Riuscire a commentare i continui upset di cui siamo testimoni sta diventando sempre più difficile, soprattutto perché nonostante abbiano luogo pressoché ogni settimana – non dimentichiamoci quanto successo giovedì notte fra Ravens e Dolphins – noi tutti continuiamo a provare ad interpretare la realtà NFL servendoci di una logica che, finora, non ha trovato modo di imporsi: iniziamo.

Mi sento in dovere di cominciare dall’incredibile pareggio, 16 a 16, con cui è terminato il testa a testa fra Lions e Steelers.
Dopo un inizio piuttosto convincente dei padroni di casa culminato con un touchdown di James Washington, Detroit ha cominciato a risalire la china mettendo a segno due rushing touchdown piuttosto clamorosi con Jermar Jefferson e Godwin Igwebuike: vale la pena farvi notare che dopo il secondo touchdown il kicker Santoso abbia mancato l’extra point.
Pittsburgh, con pazienza, ha ricucito lo strappo a suon di piazzati di Boswell, l’ultimo dei quali arrivato all’inizio del quarto periodo di gioco: i tempi regolamentari si sono conclusi con un’infinita serie di punt che ci ha condotti a degli sforzati tempi supplementari.

Dopo non essere stati in grado di mettere a segno punti a termine del primo drive, la partita sembrava essersi incanalata sui binari degli Steelers, in quanto il solito Diontae Johnson li ha pressoché immediatamente portati in zona field goal grazie ad una ricezione da quasi 40 yard terminata però nel modo più sciagurato possibile, ossia con un fumble: palla quindi ai Lions che, con pazienza, si sono portati in zona field goal mettendo Santoso nella posizione di redimersi con un tutto sommato realizzabile piazzato da 48 yard che, ovviamente, non è arrivato a destinazione.
Palla nuovamente agli Steelers, punt: i Lions, in quanto Lions, hanno restituito il favore con un altro punt che ha di fatto messo gli avversari con le spalle al muro poiché le yard da guadagnare superavano di gran lunga il tempo rimasto sul cronometro.
Rudolph, di rabbia, ha cominciato a muovere nuovamente le catene e con una decina di secondi rimasti da giocare ha tentato di guadagnare un’altra mezza dozzina di yard per mettere Boswell in una posizione più agevole per il field goal della vittoria: ovviamente, prima che il buon Freiermuth potesse trovare la sideline ecco che come per magia arriva il fumble, recuperato da Detroit, che mette in ghiaccio il mesto pareggio.
Occasione sprecata questa per gli Steelers che con l’opportunità di riacciuffare Baltimore in testa alla AFC North hanno clamorosamente floppato dando così l’occasione ai poveri Lions di uscire dal campo con un risultato diverso dalla solita sconfitta: abbiamo visto partite di football ben più esaltanti.

Prestazione totale dei New England Patriots che con una prova di forza in grado di ridefinire la loro stagione hanno massacrato i Cleveland Browns imponendosi 45 a 7 a seguito di una partita totalmente a senso unico.
New England ieri ha dato una lezione di gioco ai Browns dominando in tutte e tre le fasi, in quanto il reparto difensivo è stato in grado di togliere dall’equazione l’inconsistente reparto offensivo di Cleveland – negli ultimi minuti orfano di Mayfield a causa di un infortunio – mentre l’attacco, guidato dal miglior Mac Jones di sempre, ha mosso le catene senza alcuna difficoltà: prestazione mostruosa di Rhamondre Stevenson che con 114 yard dallo scrimmage ed un paio di touchdown si è probabilmente ritagliato un ruolo importante nel backfield di Belichick per il resto della stagione.
Vale la pena mettere in risalto che, finalmente, il buon Jakobi Meyers sia riuscito a mettere a segno il primo touchdown della carriera ricevendo il pallone dal Hoyer: New England, ora sul 6-4, sembra pronta ad una seconda metà di stagione da assoluta protagonista in AFC.

