda quasi esclusivamente dalla forza del proprio anello debole: se la catena attraverso la quale identifichiamo i Cincinnati Bengals è fatta di ferro, il materiale con il quale è stato forgiato l’anello associato alla linea d’attacco versione 2021 era la pasta frolla.
Indipendentemente dalla brillantezza del proprio quarterback o dalla pericolosità del suo supporting cast, avere successo dietro una linea ontologicamente incapace di garantire una protezione adeguata è pressoché impossibile, oltre che essere un qualcosa di moralmente riprovevole: che senso ha mettere le mani su un quarterback come Burrow se lo si manda al fronte dietro cinque manichini che non possono in alcun modo proteggerlo?
Per Dio, il ragazzo ci ha già rimesso un ginocchio poco dopo il giro di boa della sua prima stagione fra i professionisti!
Per queste ragioni, l’offseason dei Bengals è stata solida, concreta e senza fronzoli e – quasi – interamente devoluta alla ricostruzione della linea d’attacco: Karras, Collins e Cappa regalano a Burrow esperienza e competenza, due fra i tratti caratteriali più importanti in assoluto per un offensive lineman.
Forse ci vorrà qualche partita prima che la linea trovi la giusta chimica e inizi a esprimersi a livelli plausibilmente alti, ma per il momento non mi sento di rinfacciare nulla ai Bengals.

Voto finale: 7+. Nessun fuoco d’artificio, nessuna mossa che ha scosso l’opinione pubblica NFL e va più che bene così: vediamo se con una linea d’attacco presentabile sapranno ripetere l’exploit della scorsa stagione.


Cleveland Browns

Voto della free agency: N.V.

Voto del draft: 7,5.

Gli arrivi più importanti: Deshaun Watson, QB (trade); Amari Cooper, WR (trade); Jakeem Grant, WR (FA); Jacoby Brissett, QB (FA); Jadaveon Clowney, EDGE (rinnovo); Martin Emerson, CB (draft); Alex Wright, EDGE (draft); David Bell, WR (draft); Perrion Winfrey, DT (draft).

Le perdite più dolorose: Austin Hooper, TE; Jarvis Landry, WR; J.C. Tretter, C; Malik Jackson, DT; Takkarist McKinley, EDGE.

Miglioramento? Sì ma… ecco, il fatto che ci sia un “ma” è gravissimo.

Analisi: Penso siate al corrente dei miei pensieri sull’acquisizione di Deshaun Watson, motivo per cui non ho intenzione di dedicarle nuovamente cinque o sei righe – soprattutto dopo averci scritto sopra interi articoli: indipendentemente da come possa sentirmi a riguardo, la situazione nelle ultime settimane si è fatta, se possibile, ancor più intricata.
Vi confesso che non ho idea di quale – e quando – possa essere l’epilogo, l’unica cosa che ritengo sempre più verosimile è che Watson prima o poi riceverà una squalifica pesante.
Sono una squadra migliore i Cleveland Browns con Watson under center? Certo, indipendentemente dal fatto che, sotto sotto, io creda ancora in Baker Mayfield.
Valeva la pena sacrificare tutto quel ben di Dio per un quarterback su cui aleggiano così tanti – e ripugnanti – interrogativi? Non credo proprio, e in questa risposta non c’è traccia di una prospettiva etica.

Non credo di espormi a eresie dicendo che il livello del roster sia generalmente alto e che, a rigor di logica, il reparto difensivo dovrebbe compiere il definitivo salto di qualità dopo gli ingenti investimenti di un anno fa: con un’intera stagione d’esperienza condivisa, mi attendo grandissime cose da Garrett e soci.
Tutti gli addii più importanti – Tretter, Landry e Hill – sono stati compensati da innesti al draft o, nel caso di Amari Cooper, in free agency ed è chiaro che l’intenzione del front office Marrone sia quella di costruire una squadra destinata a occupare gli affollatissimi piani alti della AFC per almeno il prossimo lustro.
Tutto, ovviamente, dipenderà dagli sviluppi legali del caso Watson: certo è che, dopo l’enorme sforzo profuso, passare l’estate a chiedersi se sia valsa la pena aver premuto il grilletto non è sicuramente lo scenario nel quale speravano.

