L’introduzione, arrivati a questo punto, è sempre la stessa: il flusso si è fermato, la razionalità ha ripreso il comando delle operazioni, ho poco da raccontarvi, poca roba ma – teoricamente – buona, la stessa maledetta introduzione.
Per questa ragione, cari lettori, ho deciso di risparmiarvi: partiamo subito con il racconto di quel poco – ma buono – che è successo in una settimana in cui la razionalità ha ripreso il comando delle ope…
Niente da fare, sono fisicamente incapace di trattenermi dall’iniziare un articolo con un inutile e inopportuno incipit di duecento parole in cui dico cose.
Andiamo.


The Decision… tipo

Per un paio di settimane vi ho parlato insistentemente del sogno Wagner ai Ravens: sette giorni fa gli ho dedicato uno spazio piuttosto consistente qua sopra spiegandovi perché, a mio avviso, la sua firma avrebbe avuto tremendamente senso per entrambe le parti coinvolte.
Ovviamente, la sera stessa in cui ho pubblicato l’articolo, Bobby Wagner ha preso la sua decisione ribadendo l’ovvio, ossia che porto iella: Los Angeles Rams.

Quello che per un decennio è stato il cuore della difesa dei Seattle Seahawks è di fatto tornato a casa – è nato a L.A. – firmando un contratto quinquennale da 50 milioni di dollari che a causa dei pesanti incentivi può salire fino a 65 milioni: un prezzo tutto sommato ragionevole per un giocatore nella fase finale della propria carriera che avrà l’opportunità di incrociare due volte all’anno la squadra che lo ha cacciato senza troppi complimenti.
Esattamente come nel caso di Von Miller, ci troviamo davanti a un contratto a breve termine mascherato in quanto Wagner ha di fatto firmato un biennale da 17.5 milioni – massimo 23.5 – che in caso di raggiungimento di un tot di incentivi gli permetterà di esercitare il diritto di opt out dopo due stagioni fornendogli così l’ultima opportunità di battere cassa prima di ritirarsi.

In quanto tifoso dei Ravens sono deluso, fatico a nasconderlo, mi sarebbe piaciuto poter contare sulla sua esperienza e leadership, credo avrebbe portato stabilità in spogliatoio e aiutato giovani come Patrick Queen a compiere il salto di qualità che sempre più gente teme non sia destinato ad arrivare.
La decisione di Wagner unita al rifiuto sull’altare di Za’Darius Smith complica ulteriormente la mia digestione di una free agency che pullula di rimpianti e what if.


Un nuovo WR1 – circa – per Mac Jones

Attenzione, i New England Patriots hanno finalmente aggiunto un ricevitore di livello al roster, non è un’esercitazione!
Sabato, nello spleen che solo i giorni festivi sanno offrire, è arrivato l’annuncio che Dolphins e Patriots hanno trovato l’accordo per una trade che spedisce a Foxborough DeVante Parker e una scelta al quinto round nel draft del 2022 in cambio di una scelta al terzo giro nel draft del 2023.

Non credo sia considerabile come WR1, stiamo pur sempre parlando di un giocatore che ha scollinato quota mille yard solamente una volta in carriera, ma reputo indiscutibile il fatto che con il suo innesto il corpo ricevitori dei Patriots sia migliorato.
La specialità della casa sono le contested catch, ossia quelle ricezioni in cui le probabilità che la palla trovi le mani del ricevitore sono pressoché identiche a quelle che finisca il proprio viaggio fra le chele di un defensive back: dal 2019, secondo PFF, nessun ricevitore ha accumulato un numero maggiore di contested catch rispetto alle 57 di Parker.
Uno potrebbe farmi presente che l’affinità per questo tipo di ricezione può suggerire difficoltà nel creare consistentemente separazione, ma suvvia restiamo positivi.

