Il concetto di “sorpresa” è piuttosto ambiguo e sdrucciolevole poiché una sorpresa può essere considerata tale sia con accezione positiva che negativa: le “sorprese negative”, cari lettori, verranno discusse nella prossima settimana quando vi parlerò delle più grandi delusioni di questo 2021.
In questo articolo, per la prima volta in vita, la negatività non troverà spazio e soccomberà sotto i ben assestati colpi di un’atipica positività che in alcuni casi può sfociare nell’amore più totalizzante possibile ed in altri, invece, in tiepida stima: vediamo quali sono stati i giocatori – e le squadre – che più mi hanno sorpreso in questa – quasi – prima metà di stagione e, consapevole che colpevolmente lascerò qualcuno fuori, vi invito a indicarmi le vostre sorprese nei commenti.

La più grande sorpresa in assoluto, complice anche il mai sottovalutabile recency bias, sono i Cincinnati Bengals, ma lasciatemi spiegare meglio; se dall’attacco era possibile aspettarsi fuochi d’artificio, la crescita esponenziale del reparto difensivo mi ha semplicemente lasciato di stucco: sono finiti i giorni in cui metterne trenta in faccia a quella banda di scappati di casa col casco tigrato era stanca prassi, quest’anno subiscono la miseria di 18.3 punti ad allacciata arrivando al quarterback con lodevole costanza – già 19 sack in stagione – e soprattutto concedendo pochissimo via aria, poiché in sette partite hanno visto gli avversari festeggiare in end zone un passing TD solamente in sette occasioni che rapportate ai cinque intercetti ci mettono davanti ad una secondaria di buonissimo livello.
Cincinnati gioca con estrema fisicità, con la consapevolezza nei propri mezzi tipica della squadra che in qualche modo è riuscita a capacitarsi del proprio valore assoluto e che, per questa ragione, ha elevato il livello delle proprie performance in tempo record e senza particolari stravolgimenti, anche se gli innesti di Hendrickson ed Awuzie uniti all’esplosione dei vari Reader e Wilson hanno indubbiamente aiutato.

È possibile definire “sorpresa” Ja’Marr Chase?
Sì e no, nel senso che dopo la terribile offseason che lo ha visto prodigarsi in numerosi ed esilaranti drop immaginarselo a 754 receiving yard dopo sette partite era pressoché impossibile, anche se non bastano i numeri per compendiare la grandezza della quinta scelta assoluta all’ultimo draft: con Chase in campo c’è sempre quella rassicurante sensazione che stia per succedere che qualcosa, che indipendentemente da down e distanza da ricoprire ci sia una concreta possibilità di trovare i sei punti poiché il suo mix di velocità ed elusività lo rendono immarcabile a chiunque.
Contro Baltimore, per esempio, Chase ha trasformato un semplice slant da una decina scarsa di yard in un touchdown da 82 rompendo un paio di tackle e mandando a funghi i goffi tentativi avversari di placcarlo: anche se completamente diverso come giocatore, l’impatto di Chase sulla NFL mi ricorda molto da vicino quello di Odell Beckham Jr. nel 2014.

Uno dei giocatori che più mi ha impressionato è probabilmente il giocatore che, fino a qualche mese fa, capivo meno in assoluto, è Cordarrelle Patterson: a quanto pare, dopo una vita trascorsa in NFL, gli Atlanta Falcons hanno capito come sfruttare nel migliore dei modi il suo incredibile atletismo al di fuori del return game.
Patterson, specialmente nelle ultime partite, è diventato de facto RB1 dei Falcons scavalcando Mike Davis nella depth chart senza particolari difficoltà, ed a ragione: schierabile ovunque nell’attacco, Patterson si sta dimostrando molto più di un semplice scatback a cui indirizzare il pallone quando non c’è nulla in sul medio-lungo, direi quasi che è diventato il punto focale dell’attacco di Atlanta e non credo sia un caso che nelle ultime due partite contro Jets e Dolphins Pitts sia riuscito a distruggere verticalmente l’opposizione, per forza di cose concentrata su Patterson.
Dopo otto anni passati ad essere uno dei migliori returner della NFL, Patterson si è definitivamente affermato trasformandosi finalmente in un giocatore totale che in un modo o nell’altro riuscirà a punire la difesa della vostra squadra del cuore: facile capire perché Minnesota investì una scelta al primo round del draft per lui.

Definirlo sorprendente sarebbe eresia e per questo motivo non mi dilungherò molto sull’argomento, ma lasciatemi dire che il livello a cui sta giocando attualmente Tom Brady sia sbalorditivo, insensato ed inconcepibile: non ha alcun senso che un quarantaquattrenne giochi in questo modo e, non prendiamoci in giro, con il braccio destro ben lontano dalla data di scadenza prevedere altre tre o quattro stagioni a dirigere l’iper-potente attacco dei Buccaneers non è poi così sciocco.
Ah sì, a proposito di Buccaneers, che dire di Leonard Fournette, giocatore e uomo apparentemente rinato sotto la protezione di Tom Brady? Fournette, indiscutibilmente titolare davanti a Ronald Jones, si è trasformato in una macchina da yard e touchdown che sta rendendo felici milioni di fantasy owner che lo hanno preso ad un prezzo tutto sommato basso al draft: e dire che una volta tagliato dai Jaguars sembrava essere finito…

