Siamo arrivati ufficialmente a metà stagione e quest’anno possiamo dirlo ancora con più certezza dato che le week non sono più dispari (17), ma ben diciotto.

E come ad ogni giro di boa che si rispetti, è giunto il momento di tirare qualche somma e, duole dirlo, anche qualche riga rossa sopra qualche nome che occupa le sideline NFL.

Sì, stiamo parlando di head coach e, più nello specifico, di panchine che potrebbero saltare da qui alla fine della stagione, off-season compresa. Alziamo già le mani se qualcuno non sarà d’accordo, ma fare supposizioni catastrofiche è lo sport preferito di questi tempi.

Matt Nagy – Chicago Bears

Il povero Matt non dovrebbe avere tantissime colpe, ma purtroppo è uno dei capri espiatori di questa debacle dei Bears dal 2018 ad oggi. Al suo primo anno l’ex offensive coordinator dei Chiefs vinse il riconoscimento di Coach of the Year, più che altro per i sorprendenti risultati di squadra che per un vero e proprio merito personale, anche perché quei Bears vennero guidati al successo da una strepitosa difesa capitanata dal dirompente acquisto di Khalil Mack e dallo strabiliante defensive coordinator Vic Fangio.

Nagy ebbe comunque l’arduo compito di unire uno spogliatoio in fase di ricostruzione, apportando le giuste modifiche ad un playcalling stantio reduce dalla gestione di John Fox. E ci riuscì benissimo, anche se, purtroppo per lui, non è durato.

Nel 2019 Chicago non si qualificò nemmeno per i playoff e lo scorso anno è successo giusto per puro caso, complice il posto in più regalato dalla lega per chi arrivava settimo all’interno della rispettiva conference, un calendario non propriamente proibitivo e il suicidio dei Cardinals nel finale di stagione. Risultato: a casa al primo turno contro i Saints.

Quest’anno sono cambiate diverse cose. E’ rimasto Bill Lazor come offensive coordinator, il quale aveva fatto bene (con poco) sul finire della scorsa stagione dopo essere stato assunto. E’ andato via il defensive coordinator Chuck Pagano. Ma, soprattutto, sono cambiati i quarterback, altro cruccio dei Bears dal 2018 ad oggi.

Justin Fields ed Andy Dalton avrebbero dovuto portare nuovo lustro all’attacco di Chicago, ma si è capito ben presto che non è così. L’attacco continua a far fatica nonostante la crescita del gioco di corse guidato da David Montgomery. L’offensive line è scadente, mentre Allen Robinson sta giocando nel suo contract year e non sembra ci stia mettendo quella verve che lo ha contraddistinto nelle ultime stagioni.

Per fotuna c’è un Darnell Mooney davvero ottimo a sostenere un minimo il pacchetto ricevitori. La confusione, poi, mostrata da Nagy nella gestione quarterback non ha di certo aiutato e anche lo spogliatoio sembra non averlo più in pugno.

Insomma, se, a quanto sembra, la stagione dei Bears risulterà essere negativa, direi che il coach quarantatreenne potrà entrare nella lista dei sacrificabili.

Mike Zimmer – Minnesota Vikings

Sono almeno un paio d’anni che gliela tirano, ma lui continua a rimanere lì, saldo, stoico, tanto che il front office dei Vikings ha deciso pure di rinnovargli il contratto fino al 2023 (compreso). Eppure, qualcosa dev’essere sfuggito di mano all’ex defensive coordinator di Bengals, Falcons e soprattuto Cowboys.

Sì, perchè nelle ultime due, facciamo anche tre stagioni, la difesa di Minnesota è calata parecchio di rendimento dopo una stellare campagna 2017. Da lì in poi una sola apparizione ai playoff in tre stagioni e anche quest’anno sembra molto difficile che Minnesota possa farcela, nonostante delle ottime prestazioni e anche tanta casualità e sfortuna nelle partite perse.

Il record negativo, però, non si può cancellare e il grosso della responsabilità è della difesa che Zimmer ha provato a rinforzare con l’acquisto di Ngakoue lo scorso anno (fallito) e l’arrivo di un cornerback esperto come Patrick Peterson la scorsa off-season. Gli infortuni, sicuramente, non stanno aiutando quello che è al momento l’anello debole dei Vichinghi e a tirare la carretta ci sta pensando l’attacco guidato da Cousins, Cook e Jefferson, su tutti.

