I 49ers si trovano con un non esaltante record di 7-6, ma sono in piena corsa playoff, con ottime chances di riuscirci, e in una posizione ben più comoda di quello che il record potrebbe raccontare, perché le rimanenti 4 partite mostrano un calendario poco impegnativo, tranne l’ultimo big match contro i Rams.

Il calendario poco impegnativo è una buona notizia perché l’obiettivo principale per Garoppolo e compagni è di recuperare tutti gli infortunati e di presentarsi al completo a gennaio, perché se i 49ers possono dispiegare tutti i titolari, allora sono una squadra da temere.

È vero che gli infortuni pesano molto per tutte le squadre, ma a San Francisco sembrano pesare un po’ di più: senza Kittle sono arrivate due sconfitte e senza correre almeno 100 yard sono arrivate altre 3 sconfitte. Questo il motivo per cui la massima aspirazione per questo finale di stagione dovrebbe essere quello di puntare ad una wild card e far riposare il più possibile gli acciaccati. Basterebbe arrivare all’ultima week con una vittoria in più di Philadelphia e di Minnesota e pure una sconfitta con i Rams sarebbe ininfluente.

Parlare di infortunati ci porta a parlare di Samuel e della sua importanza perché senza di lui il reparto corse è davvero inesistente e questo è un grandissimo problema. Le tre sconfitte citate all’inizio sono proprio frutto di questa situazione: con Samuel ai box non si sono superate le 75 yard di corsa e questa ha portato a fare cadere stile domino tutto il resto: sono arrivati tanti turnover, che hanno obbligato la difesa a giocare molto tempo, e quindi a subire molti punti.

Una spirale di catastrofe davvero poco rassicurante in vista dei playoff, dove è vero che ci sarà Samuel (si spera che non accusi altri stop), ma dove è altrettanto vero che i dettagli fanno al differenza, e non avere un gioco di corse è davvero più che un dettaglio…

Correre e mantenere il possesso porta inoltre il vantaggio di avere il controllo sul ritmo della partita e impedisce agli avversari di avere il tempo per mettere insieme quei fatidici 30 punti che gli analisti hanno identificato come il breaking point della squadra. Sostanzialmente se San Francisco subisce 30 o più punti perde quasi sempre.

Quello che rischia di passare un po’ in sordina in questa situazione sono le difficoltà della secondaria che si aggiungono a una situazione che è delicata nel complesso, anche per la strategia di puntare pesantemente sulla pressione al qb avversario per mitigare i problemi di copertura. Una tattica vincente nelle ultime settimane, ma che sarà messa a durissima prova contro i Falcons di un Matt Ryan in grado di vedere i punti scoperti con estrema facilità e avendo a disposizione ricevitori in grado di farsi vedere.

Sappiamo bene che una pass rush efficace è un fattore determinante in ogni caso, ma anche qui, come per le corse, per San Francisco è un pochino più importante, almeno fino al rientro di Moseley e Johnson.

Ma dicevo che se in forma, e se sani, i 49ers sono una squadra temibile a cominciare dal suo Qb che pur non essendo il trascinatore o la star che cambia le partite con le sue giocate, ha però il merito di essere davvero affidabile quando la palla scotta e seppur alla sua probabile ultima stagione ai 49ers, ha dato prova di saper chiudere le giocate pesanti quando serve.

E sono temibili anche perché posso schierare la coppia Kittle – Aiyuk che si muove veloce, sa prendere palloni e mette molto fisico dopo aver agguantato la palla. Garoppolo e Kittle hanno ormai una chimica che li lega e la fiducia che hanno tra di loro non è una cosa scontata, né tantomeno facile da ricreare, ed è una di quelle cose che fa vincere le partite tese perché il proprio Qb, avendo fiducia nel ricevitore, si sente di lanciare anche se le condizioni non sono ottimali e tenta il colpo anche quando la logica ti direbbe di buttarla via. E capita spesso che Kittle ripaghi quella fiducia.

Sono temibili perché hanno in Joey Bosa una macchina da sacks. E sono temibili perché con le spalle al muro, come nel finale contro Cincinnati, sanno tirare fuori le unghie.

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