Il calendario della nona settimana di regular season presentava alcune partite che, sulla carta, parevano già scritte ancora prima di iniziare. Una tra queste quella ad Arlington, tra i Cowboys e i Broncos.

Oltre al vantaggio di giocare in casa, infatti, Dallas proveniva da una serie ininterrotta di sei vittorie – sostanzialmente, dopo la prima settimana di campionato avevano dimenticato cosa volesse dire lasciare il campo da vinti. Diametralmente opposta l’esperienza di Denver: dopo le prime tre partite, un susseguirsi di sconfortanti sconfitte. A rincarare la dose il fatto che le vittorie fossero state contro Giants, Jaguars e Jets, convincendo il resto dell’NFL che i Broncos non avrebbero saputo misurarsi adeguatamente con le squadre in lizza per i playoff, i cosiddetti “quality opponent”.

Con questi pronostici e pregiudizi avversi, la squadra di Vic Fangio poteva reagire in due modi, dare ragione alle speculazioni o fare di tutto per dimostrarne la falsità. Scegliendo la seconda opzione, hanno deciso domenica di porre fine non solo alla loro miseria ma anche alle certezze dei Cowboys.

La partita si è conclusa con un punteggio di 30 a 16 per Denver, ed è necessario precisare che l’offense di Dallas ha cominciato a segnare solo negli ultimi 5 minuti di tempo regolare, in questo caso assolutamente garbage time.

Prima di tessere le lodi dei Broncos, però, è giusto ammettere che, per quanto riguarda la loro esecuzione, la partita non è certo stata priva di errori o di chiamate discutibili da parte di Fangio, e che sono stati sicuramente aiutati da una performance angosciante di Dallas, condita con un’importante dose di sfortuna – il punt di Denver bloccato che torna in loro possesso insieme ad un nuovo set di down, dà l’idea di come stesse andando tutto storto per i Cowboys. 

Per Fangio, una vittoria, questa, che conta più di un semplice record divisionale migliorato e di una sempre più concreta possibilità di giocarsela per l’accesso ai playoff (concretezza aiutata anche dalle performance di Kansas City in questa stagione). Una vittoria che serve soprattutto come una scarica di defibrillatore per il morale che, in questo sport, può effettivamente essere la discriminante per il risultato di un match. 

Denver ci credeva. Ci ha sempre creduto. O almeno così sostengono quarterback e headcoach: il veteran QB Teddy Bridgewater afferma che dall’inizio di questa stagione l’obiettivo principale è stato quello di trovare un modo per ottenere i risultati desiderati, anche procedendo per esclusione (forse modalità operativa non particolarmente efficiente nell’ottica delle classifiche divisionali). Per l’intera organizzazione le critiche e le speculazioni dei commentatori e della stampa non facevano altro che aumentare la voglia di contraddire queste voci. 

Seguendo questa filosofia di pensiero, la fatidica goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata il comportamento dell’offense di Dallas nei suoi primi due drive. Due quarti down giocati rispettivamente sulle 38 e sulle 20 di Denver quando, soprattutto nel secondo caso, si poteva optare per un field goal quasi certo.

Vero è che quest’anno molte franchigie sembrano intenzionate a sfruttare i quarti down con più scioltezza. Vero anche che Dallas giocava con la consapevolezza di essere una delle migliori squadre dal punto di vista offensivo, però i Broncos l’hanno presa sul personale. Questi due tentativi di quarti down lasciavano intendere che Mike McCarthy non era minimamente preoccupato dall’attacco avversario, sicuro che non avrebbe corso troppi rischi osando un po’. “Irrispettoso” – ha dichiarato il WR Tim Patrick. 

Denver ha ricevuto il messaggio forte e chiaro adeguandosi di conseguenza e, mentre Dallas è rimasta a zero – motivo di sempre più sicurezza e grinta per la difesa –, Bridgewater ha cercato di trovare il ritmo e già al secondo possesso di palla ha portato il tabellone a 7 punti di vantaggio, al termine di un drive di oltre 6 minuti.