Insomma, è cambiato il trend nelle ultime tre stagioni e sembra anche essere arrivato il capolinea per un coach difensivo come Zimmer, tanto che il front office potrebbe dimenticarsi del fatto che gli rimarrebbero ancora due anni di contratto, ponendo fine alla sua corsa e andando a ricercare una figura più vicina alla filosofia della squadra in questo momento. E chissà che non succeda proprio prima della fine della stagione.

Kyle Shanahan – San Francisco 49ers

“Mr. Choke” come molti simpatici (si fa per dire) tifosi avversari lo hanno ribattezzato dopo il Super Bowl perso in rimonta contro i Chiefs.

A dire il vero, Kyle Shanahan non è mai entrato veramente nel cuore nemmeno dei suoi tifosi. Una sola stagione positiva dall’inizio del suo incarico nel 2017 ed è stata proprio quella del Super Bowl. Per molti un overachievement, cioè un traguardo arrivato troppo presto nel processo di costruzione che stavano avendo i Niners.

Purtroppo – forse – per loro è arrivato e ne hanno anche pagato uno scotto fin troppo pesante tra infortuni, perdite di giocatori importanti (Sherman e Alexander su tutti) e un attacco che si è spesso impantanato da solo, dovendo ripiegare sulle prestazioni difensive che sono state eccellenti, ma ovviamente, non sempre. Il bilancio di quest’anno non si discosta più di tanto, poi, dalle performance offerte gli anni precedenti – 2019 a parte, si intende.

San Francisco si trova in una division difficilissima, tra le più insidiose della lega e le cinque sconfitte subite finora sono arrivate tutte contro squadre di buon livello anche se ciò non giustifica assolutamente il record.

E dire che la stagione era iniziata bene con due vittorie su due anche se non propriamente contro due schiacciasassi. Ma la sorte dei 49ers è immediatamente cambiata dalla partita persa, in casa, all’ultimo respiro contro i Packers. Da lì è giunta una sola vittoria (contro i Bears) e anche il resto del calendario non promette nulla di buono.

C’è chi dice che Shanahan doveva essere mandato via lo scorso anno e promuovere Saleh (ora ai Jets) come nuovo head coach perché l’ex defensive coordinator rappresentava il vero spirito della squadra. Ma ormai questo appartiene al passato e i Niners devono continuare a guardare avanti anche se all’orizzonte è difficile vedere il figlio del grande Mike ancora sulla sideline red&gold.

Frank Reich – Indianapolis Colts

Il Super Bowl vinto con gli Eagles nel febbraio 2018, i quali da allora non sono più stati gli stessi a livello offensivo proprio per il suo abbandono in favore di Indianapolis. La mentalità dell’1-0 tutte le settimane. L’arrivo del suo pupillo Carson Wentz. Tutti elementi che potrebbero non bastare a Frank Reich per mantenere il suo posto come head coach dei Colts.

Nessun titolo di division. Solo due, per ora, apparizioni ai playoff in tre stagioni con annessa qualificazione al Divisional in un solo caso, quando ancora c’era Andrew Luck. E di luck, bisogna dirlo, Reich ne ha avuta ben poca anche per una gestione – e filosofia – particolare adottata dal GM Chris Bullard.

No free agency. Sì a trade e draft. Funzionante, ma fino ad un certo punto perché ha reso la crescita di questa squadra più lenta del previsto. La questione quarterback non ha aiutato e quest’anno la squadra la sta tirando avanti prevalentemente uno scatenato Jonathan Taylor, mentre il resto balla.

E a dimostrarlo è il record negativo oltre alle difficoltà nel gestire e chiudere le partite (vedi contro i Jets). Il resto del calendario non è neanche così abbordabile anche perché non sembra esserci nulla di facile e scontato per questi Colts. E, purtroppo, se dovesse finire male si dovrà trovare un capro espiatorio con l’alto rischio che possa essere proprio l’head coach.

Reich non pagherebbe le cattive prestazioni, ma pagherebbe una cattiva gestione delle aspettative che c’erano su di lui, specialmente dopo il primo anno. Aspettative che, ovviamente, non dipendono solo dal coach.