Li attendavamo al varco con curiosità dopo la debacle contro i Broncos e non hanno minimamente deluso: i Dallas Cowboys, con rabbia ed orgoglio, hanno stritolato gli Atlanta Falcons chiudendo 43 a 3 una partita difficilmente definibile come tale.
Dallas non ha sbagliato veramente nulla dimostrando grandissima maturità contro una squadra che, in un modo o nell’altro, è spesso riuscita a portare a casa la giornata aggrappandosi al talento dei propri playmaker: la difesa guidata da Quinn, ex-allenatore dei Falcons, ha surclassato l’attacco degli ospiti causando tre turnover che se abbinati ai 22 minuti di possesso palla di Ryan e compagni ci dicono tutto quello che dobbiamo sapere sulla facilità con cui Dallas ha trovato modo di lasciarsi definitivamente alle spalle quanto successo sette giorni fa.

Partita molto strana quella andata in scena ad Indianapolis fra Colts e Jaguars, poiché dopo un inizio straripante Indy è progressivamente uscita dalla contesta dando modo ai Jaguars di abbozzare la rimonta: malgrado qualche patema d’animo di troppo Indianapolis si è imposta 23 a 17.
Sul 17 a 0 con ancora un paio di minuti rimasti da giocare nel primo quarto, Wentz e compagni si sono estromessi dalla contesa a suon di drive infruttuosi che hanno dato ai ragazzi di Meyer tantissime opportunità – non sfruttate – di riaprirla: un touchdown di James Robinson a dieci minuti dal termine li ha riportati sotto di 3 punti ma Indianapolis, con maturità, è riuscita a raddoppiare il vantaggio con un piazzato e, soprattutto, a spedire fuori dal campo il disperato attacco di Jacksonville.
Ammetto che in luce dell’inizio mi sarei aspettato una vittoria molto più agevole per Indy, ma credo che noi tutti siamo al corrente delle innumerevoli insidie presentate da uno scontro divisionale.

Dopo essere stati umiliati dai Jaguars, i Bills avevano molto da dimostrare e, contro i poveri Jets, per un pomeriggio sono tornati sui loro livelli: il 45 a 17 finale poteva assolutamente essere più severo con New York che, occorre dirlo, ha abbellito il punteggio con un paio di touchdown in pienissimo garbage time.
Prestazione prepotente della difesa di Buffalo che con cinque turnover ha rispedito Mike White nell’anonimato dell’umanità media rendendo così meno pesante il “ballottaggio” – non sono serio, suvvia – fra lui ed il rientrante Zach Wilson: Buffalo ci ha già fatto vedere di essere in grado di massacrare avversarie umili, ora voglio vedere se troveranno la consistenza di cui hanno disperatamente bisogno, anche perché New England a questo punto potrebbe dar vita ad un interessante testa a testa per il trono della AFC East.

I Tennessee Titans sono una squadra vera, c’è poco da dire: malgrado le pesanti assenza i ragazzi di Vrabel sono riusciti a spuntarla 23 a 21 sui sempre competenti ed organizzati New Orleans Saints.
Similmente a quanto visto domenica scorsa contro i Falcons, New Orleans è riuscita a rendere nuovamente competitiva una partita che sembrava esser loro sfuggita dalle mani mettendo a segno 15 dei 21 punti totali negli ultimi venti minuti di gioco: pesano tantissimo un paio di extra point sbagliati dal kicker Johnson che hanno di fatto costretto New Orleans a giocarsi la partita con la conversione da due punti, sbagliata, che ha seguito il touchdown del potenziale pareggio di Callaway.
Attenzione che nelle ultime settimane la difesa dei Titans ha dato importanti segnali di crescita giocando consistentemente bene: mica male per un reparto di fatto “orfano” di quel Derrick Henry che permetteva loro di rifiatare in panchina.

