Alzi la mano chi avrebbe mai detto che gli Atlanta Falcons sarebbero stati in possesso dell’ultimo posto disponibile per accedere ai playoff arrivati a metà stagione. Io la tengo decisamente abbassata.

Ecco, non pensavo sarebbero stati al livello di Jets, Jaguars e Texans, questo mai. Sicuramente non con un Matt Ryan ancora nel roster dopo le intermittenti voci di qualche mese prima che lo volevano lontano dalla ricostruzione in atto in quel di Atlanta.

Invece, Matty Ice è rimasto, nonostante fosse stato privato del suo fido scudiero Julio Jones, passato ai Titans. Ed è proprio dai Titans che è arrivato Arthur Smith, il nuovo condottiero della Casata Blank – con cui, tra l’altro, condivide lo stesso nome di battesimo.

Smith ha portato idee nuove – e non è che ci volesse molto – rispetto alla gestione precedente. E’ forse questo che ha convinto Ryan a restare e i numeri stanno decisamente dando credito alla sua decisione. Nel momento in cui scrivo, Ryan è di poco fuori dalla top 10 dei quarterback sia per yard passate che per td pass. Tutto questo con il miglior ricevitore (Ridley) fuori a tempo indeterminato per un problema di natura psicologica.

Ma allora chi è il miglior receiver della squadra in questo momento? Udite udite! Cordarelle Patterson. Sul serio?! Quel Cordarelle Patterson che ha cambiato 200 squadre negli ultimi anni e che a parte “qualche” touchdown di ritorno da un kickoff (6 volte special team all-pro) non faceva nulla di che? Esatto, proprio lui.

Patterson deve essersi ricordato, a quanto pare, di essere stato una scelta al primo giro nel 2013. Oppure glielo ha rimembrato coach Smith che lo ha trasformato in un elemento multitasking, imprescindibile per l’attacco di questi Falcons, diventati imprevedibili proprio grazie alla mutazione del numero 84.

Smith gli ha incastonato un po’ di Derrick Henry, senza fargli dimenticare le sue doti di ricevitore e, soprattutto, di runner che gli sono valse il soprannome (viva la fantasia) di Flash. Insomma, a 30 anni Patterson ha decisamente iniziato una nuova carriera, non fatta solo di kick return.

Tra le altre armi che Ryan può sfruttare c’è sicuramente anche quella di Kyle Pitts per cui i Falcons hanno speso una quarta scelta assoluta nello scorso draft. La più alta di sempre per un tight end.

Ecco… definire Pitts un tight end è alquanto riduttivo. L’ex Florida è un altro giocatore versatile che piace moltissimo a Smith. Difatti, può giocare come Y, X e Z senza grossi problemi, vista la sua stazza e velocità, le quali mettono in seria difficoltà le difese avversarie. A dire la verità ci ha messo un po’ ad entrare nelle dinamiche del pro football e per uno abituato ad essere una star al college non è sempre facile da digerire, specialmente dal punto di vista mentale.

Invece, Pitts si è messo lì, ad imparare e lavorare, prendendo suggerimenti dai giocatori più esperti, su tutti, ovviamente, il suo quarterback. Per ora non sta eccellendo dal punto di vista statistico, considerando anche l’assenza di Ridley, ma ha comunque fornito due prestazioni sopra le 100 yard ricevute, che nel suo ruolo specifico (esiste?) sono state una rarità quest’anno.

Al momento è terzo per receiving yards tra i tight end dietro al sempreverde Travis Kelce e a Mark Andrews, giocatori che hanno avuto, finora, leggermente più target rispetto a lui, specialmente il primo. In poche parole, questo ragazzo è già un portento, solo che deve rendersene ancora conto e anche gli altri intorno a lui, secondo me.

Detto questo, anche la difesa sta rispondendo bene, soprattutto nelle vittorie. Nelle quattro gare in cui Atlanta è uscita vincente, il reparto guidato dall’esperto defensive coordinator Dean Pees, ha concesso solamente 21.8 punti di media, mica male. Ok, gli avversari rispondevano al nome di Giants, Jets, Dolphins e Saints con Trevor Siemian come quarterback titolare (e ho detto tutto), ma questo non toglie le ottime prestazioni di una difesa fin troppo bistrattata e sottovalutata per la mancanza di playmaker.

A dire la verità, qualche playmaker ce l’hanno, eccome. Basti pensare a Deion Jones che sta avendo veramente un ottima stagione e si sta comportando da vero leader, dimostrando, finalmente, quella maturità che gli si chiedeva da anni, ormai.

Nella secondaria, invece, è presente il sophomore A.J. Terrell che non avrà ancora fatto un intercetto, ma il quale sta migliorando decisamente le cifre e il suo apporto rispetto all’anno da rookie. Inoltre c’è sempre il solito Grady Jarrett che non farà numeri incredibili, ma che è sempre una presenza ingombrante (in tutti i sensi) per le offensive line avversarie che spesso fanno fatica a gestirlo.

Insomma, questi Falcons stanno sorprendendo e non poco nonostante stiano continuando a (ri)costruire per il futuro e non abbiano superstar affermate e conclamate all’interno del roster. Eppure, Arthur Smith e soci stanno facendo un ottimo lavoro nel plasmare questi, per lo più, giovani ragazzi che promettono un avvenire roseo per la franchigia della Georgia. E se dovessero arrivare ai playoff…

One thought on “Atlanta Falcons: tra playoff e ricostruzione

  1. Forse è pura fantascienza ma che bello sarebbe vederli fra qualche anno alzare il VL Trophy con Ryan al comando.

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