Lo ammetto, ieri ho pensato di mollare definitivamente, di chiudere una volta per tutte con il football americano e credo non sia stato l’unico ad aver flirtato con tale pensiero dopo Bears-Lions: già un po’ mesto per vicende di vita reale, assistere a quella sottospecie di partita fra due squadre che hanno ampiamente dimostrato di meritare il record con il quale si sono affacciate al testa a testa di ieri è stata la pietra tombale sulla possibilità di trascorrere un fine settimana spensierato e giocondo.

In un modo o nell’altro, i Bears sono riusciti a scamparla portandosi a casa un 16 a 14 che per circa dodici secondi ha messo a tacere le voci secondo le quali la tenuta di Nagy nella Windy City sia destinata a finire nei prossimi giorni: per il momento non si sa nulla ma dopo una partita del genere è difficile essere sopraffatti da emozioni capaci di causare eventuali ripensamenti perché, in tutta sincerità, quanto visto ieri non è in grado di suscitare alcun genere di emozione diverso da disgusto e rabbia.
Eppure si era messa veramente per Detroit che, atipicamente, ha concluso il primo drive con un touchdown a seguito di una rarissima big play grazie ad una ricezione da 39 yard di Josh Reynolds, sgattaiolato alle spalle della secondaria e pescato libero da Goff: da lì in poi, purtroppo, il degrado.
Fra penalità, infortuni – D’Andre Swift e Roquan Smith, fra gli altri – ed ulteriori penalità di football ne abbiamo visto ben poco e Chicago, un po’ per caso un po’ per merito, ha rimesso il muso davanti grazie ad un piazzato ed un touchdown dell’eterno Jimmy Graham arrivato a termine di un esplosivo drive nel quale Dalton ha ricoperto il campo con due sole giocate: evviva!
Un altro piazzato ha fissato il punteggio sul 13 a 7 Bears prima che, fortunatamente, le squadre si dirigessero negli spogliatoi.

La seconda metà, se possibile, è stata ancor più avara d’emozioni della prima e gli unici eventi che mi sento in dovere di riportare sono il touchdown del sorpasso Lions di Hockenson ed il piazzato della vittoria di Chicago che, ad onor del vero, è stato reso possibile da un drive piuttosto competente di Dalton e compagni: costretti a segnare, i Bears hanno tenuto il pallone per più di otto minuti continuando a muovere le catene con inspiegabile brillantezza fino a mettere il kicker Santos nella posizione di regalare loro la doppiavù grazie ad un pressoché automatico piazzato da 28 yard.
Non è stata una bella partita e credo che il tweet qua sotto compendi perfettamente il mio pensiero: ieri abbiamo visto cose ai limiti dell’incompetenza.

Ben più avvincente è stata la partita andata in scena a Dallas fra Cowboys e Raiders: pur senza Waller, uscito per infortunio nel secondo quarto, i Raiders sono stati in grado di spuntarla 36 a 33 ai tempi supplementari.
Ad Arlington si sono affrontate a viso aperto due squadre pesantemente condizionate da infortuni – i Dallas Cowboys – e da una paralizzante mancanza di serenità – ovviamente i Las Vegas Raiders – che per un pomeriggio si sono lasciate tutto alle spalle regalandoci una partita pregevole, combattuta ed incerta forse però condizionata da un paio di chiamate arbitrali che mi sento di definire rivedibili.

Sotto di otto punti ad inizio del quarto periodo – 30 a 22 Raiders -, i Cowboys con grandissima maturità hanno trovato il pareggio grazie ad un touchdown ed una conversione da due punti firmate da Dalton Schultz: la risposta dei Raiders non si è fatta attendere in quanto Carr ha immediatamente connesso con DeSean Jackson per 30 yard portando così Las Vegas nella metà campo avversaria dove, pochi istanti dopo, Carlson ha realizzato un complicato piazzato da 56 yard che ha riportato avanti i suoi.
Con le spalle ancora una volta al muro Dak Prescott è salito in cattedra trascinando brillantemente il proprio reparto offensivo in zona field goal dove l’incostante Zuerlein ha spedito la contesa ai supplementari con un piazzato da 45 yard: supplementari, dunque.

