Tifando Baltimore Ravens mi sono a più riprese arrogato il diritto di crogiolarmi nella consapevolezza che la mia squadra del cuore militasse nella division più ostica e talentuosa della NFL: c’erano anni, cari lettori, in cui Baltimore, Cincinnati e Pittsburgh trovavano modo di qualificarsi tutte e tre ai playoff – quando ai playoff ci accedevano solamente sei squadre per conference.
Recentemente lo scettro è stato consegnato alla NFC West, vero e proprio girone di ferro che negli ultimi nove anni si è vista rappresentata al Super Bowl da una propria esponente in ben cinque occasioni: nelle ultime settimane, però, un coacervo di mosse clamorose localizzate in AFC West ha completamente sconquassato gli equilibri e, ora come ora a bocce ferme,

In un certo senso tutto quello a cui abbiamo assistito e assisteremo è naturale, una reazione fisiologica allo strapotere di Patrick Mahomes e dei Kansas City Chiefs, padroni incontrastati della division dal 2016: prima che i Chiefs inanellassero sei titoli divisionali consecutivi, la AFC West era stata il feudo dei Denver Broncos, vittoriosi ininterrottamente dal 2011 al 2015, o se preferite da Tebowmania al ritiro di Peyton Manning.
In situazioni del genere le opzioni sono due.
O si reagisce con veemenza o ci si butta a terra in posizione fetale come fatto dalla AFC East durante il regno del terrore dei New England Patriots che, per due decenni, hanno – escluso l’anno in cui Brady si ruppe il crociato – gettato Dolphins, Bills e Jets nelle sabbie mobili della mediocrità, anche se in realtà i New York Jets hanno avuto i loro momenti.

Lasciatemi riassumere per i più distratti – o impegnati.
I Denver Broncos, come già saprete, hanno finalmente messo le mani sul franchise quarterback che tanto desideravano sacrificando il loro futuro al draft per Russell Wilson.
I Los Angeles Chargers, per non essere da meno, sono stati la squadra più attiva durante l’ultima settimana assicurandosi Khalil Mack con una trade, rinnovando il contratto a Mike Williams e aggiungendo a un roster già talentuoso i vari J.C. Jackson e Sebastian Joseph-Day.
I Las Vegas Raiders, inizialmente sornioni, negli ultimi due giorni hanno rubato la scena a tutti mettendo sotto contratto l’ultra-sottovalutato Chandler Jones per poi liberarsi di Ngakoue in cambio di Rock Ya-Sin e, dulcis in fundo, regalandomi uno dei risvegli solitari più interessanti della mia vita: Las Vegas nella notte italiana ha impacchettato una scelta al primo round e una al secondo per Davante Adams.
Sì, quel Davante Adams.

Tutte e tre le sorelle minori dei Kansas City Chiefs, stufe di essere sistematicamente prese a pesci in faccia dalla consanguinea più bella, intelligente e talentuosa della disfunzionale famiglia, hanno deciso di prendere in mano il proprio destino e di ribellarsi: il plausibile risultato sarà estremamente divertente da vedere, ogni singolo testa a testa divisionale coinciderà quasi sicuramente con la partita più interessante della settimana – se capite la citazione vi voglio bene – e in quanto tifosi non possiamo chiedere di meglio.

Considerando il livello medio dei quarterback, non mi stupisce minimamente che siano stati investiti milioni di dollari – e scelte al draft – su pass rusher come Chandler Jones, Khalil Mack e Randy Gregory, sappiamo fin troppo bene che l’unica contromisura efficace a signal caller onnipotenti è una malsana dose di pressione organica, ossia quel tipo di pressione che ti permette di arrivare al quarterback senza abusare dei blitz.
Come abbiamo avuto modo di constatare negli anni, tentare di rallentare Patrick Mahomes con i blitz è l’equivalente di opporsi a conflitti e ingiustizie sociali cantando Imagine mentre si imbrattano i marciapiedi coi gessetti.
Nonostante le buone intenzioni, ciò non funziona e il risultato è brutto da vedere.
Khalil Mack e Joey Bosa, Bradley Chubb e Randy Gregory, Maxx Crosby e Chandler Jones: notate un trend, vero?

Dopo mosse del genere è lapalissiano che tutte e tre le squadre non si accontenteranno di risultare semplicemente competitive al cospetto dei Chiefs, l’obiettivo deve essere quello di arrivare in fondo e, seppur in misure diverse, penso che ognuna di loro cominci ad avere valide motivazioni perlomeno per crederci senza passare per naif.
I Denver Broncos sono consapevoli di aver assemblato un roster talentuoso nelle posizioni più importanti e dopo averle provate tutte hanno alzato bandiera bianca, se così si può dire, prendendo Russell Wilson e malgrado i tanti – a mio avviso ridicoli e gratuiti – dubbi sul suo rendimento negli ultimi anni è fuori questione che questi siano da inserire in qualsiasi discussione sul Super Bowl.
Russell Wilson è uno dei migliori quarterback di questa generazione e… vabbè, ve ne avevo già parlato.