Una delle sorprese di giornata arriva da Washington dove l’ottimo Football Team ha preso lo scalpo ai Tampa Bay Buccaneers: il 29 a 19 finale rappresenta la seconda sconfitta consecutiva per i campioni in carica che, occorre dirlo, stanno soffrendo oltremodo l’assenza di playmaker come Brown e Gronkowski.
Brady e compagni la partita l’hanno persa nei primissimi minuti commettendo un paio di sanguinosi turnover che hanno fruttato 13 punti ai padroni di casa: con Brady in campo la rimonta è sempre dietro l’angolo e così, con pazienza e lucidità, Tampa Bay si è rifatta sotto portandosi a quattro lunghezze di distanza a dieci minuti dal termine grazie ad un touchdown di Evans.
Washington, chiamata alla maturità per assicurarsi la vittoria, ha messo insieme un commovente drive da 19 giocate che ha permesso loro di limare più di dieci minuti dal cronometro: ad un passo dalla doppiavù Antonio Gibson ha trovato la end zone per il touchdown che ha dato loro due possessi di vantaggio che nemmeno l’immortale Brady può essere umanamente in grado di recuperare in trenta secondi di gioco.

Un’altra sorpresa arrivata da Glendale dove i Cardinals di Colt McCoy sono stati massacrati dai Carolina Panthers di PJ Walker e Cam Newton: sì signori, Cam Newton!
Il 34 a 10 finale è figlio di una partita a senso unico nella quale l’attacco dei Cardinals non è stato in grado di trovare continuità e ritmo, mentre dall’altra parte Carolina, con un McCaffrey in grande spolvero, ha ricacciato il calendario al 2015 dimostrandosi infermabile in red zone anche grazie a Cam Newton, autore di due touchdown: Cam, in campo per pochi snap, ha prima portato personalmente il pallone nella terra promessa con le proprie gambe per poi bissare connettendo con Anderson.
Non leggiamo troppo fra le righe, la settimana prossima probabilmente Arizona potrà riabbracciare Murray ed Hopkins ed a quel punto mi aspetto che l’attacco ricominci a girare ai livelli ai quali ci ha abituati.

Che dire della sorprendente – fino ad un certo punto – vittoria dei Vikings sui Chargers?
Questo 27 a 20, a mio avviso, è diretta conseguenza della patologica inettitudine dei Chargers nell’opporsi al gioco di corse avversario: Minnesota, imponendo il proprio ritmo alla partita, ha relegato Los Angeles a 23 miseri minuti di possesso di palla costringendoli per l’ennesima volta a mettere insieme drive frettolosi che, però, spesso si rivelano essere infruttuosi.
Sugli scudi Justin Jefferson che con 143 yard di ricezione ha permesso ai suoi di muovere le catene con adeguata brillantezza: Los Angeles, dopo un inizio al fulmicotone, è precipitata in una preoccupante mediocrità dovuta in primis ad una difesa che fatica tremendamente a cacciare a bordocampo gli attacchi avversari.

Non ho voglia di illudermi per una squadra sul 4-6, ma permettetemi di dire che nelle ultime settimane i Philadelphia Eagles stanno facendo vedere ottime cose che, in una NFC alquanto strana, potrebbero valer loro un posticino ai playoff: pure ieri Philadelphia ha dominato la propria opposizione passando 30 a 13 sui nuovamente mogi Denver Broncos.
Affidandosi ad un gioco di corse che ha guadagnato più di 200 yard Philadelphia ha controllato il ritmo della partita, anche se a determinare il risultato finale ci ha pensato il pessimo 1 su 11 su terzo down dei Broncos: gli Eagles, guidati da un Hurts sempre più competente ed affidabile – se chiedete a me ha già fatto quello che doveva fare per garantirsi la maglia da titolare anche nel 2022 -, commettono veramente pochi errori e con un DeVonta Smith sempre più incisivo possono cominciare ad accarezzare l’idea playoff consapevoli del proprio valore.

