Una parte di me teme che con articoli del genere io stia abusando della vostra pazienza perché, alla fine dei conti, è da tre mesi che in un modo o nell’altro parlo sempre delle stesse cose: conseguenze fisiologiche di un campionato che dura solamente cinque mesi, no?
Siccome al kickoff di settembre vi voglio tutti preparati e carichi ho pensato che indicarvi, squadra per squadra, le mosse che più mi hanno entusiasmato sia un buon modo per arrivare a settembre tutti belli allineati e, soprattutto, di riuscire a mettervi la pulce nell’orecchio riguardo alcuni fatti o narrative a cui fra non troppi mesi presterò particolare attenzione.

Dal titolo dovreste aver capito l’ovvio, ossia che fra un paio di giorni uscirà l’equivalente per la NFC e che la settimana prossima, sempre in due episodi, vi parlerò delle peggiori decisioni.
Che ne pensate, può andare?


AFC NORTH

Baltimore Ravens – Tutto ciò che ha portato al primo round del draft

Ammetto che avrei voluto parlare nuovamente della secondaria, ma avrei rischiato di calcare inutilmente la mano: parliamo allora del primo round del draft.
In una notte in cui la maggior parte delle franchigie si è lanciata in una disperata corsa all’oro per accaparrarsi interpreti dei ruoli più importanti al giorno d’oggi – ricevitori, pass rusher, tackle e ovviamente quarterback – Baltimore è andata controcorrente e, con lucidità e calma, ha messo le mani sul safety e centro che l’unanimità degli analisti consideravano essere i migliori disponibili al draft, Kyle Hamilton e Tyler Linderbaum.

Un ricevitore da 1500 yard facili o un pass rusher da doppia cifra costante si troveranno sempre e comunque in cima alla lista dei sogni bagnati di un general manager NFL, ma credo sia preferibile puntare sul miglior centro piuttosto che sul quinto-sesto miglior tackle, o no?
Vendendo a peso d’oro Marquise Brown – soprattutto se rapportato all’esborso degli Eagles per assicurarsi il Brown più forte – il front office di Baltimore è di fatto riuscito a rafforzare sensibilmente due reparti alquanto problematici nel 2021 e ciò, cari lettori e care lettrici, è encomiabile.


Cincinnati Bengals – Ricostruire la linea d’attacco tramite free agency

Il problema della linea d’attacco dei Bengals ci pone davanti a una bizzarra trasposizione del paradosso dell’uovo e della gallina: sono nati prima i Cincinnati Bengals o i problemi alla linea d’attacco dei Cincinnati Bengals?
Mentre fior di filosofi si arrovellavano ciò che chiamano cervello a caccia di risposte, Cincinnati con più o meno convinzione ha tentato, nel corso degli ultimi anni, di risolvere tali problemi affidandosi al draft: i risultati raccolti sono stati piuttosto deludenti.

Consapevoli dell’importanza di garantire un futuro in NFL – e in questo mondo – a Joe Burrow, il front office ha deciso di devolvere gran parte dell’abbondante spazio salariale al restauro della linea d’attacco portandosi a casa La’el Collins, Ted Karras e Alex Cappa, tre buonissimi giocatori pagati il giusto che non dovrebbero aver problemi a offrire a Joe Burrow la miglior protezione su cui abbia mai potuto contare fra i professionisti – anche se questo non è dire molto.


Cleveland Browns – Assicurarsi Amari Cooper in tempi non sospetti

Se avete letto qualche mio articolo da marzo in avanti sapete benissimo quali siano i miei pensieri su Deshaun Watson, la vicenda legale di Deshaun Watson e l’assurda trade che ha portato in Ohio Deshaun Watson: no, per me non è stata sicuramente quella la miglior mossa dell’offseason dei Cleveland Browns.

In un’epoca nella quale Christian Kirk ancora non guadagnava circa venti milioni di dollari l’anno, Cleveland ha taccheggiato Amari Cooper da dei Dallas Cowboys disperatamente vogliosi di sbarazzarsi del suo contratto – ora più che mai assolutamente non impressionante – sacrificando solamente una scelta al quinto round del draft.
Non credo che Cooper possa essere visto come uno dei migliori ricevitori della NFL, ma non è blasfemia definirlo come credibile WR1 affidabile ed esperto che non avrà problemi a diventare il punto di riferimento del gioco aereo marrone.


