Dopo un inizio che recitava 1-7 mai mi sarei aspettato di trovarmi a pochi giorni da Natale a parlare dei Miami Dolphins, ma la realtà dei fatti mi costringe a farlo e ora con 5 vittorie consecutive e un, direi incredibile, record di 6-7 è doveroso vedere cosa sta succedendo in casa Dolphins, perché per i playoff ci sono anche loro.

Il cambio netto in stagione, indipendentemente da come finirà, è una realtà che non può essere cancellata e se le cose dovessero andare male è in ogni caso un fatto da osservare e su cui basare i prossimi anni. Per me sono 4 i punti che hanno cambiato la stagione in corso: la chiusura della trade deadline, Tua, la difesa e un trio di rookie.

La fine della trade deadline è stata una boccata di aria fresca per una squadra che è stata costantemente messa sotto la lente d’ingrandimento per evidenziare tutte le cose che non andavano bene e tutti i giocatori che potevano arrivare per sostituirne altri che, evidentemente, non stavano performando abbastanza bene.

È chiaro che giocare in questa situazione sia davvero poco piacevole per tutti. Se intorno a te senti sfiducia e senti parlare dei tuoi errori, non c’è niente da fare, o sei Kobe Bryant o perdi lucidità. E di Bryant ce n’era uno solo, quindi i Dolphins hanno perso ludicidità trovandosi a perdere 7 partite consecutive il che ha aumentato ancora di più le voci destabilizzanti. Un cane che si morde la coda. Con la trade deadline passata le chiacchiere stanno a zero e il roster non si cambia, a Miami giocare senza i rumors di sottofondo ha fatto bene.

E ha fatto bene in particolare a Tua Tagovailoa che di questi rumors era il centro.

Miami è stata costantemente accostata a Watson in rotta totale con i suoi ormai ex Texans e Tua è stato costantemente al centro di tutti gli attacchi sulle pessime prestazioni dei Dolphins. In un certo senso è normale che sia così perché se sei il QB devi aspettarti una montagna di critiche e una montagna di pressione. Fa parte del gioco e fa parte dello spettacolo mediatico.

Quello che però, ad oggi, possiamo dire è che è stato brutto è che la squadra non lo ha protetto, anzi, sembrava in un certo senso intenzionata ad avvallare le critiche e i rumors. E possiamo dirlo oggi perché Tua, liberatosi dello spettro Watson, sta giocando come ci si aspetta da una prima scelta.

La prestazione contro New York non è stata travolgente, ma solida. Perché Tua ha condotto alla vittoria un attacco in difficoltà (lo dimostrano le 2.7 yard per giocata) sapendo gestire la situazione e lanciando una miriade di mid o short range pass. Risultato? 30 completi su 41 per 244 yard, 2 td e nessun intercetto.

Numeri messi insieme con pazienza. Una pazienza che necessità di tranquillità perché senza una, l’altra manca. E la ritrovata tranquillità off-fields di Tagovailoa si traduce in un on-field passer rating superiore a 100 nelle ultime 4 partite.

Questi numeri sono importanti per sottolineare come i Dolphins stiano mal gestendo il proprio QB, considerandolo un progetto a breve scadenza e questa è una grande mancanza. La dirigenza dovrebbe metterlo nelle condizioni di dare il massimo, senza chiedergli troppo e senza mettergli troppa pressione, perché la soffre.

E poi c’è la difesa. Anche qui il miglioramento del reparto potrebbe dipendere dalla ritrovata tranquillità. In questa striscia vincente non hanno concesso mai più di 17 punti e il numero dei turnover è salito nettamente.

Sembra di rivedere quel reparto che nel 2020 ha quasi portato la squadra ai playoff e che ha registrato un incredibile sesto posto per punti concessi. Incredibile perché non è un risultato che ti aspetti da una squadra che poi non va ai playoff…  e questo ancora a sottolineare quando bene il reparto abbia fatto e stia di nuovo facendo.

L’impressione è che sia nuovamente un reparto compatto, fatto di giocatori che si fidano l’uno dell’altro e questo non può far altro che oliare i meccanismi di gioco e renderli davvero più efficaci. Ognuno sa cosa deve fare e lo fa al massimo livello. Questa filosofia è tanto semplice quanto efficace e Miami la sta rispolverando proprio quando inizia la corsa finale per un posto nei playoff. E se i playoff saranno centrati, la difesa dovrà certamente essere protagonista.

Ultimo, ma non meno importante, è il ruolo fondamentale di un trio di rookie pazzeschi, le tre J: Jaylen Waddle, Jaelan Phillips e Jevon Holland. Un WR, un LB e una S.

Waddle sta dimostrando partita dopo partita di valere la sesta scelta assoluta e nel suo anno da rookie è già il go-to-guy per Tua e l’attacco di Miami. Da arma rapida, usata per scombinare le carte, Waddle adesso viene usato anche quando coperto, con fiducia nelle battaglie uno contro uno. Una fiducia ben riposta perché è già il rookie di Miami con più catch.

Se varrà la spesa di 2 prime scelte (vista la trade-up per arrivare a lui) è ancora presto per dirlo, ma il feeling che sta nascendo sempre di più tra lui e Tua può essere l’elemento cardine degli anni a venire. Con tutti quei se e ma del caso, ma ci si deve puntare, a non farlo si perde un’occasione.

Jevon Holland è ormai appurato come pretendente al Defensive rookie of the year da tutta la NFL, e sta mettendo in fila una serie di partite quasi perfette, ma per far capire davvero la sua grandezza, è un rookie ricordiamo, riportiamo l’analisi che Brian Baldiger ha pubblicato su twitter.

Nel video si vede (e viene spiegato bene) l’incredibile capacità di Holland nel leggere gli occhi di Daniel Jones e capire, con anticipo, dove andrà il passaggio, potendo così arrivare a tutta capacità al momento del tackle, impedendo al ricevitore di assicurare la palla e trasformando così la giocata da primo down conquistato a incompleto. Sono queste le giocate che fanno la differenza e Holland sembra avere la velocità e capacità di lettura di gioco che possono avere alcune dei più rodati veterani. Ed è una terza scelta, candidato anche allo steal of the draft.

Philips, diciottesima assoluta, ha forse sofferto un po’ la presenza di Holland, ma il rookie sta venendo fuori alla distanza. 5 sacks nelle ultime due partite e una serie di 5 partite consecutive con un almeno un QB takedown. Questo è esattamente quello che ci aspettava da lui quando è stato selezionato perché sembra in grado di spostare gli interi equilibri della linea di scrimmage, e sappiamo bene quanto questo porti vantaggio in termini di controllo del gioco. La sua è una presenza davvero importante che unita alle altre non può che far sorridere Miami se si guarda al futuro dei prossimi anni.

Ma prima del futuro dei prossimi anni Miami deve guardare al futuro immediato con 4 partite da giocare. Al rientro dalla bye week li aspettano due partite abbastanza facili contro gli impalpabili Jets e i Saints devastati dagli infortuni e poi le due partite da rush finale contro i Patriots e i Titans.

Se a questa base del cambiamento si riuscirà ad aggiungere un gioco di corse che un po’ latita e un Jason Sanders che non fa più errori, allora i playoff sono davvero alla portata.

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