Dallas, vincitrice del coin toss, non ha saputo andare oltre il three n’ out, regalando così ai Raiders l’opportunità di chiuderla con qualsivoglia forma di realizzazione: dopo che grazie ad una galoppata di 21 yard firmata Jacobs i Raiders si sono pericolosamente avvicinati alla linea delle 50 yard, Dallas sembrava essere riuscita ad imbrigliare l’attacco avversario grazie ad un fondamentale sack di Parsons che ha condannato i Raiders a convertire un improbabile 3&18.
Con uno stop difensivo, sostanzialmente, Dallas avrebbe riottenuto il possesso del pallone e, intuitivamente, l’opportunità di portare a casa l’ottava vittoria stagionale ma gli arbitri hanno fischiato pass interference ad Anthony Brown, colpevole di aver dato la schiena al pallone nel tentativo di marcare Zay Jones: abbondantemente in red zone, Carlson ha realizzato il calcio della vittoria da 29 yard dopo ben tre penalità, fra cui due neutral zone infraction consecutive di Dallas.
Dopo tre sconfitte filate i Raiders tornano finalmente al successo ributtandosi nella bagarre playoff, mentre in tutta sincerità non mi sento in dovere di criticare Dallas poiché è molto difficile pensare di vincere senza aver a disposizione il proprio receiving corp titolare e due pass rusher di livello come Lawrence e Gregory: rilassiamoci.

Non ho invece molto da raccontarvi sul monologo Bills: il 31 a 6 con cui Buffalo ha demolito New Orleans non può e non deve sorprenderci, i poveri Saints a causa di sciagurati infortuni sono pressoché privi di talento offensivo in grado di fare la differenza in questa lega.
Buffalo ha dominato dall’inizio alla fine schiacciando un’avversaria tecnicamente inferiore – soprattutto, ripeto, in luce degli infortuni – priva di playmaker in grado di complicare la vita al reparto difensivo avversario: New Orleans, e credo che questo dato basti a rendere l’idea, ha guadagnato la miseria di 190 yard di total offense raccogliendo 3.3 yard a giocata, numero di una sterilità desolante che ha vanificato la sorprendente vittoria nella spesso decisiva battaglia dei turnover – due quelli commessi da Buffalo, uno solo da parte dei Saints.
Josh Allen ha disputato una buona partita – macchiata però da due intercetti – nella quale ha lanciato quattro touchdown, uno a Diggs, due a Knox ed un altro al mio dio pagano Matt Breida: ciò che più ho apprezzato della prestazione di Allen è stata la prepotente dimostrazione di forza mentale, in quanto dopo aver lanciato i due sopracitati intercetti nella prima metà di gioco una volta rientrato in campo ha esorcizzato i propri demoni con tre touchdown nei primi quattro drive.

Dispiace vedere i Saints così, lo ammetto, la sfortuna quest’anno ha deciso di accanirsi su di loro e pensare di vincere in questa lega senza il proprio quarterback titolare, il proprio backfield, il tight end emergente ed il ricevitore superstar è troppo anche per una squadra ben allenata come quella della Louisiana.
Vittoria importante questa per Buffalo che aveva bisogno di reagire immediatamente ai rancidi pesci in faccia presi domenica scorsa contro i Colts, anche se credo che nessun loro tifoso abbia particolar voglia di esaltarsi dopo aver battuto questi Saints.

One thought on “Il riassunto del Thanksgiving Day 2021 NFL

  1. Ho visto Dallas – Las Vegas e ho trovato frustrante che a ogni azione gli arbitri lanciassero una flag: così si esagera.

    Soliti Bills, che se partono bene poi vincono a valanga, mentre non sono ancora riusciti a portare a casa una partita punto a punto. Peccato sia caduto il primato di Josh Allen in red zone: primo intercetto in quattro anni di carriera.

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