Non è stata la partita più esaltante della storia di questa folle lega, ma una vittoria è una vittoria: dopo tre quarti di sbadigli i Green Bay Packers si sono scrollati di dosso i Seattle Seahawks con un esplicito 17 a 0.
A rubare la scena per tre quarti ci hanno pensato i reparti difensivi che hanno esposto alla luce del sole – che non c’era, giustamente – tantissima ruggine sia da una parte che dall’altra: Seattle, mestamente sterile e spuntata, ha goduto del possesso solamente per 20 miseri minuti, troppo poco per pensare di battere una squadra guidata dall’omeopatico Rodgers.
Il risultato finale è stato fissato da un paio di touchdown di AJ Dillon, entrambi arrivati nell’ultimo quarto di gioco.

Non so come approcciarmi a ciò che sto per dirvi, ma con un filo di timidezza provo a dirlo: i Kansas City Chiefs sono tornati.
Forse.
Finalmente grandi, finalmente Chiefs, Mahomes e compagni si sono scrollati di dosso i Las Vegas Raiders grazie ad un palindromo 41 a 14 reso possibile da non uno, non due, non tre, non quattro ma cinque touchdown di un Mahomes, nuovamente tornato ad essere Mahomes: l’attacco dei Chiefs – coadiuvato da una difesa sempre più in crescita – ha dominato per tutto il corso della partita raccogliendo più di 500 yard totali e muovendo le catene con una semplicità a tratti avvilente.
Dopo un mese molto difficile Patrick Mahomes e compagni sono tornati, almeno per una notte, a fare quello a cui ci hanno abituati, ossia imporre la propria volontà sugli inermi reparti difensivi avversari sfruttando nel migliore dei modi le abilità ultraterrene delle proprie stelle: una rondine non fa primavera e per quanto odi parlare per proverbi inviterei tutti a voi alla calma, questa stagione ci ha resi insensibili all’imponderabile trasformandolo in banale routine ed a fronte di ciò non mi sento di dichiararli guariti, ma forse i Chiefs sono tornati nel miglior momento possibile.

8 thoughts on “Il riassunto della decima domenica del 2021 NFL

  1. Manca il clamoroso bilancio complessivo dei pronostici: a metà stagione la statistica si è ormai consolidata.

    • Ormai i miei pronostici sono diventati comedy trash come quella proposta da alcuni noti programmi televisivi. Venerdì metto la percentuale, così ridiamo tutti insieme.

  2. A me i pareggi piacciono. Tant’è che abolirei il supplementare nella stagione regolare: spesso il supplementare è vinto dalla squadra che ha più fortuna con la monetina; e poi non so quanto faccia bene al fisico dei giocatori disputare partite così lunghe.

    La Nfl ha disputato 54 stagioni senza supplementare e non mi sembra che il numero di pareggi fosse talmente elevato da decidere di ridurne il numero tramite supplementare. Nelle ultime stagioni senza supplementare, abbiamo avuto:

    – 1973: 7 pareggi.
    – 1972: 5 pareggi.
    – 1971: 8 pareggi.
    – 1970: 9 pareggi.
    – 1969: 5 in Nfl e 3 in Afl.
    – 1968: 4 in Nfl e 1 in Afl.
    – 1967: 9 in Nfl e 2 in Afl.
    – 1966: 5 in Nfl e 4 in Afl.

    Inoltre, all’epoca, non esisteva la conversione da due e quindi se stavi sotto di 7 punti a un minuto dalla fine potevi solo sperare di pareggiare. Oggi una squadra che segnasse un touchdown all’ultimo secondo potrebbe decidere di non accontentarsi del pareggio e tentare il tutto per tutto con una conversione da due.

  3. Forse per la prima volta si sono visti i Chiefs che Reid aveva in mente e sta cercando dall’inizio dell’anno, una squadra corale, non piú dipendente dal duo Hill-Kelce.

  4. Ditemi voi se esiste giocatore più antipatico, sbruffone ed egomaniaco di Cam Newton. Spero ardentemente che questo suo ritorno sia un flop. Non me ne vogliate ma il football è anche passione irrazionale.

    • Diciamo che e’ in buona compagnia… a me fa simpatia e aggiungo che vedendo un manipolo di qb pippe in giro, ci sta tutto che abbia avuto una nuova possibilita. Io tifo ravens ma ho la t-shirt di newton nel cassetto… (ahime dei patriots)

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