Spero che almeno in un articolo del genere possiate perdonare la mia scarsa voglia – e creatività – di mettere insieme un incipit che vada in tripla cifra di parole: sono successe così tante cose che mi sento in dovere di iniziare il prima possibile.

Era la partita della settimana, la attendavamo con trepidazione: dominando per sessanta minuti gli Arizona Cardinals hanno annientato i Los Angeles Rams 37 a 20.
Eppure l’inizio lasciava presagire ad un botta e risposta destinato a protrarsi per tutta la durata della contesa, ma sbagliavamo: l’attacco dei Rams, atipicamente pasticcione e grossolano, commette due sanguinosi turnover pressoché immediatamente ed Arizona, senza particolari problemi, converte questi due errori in touchdown che sommati ad un paio di piazzati – ed un ulteriore touchdown perso per strada – per parte fissano il punteggio sul 24 a 13.
Nel secondo tempo l’attacco dei Cardinals, affidandosi anche ad un gioco di corse estremamente brillante, continua a trovare modi per restare in campo e muovere il punteggio e così, prima che possiamo accorgercene, si portano sul 34 a 13 con poco più di un quarto da giocare: Los Angeles, disperatamente a caccia di punti, prima viene limitata ad un piazzato e poi, a pochi centimetri dalla end zone viene murata dalla sempre più convincente difesa dei Cardinals.
A quel punto ai ragazzi di Kingsbury basta semplicemente tenere le catene in movimento e malgrado un inutile touchdown di Robert Woods in pieno garbage time – che mi costerà la vittoria al fantasy football – per gli allora imbattuti losangelini non c’è più assolutamente nulla da fare: grandissima vittoria di Arizona che portandosi sul 4-0 lancia un importantissimo segnale al resto della NFL dimostrando come quest’anno, dopo la mezza delusione dello scorso autunno, l’intenzione sia quella di sfruttare nel miglior modo possibile tutto l’immenso potenziale del roster al fine di affermarsi definitivamente come una delle potenze della NFC.
Prima sconfitta per Matthew Stafford in maglia Rams: c’è ancora tanto da lavorare a Los Angeles, anche se sono convinto che questa battuta d’arresto non sia in alcun modo sintomo di problemi seri.

Attendevo con ansia questo testa a testa e le risposte che ho ricevuto, seppur diverse da quelle che mi aspettavo, mi hanno tolto parecchi dubbi: il 36 a 28 con cui i Dallas Cowboys hanno regolato i Carolina Panthers ci ha detto moltissime cose sullo stato di salute dei Cowboys.
Il punteggio finale è stato abbellito da un paio di touchdown arrivati nell’ultimo quarto quando Dallas, abbondantemente sopra, ha deciso di alzare il piede dal pedale: malgrado l’ottimo livello della difesa di Carolina il reparto offensivo dei Cowboys è riuscito ad imporre la propria volontà dominando la linea di scrimmage, permettendo così a Zeke Elliott di vivere la miglior giornata della propria stagione grazie a 143 ottime yard su 20 portate – ed un touchdown.
Non avevo particolari dubbi circa il valore dell’attacco dei Cowboys, devo piuttosto confessarvi di essere rimasto piacevolmente sorpreso dalla brillantezza del reparto difensivo: se togliamo i touchdown concessi nel quarto periodo, Dallas ha dominato costringendo Darnold e compagni ad un mesto 4 su 13 su terzo down impreziosito da cinque sack e due intercetti del fenomenale Diggs, già a quota cinque dopo quattro sole partite.
I Cowboys ci sono, attenzione.

Incontro strano e indubbiamente spettacolare quello andato in scena ad Atlanta fra Falcons e Washington Football Team: dopo una brillante rimonta Washington è riuscita a scamparla 34 a 30.
La partita è stata incredibilmente piacevole, entrambe le compagini sono riuscite a muovere le catene – e mettere punti a tabellone – senza particolari patemi ed a seguito di un botta e risposta prolungatosi per tutta la durata della contesa Washington si è portata sul -2 grazie ad un touchdown di McLaurin accompagnato da una conversione da due fallita.
Atlanta, sciaguratamente, è stata costretta al three n’ out e così, dando così a Heinecke l’opportunità di trasformarsi in eroe: il buon quarterback non si è accontentato di un piazzato che avrebbe permesso loro di mettere il musetto davanti e vincere di uno, in quanto ha chiuso definitivamente i conti con un touchdown da 30 yard di McKissic.
Importantissima vittoria per la squadra della capitale che malgrado prestazioni finora deludenti del tanto celebrato reparto difensivo ha trovato il modo di portarsi a casa con carattere una partita estremamente delicata.

