Domenica povera di drama quella che abbiamo appena vissuto: solamente un paio di partite, infatti, sono state decise negli ultimi secondi mentre la maggior parte degli incontri che hanno animato la nostra domenica ci hanno messo davanti a veri e propri domini in grado di indurre sonnolenza, anche se pure questa volta resistere fino alle una e mezza di notte non è stato poi così complicato.
Iniziamo.

Il football è uno sport strano per parecchi motivi, uno dei principali è ovviamente la sua intrinseca imprevedibilità: una settimana dopo aver umiliato i caldissimi Los Angeles Chargers, i Baltimore Ravens sono stati demoliti da dei commoventi Cincinnati Bengals passati 41 a 17 in trasferta.
Fino all’inizio della seconda metà di gioco, quando Jackson ha connesso in profondità con Marquise Brown per il touchdown del 17 a 13, la partita era assolutamente equilibrata ed aperta ad ogni possibile risultato: Baltimore, però, non ha fatto i conti con la capacità dell’attacco di Cincinnati di mettere insieme big play grazie a playmaker come Burrow, Chase, Mixon e pure Uzomah.
Subito dopo il touchdown di Brown, infatti, Cincinnati ha preso il largo prima con il secondo touchdown della giornata del sorprendente Uzomah e poi con un capolavoro after catch di Ja’Marr Chase che rompendo un paio di tentativi di tackle della mogia difesa di Baltimore ha accompagnato il pallone in end zone per 82 fantastiche yard.
Di lì in avanti Cincinnati è riuscita ad amministrare sapientemente il vantaggio sfruttando la mollezza della difesa dei padroni di casa che ha concesso due touchdown in rapida successione a Mixon – 21 yard – ed alla sua riserva Perine – 46 yard -: Baltimore durante la settimana di riposo garantita dal bye week dovrà assolutamente riflettere su concetti tanto basilari quanto importanti come quello di completare consistentemente i tackle, mentre Cincinnati, al comando della AFC North su un ottimo 5-2, può guardarsi allo specchio con orgoglio consapevole della propria grandezza.
Chiudo con un elogio a Ja’Marr Chase, rookie che sta riscrivendo i record nella propria posizione a suon di big play: ieri la quinta scelta assoluta all’ultimo draft ha ricevuto 8 palloni per 201 yard ed un touchdown, numeri da primo della classe.

È stata combattuta fino all’ultimo, ma per la seconda settimana consecutiva galeotto fu il field goal: Miami è uscita dal campo a testa bassa per la sesta volta in sette settimane perdendo 30 a 28 contro dei buoni – e finalmente consistenti – Atlanta Falcons.
Le due squadre si sono date battaglia in una partita tutto sommato piacevole nella quale Miami è riuscita a mettere il musetto davanti proprio nelle battute finali dell’incontro grazie ad un paio di touchdown ricevuti da Gesicki e da Hollins: con due minuti rimasti da giocare ed un Kyle Pitts in grandissimo spolvero – 7 ricezioni per 163 yard – Ryan non ha avuto alcun problema a trascinare i suoi in zona field goal dove Koo, a tempo scaduto, ha realizzato un agevole piazzato da 36 yard per la vittoria.
Miami, come suggerisce il record di 1-6, si trova in una crisi dalla quale sarà molto difficile uscire e che, purtroppo, sarà ingiustamente imputata a Tua fra non troppi mesi in offseason: certo, Tagovailoa non è Herbert, ma finché la difesa gioca in questo modo addossare eccessive colpe al giovane quarterback non ha alcun senso.

