Meglio non perdere tempo: è successo di tutto.

Era una partita che attendevo con particolare entusiasmo e, cari lettori, non ha deluso: i Los Angeles Chargers e i Cleveland Browns hanno dato vita ad uno spettacolo che difficilmente dimenticheremo, un emozionante braccio di ferro fra due squadre destinate a farla da protagoniste per anni.
Nel 47 a 42 con cui i Chargers si sono portati sul 4-1 troviamo un po’ di tutto, anche se ciò che ricorderemo molto probabilmente sarà il continuo botta e risposta di cui siamo stati testimoni: sotto di due possessi dopo una cavalcata in end zone da 52 yard di Chubb, Los Angeles non si è scomposta, non ha perso minimamente la testa ed è rimasta fedele al proprio gameplan continuando a muovere le catene con metodicità quasi disarmante.
Dopo che Herbert ha riportato i suoi sotto di un possesso grazie ad un rabbioso rushing touchdown, L.A. ha effettuato il sorpasso con un touchdown di 42 yard di Mike Williams – letteralmente indemoniato ieri, 8 ricezioni per 165 yard ed un paio di TD -: la risposta Marrone non si è fatta attendere poiché Mayfield ha trovato Njoku completamente libero a metà campo, così libero che ha potuto accompagnare il pallone in end zone sfruttando per tutte e 71 le yard percorse il proprio atipico atletismo, permettendo l’immediato controsorpasso ai Browns.

La contro-controrisposta dei Chargers è arrivata a termine del drive successivo grazie ad una meta di Ekeler, quella del 35 a 35, peccato solo che Cleveland per riportarsi avanti abbia necessitato solamente di cinque giocate, l’ultima delle quali coincisa con un touchdown da 8 yard di Kareem Hunt: Los Angeles, matura come non mai, ha risposto al fuoco con il fuoco grazie ad un touchdown su ricezione di Austin Ekeler che, seguito da un extra point sbagliato da Vizcaino, li ha portati sotto di uno.
Cleveland, con il possesso e tre minuti rimasti da giocare, è incappata in un tanto raro quanto sciagurato three n’ out che ha dato ad Herbert la possibilità di mettere insieme un altro game winning drive conclusosi in end zone con il terzo touchdown della giornata di Austin Ekeler, gentilmente accompagnato dalla difesa dei Browns nella terra promessa: la conversione da due punti, sempre affidata ad Ekeler, non è andata a buon fine e così, con un minuto e mezzo da giocare, a Cleveland per agguantare la fondamentale vittoria sarebbe servito un ulteriore touchdown che, però, non è arrivato.
Partita selvaggia quella andata in scena al SoFi Stadium, le due squadre si sono affrontate a viso aperto dando vita ad uno spettacolo memorabile: 89 punti, 12 touchdown totali, più di mille yard di total offense e ben dieci lead change.
Poco da dire sui Browns, hanno giocato una buonissima partita uscendo dal campo sconfitti principalmente a causa del fatto che una delle due squadre dovesse perdere, non per demeriti: Los Angeles dall’altra parte non può che sfregarsi le mani, vincere partite del genere ci mette davanti ad una certa maturità che negli ultimi anni li aveva sempre elusi.
Attenzione a Los Angeles.

Per raccontarvi del 25 a 22 con cui i Packers sono sopravvissuti ai Bengals mi limiterò a fornirvi un resoconto degli ultimissimi minuti di gioco: sul 22 pari dopo un touchdown di Mixon – e conversione da due punti di Higgins – Rodgers ha condotto i Packers in zona field goal, salvo poi vedere l’affidabile Crosby sbagliare un tutt’altro che proibitivo piazzato da 36 yard con un paio di minuti rimasti sul cronometro.
Cincinnati, con calma forse eccessiva si è messa nelle mani del kicker McPherson che, da 57 yard, ha visto il proprio piazzato spegnersi sul palo: Green Bay, opportunista come pochi altri, ha ringraziato per l’errore sfruttando nel miglior modo possibile i 26 secondi rimasti da giocare dando a Crosby l’opportunità di redimersi con un piazzato da 51 yard terminato però a sinistra.
Supplementari, possesso Bengals, pronti-via e Burrow sparacchia un mesto intercetto nella propria metà campo: Crosby, però, sbaglia il terzo match point consecutivo – questa volta da 40 yard – ridando così speranza ai Bengals che, sapientemente, muovono le catene trascinandosi in pieno territorio Packers.
A McPherson per trasformarsi in eroe “basta” realizzare un field goal da 49 yard che, a questo punto direi “ovviamente”, termina il proprio viaggio alla sinistra dei pali: nuova opportunità per Green Bay quindi, Rodgers, manco fosse Jerry Jones con un giocatore sospeso svariate volte per problemi con la legge, con un paio di passaggi sapienti regala a Crosby una rara quarta opportunità e, questa volta da 49 yard, il brizzolato kicker non sbaglia.
Cosa si può dire su una partita in cui sono stati sbagliati CINQUE field goal consecutivi negli ultimissimi minuti di gioco?