Pittsburgh Steelers – Darsi più opzioni per il post-Roethlisberger

Non serve spingersi chissà quanto in profondità per trovare la buona notizia in casa Steelers: dopo un paio d’anni giocati senza poter contare su un quarterback, Pittsburgh ha deciso di sbizzarrirsi aggiungendone addirittura due.
Lo ammetto, la decisione di affidarsi a Mitch Trubisky mi aveva lasciato parecchio perplesso, ma ragionandoci sopra parecchio – troppo se si considera che stiamo pur sempre parlando degli Steelers! – ho deliberato che concedere un’altra opportunità a un ragazzo la cui carriera è stata deragliata dalla combo Chicago Bears-Matt Nagy non sia assolutamente una cattiva idea: qualora l’esperimento dovesse fallire, Pittsburgh potrà metterlo alla porta senza – quasi – alcun tipo di ripercussione salariale.

In sede di draft il front office ha deciso di rincarare la dose “tenendo a casa” quel Kenny Pickett che malgrado mani sottodimensionate ha tutti gli intangibles di un quarterback di successo: Pickett e Trubisky potrebbero dare vita a una battaglia per la maglia da titolare potenzialmente in grado di tirare fuori il meglio da entrambi.
Non voglio dirvi che Pittsburgh abbia trovato la soluzione al più spinoso dei problemi in tempo record, ma si è sicuramente messa nella miglior posizione possibile per risolverlo al più presto.


AFC EAST

Buffalo Bills – Tentare l’all-in più razionale che io abbia mai visto

I pazzi – figuratevi che su Twitter mi hanno più o meno adottato aiutandomi, inspiegabilmente, ad aumentare il numero di follower così da compensare a una vita reale parecchio deludente – tifosi dei Buffalo Bills mi malediranno, ma mi trovo costretto a ribadirlo: il 2022 deve essere il loro anno, è impossibile allestire nuovamente un roster così talentuoso, profondo, completo e complementare.

Sto guardando la depth chart e vi giuro che fatico a trovare un difetto sufficientemente preoccupante da spingermi a parlarne: il corpo ricevitori è indubbiamente stato rafforzato, il pass rush può finalmente contare sul super-veterano con esperienza ai playoff in grado di fare da chioccia ai giovani Epenesa, Rousseau e Basham, la secondaria grazie all’innesto di Elam non dovrebbe soffrire eccessivamente la dipartita di Levi Wallace, la linea d’attacco è stata impreziosita da Saffold e…
Forse è meglio che la smetta prima che i loro tifosi mi usino come ariete per sfondare un tavolo di granito.


Miami Dolphins – Aiutare Tua… anche se…

Sapete che quando si parla di sviluppo di quarterback tendo a trasformarmi in un Max Allegri qualsiasi e iniziare a predicare nevroticamente «calma», ma se Miami vuole farsi un’idea accurata sul valore assoluto di Tua Tagovailoa – quarterback che fino a questo punto della propria carriera NFL ha giocato ben 23 partite – probabilmente la strategia adottata negli ultimi mesi è quella giusta.
Immaginatevi mettere davanti a un bivio un ragazzo – per il quale ci si è voluti macchiare del delitto di tanking – dopo solamente 23 partite giocate fra i professionisti, perlopiù dietro una linea d’attacco spesso inqualificabile, immaginate essere così incompetenti e schizofrenici non pazientare nemmeno dinanzi a un potenziale franchise quarterback.

Comprendere l’idea del front office di Miami è piuttosto semplice, hanno voluto togliere quanta più pressione possibile a Tua circondandolo di playmaker capaci di rendergli l’esistenza incomparabilmente più facile, anche se di fatto tutto ciò non può che aumentare la pressione sulle sue spalle visto che non «avrà più scuse».
Spero che l’obiettivo del front office sia “solamente” quello di constatare un tangibile miglioramento, non puntare al Super Bowl, ma in ogni caso il 2022 si preannuncia essere un vero e proprio anno da dentro o fuori per l’ex-quarterback di Alabama.
Dopo 23 partite.