Sorpresa enorme da Nashville, dove i Tennessee Titans senza particolare fatica hanno demolito i resti dei Kansas City Chiefs: 27 a 3 il punteggio finale in una partita in cui l’attacco di Mahomes non è stato in grado di mettere a segno nemmeno un misero touchdown.
Tennessee, pochi giorni dopo aver preso lo scalpo ai lanciatissimi Buffalo Bills, ha giocato una partita solida e senza fronzoli nella quale ha agevolmente vinto l’immateriale ma fondamentale battaglia del cronometro – più di 36 minuti di possesso palla per loro – costringendo i Chiefs ad un deprimente 4 su 11 su terzo down: Kansas City ha tutte le abilità necessarie per riscrivere la storia di questo campionato ma sul 3-4 e con una difesa apparentemente incapace di tenere gli avversari fuori dal campo dovrà affidarsi ancor di più, se possibile, al talento sovrumano di Patrick Mahomes e dei suoi vari playmaker.

Sesta vittoria consecutiva per i Green Bay Packers che con una prestazione di squadra si sono scrollati di dosso i rognosi Washington Football Team imponendosi 24 a 10.
Il punteggio finale è assolutamente ingannevole in quanto il reparto offensivo di Washington ha mosso le catene senza particolari patemi per tutto il pomeriggio, finendo poi per impantanarsi inevitabilmente in red zone: Washington, infatti, non ha ricavato i sei punti da nessuno dei quattro viaggi all’interno delle 20 yard avversarie vedendo i propri sogni di rimonta sfumare un paio di volte sulla goal line a pochi centimetri dalla terra promessa.
La grande prestazione di Aaron Rodgers – 274 yard e 3 TD senza alcun turnover – è stata sfruttata nel migliore dei modi da un reparto difensivo che nei momenti più importanti della partita ha risposto presente risultando impenetrabile ai commoventi assalti di Washington.

Poco da dire sul roboante 54 a 13 con cui i New England Patriots si sono sbarazzati dei New York Jets, privi per la maggior parte dell’incontro di Zach Wilson, infortunatosi al ginocchio all’inizio del secondo quarto.
L’attacco dei New England Patriots per una volta è stato irreprensibile risultando implacabile in red zone: pomeriggio perfetto per Jones e compagni che dovranno sfruttare nel migliore dei modi il boost d’autostima garantito da una partita del genere in cui, senza mezzi termini, ogni singola cosa è andata nel verso giusto.

Qua occorre fermarsi e ragionare, poiché il 25 a 3 con cui i Giants hanno freddato i Carolina Panthers ci ha messi davanti ad una mesta realtà: Sam Darnold, dopo un trittico piuttosto incoraggiante ad inizio stagione, sembra essersi trasformato nuovamente in ciò che era ai tempi dei Jets, ossia un quarterback nevrotico, insicuro e terribilmente inconsistente.
La difesa dei Panthers ha resistito fino agli ultimi quindici minuti di gioco, poiché prima del touchdown di Pettis arrivato nell’ultimo minuto del terzo quarto il punteggio recitava 5 a 3 Giants, ma Darnold e l’attacco non sono stati in grado in alcun modo di rispondere al fuoco nemico: Darnold nell’ultimo quarto è stato fatto accomodare in panchina e guardando la sua stats line è piuttosto facile comprenderne le motivazioni.
Carolina, dopo aver aperto le danze con un incoraggiante 3-0, ha perso nettamente ognuna delle successive quattro partite regredendo in modo spaventoso in attacco: Darnold dovrà trovare modo di invertire un trend che molto difficilmente gli permetterà di avere una carriera longeva in NFL in quanto pomeriggi da 111 yard di passaggio su 25 tentativi sono semplicemente inaccettabili in questa lega.

Il faccia a faccia fra Stafford ed i “suoi” Detroit Lions si è chiuso nel modo che ci aspettavamo, ossia con una vittoria dei Rams: raggiungere il 28 a 19 finale, però, è stato tutt’altro che facile per Los Angeles poiché Detroit, esattamente come ci si può aspettare da una squadra che deve ancora vincere una partita, le ha provate veramente tutte.
I Lions, infatti, dopo esser passati in vantaggio grazie ad un pregevole touchdown di Swift a termine del primo drive, hanno colto di sorpresa Los Angeles recuperando un onside kick seguito da un field goal che li ha catapultati sul 10 a 0: Los Angeles con calma e metodicità ha progressivamente ricucito lo strappo affidandosi per lo più alla connessione Stafford-Kupp (più di 150 yard e 2 TD pure ieri per l’inesorabile ricevitore di Los Angeles) per poi mettere in ghiaccio la vittoria con un piazzato di Gay ad un minuto dal termine.