Se riuscirà a restare sano sono convinto che il suo contributo alla causa sarà importante, certo è che fino a non troppe settimane fa c’era un certo Allen Robinson disponibile e insomma, Robinson a 15 milioni di dollari l’anno…


Un po’ di tristezza

Fra 2018 e 2019, in 26 partite, Marlon Mack ha guadagnato 1999 rushing yard e messo a segno 17 touchdown portandosi a casa 4.5 yard a portata: questi non sono sicuramente numeri da Tomlinson o Sanders, ma una produzione del genere è in grado di garantire a qualsiasi running back un contratto relativamente lauto e, soprattutto, la possibilità di essere l’alpha del proprio backfield.

Sciaguratamente, però, a causa della rottura del tendine d’Achille e la clamorosa esplosione di Jonathan Taylor, nelle due stagioni successive il povero Mack ha totalizzato solamente 32 portate finendo ai margini della rotazione offensiva dei Colts.
Quello che un tempo sembrava poter essere uno dei migliori running back della NFL – o perlomeno uno dei più concreti – qualche giorno fa ha firmato un contratto annuale – delle cui cifre non sono al corrente – con gli Houston Texans, la squadra che si sta trasformando nel centro di recupero dei running back indesiderati: Mack competerà con l’immortale Rex Burkhead e, probabilmente, con un giovane selezionato al draft.

Qualora dovesse sopravvivere ai vari tagli estivi, l’ex-Colts avrà l’opportunità di rimettere in carreggiata la propria carriera in un contesto in cui la competizione non è poi così agguerrita: questo non cambia però il fatto che sia genuinamente triste per un ragazzo il cui futuro in questa lega, non troppi anni fa, sembrava essere ben più radioso.


È arrivato quel giorno

Lo si sapeva e ci tengo a precisarlo perché penso che chiunque dopo un 2021 da disoccupato lo avesse intuito, ma ciò non muta minimamente il fatto che sia finita un’era: Frank Gore ha annunciato il proprio ritiro dichiarando di voler firmare un contratto da un giorno con i suoi San Francisco 49ers in modo da chiudere la carriera nella squadra che lo ha trasformato in una vera e propria leggenda.

Gore non è mai stato il running back più forte del campionato, a turno si è trovato a competere – a distanza – con gente come Tomlinson, Alexander, Barber, Portis, James, Westbrook, Peterson, Johnson, Foster, McCoy, Forte, Lynch, Charles, Jackson, Elliott, Kamara, Gurley, Bell: potrei andare avanti per almeno un altro paio di righe.
Il semplice fatto che abbia potuto elencare tutti questi campioni ci dice tutto quello che dobbiamo sapere sulla sovrumana longevità di Gore, uno che è rimasto produttivo per ben più di un decennio vedendo passare davanti ai propri occhi intere generazioni di running back.
Shaun Alexander e Zeke Elliott nella stessa frase, credo che nulla compendi più efficacemente l’unicità di quest’icona.

Fra 2006 e 2017 Gore non ha rotto il muro delle mille yard solamente in tre stagioni – tra cui una funestata da un infortunio che gli è costato cinque partite – superando comunque quota 960 yard in due di queste: consistenza signori, consistenza.
Terzo nella classifica all-time per rushing yard in carriera, Frank Gore merita indubbiamente un posto nella Hall of Fame e spero, fra non molti anni, di avere l’opportunità di sentirlo parlare per una decina di minuti mentre indossa una giacca dorata.

Leggenda senza se e senza ma.


Trade SZN

Devo metterla giù in forma estesa regalando una riga di spazio a ogni chip perché questa trade è così grossa che confondersi è piuttosto facile: anzi no, copio-incollo un tweet.

I New Orleans Saints, più in transizione che mai, hanno aggiunto un’ulteriore scelta al primo round del draft e le opzioni, a questo punto, sono infinite. Potrebbero averlo fatto per assicurarsi un quarterback o per soddisfare entrambe le necessità più impellenti, ossia left tackle e wide receiver, non saprei indicarvi quale sia la strada che percorreranno, fatto sta che si sono messi nella posizione di essere un po’ più padroni del loro destino rispetto a quanto lo fossero prima della trade.

