“È dura. (Vincere) lo vuoi per te stesso, per tutta l’organizzazione ma, sopratutto, per i giocatori in campo che ogni giorno si fanno il mazzo.” Così l’headocach Dan Campbell ha aperto la conferenza stampa a fine partita, cercando di trattenere vere lacrime di frustrazione che minacciavano di scorrere da un momento all’altro. Rabbia mista a delusione anche perché il match contro i Vikings ha presentato uno scenario fin troppo familiare per i Lions: flashback della partita contro i Baltimore Ravens si susseguono nella mente dei giocatori che non solo perdono a causa di un disperato tentativo di field goal segnato a pochi secondi dalla fine, ma anche con lo stesso esatto punteggio 17-19. 

Ciononostante, Detroit non è la sola squadra a rientrare negli spogliatoi con l’amaro in bocca. Delle tre sconfitte subite dai Vikings, due sono state causate rispettivamente da un field goal di successo degli avversari (i Bengals) e da un field goal mancato (contro i Cardinals), per un risultato di 3 punti o meno di differenza, e questa partita contro i Lions rischiava di aggiungersi alla lista. Più preoccupante è però il fatto che i match contro Arizona, Seattle, Cleveland e Detroit abbiano in comune la totale assenza di touchdown da parte di Minnesota negli ultimi due quarti di tempo. 

Vista da questa prospettiva, la situazione sembra più critica per i Vikings. A differenza dei Lions, Minnesota non è una squadra che va ricostruita dalle fondamenta: coach Mike Zimmer è a capo della franchigia dal 2014, Cousins è il QB titolare dal 2018; hanno talenti come Dalvin Cook (al momento infortunato) e il suo backup  Alexander Mattison, il wide receiver Adam Thielen e la scorsa stagione hanno fatto un affare acquistando il rookie ricevitore Justin Jefferson. Ancora, la prima scelta di questo draft 2021, Christian Darrisaw (T), ha debuttato domenica con una performance niente male. La difesa è stata messa sotto la lente di ingrandimento durante il periodo di off-season e può comunque contare su nomi come Dalvin Tomlinson e Anthony Barr, tornato proprio contro i Lions dopo quasi 13 mesi di assenza per un infortunio al ginocchio. 

Insomma, i Vikings hanno tutto il potenziale che giocatori di grande talento possono conferire alla propria franchigia, eppure non riescono (o fanno molta fatica) a concludere le partite in modo soddisfacente. Questa vittoria ne è una prova. Una partita divisionale che, stranamente, per 59 minuti era quasi noiosa da guardare. Il primo tempo finisce 6-13 per Minnesota: due field goal segnati per entrambe le squadre e un TD di Mattison su lancio di Cousins. All’inizio dell’ultimo quarto il kicker dei Vikings Greg Joseph segna un altro field goal e il punteggio sul tabellone rimane a 6-16 fino a 2:30 minuti dalla fine, quando i Lions assicurano altri 3 punti. Un fumble di Mattison all’inizio del drive successivo viene recuperato da Detroit che, finalmente, segna la sua prima meta della partita seguita da una trasformazione da 2 punti di successo. Decisione aggressiva e rischiosa, sopratutto considerando che il gioco era stato provato solo con il wide receiver Quintez Cephus che, alla fine del secondo quarto, ha lasciato la partita per un infortunio alla spalla. Con 8 punti in più, Detroit passa miracolosamente in vantaggio 17-16, e restano solo 37 secondi di tempo regolare.

Con due time-out rimanenti e 3/3 lanci completati di Cousins, Minnesota riesce a posizionarsi sulle 36 iarde per dare la possibilità a Joseph di determinare le sorti della partita. Con un field goal da 54 iarde, il kicker consegna la vittoria alla sua squadra ma, nel complesso, quella dei Vikings non è sicuramente una performance per cui gioire. Lo stesso Zimmer dichiara di essere felice del risultato ma non dell’esecuzione della squadra, consapevole che, in ogni caso, è più facile valutare cosa sia da migliorare quando si ha vinto. Un’esecuzione da perfezionare e da rendere più efficiente partendo dall’headcoach stesso. 

L’allenatore è famoso per essere vecchio stile, preferire un gioco di corsa che consumi il tempo piuttosto che puntare su play-action aggressive, ma l’attenzione su questi schemi troppo conservativi fa sì che, anche in una partita (come questa) in cui i giochi di corsa sono meno degli schemi di lancio, questi ultimi non hanno successo. Un game-plan, quello di Zimmer, strutturato anche su una difesa che sappia mettere costantemente pressione sul QB avversario ma, sebbene ci siano stati due turnovers su Goff, se l’attacco non riesce ad approfittare di queste opportunità, Minnesota è destinata a punteggi bassi. La difesa dei Vikings, inoltre, è colpevole di concedere ancora troppe iarde portando a situazioni critiche come quella di domenica scorsa. 

Se la difesa di Minnesota lascia molto a desiderare, si è visto un netto miglioramento in quella di Detroit dopo l’halftime. Il Defensive Coordinator Aaron Glenn ha aggiustato la marcatura su Jefferson rendendo molto difficile l’esecuzione di uno dei pochi giochi di lancio efficaci dei Vikings. Nonostante Campbell sostenga che con un’esecuzione difensiva di questo livello avrebbero possibilità di vittoria ad ogni partita, il coach ammette che ci sono ancora vari dettagli da rifinire e che vuole una performance ancora più aggressiva. Giochi cruciali sono stati i due turnovers tra cui un intercetto di Anzalone che ha tolto la possibilità di TD a Cousins. Grandissima giocata del difensore dalla quale, però, l’attacco non ha saputo ricavare profitto, concludendo il drive seguente con un punt.

Turnovers che, al contrario, sono stati la criptonite dei Lions per l’ennesima volta. Interrogato a riguardo, il QB Jared Goff sostiene che siano state ottime performance della difesa avversaria e che non può giocare con la paura di commettere errori. Niente di più vero, ma quando, dopo la quinta settimana di campionato, un quarterback conta tre intercetti e cinque fumbles di cui solo uno recuperato dall’attacco, la cosa comincia a diventare sistematica e ad essere un ostacolo quasi insormontabile per tutta la squadra. Campbell è consapevole di essere già in ritardo per la risoluzione del problema, la strategia che ha deciso di adottare è utilizzare schemi più semplici e tradizionali per eseguire “quick and easy plays”. Chiamate che sono sicuramente più facili per tutti i giocatori ma un lavoro esteso è da effettuare su Goff in primis. 

Molto buono il lavoro dei due running back D’Andre Swift e Jamaal Williams, e del linebacker Jalen Reeves-Maybin. Questi giocatori saranno un punto focale per il processo di completa ricostruzione della squadra di Detroit e, in un futuro più prossimo, per la preparazione al match contro i Bengals altro team che, dopo la caotica sconfitta contro Green Bay, vuole vincere con poche sofferenze. 

Si può dire che, per la week 6, Lions e Vikings condividano lo stesso obiettivo. Entrambe le franchigie hanno bisogno di ritrovare la fiducia in loro stesse, di lasciare lo stadio soddisfatte della loro performance, di vincere senza ostacoli auto-inflitti. Quindi mentre i Lions cercheranno disperatamente la prima vittoria, Minnesota spera che la partita in casa dei Panthers possa finalmente dare una svolta a questo inizio di stagione claudicante. 

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