Non si fermano più i Las Vegas Raiders che in barba alle enormi avversità che si trovano costretti a fronteggiare sono passati senza particolari problemi sui Philadelphia Eagles: 33 a 22 il punteggio finale.
Buonissima pure ieri la prestazione di Derek Carr che non è stato in grado di completare solamente 3 dei 34 lanci tentati e che malgrado l’assenza di Darren Waller ha distribuito con estrema sapienza il pallone affidandosi a gente come Renfrow e Moreau o dando l’handoff ai brillanti Drake e Jacobs: Philadelphia ha reso il passivo meno pesante grazie ad un paio di touchdown nell’ultimo quarto ma non confondiamoci, la vittoria finale dei Raiders non è mai stata in dubbio.
Malgrado tutto e tutti Las Vegas si trova attualmente sul 5-2 e tagliarli fuori a priori dalla corsa ai playoff non è al momento possibile, anche se dovranno trovare modo di rimanere brillanti anche a dicembre, cosa assolutamente non banale “ai tempi” di Gruden.

Comoda vittoria degli ancora imbattuti Arizona Cardinals sui poveri Houston Texans: 31 a 5 il punteggio finale di una partita nella quale Arizona ha dato prova di grande maturità rimanendo sempre lucida nonostante un primo quarto terribilmente complicato nel quale la difesa di Houston ha messo le mani addosso a Murray in più occasioni.
Un paio di touchdown del prodigioso quarterback – ricevuti dall’ex di turno Hopkins e dal sempre pericoloso Kirk – hanno incanalato la partita su binari più rassicuranti che hanno permesso loro di gestire la seconda metà di gioco con maggior tranquillità.
Veramente poco da dire, il delta fra il valore assoluto delle squadre in campo era troppo grande per permettermi di elargire generosi elogi ai Cardinals, questa era una partita da vincere senza se e senza ma: sul 7-0, però, Arizona può guardare al futuro con enorme tranquillità.

Non credo di dovermi dilungare in ampollose spiegazioni per spiegare il 38 a 3 con cui i Tampa Bay Buccaneers hanno giustiziato i poveri Chicago Bears: Justin Fields e l’attacco di Chicago, in un pomeriggio particolarmente funesto, hanno commesso ben cinque turnover sfruttati quasi sempre nel migliore dei modi da Brady e soci.
Grandissima partita di Mike Evans – 3 touchdown – e di Leonard Fournette, anche se a rubare la scena ha tutti ci ha pensato – stranamente – Tom Brady che si è anche tolto la soddisfazione di lanciare il proprio 600esimo touchdown in regular season; unica nota positiva per i Bears è stata la prestazione tutto cuore del rookie Khalil Herbert che contro uno dei front seven più ostici in assoluto ha raccolto 133 yard dallo scrimmage trasformandosi nell’eroe di cui avevo disperatamente bisogno al fantasy football: Khalil, hai risposto presente nel momento di estremo bisogno e ti garantisco che non lo dimenticherò mai.