Avrei tante cose da dire invece sul 38 a 20 con cui i Buffalo Bills hanno lanciato un segnale ai Chiefs ed alla NFL intera: fra Buffalo e Kansas City non c’è mai stata veramente partita, Josh Allen e compagni sono stati semplicemente perfetti interpretando alla perfezione una partita che attendevano da mesi.
Allen, chirurgico con 315 yard e tre touchdown, completando “solamente” 15 passaggi ha surclassato nel duello a distanza Patrick Mahomes, pure ieri un po’ troppo pasticcione – tre turnover totali per il prodigioso quarterback dei Chiefs -, anche se forse vale la pena concentrarsi per qualche istante sul capolavoro difensivo di Buffalo che ha saputo pressare per sessanta minuti Mahomes spesso inducendolo, come appena visto, all’errore: Buffalo non può che guardare al futuro con ottimismo, una vittoria del genere è in grado di cambiare la fisionomia della stagione soprattutto se si tengono presenti le difficoltà riscontrate in questi anni contro Kansas City.
Non saprei dirvi se sia arrivata l’ora di andare nel panico per Andy Reid ed i suoi ragazzi, l’unica certezza è che questi Chiefs sono troppo brutti per essere veri: avranno tempo e modo per rifarsi, ma a questo punto risulta difficile ignorare i tanti passi falsi commessi finora bollandoli come logica conseguenza della noia.

Vittoria sorprendente dei Philadelphia Eagles sui Carolina Panthers: il 21 a 18 finale è arrivato grazie ad una prestazione assolutamente brillante del reparto difensivo che per un pomeriggio ci ha rimesso davanti al Sam Darnold di New York.
La difesa degli Eagles ha infatti generato tre intercetti – a cui va aggiunto un punt bloccato – tenendo costantemente sotto pressione Darnold e, soprattutto, annullando il solitamente encomiabile DJ Moore: Hurts, malgrado una stats line tutt’altro che esaltante, ha sempre risposto presente nei momenti più importanti dando prova di grande maturità contro una difesa di primissima qualità.

Hanno sofferto forse un po’ più del dovuto, ma alla fine una vittoria è una vittoria: per un pomeriggio, infatti, un quarterback rookie è stato in grado di mettere in crisi Bill Belichick scardinando a ripetizione un reparto difensivo che, solitamente, tritura giovani signal caller.
Il 25 a 22 con cui i Patriots si sono scrollati di dosso i Texans è arrivato a seguito di una rimonta di carattere da parte di New England che, ad un certo punto sotto 22 a 9 dopo il terzo touchdown della partita di Mills, ha abbassato la testa cominciando a muovere le catene con apprezzabile costanza: la stoccata decisiva è arrivata ad una dozzina di secondi dal termine tramite un piazzato da 21 yard di Nick Folk concretizzatosi dopo che Mac Jones ha orchestrato un ottimo drive che ha limato dal cronometro più di sette minuti.

Netto il 37 a 19 con cui i Tennessee Titans hanno avuto ragione dei Jacksonville Jaguars: forse il punteggio è un po’ ingeneroso, Jacksonville è stata in partita più di quanto possano suggerire i 18 punti di scarto.
Sugli scudi, tanto per cambiare, Derrick Henry che esaltandosi nel secondo tempo ha raccolto 130 rushing yard e tre touchdown, mentre per Jacksonville si è rivelata inutile l’ottima prova di James Robinson che con 18 portate ha raccolto 149 yard ed un touchdown.

Minnesota non riesce a smettere di essere Minnesota neppure contro i poveri Detroit Lions: analizzando il 19 a 17 vichingo troviamo tutto ciò che rende speciali i ragazzi di Zimmer che, nonostante la relativa tranquillità data dai due possessi di vantaggio ad un paio di minuti dal termine, sono riusciti a mettersi nella posizione di perderla grazie alle specialità della casa, ossia piazzati sbagliati e fumble.
Dopo aver mancato la stoccata decisiva sbagliando un field goal da 49 yard – a cui Detroit ha risposto con uno da 40 – Alexander Mattison ha sanguinosamente perso il controllo del pallone nella propria metà campo, permettendo così ai Lions di trovare il sorprendente vantaggio grazie ad un touchdown di Swift ed una conversione da due punti arrivati con meno di quaranta secondi rimasti.
Cousins, connettendo due volte con Thielen, ha dato a Joseph l’opportunità di redimersi e, per una volta, le preghiere degli affranti tifosi viola hanno trovato una risposta: il piazzato da 54 yard, per loro fortuna, è andato a buon termine.

Buonissima la vittoria degli Steelers che contro dei Broncos letargici hanno colto un prezioso 27 a 19: Roethlisberger, costretto a lanciare poco a causa del vantaggio precoce, ha giocato la miglior partita del proprio 2021 realizzando due touchdown ma soprattutto evitando turnover.
Denver, dopo tre quarti di nulla, ha ruggito con orgoglio negli ultimi quindici minuti mettendo a segno un paio di touchdown in cinque minuti: le velleità di rimonta sono però evaporate negli ultimi secondi quando Bridgewater, su 4&goal, cercando Sutton nel retro della end zone ha trovato le mani di Pierre, individuo che per sua sfortuna lavora per i Pittsburgh Steelers.
Dopo l’esaltante inizio i Broncos sembrano essersi persi ed ho come l’impressione che siano regrediti trasformandosi nuovamente nella versione 2020.