Una delle notizie più clamorose di questa domenica viene dalla secondaria di Dallas in quanto Trevon Diggs non ha messo a segno alcun intercetto… perché i Cowboys si stavano godendo il bye week.
Non credo sia in alcun modo definibile come miglior cornerback della NFL, ma vedere giocare Diggs è tremendamente divertente poiché nessun altro giocatore nella sua posizione prende così tanti rischi: i sette intercetti in sei partite – almeno un intercetto ogni maledetta domenica o lunedì – sono figli di ball skill e attributi fuori dalla norma, poiché a volte il fratellino di Stefon prende rischi eccessivi per mettere le mani sul pallone che, nel caso non lo trovassero, potrebbe tranquillamente finire nella propria end zone – Diggs mi ricorda un po’ Marcus Peters nei primi anni di NFL, un ball hawk incline alla giocata che a volte può però incappare in evitabilissimi errori.
Diggs può essere visto come il volto di un reparto difensivo sensibilmente migliorato che sta finalmente facendo il necessario per non vanificare il sempre encomiabile lavoro di Prescott e compagni.

Casey Hayward è sempre stato un giocatore per il quale nutrivo una particolare stima – favorita pesantemente da PFF e dalla mia totale dipendenza dai loro scriteriati numeri – ma, soprattutto con i cornerback, il passar degli anni non è mai clemente: l’ultimo anno ai Chargers, fra acciacchi fisici e cali fisiologici, ci ha messo davanti ad un giocatore che sembrava non avere più il necessario per essere annoverato fra i migliori nella propria posizione.
I Raiders, molto intelligentemente, gli hanno dato una possibilità e lui ha ricompensato la loro fiducia tornando sui livelli che lo hanno reso uno dei più grandi dell’ultimo decennio: al momento Hayward è il miglior cornerback nel ranking PFF e in sette partite ha concesso la miseria di 10 ricezioni per 108 yard – su 22 target – e nessun touchdown.
La difesa dei Raiders, sensibilmente migliorata rispetto allo scorso anno, aveva disperatamente bisogno di un veterano in grado di contribuire ancora in questo modo: forse, però, non si aspettavano che Hayward giocasse così bene.

Siccome l’articolo è mio e faccio ciò che voglio (volete) io (voi), inserisco con fiera arroganza una partita, altroché giocatore o squadra: la brillante vittoria dei Cleveland Browns sui Denver Broncos nello scorso Thursday Night Football è rimasta incastrata in qualche angolo della mia testa e malgrado i continui gargarismi mentali non riesco a liberarmene.
Cleveland, senza Mayfield, Chubb, Hunt, importanti linemen e titolari chiave in difesa ha distrutto i Denver Broncos con commovente fisicità e rabbia agonistica, guidata da Case Keenum e D’Ernest Johnson, non propriamente Troy Aikman ed Emmitt Smith: in una sola partita i Marroni mi hanno detto tutto quello che dovevano dirmi sul loro carattere e da oggi in poi dovranno essere tenuti presenti in ogni mia discussione sulla AFC poiché questa è una squadra vera allenata da un individuo in grado di tirare fuori il meglio letteralmente da chiunque, anche nelle condizioni più disperate.
A fine anno questa vittoria varrà uno come ogni altra, ma lasciatemi dire che poche volte in vita sono stato testimone di qualcosa di altrettanto romanticamente epico.

I Cardinals possono essere considerati una sorpresa? Non credo, più che altro furono una delusione – relativa – l’anno scorso, così come i record dei Rams di Stafford e dei rigenerati Packers possono sorprendere solamente i più ingenui, inconsapevoli dell’enorme valore assoluto delle squadre appena menzionate.
È difficile concludere un articolo del genere con la consapevolezza di aver dato spazio a chiunque lo meritasse veramente, ma in una lega così complessa e “numerosa” è semi-impossibile dare risalto ad ogni singolo individuo – o squadra – meritevole: per questo motivo, cari lettori, lascio a voi il compito di portare avanti la discussione e, mi raccomando, tenetevi le “sorprese in negativo” per la settimana prossima che vi voglio pronti e carichi per commentare le più grandi delusioni di questo 2021.

6 thoughts on “NFL: le più grandi sorprese della stagione 2021

  1. Hai fatto bene a rimarcare la vittoria di giovedì di Cleveland su Denver: è stata davvero epica!
    PS: ti leggo sempre. Complimenti per i 500 articoli!

  2. Caro Mattia innanzitutto complimenti per la tua competenza…..tra le sorprese in positivo per aver battuto buffalo e Kansas city derei anche Tennessee….sinceramente non me li aspettavo

  3. Cooper Kupp, che fosse un WR1 si sapeva già, ma vederlo a più di 800 yards dopo 7 partite in pochi ci avrebbero scommesso

  4. Oltre a Kupp e ai Titans giustamente menzionati dai commenti precedenti, io aggiungerei Jameis Winston dei Saints: sta andando discretamente bene, e questa è già una sorpresa, visti i precedenti.

  5. Complimenti vivissimi Mattia, anche per quest’ultima idea di coinvolgere maggiormente il pubblico di lettori.
    Tra le “sorprese” (anche se ovviamente sorpresa non è) metterei quell’animale spietato, metà uomo metà bisonte, che di nome fa Derrick Henry.
    Non ci sono aggettivi per definirlo, ma penso vada menzionato perché è forse il singolo giocatore che sta influendo di più sui risultati della propria squadra nell’intera lega (forse solo TB potrebbe avere qualcosa di ridire). Ma vederlo devastare le difese avversarie, entrando a muso duro e tirando avanti come una locomotiva, a me ricorda il miglior Linch. Ma forse, a differenza di Linch, Henry ha dalla sua la mole, capace di renderlo simile a un autoarticolato che si schianta contro una linea di smart

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