Dopo la cocente delusione legata alla rocambolesca mancata qualificazione ai playoff della scorsa annata, i Colts ci riprovano. Il tema non è cambiato, è solamente variata la pressione decisionale nei riguardi del general manager Chris Ballard, il quale gestisce la struttura di un roster che da anni è privo della necessaria continuità nel ruolo di quarterback.

Per vent’anni Indianapolis non ha patito problematiche di sorta: Peyton Manning e Andrew Luck hanno rappresentato tutto ciò che si poteva chiedere ad un franchise quarterback, e la squadra non ha vissuto interruzioni a livello di continuità nello specifico ruolo per lunghissimo tempo. Il vuoto del dopo-Luck porta ancora con sé i segni dell’instabilità, alla quale il management ha cercato di ovviare con poco costrutto. Philip Rivers, nel suo unico anno di permanenza, era riuscito a centrare l’approdo alla postseason ritirandosi di lì a poco. Carson Wentz, costato una prima scelta 2022 (originariamente si trattava di una seconda, condizionata al fatto che l’ex-Eagles giocasse almeno il 75% degli snap, come poi è accaduto) ed una terza 2021, non ha reso efficace l’auspicata riunione di successo con Frank Reich, ovvero l’allenatore che più di ogni altro l’aveva reso un concorrente per il premio di Mvp nel 2017, giocando un football nettamente insufficiente per tutto l’ultimo mese dello scorso torneo, culminato con l’inopinata sconfitta contro i Jaguars che ha di fatto sancito l’addio dei Colts alla qualificazione ai playoff.

Un letterale disastro, al quale Ballard tenta oggi di rimediare contenendo i costi e scommettendo su un quarterback più simile a Rivers che non a Wentz: Matt Ryan.

Reso sostanzialmente libero dal mancato arrivo di Deshaun Watson ai Falcons, il numero 2 di Atlanta ha accettato di salutare l’unica uniforme che aveva sino a quel momento vestito in Nfl acconsentendo al reset più o meno totale operato in Georgia. La strada che lo ha condotto ad Indianapolis è stata principalmente spianata dallo scambio organizzato proprio per il succitato Wentz, impacchettato in direzione Washington ricavandone due terzi giri, uno scambio di seconde scelte e soprattutto l’intero accollo dello stipendio a carico dei Commanders. La trattativa aveva difatti l’intento di non chiudere troppo i margini di manovra del salary cap, dovendo i Colts rinnovare qualcuno dei suoi veterani e reperire urgenti soluzioni in almeno quattro posizioni-chiave di attacco e difesa, ed il ragionamento è stato in parte applicato anche alla transazione concernente Ryan, che continuerà a gravare sul monte salari dei Falcons per ben 40 milioni di dollari.

La domanda da porsi è logica e legittima: cos’è rimasto nel serbatoio di Matty Ice?

Indianapolis perde sicuramente il tasso atletico superiore di Wentz, ma trova un giocatore caratterialmente più adatto al ruolo di leader e – soprattutto – meno avventato nelle decisioni. Peraltro, il fatto che Ryan non sia mai stato un velocista non gli ha mai impedito di contrastare le lacune atletiche attraverso la capacità di reagire ed inventare durante il collasso della tasca, una sua personale costante andata ulteriormente ad affinarsi con la lunga militanza professionistica. Laddove Rivers dava problemi di braccio e costringeva lo staff offensivo a costruire un playbook troppo restrittivo e limitato ai lanci sul corto-medio raggio, il nuovo regista di Indy – pur trovandosi nella fase discendente della carriera – ha mantenuto una forza fisica più che sufficiente per realizzare le giocate a lunga gittata, come più volte dimostrato nel corso del suo ultimo anno ad Atlanta.