Per questioni di lunghezza dell’articolo non vi dirò molto del 45 a 17 con cui i Buccaneers hanno travolto i Dolphins, anche perché il riassunto di questo testa a testa può essere compendiato in due parole: Tom, Brady.
Il GOAT contro l’ex-avversaria divisionale ha lanciato per 411 yard e ben cinque touchdown: sono in crisi, lo ammetto, sta diventando difficile commentare le gesta di questo signore, non ha senso che un 44enne giochi così: contro una difesa sulla carta di livello, Brady ha dato prova di una supremazia a tratti imbarazzante.

Buona vittoria quella dei New Orleans Saints su Washington: nel 33 a 22 troviamo lo zampino di Alvin Kamara, tornato ad essere il faro dell’attacco dei Saints grazie ad un maggior coinvolgimento nel gioco aereo.
A spaccare in due la partita ci ha però pensato una miracolosa Hail Mary di Winston che a tempo scaduto nella prima metà di gioco ha pescato in end zone Marquez Callaway per un fondamentale touchdown da 49 yard: senza quei sette punti le squadre si sarebbero dirette agli spogliatoi sul 13 pari.

Psicodramma Raiders a Las Vegas: contro dei Chicago Bears pesantemente limitati da infortuni, Las Vegas è incappata in una partitaccia nella quale l’attacco non è mai stato in grado di trovare ritmo capitolando 20 a 9.
Justin Fields, malgrado statistiche tutt’altro che esaltanti, ha fatto quello che doveva fare evitando qualsivoglia tipo d’errore: non voglio mancare di rispetto a Chicago, ma lungo il corso della partita ho avuto l’impressione che a battere i Raiders ci abbiano pensato i Raiders stessi, insopportabilmente imprecisi e molli, spesso non sincronizzati e, in generale, troppo mogi per essere una squadra che con quella vittoria si sarebbe portata sul 4-1. Tre vittorie in cinque partite non sono assolutamente da buttare, 3-2 è un buon record che non preclude loro assolutamente nulla, ma negli ultimi sette giorni Las Vegas ha giocato due pessime partite di football ed in una AFC così competitiva cominciare così presto a mancare l’appuntamento con vittorie totalmente alla portata rappresenta il miglior modo per essere estromessi dai playoff.

Hanno sofferto decisamente più del previsto, ma alla fine sono riusciti a mantenere immacolato il proprio record: con un tiratissimo 17 a 10 sui San Francisco 49ers gli Arizona Cardinals si sono portati sul 5-0.
Quella andata in scena a Glendale è stata una partita decisamente scorbutica per i Cardinals, ed anche se per una volta Murray non è stato capace di mettere insieme numeri da Madden, nel momento più importante in assoluto ha risposto presente completando con un touchdown per Hopkins il drive che con cinque minuti rimasti da giocare ha dato loro la tranquillità che solamente un vantaggio di due possessi può garantire.

Comoda vittoria dei Dallas Cowboys sui New York Giants, 44 a 20.
New York, occorre dirlo, è stata estremamente sfortunata poiché in un paio d’ore ha visto abbondare il campo per infortunio Saquon Barkley – sciagurata storta alla caviglia -, Daniel Jones per concussion e Kenny Golladay: Dallas, dall’alto della propria potenza di fuoco, si è scrollata di dosso i rivali divisionali nella seconda metà di gioco quando l’attacco dei Giants era semplicemente troppo povero di talento per metterli in difficoltà.
Ah sì, pure ieri, per la quinta partita consecutiva, Trevon Diggs ha messo a segno un intercetto: il fratellino di Stefon ha già messo le mani su sei palloni.

Concludiamo la nostra rassegna con la prima partita giocata, ossia “l’anticipo” di Londra fra Falcons e Jets: seppur con qualche eccessivo patema, Atlanta è tornata negli States con un prezioso 27 a 20.
Dopo una prima metà di gioco completamente dominata da Ryan e compagni, i Jets hanno cominciato a prendere fiducia nei propri mezzi muovendo con apprezzabile efficacia le catene, ma proprio quando sembravano essere tornati in partita Atlanta, dopo un drive da persone adulte, ha messo in ghiaccio la vittoria grazie ad un touchdown di Mike Davis.

2 thoughts on “Il riassunto della quinta domenica del 2021 NFL

  1. convengo riguardo l.v.,troppe facili ricezioni sbagliate (waller,edwards) e pure carr che calibra male alcuni lanci,soprattutto quello nel finale su edwards a campo quasi libero.

  2. Partite come Los Angeles – Cleveland, sinceramente, mi orripilano: preferisco di gran lunga partite come Minnesota – Detroit!

    Segnalo il primato Nfl per extra point falliti: 13. Pensare che giusto qualche settimana fa tessevo le lodi dei kicker!

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