Voto finale: 6 politico. Voto che più fluido non si può. Lasciando perdere – anche se è veramente impossibile – le implicazioni etiche, non credo che un ottimo lanciatore di palloni valga una candela del genere.


Pittsburgh Steelers

Voto della free agency: 7+.

Voto del draft: 8,5.

Gli arrivi più importanti: James Daniels, OG (FA); Mason Cole, C (FA); Myles Jack, LB (FA); Mitch Trubisky, QB (FA); Levi Wallace, CB (FA); Akhello Witherspoon, CB (FA); Kenny Pickett, QB (draft); George Pickens, WR (draft); DeMarvin Leal, DT (draft); Calvin Austin, WR (draft).

Le perdite più dolorose: Joe Haden, CB; Joe Schobert, LB; Eric Ebron, TE; Juju Smith-Schuster, WR; James Washington, WR.

Miglioramento? Consistente.

Analisi: Negli ultimi mesi è successo qualcosa che non ritenevo essere possibile: Mattia Righetti, conosciuto anche come “il sottoscritto”, ha elogiato a ripetizione i Pittsburgh Steelers.
I Pittsburgh Steelers!
C’è poco da fare, credo che sia chiaro che esista un motivo per cui questa organizzazione ha vinto quello che ha vinto e da circa due decenni sia stata, per un motivo o per l’altro, perennemente nei piani alti della National Football League.

In un mondo in cui sempre più squadre non hanno problemi a sacrificare un bancale di scelte per appropriarsi di un franchise quarterback – siamo reduci dall’offseason in cui Watson, Wilson e Ryan hanno tutti cambiato casacca -, Pittsburgh ha deciso di cercare la soluzione “in casa” andando a ingaggiare Mitch Trubisky e l’eroe locale Kenny Pickett: al momento nessuno dei due giovanotti può essere inserito nella stessa proposizione dei tre signori sopracitati, ma è lecito aspettarsi che in un contesto decisamente più competitivo e funzionale Trubisky possa giocare a livelli perlomeno decorosi e, soprattutto, che Pickett possa essere fatto crescere nel modo giusto, con pazienza e razionalità.
La linea d’attacco, disastrosa nel 2021, è uscita prevedibilmente migliorata dall’offseason, la difesa può continuare a vantare fenomeni generazionali come Watt, Heyward e Fitzpatrick e chicchessia quarterback opererà con gente del calibro di Najee Harris, Diontae Johnson – giocatore per il quale credo di avere un feticismo, malgrado qualche sanguinoso drop qua e là -, Chase Claypool e Pat Freiermuth: in tutto ciò attenzione ai rookie George Pickens e Calvin Austin, sappiamo fin troppo bene quanto questo coaching staff sia bravo a trasformare ricevitori con potenziale in perenni Pro Bowler.
Le incognite gravitano tutte attorno a linea d’attacco e quarterback, ma a mio avviso Pittsburgh si approccia alla stagione in una posizione ben migliore rispetto a quella di un anno fa: non è un diss a Roethlisberger, è un dato di fatto, credo.

Voto finale: 8-. Hanno fatto tutto quello che dovevano fare per tenere quanto più competitivo un roster che come abbiamo avuto modo di vedere non troppi mesi fa può trascinarsi ai playoff malgrado il proprio quarterback.


 

2 thoughts on “Il pagellone definitivo dell’offseason NFL 2022: AFC North

  1. In effetti Harbaugh sembra andare verso una run first offense, con uso frequente di due tight end e wr deputati a tracce lunghe. Mi sembra che l’allenatore veda Lamar piú a suo agio con tight end che con ricevitori.
    Si sono mossi bene Bengals e Steelers. Trubitsky non è un fenomeno, tuttavia in questo nuovo contesto può avere un senso.

    • Questa division ha sempre un’anima di football classico. Corse e difese feroci, con l’eccezione di Cincy che ha costruito col draft un attacco spaziale dalle macerie di 3 anni fa.
      Sospetto che Cleveland, con la trade ed il contratto da super star di Watson, abbia paradossalmente indirizzato la NFL verso una squalifica più dura di quanto non programmassero. Dopo aver reso la NFL più popolare, diffusa e ricca che mai, non possono (più) permettersi scivoloni, per quanto forte sia un giocatore.
      E’ stato dato un anno a Ridley per proteggere l’integrità della lega, non credo ci sarà tolleranza con Watson…

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