Di lavoro i Raiders ne hanno dovuto fare tanto in questo inizio di off-season per colmare il vuoto lasciato dall’accoppiata Gruden-Mayock, la quale non è riuscita minimamente a realizzare ciò che si era prefissata: vincere.

Eppure il loro operato congiunto era partito tra giubilo ed entusiasmo, fornito dalle prime tre scelte del draft 2019 che, però, a tre anni di distanza, continuano a far storcere più di un naso. Ora ai Raiders è iniziata una nuova era, più classica e conservativa, forse, rispetto alle follie degli anni scorsi, ma, si spera, vincente.

Il primo passo è stato quello di firmare un general manager come Dave Ziegler, alla prima esperienza in questo ruolo, ma dopo anni di pratica dietro le scrivanie dei front office di Patriots e Broncos, mica a fare l’opinionista televisivo.

Il secondo step è stato quello di riuscire a convincere Josh McDaniels ad abbandonare finalmente la postazione di offensive coordinator di Bill Belichick ed occupare lui il ruolo di head coach. Un ruolo a cui era sfuggito già diverse volte nel corso degli anni, l’ultima subito dopo il Super Bowl 2018, quando rifiutò la side line dei Colts, andata poi a Frank Reich.

Un allenatore di grandissimo valore, McDaniels, che ha vinto sei e dico sei anelli nel suo tempo trascorso in New England, anche se all’inizio era solo un assistente, difensivo per di più, segno che conosce il gioco del football a 360° – e vorrei anche vedere, altrimenti non sarebbe rimasto così tanto tempo a lavorare insieme a Belichick.

Un coach in grado di fare tanto con poco, anche grazie ad un signore chiamato Tom Brady, ma soprattutto ad un sistema offensivo molto metodico, basato sull’abbassare il più possibile il margine di errore per non concedere troppe opportunità agli avversari.

Per questo la scelta di McDaniels è stata oculata. Non solo per la cultura vincente che porterà, ma per il suo modo di intendere il football che si sposa benissimo con quello di Derek Carr, per esempio, uno dei quarterback più accurati della lega e da cui McDaniels non pretenderà chissà che cosa oltre che passare la palla. Semplicità. Questo è il gioco del football e Josh ne ha fatto il suo mantra.

Il terzo importante tassello è stato quello di assicurarsi le gesta di Davante Adams in una mossa che ha sorpreso un po’ tutti. Lo scorso anno i Raiders partivano con Henry Ruggs come primary receiver, quest’anno si ritrovano con uno dei migliori wideout della lega. Uno che non sa stare senza collezionare 1000 yard e almeno 10 touchdown a stagione.

Insomma, la differenza si farà sentire sin da subito nell’attacco silver&black. Ma il motivo che ha spinto più di tutto i Raiders a puntare su Adams è il fatto che è un membro ufficiale della cosiddetta Raiders Nation. Sì, perché le sue origini californiane – più precisamente di Redwood City, cittadina non molto lontana dalla Bay Area – lo hanno forgiato con i colori della maglia che andrà a vestire la prossima stagione. Ah e per di più ha giocato con Carr a Fresno State. Capite ora perché è una mossa perfetta, giunta, tra l’altro, nel momento perfetto?

Ovviamente il suo arrivo ha scatenato, giustamente, gli animi dei tifosi e creato ancora più attesa per vedere questo attacco all’opera che avrà anche a disposizione Hunter Renfrow, il quale potrà essere sfruttato da McDaniels per diversi compiti, creando un minimo di imprevedibilità. Senza dimenticare Darren Waller che potrebbe avere ancora più spazio per le sue galoppate visto che le attenzioni delle difese si sposteranno inevitabilmente su Adams.

E poi il gioco di corse, tanto caro più a Belichick che a McDaniels stesso, ma che comunque non disdegnerà visto che a disposizione avrà un running back da 1000 yard potenziali come Josh Jacobs, mentre Kenyan Drake potrebbe essere utilizzato in un ruolo tuttofare stile James White ai Patriots. Insomma, le prerogative per fare bene ci sono tutte, anche se bisognerà mettere a posto l’offensive line che presenta ancora diverse lacune dopo la riforma attuata lo scorso anno.

Lacune che sono presenti anche in difesa, la quale ha cambiato nuovamente volto, a partire dal coordinator che sarà Patrick Graham, il quale ha fatto un ottimo lavoro a New York in questi due anni, facendo diventare, di fatto, la difesa dei Giants tra le più difficili da affrontare.

Un altro volto nuovo è quello di Chandler Jones, tanto voluto proprio da Graham che è stato un suo coach ai tempi dei Patriots. Una presenza sicuramente importante quella di Jones che avrà il compito di sostituire Yannick Ngakoue – spedito ai Colts in cambio di Rock Ya-Sin – e di far valere i 10.5 sack della scorsa annata – seppur 5 siano arrivati in una sola partita.

Ma non sarà solo in quella linea difensiva, dato che dall’altra parte c’è una delle poche certezze di questa squadra, quel Maxx Crosby steal of the draft 2019 e fresco di rinnovo contrattuale che lo porterà, dall’anno prossimo, ad essere uno dei defensive end più pagati della lega. Mad Maxx ha ritrovato completamente sé stesso da quando è ai Raiders, diventando inaspettatamente il leader della difesa, quando avrebbero dovuto esserlo altri – vedi Ferrell e Abram. Di fianco a lui e Jones ci saranno i nuovi arrivati Bilal Nichols e Vernon Butler che con molta probabilità saranno i titolari, anche se potrebbero essere “infastiditi” dalla presenza di Kendall Vickers.

Dove manca ancora qualcosa è la secondaria. Più che altro non c’è un playmaker di livello che possa farti la giocata o essere determinante nei momenti di difficoltà. Su Abram c’erano aspettative diverse. Moehrig è una buona safety, ma ha ancora diversa strada da fare. Mentre a livello di cornerback la scelta è limitata ai soli Trayvon Mullen e al nuovo arrivato Rock Ya-Sin (entrambi scelti al secondo giro del draft 2019) il che porterebbe a pensare a qualche altra mossa da parte di Ziegler da qui alla fine della off-season per aggiustare ulteriormente un settore in cui i Raiders, altrimenti, farebbero fatica.

Un’opzione potrebbe essere quella di assicurarsi le gesta di una vecchia – ma neanche tanto – conoscenza proprio del nuovo GM, cioè Stephon Gilmore. Staremo a vedere, ma le opzioni iniziano a venir meno, anche perché sul draft non ci si potrà di certo basare più di tanto, visto che Las Vegas avrà a malapena cinque scelte e la prima sarà all’86.

Non ci sarà, quindi, molto modo di operare se non tramite la free agency, anche per cercare di mettere a posto altri buchi o tentare di effettuare qualche upgrade nei ruoli che vengono riputati più importanti. Fatto sta che, questi Raiders, se non sono gli indiscussi vincitori dell’off-season, poco ci manca.

Hanno vinto con la scelta del general manager. Hanno vinto con la selezione del coaching staff e con la trade per un giocatore che, inevitabilmente, ti sposta gli equilibri, trasformandoti un attacco di buon livello in uno di elite. Ora, però, bisognerà far parlare il campo, come sempre, ma i presupposti sono buoni per tornare a vedere i Raiders dove spetterebbe loro.

2 thoughts on “Sono i Raiders i veri vincitori di questa off-season?

  1. finché non vedo (risultati) non credo.
    troppitroppi anni di mediocrità,almeno fino ad ’16 quando qualcosa ha cominciato a muoversi.

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