Brillante vittoria dei Baltimore Ravens sui Denver Broncos che con un secco 24 a 7 hanno inflitto alla franchigia del Colorado la prima sconfitta della loro finora esaltante stagione.
A deciderla, questa volta, ci ha pensato il reparto difensivo che favorito dall’assenza di Bridgewater nella seconda metà di gioco – concussion – ha semplicemente annullato il finora prolifico attacco dei padroni di casa: Jackson e compagni hanno mosso con efficienza le catene ed evitando gli errori che sette giorni fa hanno permesso a Justin Tucker di diventare immortale si sono portati a casa una vittoria pesantissima.
Non sono sicuro che questa sconfitta possa permetterci di dire che il non più immacolato record dei Broncos fosse diretta conseguenza di un calendario fino a ieri favorevole, ma devo altresì confessarvi che mi aspettavo decisamente di più da loro e che sciogliersi così al primo momento della verità della stagione non è particolarmente incoraggiante.

La partita più strana della domenica arriva da New York: esattamente come tutti avevamo previsto i New York Jets sono passati sui Tennessee Titans 27 a 24 ai tempi supplementari.
Senza Brown e Jones l’attacco gestito da Tannehill ha faticato tremendamente, mentre dall’altra parte il povero Zach Wilson si è scrollato di dosso con grandissima personalità un inizio traumatico condito dall’inevitabile intercetto cominciando a sostenere lunghi e ben strutturati drive: Tennessee, dall’altra parte, spesso non è stata in grado di convertire in touchdown i tanti viaggi in red zone ed una volta arrivati ai supplementari non ha saputo rispondere al piazzato realizzato dai Jets.
Buonissima la prestazione di Wilson che malgrado un settembre estremamente difficile ha dato prova di grande personalità non perdendo mai la testa e, di tanto in tanto, mostrando lanci che non competono a troppi quarterback.

A proposito di Wilson, che dire della buona vittoria dei Seahawks sui 49ers?
Nel 28 a 21 finale troviamo un po’ di tutto, in quanto per quasi metà partita Seattle non sembrava essere in grado di sostenere un drive che si prolungasse per più di tre snap: con pazienza e metodicità i Seahawks hanno cominciato a marciare per il campo e, soprattutto, a mettere a segno punti preziosi ai quali San Francisco non ha saputo rispondere anche a causa dell’infortunio di Garoppolo che ha costretto Shanahan a gettare nella mischia il rookie Lance.
Lance, salvo un paio di big play “fortuite” – fra cui il touchdown di Samuel a seguito di una busted coverage – ed un drive in pieno garbage time, ha faticato immensamente e Seattle, dall’alto di un vantaggio quasi definibile “sorprendente”, soprattutto se si pensa ai primi trenta minuti di gioco, ha amministrato con sapienza.

Vincono anche i Browns, 14 a 7, sui Minnesota Vikings: prestazione enorme del reparto difensivo di Cleveland che dopo aver concesso un touchdown nel primo drive del pomeriggio ha di fatto annullato il potente attacco di Minnesota.
Controllando il cronometro grazie al solito encomiabile gioco di corse Cleveland ha impedito a Cousins e compagni di trovare qualsivoglia forma di ritmo offensivo e, in questo modo, la squadra di Stefanski – ex di lusso – si è portata a casa la terza vittoria stagionale: poco da dire sulla partita di Cousins in quanto dopo il touchdown del primo drive l’intero attacco dei Vikings è stato annullato.

Torna il sole a Kansas City: grazie al dominio dell’asse Mahomes-Hill i Chiefs hanno avuto la meglio sugli Eagles imponendosi 42 a 30.
Come già accennato, a fermare a due la serie di partite perse dai Chiefs ci hanno pensato la coppia di marziani che rispondono al nome di Patrick Mahomes e Tyreek Hill che connettendo per tre touchdown – e 186 yard – hanno dato il là ad una fuga alla quale i volenterosi Eagles non hanno saputo rispondere: Philadelphia, va detto, ha giocato una partita rispettabilissima ma quando l’attacco dei Chiefs gira così è impossibile pensare di batterli.

Terza vittoria consecutiva per i Green Bay Packers che con un tranquillo 27 a 17 hanno refilato agli Steelers la terza sconfitta consecutiva.
La situazione in casa Steelers è tutt’altro che idilliaca in quanto, molto semplicemente, l’attacco fatica a sostenere drive ed a mettere a segno punti: dopo un sorprendente touchdown da 45 yard di Diontae Johnson nel primo drive, l’attacco degli Steelers è di fatto uscito di scena e ciò contro Aaron Rodgers coincide spesso e volentieri con il miglior modo per perderla poiché con lucidità e metodicità i Packers si sono creati un vantaggio di tre possessi che l’attacco di questi Steelers non può pretendere di colmare.
Green Bay, dopo il funerale di Jacksonville contro i Saints, sembra essere definitivamente tornata in carreggiata.

Nulla da dire sul 40 a 0 con cui i Buffalo Bills hanno umiliato i poveri Houston Texans.
Complice una situazione meteorologica tutt’altro che ideale, l’attacco di Houston è stato affossato dai comprensibili turnover di Mills che contro la sempre più brillante difesa di Buffalo ha lanciato ben quattro intercetti: per Allen e soci liquidare la pratica è stato tutto sommato facile anche perché mettere a segno punti contro questa difesa rimanendo in campo per più di 38 minuti non è certamente un’impresa titanica.