New England Patriots – Mantenere la calma

Dopo una free agency atipicamente iperattiva nel 2021, New England durante la primavera – so benissimo che tecnicamente siamo ancora in primavera, ma potete capire di cosa stia parlando suvvia – è stata sorniona e oculata mentre il resto della AFC faceva a gara a chi dilapidava più denari.
Alcuni investimenti della scorsa offseason hanno pagato dividendi immediatamente – Judon e Henry su tutti – mentre altri hanno forse deluso le enormi aspettative materializzatesi dopo la firma di contratti alquanto generosi per gli standard di Belichick: invece che mostrare la porta a gente dal rendimento sconfortante – termine forse ingiusto, lo so – come Jonnu Smith e Nelson Agholor, quello che a mio avviso è il più grande allenatore della storia sportiva ha mantenuto la calma dando continuità a un progetto tecnico sicuramente intrigante.

Ho apprezzato particolarmente le firme di Jabril Peppers e DeVante Parker.


New York Jets – Qualsiasi cosa fatta per aiutare l’attacco

I New York Jets avevano bisogno di tante cose, se non di tutto.
Robert Saleh è un allenatore di matrice difensiva e, intuitivamente, ci sarebbe aspettati ingenti investimenti da parte del front office lungo il reparto “di sua competenza”, ma dal momento in cui nel 2021 questi hanno utilizzato la seconda scelta assoluta per Zach Wilson, la priorità più impellente è giustamente diventata quella di metterlo quanto prima possibile nella posizione di avere successo.

Intendiamoci, gli innesti di Gardner, Johnson, Reed e Whitehead suggeriscono tutto fuorché inoperosità in difesa, ma è il lavoro svolto lungo l’attacco ad avermi veramente impressionato.
In un paio di mesi Joe Douglas ha messo a disposizione di Zach Wilson un altro Wilson, Garrett, una batteria di tight end solidissima e complementare formata da C.J. Uzomah e Tyler Conklin, un altro running back potenzialmente dominante selezionando al draft Breece Hall e, soprattutto, ha aggiunto un’ottima guardia come Laken Tomlinson.
Non pretendo assolutamente una stagione da MVP, ma con un supporting cast esponenzialmente migliorato credo proprio che il Wilson che vedremo quest’autunno sarà un giocatore completamente diverso dalla goffa macchina da turnover del 2021.


AFC WEST

Denver Broncos – Russell Wilson, ovviamente

Questa è probabilmente la più facile di tutte.
Si potrebbero scrivere saghe sulla loro disperata e spesso goffa ricerca di un franchise quarterback ma siccome oggi mi sento particolarmente buono, vi riassumerò i loro ultimi anni in una frase: buona squadra spesso benedetta da un’ottima difesa, attacco tutto sommato interessante condannato, però, alla mediocrità da quarterback discutibili.
Comprendere l’aggressività di una franchigia che ha mandato consciamente in campo i vari Osweiler, Lynch, Siemian, Keenum, Flacco, Lock, Allen e Bridgewater non è affatto complicato e, malgrado il prezzo pagato sia stato piuttosto alto per un quarterback prossimo ai 34 anni colpito e affondato a una frequenza che avrebbe spinto al ritiro precoce il 99.999% del genere umano, mi sento di dire che questa decisione può rappresentare un importante spartiacque nella loro storia.

Non credete a quello che leggete sull’Internet, Russell Wilson è ancora uno dei migliori quarterback della lega.


Kansas City Chiefs – Ricostruire la difesa tramite il draft

Tyreek Hill è uno dei migliori ricevitori di questa lega, un vero e proprio incubo capace di spaccare in due una partita grazie al proprio imbarazzante mix di atletismo ed esplosività: non vi voglio prendere in giro, la sua assenza peserà ma ciò nonostante il corpo ricevitori assemblato negli ultimi mesi mi piace, e pure tanto.
Tuttavia non è stata questa la loro migliore decisione.