Da quel momento in poi c’è stato un equilibrio perfetto tra la performance dell’attacco e quella della difesa. Mentre l’offense si è impegnata per finire il primo tempo 16-0, la difesa ha costretto Dallas al punt per ogni possesso di palla e ha bloccato la squadra nel terzo tentativo di conversione di quarto down. Dak Prescott è rientrato negli spogliatoi con un record di 5 passaggi completati su 14 per 75 iarde, numeri che sono dipesi anche da errori di Cooper, Lamb e Pollard – solitamente una garanzia. 

Un ruolo fondamentale in questa vittoria lo ha giocato il netto miglioramento nella conversione di terzi down da parte dell’attacco dei Broncos: si passa da una media del 31% nelle prime tre settimane di campionato ad un notevole 53% dopo domenica scorsa. Non trovarsi di fronte a third and long, è stato il focus principale degli allenamenti e degli schemi di gioco, e questa strategia ha messo in moto una serie di meccanismi che hanno portato Denver ad essere 30-0 a 5 minuti dalla fine della partita.

Convertire terzi down con successo, infatti, oltre a dare alla squadra nuovi tentativi per arrivare in meta, le permette di restare in possesso della palla togliendo possibilità agli avversari e rimanendo in controllo del tempo. In aggiunta, permette di affinare sempre più il ritmo di gioco mentre l’attacco nemico vede il proprio costantemente spezzato. 

Ottimo anche il gioco di corsa, con Gordon III e Williams che insieme portano a casa 191 rushing yards, bilanciate dalle 249 lanciate da Bridgewater. Williams, inoltre, si rivela essere stato un ottimo acquisto di questo draft 2021.

Da rivedere invece l’OL che ha comunque permesso alla difesa di Dallas di infliggere al QB ben 4 sacks. Con un risultato di questo tipo, è naturale che la performance della difesa sia stata più che buona però, come accennato sopra, è anche vero che è stata particolarmente ‘inguardabile’ quella dei Cowboys.

La difesa infatti rimane un nervo scoperto di Denver nel senso che Fangio e il resto del coaching staff dovranno inventarsi ancora qualche aggiustamento soprattutto dal punto di vista delle secondarie a causa dell’infortunio del cornerback Surtain. I Broncos possono almeno gioire che Darby stia ritrovando il passo dopo un inizio zoppicante. 

Con il bye all’undicesima settimana e, dopo di esso, cinque partite divisionali ad attenderli, i Broncos si stanno focalizzando sulla decima settimana che li metterà contro i Philadelphia Eagles. Il mantra di Fangio è che la sua squadra debba sviluppare una dipendenza dall’euforia post-vittoria ma Bridgewater e il resto dei giocatori sono più per il rimanere umili e con la testa sulle spalle.

Sono consapevoli di non aver giocato al meglio nelle ultime partite e che domenica contro Dallas hanno dato prova di quali livelli possono raggiungere. Livelli da raggiungere per poi essere superati. Fondamentale quindi mai sottovalutare l’avversario, peccato che ha commesso Dallas contro di loro.

Gli Eagles, infatti, potrebbero nascondere insidie. Isolando le performance dal risultato, le partite contro Chiefs, Buccaneers e Chargers hanno dimostrato che anche Philadelphia può essere un nemico da dover studiare con attenzione e da affrontare con prudenza. Gli occhi di molti adesso saranno puntati sui Broncos per vedere se sono davvero in grado di ripetere e mantenere il livello della nona settimana o se la partita contro i Cowboys è stata un semplice abbaglio, e solamente il frutto di una pessima esecuzione da parte loro.

Dopo gli Eagles, gli occhi di Denver saranno invece puntati sul Sunday Night tra Chiefs e Raiders. In base al risultato contro gli Eagles e al divisionale tra Kansas City e Las Vegas, la classifica dell’AFC West potrebbe approcciare il lunedì come una realtà totalmente nuova.

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