Buona vittoria quella dei Chicago Bears che con autorità si sono sbarazzati dei Detroit Lions: 24 a 14 per Fields e compagni.
Dopo l’imbarazzante prestazione arrivata domenica scorsa contro la difesa dei Browns, l’attacco dei Bears è sceso in campo con un piglio decisamente diverso: la linea d’attacco, forse con ancora i nove sack di domenica scorsa sulla coscienza, ha dominato per tutta la partita dando modo all’ottimo Montgomery – uscito per infortunio – di guadagnare consistentemente yard e di mettere a segno due touchdown.
Fields ha giocato una buona partita in quanto senza mai strafare ha trovato il modo di sostenere drive importanti completando un paio di lanci che non possono non lasciare ottimista anche il più disilluso tifoso di Chicago.

Prima gioia dell’anno per gli Indianapolis Colts che contro i soliti Miami Dolphins si sono portati a casa un fondamentale 27 a 17 che ha permesso loro di “muovere la classifica”, anche se mi rendo conto che tale perifrasi non abbia poi così senso in NFL: pure questa settimana l’attacco dei Dolphins ha faticato tremendamente e, come spesso succede, è stato in grado di mettere a segno punti solamente negli ultimissimi minuti della partita quando ormai tutto era deciso.
Possiamo considerare questa partita come punto di svolta della loro stagione? Non ne ho idea, sinceramente ne dubito, la prestazione dell’attacco dei Colts non mi ha assolutamente impressionato e, in definitiva, esaltarsi per una vittoria del genere sarebbe pura follia, anche se sono al corrente dell’importanza assoluta di questa doppiavù.

A proposito di prime volte, i New York Giants hanno vinto una partita di football americano! Grazie ad un touchdown di Barkley ai supplementari i G-Men hanno avuto la meglio sui New Orleans Saints imponendosi 27 a 21.
Quella andata in scena in Louisiana è stata una partita tutto sommato divertente e combattuta, colpevolmente persa dai Saints che sopra di due possessi con una decina di minuti rimasti da giocare hanno dato modo agli avversari di rientrare in partita con un touchdown su ricezione di Barkley – che bello vederlo così! – seguito da una conversione da due punti accompagnata poi, a tempo quasi scaduto, dal piazzato della parità di Gano: ai supplementari New York ha sfruttato nel migliore dei modi il possesso grazie al sopracitato touchdown di Barkley con il quale hanno di fatto taccheggiato i Saints di una vittoria che posso affermare con apprezzabile certezza credevano di avere in tasca.

Il ritorno di Tom Brady a Foxborough ha rischiato di regalarci una sorpresa enorme, ma fortunatamente per lui e per i Buccaneers Nick Folk non è Justin Tucker: per il rotto della cuffia Tampa Bay è passata 19 a 17 su dei buoni New England Patriots.
Nel giorno in cui Brady è diventato all-time leader in yard lanciate, il leggendario quarterback ha faticato tremendamente completando poco più del 50% dei lanci tentati senza mettere a segno alcun tipo di touchdown: 13 dei 19 punti totali hanno infatti portato la firma di Ryan Succop mentre l’unico touchdown della loro partita è arrivato da Ronald Jones.
New England, sotto di due punti con circa due minuti da giocare, ha brillantemente mosso le catene dando così a Folk l’opportunità di trasformarsi in eroe con un piazzato da 56 yard ma, sciaguratamente, il calcio si è spento sul palo.

2 thoughts on “Il riassunto della quarta domenica del 2021 NFL

  1. Non riesco a capire come gli analisti NFL e buona parte degli appassionati considerino (o abbiano considerato) Tampa Bay una squadra da N1 seed della NFC… d’altronde è la stessa squadra (con qualche veterano in più) che lo scorso anno si è classificata alle Wild card con il seed numero 5.
    A me sembra esattamente la stessa squadra dello scorso anno, che nessuno vorrebbe mai affrontare ai playoff, ma non certo la corazzata ammazza campionato che molti (senza alcun motivo) dipingevano a inizio stagione. Poi magari arriverà anche al N1, ma se lo farà, sarà solo in virtù di uno dei calendari più facili della NFL.
    Altro discorso, sempre in qualche modo legato a Tom Brady… ma quelli che all’epoca della trade SF-NE dicevano che Garoppolo era un grande QB e nuovo TB12 come la mettono??? Non sembra neanche uno che può stare su un campo NFL.

  2. Tampa ha vinto per un calcio infrantosi sul “palo”, ma, a parte Belichick e il suo immenso ego, chi veramente ha pensato che l’onesto carneade Mac Jones potesse immediatamente riportare New England in alto? Il rookie è un perfetto QB nella media, senza nessuna eccellenza, ma, a parere mio, sta già facendo fin troppo sotto la regia del suo coach. Certo che il talento e la classe sono un’altra cosa. Ultima cosa: come già detto la settimana scorsa…tremate, tremate i Delfini son tornati! Stagione da buttare a Miami. Squadra inguardabile, attacco nulla, linea offensiva da oratorio. Il buon Flores svela i suoi limiti: ottimo allenatore della difesa e stop. Ahimè, ci speravo….

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