Ryan può ancora essere un quarterback molto produttivo, e confezionare azioni spettacolari per lunghi momenti delle gare. La sua qualità migliore è senza dubbio il mantenimento della calma, unita alla capacità di tenere gli occhi sul bersaglio anche con i difensori in avvicinamento: il 2021 ha dimostrato che nella faretra dell’ex-Boston College esistono ancora tutti quei lanci precisi effettuati dopo il passetto laterale per evitare la pressione del blitzer, attraverso i quali centra spesso e volentieri i piccoli spazi lasciati nella traiettoria che va dalla sua mano al corpo del ricevitore. Non evaderà dalla pressione come Kyler Murray ma conosce bene il momento in cui salire verticalmente all’interno della tasca, lasciandosi la pass rush alle spalle e migliorando la percentuale di riuscita del lancio, trovando il modo di ri-sistemare i piedi continuando a leggere le opzioni disponibili. Non è infatti un quarterback troppo fissato sul primo bersaglio, e sa bene quando colpire le alternative secondarie a seconda delle concessioni difensive. Se, con dei limiti di gittata, Rivers aveva confezionato quasi 4.200 yard e 24 touchdown nel 2020, Ryan non dovrebbe vivere grossi problemi nel produrre statistiche molto simili, a maggior ragione considerando l’enorme concentrazione che le difese dovranno dedicare nel fermare Jonathan Taylor.

Tuttavia, rimangono da gestire tutte le problematiche legate ai vuoti attuali che coinvolgono lo schieramento offensivo. Come per la posizione di quarterback, pure quella di tackle sinistro si è dovuta barcamenare senza troppa continuità, e pure in questo caso la problematica si è aperta a seguito di un ritiro: quello di Anthony Castonzo, avvenuto nel 2020. Via libera quindi al terzo tackle in altrettante stagioni dopo la mancata riconferma di Eric Fisher, con l’appena rinnovato Matt Pryor in pole position per occupare la posizione titolare. Dopo un campionato con cinque presenze da sostituto ed un rendimento più che buono, Pryor è tornato con un accordo annuale e molto da dimostrare, dal momento che Ballard non ha ritenuto opportuno inseguire né il chiacchierato Terron Armstead – che ha firmato con Miami – né Duane Brown, ancora libero e comunque opzione di prospettiva non certo troppo lunga. Non va inoltre sottovalutata la futura assenza di Mike Glowinski, che vestirà in futuro l’uniforme dei Giants, lasciando un chiaro vuoto anche nella posizione di guardia destra.

Si dovrà inoltre evitare che Ryan possa giocare con le deficienze già patite ad Atlanta nelle ultime due stagioni, ovvero senza una batteria di ricevitori degna di tale nome. A poco servono i tentativi di reclutamento pro-Julio Jones effettuati da Darius Leonard sui suoi profili social, perché proprio ai Falcons ne sono iniziati i primi segnali di un declino fisico importante, senza contare la prolungata assenza di Calvin Ridley nel 2021, corrispondente ad una sottrazione di possibilità che Matt non vorrà certo ritrovare nell’Indiana. Sta di fatto che ad oggi l’unico nome di spicco è Micheal Pittman, ricevitore di stampo fisico cui andrebbe affiancato un velocista per il profondo e uno slot receiver capace, un identikit che non sembrerebbe corrispondere ad alcuni tra i migliori free agent del ruolo, per esempio Jarvis Landry e Will Fuller: il primo è un ricevitore esterno di possesso, il secondo costituirebbe anche un’opzione molto interessante per la nota costanza nel battere le marcature sulla distanza, ma rimane totalmente inaffidabile dal punto di vista della tenuta fisica. Con T.Y. Hilton in odore di ritiro – o al limite di un annuale che saprebbe di ultimo tour in città -, Zach Pascal trasferitosi a Philadelphia, e solamente due scelte nelle prime settantacinque del prossimo draft, Ballard dovrà trovare una soluzione consistente in tempi brevi.

C’è qualche pezzo da sistemare, certo, anche in difesa, tuttavia sulla carta i Colts possono pur sempre vantare l’attuale miglior running back della Nfl – Taylor ha appena giocato una stagione da Mvp – e sembrano una squadra migliore di quanto non lo fossero un anno fa dal punto di vista della regia, il che non è poco considerando l’enorme mole di movimenti che ha investito la posizione più importante del gioco nelle ultime settimane, portando in Afc un ulteriore tasso di talento che costringerà Indianapolis e molte altre squadre ad una competizione molto più serrata rispetto a quanto preventivato.

Ciononostante permane un’aspettativa minima che porti almeno ad una qualificazione ai playoff, proprio quello stesso obiettivo così miseramente fallito sul finire della scorsa regular season, quando i Colts si erano posti nella condizione di decidere da soli il proprio destino rimanendo invece intrappolati nella loro inesorabile caduta, finendo semplicemente per essere la più grande delusione del 2021.

 

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