Non posso che applaudire i Philadelphia Eagles che per due anni consecutivi potranno contare su due scelte al primo round e non credo di essere io quello che debba spiegarvi quanta flessibilità regali loro questa ricchezza di scelte: Philadelphia sta accumulando munizioni per, eventualmente, scalare il tabellone nel caso in cui decidessero di investire su un nuovo quarterback nel 2023.
Dovranno riuscire a non sprecarle evitando, magari, di prendere il Jalen Reagor di turno davanti a un possibile Justin Jefferson.


Cosa offre ancora la free agency

Sapete benissimo che per liquidare questo punto sia costretto a ricorrere al mio fedele elenchino puntato.
Vediamo, dunque, quali sono i migliori giocatori ancora senza squadra:

  • Tyrann Mathieu, S: Mathieu si stia giustamente muovendo con calma anche se sembra essere sempre più vicino ai New Orleans Saints. Credo firmerà un bel contratto;
  • Odell Beckham Jr., WR: l’infortunio al Super Bowl è stato una vera e propria disgrazia, nei pochi mesi a Los Angeles OBJ stava dimostrando di avere ancora almeno quattro stagioni da ricevitore di primissima fascia;
  • Stephon Gilmore, CB: non rimarrà senza lavoro ma attenti a non innamorarvi troppo del nome. Non è più lo Stephon Gilmore dei nostri padri;
  • Jadaveon Clowney, Edge: con chi firmerà l’ennesimo contratto annuale da una decina di milioni di dollari?
  • Melvin Ingram, Edge: dubito che chi lo metterà sotto contratto si aspetti una stagione da doppia cifra di sack, ma come visto nella seconda metà dello scorso campionato ai Chiefs, Ingram sa ancora incidere su una partita;
  • J.C. Tretter, C: centro senza fronzoli che garantisce ancora produzione sopra la media;
  • Julio Jones, WR: mi viene la nausea a mettere a fuoco il fatto che forse siamo giunti alla fine dell’egemonia di Julio Jones. Lo vorrei comunque nella mia squadra perché di sì;
  • Jarvis Landry, WR: forse venti milioni all’anno sono un po’ troppi per Jarvis Landry, ma se Christian Kirk ha ricevuto quel contratto là…;
  • Trey Flowers, Edge: non lasciamo che i Detroit Lions e troppi acciacchi fisici occultino il valore assoluto di un pass rusher che solido e produttivo;
  • Melvin Gordon, RB: mi sembrava giusto inserire pure un running back e, al momento, Gordon è il miglior disoccupato nella posizione;
  • (non Rob Gronkowski dato che non è un vero free agent);
  • Akiem Hicks, DT: se solo trovasse modo di restare sano…;
  • Duane Brown, OT: Whitworth ci ha insegnato che un left tackle pericolosamente vicino ai 40 può ancora giocare ad altissimo livello;
  • Eric Fisher, OT: non rimarrà senza lavoro, i tackle titolari in NFL non crescono sugli alberi;
  • Anthony Barr, LB: non è più quello di un tempo ma può ancora giocare tutti e tre i down;
  • Jerry Hughes, Edge: dai Bills, riportatelo a casa, sareste veramente degli infami a privarlo dell’opportunità di vincere quel maledetto Super Bowl proprio nell’anno in cui sembrate aver tutto il necessario per farcela;
  • Thomas Morstead, P: nei miei articoli si parla pure di special teamer e chi osa discriminarli nei commenti sarà inondato di meme che non fanno ridere chi ha più di quaranta primavere nel proprio palmares.

 

One thought on “Riassunto della terza settimana di free agency NFL 2022

  1. Mi dispiace piú per Wagner che per Smith, su cui ho qualche riserva dal punto di vista fisico.
    Forse Clowney può arrivare, magari dopo il draft.
    Spero che Harbaugh dia piú spazio al trio Bateman – Duvernay – Tylan Wallace, buoni giocatori che hanno bisogno di snap per crescere.

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