Concludiamo il nostro viaggio con il buon 30 a 18 con cui i Colts si sono imposti sui ‘Niners: dopo un incoraggiante inizio che li ha catapultati sul 9 a 0 i ‘Niners hanno progressivamente “lasciato campo” – calcistico, lo so, perdonatemi – agli ospiti che grazie ad un buonissimo Wentz hanno ribaltato il risultato.
L’ultimo quarto si è aperto con un touchdown di Samuel – seguito da una conversione da due fallita – che li ha riportati sotto di due lunghezze, ma a quel punto Indianapolis molto sapientemente li ha rispediti a distanza di sicurezza con un piazzato di Badgley accompagnato poi dal touchdown della vittoria di Pittman arrivato in seguito ad un intercetto di Garoppolo che, per non farsi mancare niente, ne ha sparacchiato un altro nel drive successivo: i Colts, signori, sono vivi e con un Wentz finalmente in salute appaiono decisamente pericolosi.

9 thoughts on “Il riassunto della settima domenica del 2021 NFL

  1. Forse sarebbe meglio iniziare a pensare che il football sia uno sport di squadra e nessuno vince da solo: in questa ottica Mahomes non può raddrizzare la stagione solo col suo talento… serve altro. E quando il tuo QB assorbe il 30% del salary cap, trovare quell’ “altro” non è sempre facile!
    Per gli stessi motivi la sconfitta di Baltimore è una sconfitta di squadra, che però ha esposto i soliti limiti di Lamar, che spesso vengono nascosti quando la partita si mette in un certo modo, ma vengono esposti in una partita come quella di ieri.

  2. Su Lamar non dico più nulla per non ripetermi all’infinito. Mahomes vedo che deve tornare un attimo coi piedi per terra: a un passo dal sack, tenta quasi sempre il big play disperato, ma non è sempre “domenica” neanche per lui e quindi si becca intercetti sanguinosissimi. Effettivamente alcune scelte estive dei Chiefs mi avevano lasciato perplesso, ma adesso la squadra sta soffrendo terribilmente. Davvero troppo. Chiudo dicendo che a Miami è saltato proprio tutto: la stima per Flores, il progetto di rebuilding con Tua al centro, lo sviluppo di Tua stesso e tutta la squadra intera. L’attacco non si è mai visto in epoca Flores, adesso è ufficialmente crollata anche la difesa. Notte fondissima! E adesso fioccheranno le decisioni estreme…, che mai aiutano veramente! Stagione buttata e con lei le precedenti due.

  3. Di quarterback come Tannehill che risorgono dopo le prime stagioni disgraziate in squadre mal gestite ce ne saranno un paio nella storia. Quando il giocatore è buono qualche lampo lo mostra subito (Herbert, Lawrence, Burrow, Murray etc.) nonostante la squadraccia dove si trova ad operare. Esempio: che Goff fosse un pacco si capì con ogni evidenza dopo tre anni, e perseverare significò giocarsi un Superbowl (o più). Sicchè i vari Fields, Darnold, Tagovailoa etc. nello scenario migliore faranno una carriera alla Alex Smith, nel più probabile una alla Sanchez/Trubisky. Finchè hanno il contrattino da rookie ancora ancora si possono tenere, ma vale la pena, nel frattempo, garantirsi stagioni perdenti in serie?

  4. Qualcuno ha capito la regola per cui non è stata data una safety a San Francisco su quel punt di Indianapolis riportato all’indietro?

      • Sì hanno dato touchback.

        Ma a questo punto non conviene farlo sempre? Se ricevi un punt vicino alla tua linea di endzone, torni indietro, esci dal campo e poi riparti molto più avanti…

        • Credo proprio tu abbia ragione ma come abbiamo visto qualche onside kick fa nemmeno gli stessi giocatori NFL conoscono bene le regole. Io penso che una safety viene data quando c’e in campo una squadra d’attacco non un receiving team.

  5. Darnold è sempre stato questo, non è un qb nfl. Quest’estate ho fatto davvero fatica a capire alcuni commenti entusiastici sulla mossa dei Panthers.

    I Ravens stritolati dai Bengals. Gli infortuni in secondaria e in Ol si fan sentire, normale sia così. In ogni caso sotto di 10 a 8 min dalla fine non mi sarei giocato un 4&9 (o 7 quant’era) sulle mie 30

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