Brian Flores – Miami Dolphins

C’era grande entusiasmo al termine della scorsa stagione quando i Dolphins sfiorarono i playoff di pochissimo. C’era grande entusiasmo perché con quel poco che aveva Brian Flores (e il suo staff) era riuscito a compiere un mezzo miracolo e tutto questo nel suo secondo anno da head coach. Purtroppo le cose sono cambiate in fretta, fin troppo.

Miami si trova ora a navigare in acque torbide, peggio delle tipiche paludi della Florida, tanto che l’esigente, quanto assente, pubblico della città si sta spostando addirittura sui Panthers di hockey (!). Non c’è proprio pace, quindi, per questi Dolphins che parevano lanciati verso anni gloriosi, guidati dal loro nuovo (fragilino) quarterback Tua Tagovailoa.

Ma la Tua Mania sembra già essere finita e le voci circolanti nell’ambiente NFL parlano di un possibile arrivo di Deshaun Watson nella prossima off-season, nonostante le smentite dello stesso Flores. Watson, prima di tutto, dovrà mettere a posto i suoi (numerosi) problemi legali, poi potrà pensare al suo futuro.

Nel mentre Miami programma una nuova ricostruzione senza future prime scelte che partirebbe proprio dal quarterback, anche se al principio ci potrebbero essere grossi cambi a livello di front office (Grier su tutti) che si svilupperebbero in un eventuale dipartita di Flores, il quale sembra non avere più in mano lo spogliatoio. In poche parole, un disastro.

Andy Reid – Kansas City Chiefs

Molti di voi staranno pensando che sono impazzito, ma se guardaste ciò che sta accadendo quest’anno non lo pensereste più di tanto – almeno non da farmi rinchiudere immediatamente in un manicomio.

Andy Reid è uno dei coach più vincenti di sempre, è reduce da due finali consecutive (una vinta e una persa) e anche quest’anno potrebbe puntare in alto visto – perdonate il termine – il grosso macello che è la AFC in questo momento.

Ok, i risultati non parlano a favore di Kansas City, ma c’è poco da fidarsi di una squadra vincente, esperta, la quale in un attimo ti può ribaltare la stagione. Quindi, il suo addio non sarebbe tanto dovuto alle prestazioni di squadra, bensì al suo stato di salute e per quanto ingeneroso sia annoverarlo in questa lista, Reid potrebbe non essere più l’head coach dei Chiefs nella prossima stagione.

C’è già chi dice che Eric Bieniemy – offensive coordinator della squadra – sia rimasto in questi ultimi anni, nonostante le tante offerte altrove, proprio perché sapesse già di essere il sostituto del sessantatreenne coach originario della California. Staremo a vedere, anche se ovviamente noi ci auguriamo di continuare a vedere il simpatico baffuto su una sideline NFL ancora per molto tempo.

Qualche menzione “d’onore” la meritano anche Mike Tomlin e John Harbaugh i quali sono anni che sono sulla graticola, ma che puntualmente scovano un occasione per rimanere. Tomlin perché aiutato da una attempata difesa guidata da T.J. Watt.

Harbaugh perché ha trovato una manna dal cielo nell’offensive coordinator Greg Roman, il quale ha saputo adattare alla perfezione il playbook alle caratteristiche di Lamar Jackson. Inoltre, quest’anno, potrebbe dare la colpa agli infortuni se dovesse fallire nuovamente l’appuntamento con il Super Bowl.

P.S.: ovviamente avrei inserito anche Jon Gruden in questo elenco, ma purtroppo o per fortuna ha deciso di farsi fuori da solo.

 

3 thoughts on “Le panchine più a rischio della NFL

  1. Fatico a pensare a una squadra che possa cambiare allenatore in questo momento. Ma anche a fine campionato ho la sensazione che non cambieranno in molti.

    Harbaugh, Tomlin e Reid mi sembrano intoccabili, salvo che siano loro a volersene andare!

  2. Shanahan lo ricordo autore da OC di alcune chiamate infelici al SB perso in rimonta da Atlanta con i Pats. Essendo in vantaggio anziché agire in modo conservativo correndo e correndo espose infine Ryan al sack che cambiò indirizzo alla partita. E poi la nuova rimonta subita con i Chiefs. Non mi piace. Meglio il babbo

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