La singola cosa che più mi ha entusiasmato della loro offseason è stata la precisione con la quale hanno puntellato un reparto difensivo che qualora dovesse trovare maggior consistenza potrebbe fare disastri.
Hanno rimpiazzato Charvarius Ward con l’entusiasmante Trent McDuffie, Tyrann Mathieu con il più giovane ed economico Justin Reid, lo spesso preso di mira Sorensen con il promettente Bryan Cook, aggiunto probabili titolari immediati come George Karlaftis e Leo Chenal, insomma, rivoluzionato completamente un reparto difensivo che necessitava di un immediato svecchiamento.
Finché ci sarà Patrick Mahomes under center l’attacco sarà sempre fra i migliori della lega, sarà interessante constatare se la difesa saprà compiere quel salto di qualità necessario per non vanificare l’incredibile produttività del prodigio con il numero 15.


Las Vegas Raiders – Essersi adattati immediatamente alla realtà della AFC West

I Denver Broncos si sono assicurati il franchise quarterback, i Los Angeles Chargers hanno deciso di – provare a – sfruttare il contratto da rookie di Justin Herbert assemblando una difesa che sembra uscita dall’Ultimate Team di Madden e i Kansas City Chiefs, malgrado tutto, restano i Kansas City Chiefs: nel giro di pochissimi giorni, a marzo, i Raiders sono stati messi davanti a un aut aut potenzialmente decisivo.
Costruire organicamente e, probabilmente, sedimentare per anni sul fondo della division o rispondere al fuoco senza alcun tipo di esitazione?

Nel caso vi foste persi qualche passaggio, Las Vegas ha abbracciato la filosofia ludopatica della città mettendo a segno in rapida successione un paio di colpi pesantissimi: inserire Davante Adams, Rock Ya-Sin e Chandler Jones.
Sulla carta Carr e compagni hanno il materiale umano per tenere testa a tutte e tre le sorelle divisionali e ciò è stato reso possibile dalla coraggiosa e risoluta decisione di adattarsi, senza tentennare, all’ambiente circostante aggiungendo quanto più velocemente possibile gente in grado di contribuire immediatamente.


Los Angeles Chargers – Qualsiasi cosa fatta per migliorare il reparto difensivo

Appurato che Justin Herbert sia un fenomeno generazionale, Los Angeles si è velocemente resa conto dell’irripetibilità della propria situazione: Herbert è stato calato in un contesto piuttosto competitivo – coaching staff a parte – in quanto, fino all’anno prima del suo approdo in NFL, i Chargers stavano provando a capitalizzare gli ultimi anni di Philip Rivers allestendogli attorno una squadra che, seppur ricolma di difetti, poteva contare su un paio d’individualità eccellenti.
Sistemata in tempo record la linea d’attacco – e nuovamente, appurata la potenzialmente storica brillantezza di Herbert -, il front office capitanato da Telesco ha deciso di concentrarsi – quasi – esclusivamente sul reparto difensivo.

Sì, lo stesso reparto difensivo che è costato loro la possibilità di qualificarsi ai playoff facendosi prendere a pesci in faccia prima dai Texans e poi dai Raiders.
Hanno aggiunto game changer come Khalil Mack e J.C. Jackson e solidissimi pezzi rotazionali come Austin Johnson e Sebastian Joseph-Day andando così – forse – a mettere definitivamente una pezza su una run defense deludente e criminalmente molle.
Vogliono sfruttare nel migliore dei modi il contratto da rookie di Justin Herbert e indipendentemente dal verdetto del campo mi sento a mio agio a elogiare l’operato del front office.


AFC SOUTH

Houston Texans – Aver venduto Watson a quel prezzo

Houston ha finalmente potuto iniziare davvero la tanto agognata ricostruzione e, indubbiamente, il bottino ricavato dalla trade di Deshaun Watson ha catalizzato il processo.
Essenzialmente, lo spesso criticato – e a ragione – front office dei Texans ha venduto Watson allo stesso prezzo a cui lo avrebbero ceduto a febbraio 2021 prima della ventina abbondante di accuse di cui abbiamo discusso troppo e al contempo troppo poco: il capitale investito dai Marroni vuole suggerirci che ai loro occhi è come non fosse successo nulla.
Buon per i Texans.