I Los Angeles Chargers, seppur privi di preziosissima esperienza ai playoff, hanno deciso di battere il ferro finché caldo e constatato l’ovvio, ossia che Justin Herbert sia un fenomeno, ecco l’all-in: Telesco, GM intelligente, è al corrente del dovere morale di sfruttare, o perlomeno provarci, il contratto da rookie di Justin Herbert ed ecco spiegata la loro recente aggressività.
È molto difficile, se non impossibile, arrivare fino in fondo al primo tentativo ma non provarci sarebbe sciocco visto il talento di gente come Keenan Allen, Austin Ekeler, Joey Bosa, Derwin James, Corey Linsley… mi fermo.
Come sempre sarà il campo a fornirci il verdetto, ma per il momento credo sia impossibile rinfacciar loro qualcosa, hanno preso a prezzi tutto sommato ragionevoli ottimi giocatori che saranno calati all’interno di un roster di qualità.

Apparentemente sornioni e passivi, i Las Vegas Raiders hanno deciso di opporsi al probabile status di vittima sacrificale infondendo una dose esagerata di talento a un roster che in un modo o nell’altro si è trascinato ai playoff malgrado un’annata scandita da disgrazie fuori dal campo.
Dopo il fallimento dell’esperimento Gruden Las Vegas ha rifiutato – giustamente – di ricominciare nuovamente da capo e, conscia del fatto che Derek Carr sia un buonissimo quarterback, ha optato per costruire sulle buone fondamenta messe giù dal vecchio regime.
Non me ne voglia Cooper Kupp, ma Davante Adams è il miglior ricevitore della NFL e sebbene non potrà più contare sui lanci perfetti dell’omeopatico Aaron Rodgers ritrova in Derek Carr il suo quarterback del college, un essere umano che ama genuinamente e con il quale immagino abbia già una certa chimica in campo.
Possono i Las Vegas Raiders ambire al Super Bowl? In tutta sincerità non saprei darvi una risposta, ma è fuori questione che abbiano il materiale umano necessario per dare fastidio veramente a chiunque.

E i Kansas City Chiefs?
Cari lettori, in quanto squadra più forte della NFL da parecchi anni non dispongono di chissà quanto margine di manovra, finora il loro unico colpo è stato quello di mettere sotto contratto Justin Reid per sostituire Tyrann Mathieu, nulla di clamoroso per i nuovi standard della division.
Credo che la priorità del front office sia quella di rinnovare i vari Orlando Brown Jr. e Melvin Ingram, gente già in casa che li ha aiutati pure l’anno scorso ad arrivare a tanto così dal Super Bowl.
A questo punto nella loro storia i Chiefs non possono più permettersi chissà quali colpi, non hanno flessibilità salariale sufficiente per dare più di 28 milioni all’anno a un Davante Adams o assorbirsi un contratto come quello di Khalil Mack: va più che bene così.
L’obiettivo, oltre che rinnovare contratti, è quello di azzeccare un paio di scelte ogni anno al draft e poter contare sul criminalmente economico contributo dei giovani selezionati ad aprile.
Per ovvi motivi rimangono loro la squadra da battere e non venitemi a dire – come sta facendo sempre più gente! – che sembra che tifi per loro: tutto tranne che bandwagoner, per favore.

In National Football League raramente le cose vanno come dovrebbero andare e non mi stupirei minimamente se i fuochi d’artificio degli ultimi giorni non mutassero minimamente gli equilibri, ma siccome siamo a marzo e a marzo è lecito – oserei quasi dire “stimolato” – entusiasmarsi, permettetemi di applaudire con sincera ammirazione i front office di Broncos, Raiders e Chargers.
Sarà estremamente divertente vederli darsi battaglia in quella che sta sempre più assumendo le sembianze di una battle royale – anche se questo genere di videogioco ha stufato da anni.

6 thoughts on “NFL: in AFC West sta succedendo di tutto

  1. Nella difesa dei Raiders, lo sostituzione fra yannick ngakoue e chandler jones non mi convince troppo, soprattutto in termini di spazio salariale. Si parlava di prendere Stephon Gilmore e quello forse avrebbe potuto far fare alla difesa il salto di qualità, seppur con tutte le incognite del caso. L’arrivo di Rock Ya-Sin credo però abbia raffreddato quella pista.

  2. Mi viene da ridere pensare a AR12 che rifirma coi packers dopo tutti i suoi malumori e Adams che se ne va.. da quanto ho letto aaron era consapevole di questo ma i packers ne escono indeboliti.. lazard e cobb basteranno??
    Cmq bello questo rimescolamento di carte nella NFL , rende tutto molto piu interessante.. aspettando che anche baltimore prenda un grande ricevitore

    • Tutti in all-in ma alla fine vince uno solo e gli altri faranno tutti la figura dei fessi svenandosi pure.
      Occhio dunque ai Bengals.

  3. Dopo Deshaun Watson ai Browns, potresti scrivere “anche in AFC North sta succedendo di tutto”. Pazzesco, ero convinto che finisse in Nfc.

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