Indianapolis Colts – Matt Ryan

La situazione degli Indianapolis Colts è la stessa dal 24 agosto 2019, il giorno del ritiro di Andrew Luck: penso di averlo detto mille-e-una volte, ma da quel momento il tempo si è fermato a Indianapolis.
Le hanno provate tutte e in modo più o meno clamoroso, hanno fallito: l’esperimento andato meglio è stato quello con protagonista Philip Rivers che, se non altro, li ha trascinati ai playoff e tenuti in partita contro i ben più quotati Buffalo Bills.

L’avventura di Carson Wentz, malgrado statistiche tutto sommato gradevoli alla vista, si è conclusa nel peggiore dei modi, ossia con un imperdonabile collasso culminato in una figuraccia epica contro i Jacksonville Jaguars: con Matt Ryan under center, in teoria, cose del genere non dovrebbero succedere, anche se il fatto che sia stato co-protagonista della più grande rimonta nella storia del Super Bowl… vabbè, non c’entra.
È chiaro che Ryan sia nella fase finale della propria carriera, ma negli ultimi anni ai Falcons, sebbene spesso costretto a predicare nel deserto, ha saputo produrre a livelli che i vari Wentz o Brissett possono solo sognare.
Con un gioco di corse implacabile a supportarlo, a Ryan non dovrebbe essere chiesta la luna e confido che con lui al comando dell’attacco i Colts saranno la loro versione più competitiva da quel maledetto 24 agosto 2019.


Jacksonville Jaguars – Averci provato

I Jacksonville Jaguars si sono dati veramente da fare negli ultimi mesi, questo è fuori questione, ma come ormai sarete stufi di sentire non sono rimasto particolarmente impressionato da troppe delle loro scelte.
Al momento il mio problema principale con questa franchigia è principalmente con il chief football strategy officer Tony Khan, uomo che fra le altre mille cose gestisce pure una lega professionistica di wrestling: ascolta Tony, delega un po’ del tuo lavoro a chi ne sa più di te e, per favore, firma un assegno in bianco per MJF prima che voglia veramente andare in WWE.
Se seguite il wrestling sapete benissimo di cosa stia parlando.


Tennessee Titans – Malik Willis

Non sono, o perlomeno non credo di essere, nel sempre più numeroso clan dei sostenitori della bislacca teoria secondo la quale a separare i Tennessee Titans dal Super Bowl sia proprio Ryan Tannehill – nonostante abbiano iniziato a essere competitivi dal suo ingresso in campo come titolare… – ma è chiaro che l’ex-quarterback dei Dolphins non sia esente da colpe dietro i recenti flop ai playoff di Tennessee.

Al termine di un’offseason alquanto movimentata, Tennessee ha deciso di concludere in bellezza mettendo le mani su Malik Willis al terzo round del draft: mica male per un quarterback che in un numero non trascurabile di mock draft era dato alla numero due assoluta ai Detroit Lions.
Willis garantisce ai Titans un’alternativa per il futuro prossimo in quanto dopo la stagione 2022 la situazione contrattuale di Tannehill diventa incredibilmente vantaggiosa per Tennessee che, in sostanza, non gli dovranno alcun denaro garantito.
Magari Tannehill torna ai livelli del 2019-2020, magari no, in ogni caso reputo intelligente la scelta di Tennessee di regalarsi un’alternativa qualora le cose dovessero andare male.


 

One thought on “NFL: la miglior decisione dell’offseason per ogni squadra della AFC

  1. Dei Ravens mi è piaciuta la pick su David Ojabo al secondo giro. Il giocatore è reduce da un infortunio al tendine d’achille, tuttavia è un ottimo pass rusher.
    Mi aspetto un impatto positivo dal nuovo defensive coordinatore McDonald.
    Da monitorare infine la situazione contrattuale di Lamar Jackson; la pazienza del giocatore è agli sgoccioli.

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